Nella
terza domenica di Avvento - domenica "Gaudete", perché
invita alla gioia, il Santo Padre ha ricordato che il tempo di
Avvento è non soltanto un tempo di conversione ma anche di gioia
"perché in esso si risveglia nei cuori dei credenti l’attesa
del Salvatore, e attendere la venuta di una persona amata è sempre
motivo di gioia".
Il
Papa ha commentato la prima lettura nella quale il profeta Sofonia
usa l'espressione "Rallegrati, figlia di Sion", ed ha
sottolineato che il profeta intende affermare "che non c’è
più alcun motivo di sfiducia, (...) di tristezza, qualunque sia la
situazione che si deve affrontare, perché siamo certi della presenza
del Signore, che da sola basta a rasserenare e rallegrare i cuori. Il
profeta (...) inoltre, fa capire che questa gioia è reciproca: noi
siamo invitati a rallegrarci, ma anche il Signore si rallegra per la
sua relazione con noi".
"Tra
pochi giorni - ha ricordato il Pontefice - celebreremo il Natale, la
festa della venuta di Dio, che si è fatto bambino e nostro fratello
per stare con noi e condividere la nostra condizione umana. Dobbiamo
rallegrarci per questa sua vicinanza, per questa sua presenza e
cercare di capire sempre più che realmente è vicino, e così essere
penetrati dalla realtà della bontà di Dio, della gioia che Cristo è
con noi. Paolo dice con forza in un'altra Lettera che nulla può
separarci dall’amore di Dio che si è manifestato in Cristo. Solo
il peccato ci allontana da Lui, ma questo è un fattore di
separazione che noi stessi introduciamo nel nostro rapporto con il
Signore. Però, anche quando noi ci allontaniamo, Egli non cessa di
amarci e continua ad esserci vicino con la sua misericordia, con la
sua disponibilità a perdonare e a riaccoglierci nel suo amore".
"Perciò,
(...) non dobbiamo mai angustiarci, possiamo sempre esporre al
Signore le nostre richieste, le nostre necessità, le nostre
preoccupazioni, 'con preghiere e suppliche'. E questo è un grande
motivo di gioia: sapere che è sempre possibile pregare il Signore e
che il Signore ci ascolta, che Dio non è lontano, ma ascolta
realmente, ci conosce, e sapere che non respinge mai le nostre
preghiere, anche se non risponde sempre così come noi desideriamo,
ma risponde".
"La
gioia che il Signore ci comunica deve trovare in noi l’amore
riconoscente. Infatti, la gioia è piena quando riconosciamo la sua
misericordia, quando diventiamo attenti ai segni della sua bontà
(...). Chi accoglie i doni di Dio in modo egoistico, non trova la
vera gioia; invece chi trae occasione dai doni ricevuti da Dio per
amarlo con sincera gratitudine e per comunicare agli altri il suo
amore, questi ha il cuore veramente pieno di gioia", ha concluso
il Pontefice.
Al
termine della celebrazione eucaristica il Papa ha salutato gli
anziani e i malati della parrocchia ed ha fatto rientro in Vaticano
per la recita dell'Angelus.
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