CITTA' DEL VATICANO, 17 SET. 2010 (VIS). Alle 19:00 di questa sera il Papa è giunto all’Abbazia di Westminster, tradizionale sede delle incoronazioni e delle sepolture dei sovrani britannici sin dal 1066, per prendere parte alla celebrazione ecumenica dei Vespri.
L’Abbazia, i cui nome completo è “Chiesa collegiata di San Pietro in Westminster”, fu costruita probabilmente nell’VIII secolo come chiesa di San Pietro, divenuta sede di un monastero benedettino nel 960 per iniziativa del Vescovo di Londra, Dunstan. Grazie alle donazioni di re Edgar e soprattutto di re Edward, il Confessore, l’Abbazia venne ampliata con nuovi edifici e conobbe un periodo di fioritura fino al 1534, quando l’Atto di Supremazia di Enrico VIII sancì la separazione della Chiesa inglese dalla Chiesa cattolica, cui seguirono lo scioglimento dei monasteri cattolici e la confisca delle loro proprietà.
L’Abbazia di Westminster divenne la Cattedrale anglicana della diocesi di Westminster e successivamente la seconda cattedrale della diocesi di Londra ma rimane fino ad oggi sotto la diretta giurisdizione del sovrano britannico. Tutto il transetto, a destra e a sinistra dell’altare maggiore, è occupato dalle sepolture di personaggi storici, tra cui alcuni santi. Nel Poets’ Corner (“Angolo dei Poeti) le tombe o le lapidi commemorative di alcuni letterati e poeti inglesi. Dietro l’Altare maggiore, si trovano le Royal Chapels ed una corona di cappelle che raccolgono un centinaio di tombe, quasi tutte di sovrani d’Inghilterra.
Benedetto XVI con l’Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams e l’Arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols, è stato accolto dal Decano dell’Abbazia Dr. John Hall che gli ha presentato il Capitolo dell’Abbazia. Insieme si sono recati alla tomba del Milite Ignoto dedicata ai caduti della Prima Guerra Mondiale dove hanno pronunciato una preghiera per la pace, nel 70° anniversario della Battaglia di Inghilterra. Infine, all’ingresso della Sagrestia, presso la Cappella di San Giorgio, sono stati presentati al Papa alcuni Leader religiosi.
Con l’Arcivescovo di Canterbury il Papa è uscito in processione lungo la navata centrale fino all’Altare dell’Incoronazione dove ha ascoltato il saluto del Decano di Westminster e quindi ha pronunciato queste parole:
“Vi ringrazio per il vostro gentile benvenuto. Questo nobile edificio ricorda la lunga storia dell’Inghilterra, così profondamente segnata dalla predicazione del Vangelo e dalla cultura cristiana dalla quale è nata. Vengo qui oggi come pellegrino da Roma per pregare davanti alla tomba di Sant’ Edoardo il confessore ed unirmi a voi nell’implorare il dono dell’unità tra i cristiani. Che questi momenti di preghiera e fraternità ci confermino nell’amore per Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore, e nella comune testimonianza del perenne potere che ha il Vangelo di illuminare il futuro di questa grande Nazione”.
Al termine dei Vespri, Benedetto XVI si è rivolto ai presenti ed ha detto:
“Ringrazio il Signore per questa opportunità di unirmi a voi, rappresentanti delle confessioni cristiane presenti in Gran Bretagna, in questa magnifica Abbazia dedicata a San Pietro, la cui architettura e la cui storia parlano in maniera tanto eloquente della nostra comune eredità di fede. In questo luogo non possiamo non ricordare come la fede cristiana abbia plasmato in modo così profondo l’unità e la cultura dell’Europa ed il cuore e lo spirito del popolo inglese. Qui, inoltre, necessariamente verifichiamo che ciò che condividiamo in Cristo è più grande di ciò che continua a dividerci”.
“Quest’anno” – ha ricordato il Pontefice – “ricorre il centenario del movimento ecumenico moderno, che iniziò con l’appello della Conferenza di Edimburgo in favore dell’unità dei cristiani, come requisito previo per una credibile e convincente testimonianza del Vangelo nel nostro tempo. Commemorando questo anniversario dobbiamo rendere grazie per i notevoli progressi compiuti verso questo nobile obiettivo tramite gli sforzi di cristiani impegnati di ogni confessione. Nel medesimo tempo, tuttavia, rimaniamo consapevoli che molto ancora rimane da fare. In un mondo segnato da una crescente interdipendenza e solidarietà, dobbiamo proclamare con rinnovata convinzione la realtà della nostra riconciliazione e liberazione in Cristo e a proporre la verità del Vangelo come la chiave di un autentico ed integrale sviluppo umano”.
“Il nostro impegno per l’unità dei cristiani” – ha sottolineato il Papa – “non ha altro fondamento che la nostra fede in Cristo (...). È la realtà della persona di Cristo, la sua opera salvifica e soprattutto il fatto storico della sua risurrezione, che è il contenuto del kerygma apostolico e di quelle formule di fede che, a partire dal Nuovo Testamento stesso, hanno garantito l’integrità della sua trasmissione. L’unità della Chiesa, in una parola, non può mai essere altro che una unità nella fede apostolica, nella fede consegnata nel rito del Battesimo ad ogni nuovo membro del Corpo di Cristo. È questa fede che ci unisce al Signore, (...), il modello della ‘koinonia’ della Chiesa qui sulla terra”.
“Cari amici, siamo tutti consapevoli delle sfide e delle benedizioni, delle delusioni e dei segni di speranza che hanno contraddistinto il nostro cammino ecumenico” – ha affermato il Papa – “Sappiamo che la fraternità costruita, il dialogo intrapreso e la speranza che ci guida, ci daranno la forza e indicheranno la direzione, mentre perseveriamo nel nostro cammino comune. Allo stesso tempo, con evangelico realismo, dobbiamo anche riconoscere le sfide che ci stanno davanti, non solamente sulla via dell’unità dei cristiani, ma anche nel nostro impegno di proclamare Cristo ai nostri giorni. La fedeltà alla parola di Dio, proprio perché è una parola vera, ci chiede una obbedienza che ci conduca insieme verso una più profonda comprensione della volontà del Signore, una obbedienza che deve essere libera dal conformismo intellettuale o dal facile adattamento allo spirito del tempo”.
“Riuniti in questa antica chiesa monastica, possiamo richiamare l’esempio di un grande Inglese e uomo di chiesa che onoriamo insieme: san Beda il Venerabile. All’alba della nuova era nella vita della società e della Chiesa, Beda comprese l’importanza della fedeltà alla parola di Dio come trasmessa dalla tradizione apostolica, e la necessità di un’apertura creativa ai nuovi sviluppi e alle esigenze di un adeguato radicamento del Vangelo nel linguaggio e nella cultura del suo tempo”.
“Che l’esempio di san Beda ispiri i cristiani di queste terre a riscoprire la loro comune eredità, a consolidare quello che hanno in comune e a continuare nel loro impegno per crescere in fraternità. Che il Signore Risorto rafforzi i nostri sforzi per riparare le divisioni del passato ed affrontare le sfide del presente con speranza verso il futuro che, Egli, nella sua provvidenza, riserva a noi e al nostro mondo”.
PV-REGNO UNITO/ VIS 20100918 (1070)
L’Abbazia, i cui nome completo è “Chiesa collegiata di San Pietro in Westminster”, fu costruita probabilmente nell’VIII secolo come chiesa di San Pietro, divenuta sede di un monastero benedettino nel 960 per iniziativa del Vescovo di Londra, Dunstan. Grazie alle donazioni di re Edgar e soprattutto di re Edward, il Confessore, l’Abbazia venne ampliata con nuovi edifici e conobbe un periodo di fioritura fino al 1534, quando l’Atto di Supremazia di Enrico VIII sancì la separazione della Chiesa inglese dalla Chiesa cattolica, cui seguirono lo scioglimento dei monasteri cattolici e la confisca delle loro proprietà.
L’Abbazia di Westminster divenne la Cattedrale anglicana della diocesi di Westminster e successivamente la seconda cattedrale della diocesi di Londra ma rimane fino ad oggi sotto la diretta giurisdizione del sovrano britannico. Tutto il transetto, a destra e a sinistra dell’altare maggiore, è occupato dalle sepolture di personaggi storici, tra cui alcuni santi. Nel Poets’ Corner (“Angolo dei Poeti) le tombe o le lapidi commemorative di alcuni letterati e poeti inglesi. Dietro l’Altare maggiore, si trovano le Royal Chapels ed una corona di cappelle che raccolgono un centinaio di tombe, quasi tutte di sovrani d’Inghilterra.
Benedetto XVI con l’Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams e l’Arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols, è stato accolto dal Decano dell’Abbazia Dr. John Hall che gli ha presentato il Capitolo dell’Abbazia. Insieme si sono recati alla tomba del Milite Ignoto dedicata ai caduti della Prima Guerra Mondiale dove hanno pronunciato una preghiera per la pace, nel 70° anniversario della Battaglia di Inghilterra. Infine, all’ingresso della Sagrestia, presso la Cappella di San Giorgio, sono stati presentati al Papa alcuni Leader religiosi.
Con l’Arcivescovo di Canterbury il Papa è uscito in processione lungo la navata centrale fino all’Altare dell’Incoronazione dove ha ascoltato il saluto del Decano di Westminster e quindi ha pronunciato queste parole:
“Vi ringrazio per il vostro gentile benvenuto. Questo nobile edificio ricorda la lunga storia dell’Inghilterra, così profondamente segnata dalla predicazione del Vangelo e dalla cultura cristiana dalla quale è nata. Vengo qui oggi come pellegrino da Roma per pregare davanti alla tomba di Sant’ Edoardo il confessore ed unirmi a voi nell’implorare il dono dell’unità tra i cristiani. Che questi momenti di preghiera e fraternità ci confermino nell’amore per Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore, e nella comune testimonianza del perenne potere che ha il Vangelo di illuminare il futuro di questa grande Nazione”.
Al termine dei Vespri, Benedetto XVI si è rivolto ai presenti ed ha detto:
“Ringrazio il Signore per questa opportunità di unirmi a voi, rappresentanti delle confessioni cristiane presenti in Gran Bretagna, in questa magnifica Abbazia dedicata a San Pietro, la cui architettura e la cui storia parlano in maniera tanto eloquente della nostra comune eredità di fede. In questo luogo non possiamo non ricordare come la fede cristiana abbia plasmato in modo così profondo l’unità e la cultura dell’Europa ed il cuore e lo spirito del popolo inglese. Qui, inoltre, necessariamente verifichiamo che ciò che condividiamo in Cristo è più grande di ciò che continua a dividerci”.
“Quest’anno” – ha ricordato il Pontefice – “ricorre il centenario del movimento ecumenico moderno, che iniziò con l’appello della Conferenza di Edimburgo in favore dell’unità dei cristiani, come requisito previo per una credibile e convincente testimonianza del Vangelo nel nostro tempo. Commemorando questo anniversario dobbiamo rendere grazie per i notevoli progressi compiuti verso questo nobile obiettivo tramite gli sforzi di cristiani impegnati di ogni confessione. Nel medesimo tempo, tuttavia, rimaniamo consapevoli che molto ancora rimane da fare. In un mondo segnato da una crescente interdipendenza e solidarietà, dobbiamo proclamare con rinnovata convinzione la realtà della nostra riconciliazione e liberazione in Cristo e a proporre la verità del Vangelo come la chiave di un autentico ed integrale sviluppo umano”.
“Il nostro impegno per l’unità dei cristiani” – ha sottolineato il Papa – “non ha altro fondamento che la nostra fede in Cristo (...). È la realtà della persona di Cristo, la sua opera salvifica e soprattutto il fatto storico della sua risurrezione, che è il contenuto del kerygma apostolico e di quelle formule di fede che, a partire dal Nuovo Testamento stesso, hanno garantito l’integrità della sua trasmissione. L’unità della Chiesa, in una parola, non può mai essere altro che una unità nella fede apostolica, nella fede consegnata nel rito del Battesimo ad ogni nuovo membro del Corpo di Cristo. È questa fede che ci unisce al Signore, (...), il modello della ‘koinonia’ della Chiesa qui sulla terra”.
“Cari amici, siamo tutti consapevoli delle sfide e delle benedizioni, delle delusioni e dei segni di speranza che hanno contraddistinto il nostro cammino ecumenico” – ha affermato il Papa – “Sappiamo che la fraternità costruita, il dialogo intrapreso e la speranza che ci guida, ci daranno la forza e indicheranno la direzione, mentre perseveriamo nel nostro cammino comune. Allo stesso tempo, con evangelico realismo, dobbiamo anche riconoscere le sfide che ci stanno davanti, non solamente sulla via dell’unità dei cristiani, ma anche nel nostro impegno di proclamare Cristo ai nostri giorni. La fedeltà alla parola di Dio, proprio perché è una parola vera, ci chiede una obbedienza che ci conduca insieme verso una più profonda comprensione della volontà del Signore, una obbedienza che deve essere libera dal conformismo intellettuale o dal facile adattamento allo spirito del tempo”.
“Riuniti in questa antica chiesa monastica, possiamo richiamare l’esempio di un grande Inglese e uomo di chiesa che onoriamo insieme: san Beda il Venerabile. All’alba della nuova era nella vita della società e della Chiesa, Beda comprese l’importanza della fedeltà alla parola di Dio come trasmessa dalla tradizione apostolica, e la necessità di un’apertura creativa ai nuovi sviluppi e alle esigenze di un adeguato radicamento del Vangelo nel linguaggio e nella cultura del suo tempo”.
“Che l’esempio di san Beda ispiri i cristiani di queste terre a riscoprire la loro comune eredità, a consolidare quello che hanno in comune e a continuare nel loro impegno per crescere in fraternità. Che il Signore Risorto rafforzi i nostri sforzi per riparare le divisioni del passato ed affrontare le sfide del presente con speranza verso il futuro che, Egli, nella sua provvidenza, riserva a noi e al nostro mondo”.
PV-REGNO UNITO/ VIS 20100918 (1070)
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