CITTA' DEL VATICANO, 7 LUG. 2010 (VIS). Prima dell’Udienza Generale, tenutasi questa mattina nell’Aula Paolo VI, il Papa ha benedetto una statua in marmo, collocata in una nicchia esterna della Basilica Vaticana, accanto all’Arco delle Campane, raffigurante Sant’Annibale Maria di Francia (1851-1927), Fondatore della Congregazione dei Padri Rogazionisti del Cuore di Gesù e delle Figlie del Divin Zelo.
Il Papa ha dedicato la catechesi di questo mercoledì alla figura del Beato Giovanni Duns Scoto, nato probabilmente nel 1266, in un villaggio in Scozia chiamato Duns. Entrato nella Famiglia dei Frati minori, nel 1291, fu ordinato sacerdote. “Dotato di un’intelligenza brillante e portata alla speculazione” – ha detto il Papa “- quell’intelligenza che gli meritò dalla tradizione il titolo di ‘Doctor subtilis’, ‘Dottore sottile’- Duns Scoto fu indirizzato agli studi di filosofia e di teologia presso le celebri Università di Oxford e di Parigi. Conclusa con successo la formazione, intraprese l’insegnamento della teologia nelle Università di Oxford e di Cambridge, e poi di Parigi (...). Da Parigi si allontanò quando, scoppiato un grave conflitto tra il r e Filippo IV il Bello e il Papa Bonifacio VIII, Duns Scoto preferì l’esilio volontario, piuttosto che firmare un documento ostile al Sommo Pontefice, come il re aveva imposto a tutti i religiosi. (...) Nel 1305 Duns Scoto poté rientrare a Parigi per insegnarvi la teologia (...). Successivamente, i Superiori lo inviarono a Colonia come professore dello Studio teologico francescano, ma egli morì l’8 novembre del 1308, a soli 43 anni di età, lasciando, comunque, un numero rilevante di opere”.
“A motivo della fama di santità di cui godeva” – ha detto il Papa – “il suo culto si diffuse ben presto nell’Ordine francescano e il Venerabile Giovanni Paolo II volle confermarlo solennemente beato il 20 Marzo 1993, definendolo ‘cantore del Verbo incarnato e difensore dell’Immacolata Concezione’. In tale espressione è sintetizzato il grande contributo che Duns Scoto ha offerto alla storia della teologia”.
“Duns Scoto” – ha spiegato il Pontefice – “pur consapevole che, in realtà, a causa del peccato originale, Cristo ci ha redenti con la sua Passione, Morte e Risurrezione, ribadisce che l’Incarnazione è l’opera più grande e più bella di tutta la storia della salvezza, e che essa non è condizionata da nessun fatto contingente”.
“Fedele discepolo di san Francesco, Duns Scoto amava contemplare e predicare il Mistero della Passione salvifica di Cristo, espressione dell’amore immenso di Dio” che “non si rivela solo sul Calvario, ma anche nella Santissima Eucaristia, della quale Duns Scoto era devotissimo”.
“Cari fratelli e sorelle, questa visione teologica, fortemente ‘cristocentrica’” – ha sottolineato il Santo Padre – “ci apre alla contemplazione, allo stupore e alla gratitudine: Cristo è il centro della storia e del cosmo, è Colui che dà senso, dignità e valore alla nostra vita!”.
“Non solo il ruolo di Cristo nella storia della salvezza, ma anche quello di Maria è oggetto della riflessione del ‘Doctor subtilis’” – ha affermato il Pontefice – “Ai tempi di Duns Scoto la maggior parte dei teologi opponeva un’obiezione, che sembrava insormontabile, alla dottrina secondo cui Maria Santissima fu esente dal peccato originale sin dal primo istante del suo concepimento (...). Duns Scoto espose allora un argomento, (...) della ‘Redenzione preventiva’, secondo cui l’Immacolata Concezione rappresenta il capolavoro della Redenzione operata da Cristo, perché proprio la potenza del suo amore e della sua mediazione ha ottenuto che la Madre fosse preservata dal peccato originale. I Francescani accolsero e diffusero con entusiasmo questa dottrina, e altri teologi – spesso con solenne giuramento – si impegnarono a difenderla e a perfezionarla”.
“Infine, Duns Scoto” – ha spiegato ancora il Papa – “ha sviluppato un punto a cui la modernità è molto sensibile. Si tratta del tema della libertà e del suo rapporto con la volontà e con l’intelletto. (...) Un’idea della libertà innata e assoluta – come si sviluppò successivamente a Duns Scoto – collocata nella volontà che precede l’intelletto, sia in Dio che nell’uomo, rischia, infatti, di condurre all’idea di un Dio che non è legato neppure alla verità e al bene”.
“La libertà è autentica” – ha proseguito il Pontefice – “e aiuta alla costruzione di una civiltà veramente umana, solo quando è riconciliata con la verità. Se è sganciata dalla verità, la libertà diventa tragicamente principio di distruzione dell’armonia interiore della persona umana, fonte di prevaricazione dei più forti e dei violenti, e causa di sofferenze e di lutti. La libertà (...) cresce e si perfeziona, afferma Duns Scoto, quando l’uomo si apre a Dio (...): quando noi ci mettiamo in ascolto della Rivelazione divina, della Parola di Dio, per accoglierla, allora siamo raggiunti da un messaggio che riempie di luce e di speranza la nostra vita e siamo veramente liberi”.
Benedetto XVI ha concluso l’ultima catechesi prima della ripresa, il 4 agosto prossimo, sottolineato che: “Il Beato Duns Scoto ci insegna che nella nostra vita l’essenziale è credere che Dio ci è vicino e ci ama in Cristo Gesù, e coltivare, quindi, un profondo amore a Lui e alla sua Chiesa. Di questo amore noi siamo i testimoni su questa terra”.
Il Papa ha dedicato la catechesi di questo mercoledì alla figura del Beato Giovanni Duns Scoto, nato probabilmente nel 1266, in un villaggio in Scozia chiamato Duns. Entrato nella Famiglia dei Frati minori, nel 1291, fu ordinato sacerdote. “Dotato di un’intelligenza brillante e portata alla speculazione” – ha detto il Papa “- quell’intelligenza che gli meritò dalla tradizione il titolo di ‘Doctor subtilis’, ‘Dottore sottile’- Duns Scoto fu indirizzato agli studi di filosofia e di teologia presso le celebri Università di Oxford e di Parigi. Conclusa con successo la formazione, intraprese l’insegnamento della teologia nelle Università di Oxford e di Cambridge, e poi di Parigi (...). Da Parigi si allontanò quando, scoppiato un grave conflitto tra il r e Filippo IV il Bello e il Papa Bonifacio VIII, Duns Scoto preferì l’esilio volontario, piuttosto che firmare un documento ostile al Sommo Pontefice, come il re aveva imposto a tutti i religiosi. (...) Nel 1305 Duns Scoto poté rientrare a Parigi per insegnarvi la teologia (...). Successivamente, i Superiori lo inviarono a Colonia come professore dello Studio teologico francescano, ma egli morì l’8 novembre del 1308, a soli 43 anni di età, lasciando, comunque, un numero rilevante di opere”.
“A motivo della fama di santità di cui godeva” – ha detto il Papa – “il suo culto si diffuse ben presto nell’Ordine francescano e il Venerabile Giovanni Paolo II volle confermarlo solennemente beato il 20 Marzo 1993, definendolo ‘cantore del Verbo incarnato e difensore dell’Immacolata Concezione’. In tale espressione è sintetizzato il grande contributo che Duns Scoto ha offerto alla storia della teologia”.
“Duns Scoto” – ha spiegato il Pontefice – “pur consapevole che, in realtà, a causa del peccato originale, Cristo ci ha redenti con la sua Passione, Morte e Risurrezione, ribadisce che l’Incarnazione è l’opera più grande e più bella di tutta la storia della salvezza, e che essa non è condizionata da nessun fatto contingente”.
“Fedele discepolo di san Francesco, Duns Scoto amava contemplare e predicare il Mistero della Passione salvifica di Cristo, espressione dell’amore immenso di Dio” che “non si rivela solo sul Calvario, ma anche nella Santissima Eucaristia, della quale Duns Scoto era devotissimo”.
“Cari fratelli e sorelle, questa visione teologica, fortemente ‘cristocentrica’” – ha sottolineato il Santo Padre – “ci apre alla contemplazione, allo stupore e alla gratitudine: Cristo è il centro della storia e del cosmo, è Colui che dà senso, dignità e valore alla nostra vita!”.
“Non solo il ruolo di Cristo nella storia della salvezza, ma anche quello di Maria è oggetto della riflessione del ‘Doctor subtilis’” – ha affermato il Pontefice – “Ai tempi di Duns Scoto la maggior parte dei teologi opponeva un’obiezione, che sembrava insormontabile, alla dottrina secondo cui Maria Santissima fu esente dal peccato originale sin dal primo istante del suo concepimento (...). Duns Scoto espose allora un argomento, (...) della ‘Redenzione preventiva’, secondo cui l’Immacolata Concezione rappresenta il capolavoro della Redenzione operata da Cristo, perché proprio la potenza del suo amore e della sua mediazione ha ottenuto che la Madre fosse preservata dal peccato originale. I Francescani accolsero e diffusero con entusiasmo questa dottrina, e altri teologi – spesso con solenne giuramento – si impegnarono a difenderla e a perfezionarla”.
“Infine, Duns Scoto” – ha spiegato ancora il Papa – “ha sviluppato un punto a cui la modernità è molto sensibile. Si tratta del tema della libertà e del suo rapporto con la volontà e con l’intelletto. (...) Un’idea della libertà innata e assoluta – come si sviluppò successivamente a Duns Scoto – collocata nella volontà che precede l’intelletto, sia in Dio che nell’uomo, rischia, infatti, di condurre all’idea di un Dio che non è legato neppure alla verità e al bene”.
“La libertà è autentica” – ha proseguito il Pontefice – “e aiuta alla costruzione di una civiltà veramente umana, solo quando è riconciliata con la verità. Se è sganciata dalla verità, la libertà diventa tragicamente principio di distruzione dell’armonia interiore della persona umana, fonte di prevaricazione dei più forti e dei violenti, e causa di sofferenze e di lutti. La libertà (...) cresce e si perfeziona, afferma Duns Scoto, quando l’uomo si apre a Dio (...): quando noi ci mettiamo in ascolto della Rivelazione divina, della Parola di Dio, per accoglierla, allora siamo raggiunti da un messaggio che riempie di luce e di speranza la nostra vita e siamo veramente liberi”.
Benedetto XVI ha concluso l’ultima catechesi prima della ripresa, il 4 agosto prossimo, sottolineato che: “Il Beato Duns Scoto ci insegna che nella nostra vita l’essenziale è credere che Dio ci è vicino e ci ama in Cristo Gesù, e coltivare, quindi, un profondo amore a Lui e alla sua Chiesa. Di questo amore noi siamo i testimoni su questa terra”.
AG/ VIS 20100707 (830)
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