CITTA' DEL VATICANO, 8 OTT. 2009 (VIS). Alle ore 16:30 di oggi, è iniziata la Settima Congregazione Generale dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, alla quale sono intervenuti 212 Padri Sinodali. Presidente Delegato di turno Cardinale Francis Arinze, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. La Congregazione Generale si è conclusa alle ore 17:30 per permettere ai Padri Sinodali di partecipare al concerto "I giovani contro la guerra 1939 2009" presso l'Auditorium della Conciliazione di Roma, alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI.
Di seguito riportiamo estratti di alcuni interventi nell'Aula del Sinodo.
CARDINALE ANDRÉ VINGT-TROIS, ARCIVESCOVO DI PARIS, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (FRANCIA). "Le nostre Chiese europee hanno potuto rallegrarsi nel vedere le Chiese africane sub-sahariane raggiungere la maturità con una gerarchia propria, un proprio clero, proprie comunità religiose, propri laici, profondamente coinvolti nella vita delle parrocchie e nell'annuncio del Vangelo in terra africana. Da qualche anno, i nostri rapporti si sviluppano in un autentico scambio di doni. Certamente, molte diocesi o parrocchie francesi sono impegnate in un aiuto concreto a diverse Chiese in Africa. Ma oggi molte nostre parrocchie ricevono anche un aiuto importante dalle diocesi africane. (...) È necessario che i rapporti tra i due vescovi (il vescovo in Africa e il vescovo in Francia) siano più chiari possibile. Ogni volta queste condizioni preliminari vengono trascurate, il fatto va a scapito della missione e a scapito del sacerdote. Le difficoltà che incontriamo non devono nasconderci la ricchezza dei rapporti tra le nostre Chiese né impedirci di rendere grazie per lo scambio di doni che viviamo".
CARDINALE ANTHONY OLUBUNMI OKOGIE, ARCIVESCOVO DI LAGOS (NIGERIA). "Gli africani sono generalmente conosciuti come persone molto religiose. L'idea di Dio o della divinità è innata in noi. Pertanto, non sorprende che due delle religioni più diffuse al mondo, il Cristianesimo e l'Islam, siano state accolte con calore nel continente. È triste, però, constatare come spesso, di queste due religioni, si sia fatto cattivo e come siano state fatte diventare una fonte di conflitti mortali in Africa. Ciononostante, molti genitori difficilmente riescono ad adempiere alle loro responsabilità verso la famiglia senza una vita familiare di preghiera organizzata, consapevole, consistente e seria o, detto in termini più semplici, senza ricorrere a Dio nei momenti di difficoltà, di gioia e di dolore. Essi sanno e credono fermamente che solo Dio può cambiare, benedire e rendere forte la famiglia. (...) Per quanto le cose sembrino andare male, per quante soluzioni possiamo proporre, se queste non sono benedette da Dio, mi domando quanto possa essere duraturo il nostro successo, sempre che ci sia".
VESCOVO MATTHEW KWASI GYAMFI, DI SUNYANI (GHANA). "In alcune parti dell'Africa, per via della cultura e della tradizione popolare esistenti prima della venuta della Chiesa, molti africani praticano, senza colpa, la poligamia. Per questo, molte donne che frequentano la Chiesa cristiana si vedono rifiutare i Sacramenti del Battesimo, della Confessione e del Matrimonio. (...) In alcune parti dell'Africa molte donne frequentano la Chiesa con regolarità e partecipano attivamente a tutte le iniziative ecclesiali, ma non possono accostarsi ai Sacramenti del Battesimo, della Confessione e del Matrimonio, senza contare i tanti funerali cristiani negati perché i defunti non erano stati battezzati. È necessario che la Chiesa affronti questa situazione dolorosa e mortificante dell'Africa conferendo speciali privilegi alle donne che sono state le prime mogli con prole e che senza colpa sono divenute vittime di matrimoni poligami, affinché possano ricevere il Battesimo e tutti gli altri Sacramenti. Ricevere i sacramenti farà sì che queste donne provate possano condividere la pace e la riconciliazione offerte dalla compassione e dalla pace di Nostro Signore Gesù Cristo, che non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".
VESCOVO JOHN ANTHONY RAWSTHORNE, DI HALLAM, PRESIDENTE DELLA "CATHOLIC AGENCY FOR OVERSEAS DEVELOPMENT" (C.A.F.O.D.), DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI INGHILTERRA E GALLES (GRAN BRETAGNA). "Con il sostegno delle agenzie cattoliche internazionali, la Chiesa in Africa si confronta con l'HIV e l'AIDS già da molto prima del primo Sinodo per l'Africa. Oggi la preoccupazione sembra scemare, anche se per molti africani il problema resta grave. La solidarietà cattolica dovrebbe continuare a sostenere l'impegno a lungo termine della Chiesa in Africa per aumentare la consapevolezza, accompagnare le persone malate e quelle colpite, per formare i giovani e per affrontare questa grande sfida".
VESCOVO EDWARD GABRIEL RISI, O.M.I., DI KEIMOES-UPINGTON (SUDAFRICA). "Nel proclamare il Vangelo e nel cercare di approfondirne il significato e la pratica in Africa ci si trova dinanzi alle stesse sfide che incontra la cultura. La Chiesa, dunque, si trova in una posizione privilegiata, perché nel suo sforzo di promuovere i valori del Vangelo condivide una sfida simile a quella che affrontano i popoli dell'Africa nel loro impegno per preservare e promuovere quei valori della loro eredità culturale che hanno a cuore. Il creare opportunità di dialogo offre alla Chiesa l'occasione per comprendere quanti sperimentano l'alienazione in un'Africa sempre più secolarizzata e globalizzata, con i suoi dolorosi ricordi della colonizzazione e dell'oppressione. È importante l'impegno per un dialogo aperto e sincero al fine di forgiare il cammino per andare avanti, affinché l'influenza del Vangelo, come quella della cultura, non vada dispersa tra le voci emergenti in Africa. In particolare, un rinnovato impegno con il SECAM può diventare un importante strumento di dialogo nel nostro continente"
SE/SETTIMA CONGREGAZIONE/ VIS 20091009 (900)
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