CITTA' DEL VATICANO, 30 MAG. 2009 (VIS). Questa mattina, nell'Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza 7.000 Bambini dell'Opera per l'Infanzia Missionaria, provenienti da tutti il mondo, ed ha risposto alle domande rivolte da tre di loro.
"Pensi che le diverse culture un giorno potranno vivere senza litigare nel nome di Gesù?" - ha chiesto una bambina di dodici anni.
Santo Padre: "(...) Devo dire che ho vissuto gli anni della scuola elementare in un piccolo paese di 400 abitanti, molto lontano dai grandi centri. Eravamo quindi un po' ingenui e in questo paese c'erano, da una parte, agricoltori molto ricchi e anche altri meno ricchi ma benestanti, e, dall'altra, poveri impiegati, artigiani. La nostra famiglia poco prima dell'inizio della scuola elementare era arrivata in questo paese da un altro paese, quindi eravamo un po' stranieri per loro, anche il dialetto era diverso. In questa scuola, quindi, si riflettevano situazioni sociali molto diverse. Vi era tuttavia una bella comunione tra di noi. (...) Abbiamo collaborato bene e, devo dire, qualche volta naturalmente anche litigato, ma dopo ci siamo riconciliati e abbiamo dimenticato quanto era avvenuto. Questo mi sembra importante. Qualche volta nella vita umana sembra inevitabile litigare; ma importante resta, comunque, l'arte di riconciliarsi, il perdono, il ricominciare di nuovo e non lasciare amarezza nell'anima".
"Tutti eravamo cattolici, e questo era naturalmente un grande aiuto. Così abbiamo imparato insieme a conoscere la Bibbia, cominciando dalla creazione fino al sacrificio di Gesù sulla croce, e poi anche gli inizi della Chiesa. Abbiamo imparato insieme il catechismo, abbiamo imparato insieme a pregare, ci siamo insieme preparati per la prima confessione, per la prima comunione: quello fu un giorno splendido. Abbiamo capito che Gesù stesso viene da noi e che Lui non è un Dio lontano: entra nella mia propria vita, nella mia propria anima. E se lo stesso Gesù entra in ognuno di noi, noi siamo fratelli, sorelle, amici e dobbiamo quindi comportarci come tali. Per noi, questa preparazione sia alla prima confessione come purificazione della nostra coscienza, della nostra vita, e poi anche alla prima comunione come incontro concreto con Gesù che viene da me, che viene da noi tutti, sono stati fattori che hanno contribuito a formare la nostra comunità".
"Abbiamo trovato la capacità di vivere insieme, di essere amici, e benché dal 1937, cioè da più di settanta anni, non sia più stato in quel paese, siamo restati ancora amici. Quindi abbiamo imparato ad accettarci l'un l'altro, a portare il peso l'uno dell'altro. Questo mi sembra importante: nonostante le nostre debolezze ci accettiamo e con Gesù Cristo, con la Chiesa troviamo insieme la strada della pace e impariamo a vivere bene".
Seconda domanda: "Caro Papa Benedetto XVI, cosa voleva dire per te quando eri ragazzo il motto: 'I bambini aiutano i bambini'? Avresti mai pensato di diventare Papa?"
Santo Padre: "A dire la verità, non avrei mai pensato di diventare Papa, perché, come ho già detto, sono stato un ragazzo abbastanza ingenuo in un piccolo paese molto lontano dai grandi centri (...). Naturalmente abbiamo conosciuto, venerato e amato il Papa - era Pio XI - ma per noi era a un'altezza irraggiungibile, un altro mondo quasi: un nostro padre, ma tuttavia una realtà molto superiore a tutti noi. E devo dire che ancora oggi ho difficoltà a capire come il Signore abbia potuto pensare a me, destinare me a questo ministero. Ma lo accetto dalle sue mani, anche se è una cosa sorprendente e mi sembra molto oltre le mie forze. Ma il Signore mi aiuta".
Terza domanda: "Tu sei il primo missionario, noi ragazzi come possiamo aiutarti ad annunciare il Vangelo?".
Santo Padre: "Direi che un primo modo è questo: collaborare con la Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria. Così siete parte di una grande famiglia, che porta avanti il Vangelo nel mondo. (...) Avete un bel programma, indicato dalla vostra portavoce: ascoltare, pregare, conoscere, condividere, solidarizzare".
"Pregare è una cosa molto importante, che può cambiare il mondo, perché rende presente la forza di Dio. (...) Poi, ascoltare, cioè imparare realmente che cosa ci dice Gesù. Inoltre, conoscere la Sacra Scrittura, la Bibbia. Nella storia di Gesù impariamo il volto di Dio, impariamo come è Dio. (...) E anche condividere, non volere le cose solo per se stessi, ma per tutti; dividere con gli altri (...), nel nostro personale piccolo mondo, che fa parte del grande mondo. E così diventiamo insieme una famiglia, dove uno ha rispetto per l'altro: sopportare l'altro nella sua alterità".
"Tutto questo vuol dire semplicemente vivere in questa grande famiglia della Chiesa, in questa grande famiglia missionaria: Vivere i punti essenziali come la condivisione, la conoscenza di Gesù, la preghiera, l'ascolto reciproco e la solidarietà è un'opera missionaria, perché aiuta a far sì che il Vangelo diventi realtà nel nostro mondo".
AC/.../INFANZIA MISSIONARIA VIS 20090601 (810)
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