L'ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE, OSSERVATORE PERMANENTE della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite, è intervenuto, nella giornata di ieri, al Quarto Comitato dell'Assemblea Generale che ha esaminato l'attività dell'U.N.R.W.A. (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi in Medio Oriente). Il Presule ha sottolineato che: "non si può ignorare la centralità del conflitto israelo-palestinese nella cronica instabilità del Medio Oriente e l'impatto di tale conflitto sull'intera comunità internazionale" ed ha riaffermato che "la soluzione di due stati rappresenta l'opportunità più idonea a risolvere la crisi. (...) Mentre la comunità internazionale può adoperarsi al massimo per fornire tutto il sostegno necessario a riunire le due parti in conflitto, è indispensabile che tutte le parti mettano da parte le simulazioni di ricerca della pace e avviino pieni negoziati sulla base della soluzione dei due stati".
L'8 NOVEMBRE NEL CORSO DELLA 62MA SESSIONE DELL'ASSEMBLEA GENERALE delle Nazioni Unite che ha esaminato il Rapporto dell'Alto Commissariato dell'O.N.U. per i Rifugiati, l'Arcivescovo Celestino Migliore ha espresso la preoccupazione per la situazione delle popolazioni obbligate da diverse cause all'emigrazione "specialmente quando attraversano le frontiere di paesi o regioni dotate di rigide politiche migratorie. La preoccupazione si aggrava quando sorgono dubbi relativamente all'applicabilità degli esistenti strumenti internazionali, o quando non esistono strumenti giuridici di protezione. Sembra perciò urgente prendere in considerazione una azione internazionale e coordinata, volta a perseguire una maggiore chiarezza negli strumenti giuridici di protezione esistenti e, se necessario, nel definirne di nuovi".
.../IN BREVE/... VIS 20071109 (210)
L'8 NOVEMBRE NEL CORSO DELLA 62MA SESSIONE DELL'ASSEMBLEA GENERALE delle Nazioni Unite che ha esaminato il Rapporto dell'Alto Commissariato dell'O.N.U. per i Rifugiati, l'Arcivescovo Celestino Migliore ha espresso la preoccupazione per la situazione delle popolazioni obbligate da diverse cause all'emigrazione "specialmente quando attraversano le frontiere di paesi o regioni dotate di rigide politiche migratorie. La preoccupazione si aggrava quando sorgono dubbi relativamente all'applicabilità degli esistenti strumenti internazionali, o quando non esistono strumenti giuridici di protezione. Sembra perciò urgente prendere in considerazione una azione internazionale e coordinata, volta a perseguire una maggiore chiarezza negli strumenti giuridici di protezione esistenti e, se necessario, nel definirne di nuovi".
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