CITTA' DEL VATICANO, 1 APR. 2007 (VIS). Alle ore 9.30 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto, in Piazza San Pietro, la solenne celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore, con la quale inizia la Settimana Santa. Il Papa ha benedetto le palme e gli ulivi e, al termine della processione dall'obelisco fino all'altare, ha celebrato la Santa Messa.
Alla Celebrazione Eucaristica hanno partecipato 50.000 persone, la maggior parte giovani di Roma e di altre Diocesi, in occasione della ricorrenza della XXII Giornata Mondiale della Gioventù, quest'anno dedicata al tema: "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri".
Nell'omelia, Benedetto XVI ha detto che nella processione della Domenica delle Palme acclamiamo il Signore, come i discepoli che hanno accompagnato il Signore e "Come loro lodiamo il Signore a gran voce per tutti i prodigi che abbiamo veduto. Sì, anche noi abbiamo visto e vediamo tuttora i prodigi di Cristo: come Egli porti uomini e donne a rinunciare alle comodità della propria vita e a mettersi totalmente a servizio dei sofferenti; come Egli dia il coraggio a uomini e donne di opporsi alla violenza e alla menzogna, per far posto nel mondo alla verità; come Egli, nel segreto, induca uomini e donne a far del bene agli altri, a suscitare la riconciliazione dove c'era l'odio, a creare la pace dove regnava l'inimicizia".
La processione delle Palme, ha continuato il Papa, "è anche una processione di Cristo Re (...). Riconoscerlo come Re significa: accettarlo come Colui che ci indica la via, del quale ci fidiamo e che seguiamo. Significa accettare giorno per giorno la sua parola come criterio valido per la nostra vita. Significa vedere in Lui l'autorità alla quale ci sottomettiamo. Ci sottomettiamo a Lui, perché la sua autorità è l'autorità della verità". Inoltre, il Papa ha voluto mettere in rilievo che la processione delle Palme è "anche espressione del nostro 'sì' a Gesù e della nostra disponibilità ad andare con Lui ovunque ci porti", e si è domandato: "Che cosa vuol dire in concreto 'seguire Cristo?'. (...) Si tratta della decisione fondamentale di non considerare più l'utilità e il guadagno, la carriera e il successo come scopo ultimo della mia vita, ma di riconoscere invece come criteri autentici la verità e l'amore. Si tratta della scelta tra il vivere solo per me stesso o il donarmi - per la cosa più grande. (...) Seguendo Lui entro nel servizio della verità e dell'amore. Perdendomi mi ritrovo".
Il Santo Padre ha commentato che il Salmo della Messa di oggi "ci spiega cosa significhi il salire con Cristo. 'Chi salirà il monte del Signore?', chiede il Salmo ed indica due condizioni essenziali. Coloro che salgono e vogliono giungere veramente in alto, arrivare fino all'altezza vera, devono essere persone che (...) scrutano intorno a sé per cercare Dio, per cercare il suo Volto".
Rivolgendosi in proposito ai giovani, il Papa ha richiamato l'attenzione su quanto sia importante, soprattutto oggi, "non lasciarsi semplicemente portare qua e là nella vita; non accontentarsi di ciò che tutti pensano e dicono e fanno. Scrutare Dio e cercare Dio. Non lasciare che la domanda su Dio si dissolva nelle nostre anime. Il desiderio di ciò che è più grande. Il desiderio di conoscere Lui - il suo Volto...".
"L'altra condizione molto concreta per la salita è questa: può stare nel luogo santo 'chi ha mani innocenti e cuore puro'. Mani innocenti sono mani che non vengono usate per atti di violenza. Sono mani che non sono sporcate con la corruzione, con tangenti". Il Santo Padre ha sottolineato che: "È puro un cuore che non finge e non si macchia con menzogna e ipocrisia. Un cuore che rimane trasparente come acqua sorgiva, perché non conosce doppiezza. È puro un cuore che non si strania con l'ebbrezza del piacere; un cuore il cui amore è vero e non è soltanto passione di un momento".
Benedetto XVI ha concluso ricordando che: "Con la croce Gesù ha spalancato la porta di Dio, la porta tra Dio e gli uomini. Ora essa è aperta. Ma anche dall'altro lato il Signore bussa con la sua croce: bussa alle porte del mondo, alle porte dei nostri cuori, che così spesso e in così gran numero sono chiuse per Dio. E ci parla più o meno così: se le prove che Dio nella creazione ti dà della sua esistenza non riescono ad aprirti per Lui; se la parola della Scrittura e il messaggio della Chiesa ti lasciano indifferente - allora guarda a me, al Dio che per te si è reso sofferente, che personalmente patisce con te - vedi che io soffro per amore tuo e apriti a me, tuo Signore e tuo Dio. È questo l'appello che in quest'ora lasciamo penetrare nel nostro cuore".
HML/DOMENICA DELLE PALME/... VIS 20070402 (810)
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