CITTA' DEL VATICANO, 31 GEN. 2006 (VIS). Questa mattina è stato reso pubblico il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Quaresima 2006, datato 20 settembre 2005, ed intitolato: "Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione".
Di seguito riportiamo la versione integrale del Documento:
"Carissimi fratelli e sorelle!"
"La Quaresima è il tempo privilegiato del pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia. È un pellegrinaggio in cui Lui stesso ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà, sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua".
"Anche nella 'valle oscura' di cui parla il Salmista (Sal 23,4), mentre il tentatore ci suggerisce di disperarci o di riporre una speranza illusoria nell'opera delle nostre mani, Dio ci custodisce e ci sostiene. Sì, anche oggi il Signore ascolta il grido delle moltitudini affamate di gioia, di pace, di amore. Come in ogni epoca, esse si sentono abbandonate. Eppure, anche nella desolazione della miseria, della solitudine, della violenza e della fame, che colpiscono senza distinzione anziani, adulti e bambini, Dio non permette che il buio dell'orrore spadroneggi".
"Come infatti ha scritto il mio amato Predecessore Giovanni Paolo II, c'è un 'limite divino imposto al male', ed è la misericordia ("Memoria e identità", 29 ss). È in questa prospettiva che ho voluto porre all'inizio di questo Messaggio l'annotazione evangelica secondo cui 'Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione' (Mt 9,36)".
"In questa luce vorrei soffermarmi a riflettere su di una questione molto dibattuta tra i nostri contemporanei: la questione dello sviluppo. Anche oggi lo 'sguardo' commosso di Cristo non cessa di posarsi sugli uomini e sui popoli. Egli li guarda sapendo che il 'progetto' divino ne prevede la chiamata alla salvezza. Gesù conosce le insidie che si oppongono a tale progetto e si commuove per le folle: decide di difenderle dai lupi anche a prezzo della sua vita. Con quello sguardo Gesù abbraccia i singoli e le moltitudini e tutti consegna al Padre, offrendo se stesso in sacrificio di espiazione".
"Illuminata da questa verità pasquale, la Chiesa sa che, per promuovere un pieno sviluppo, è necessario che il nostro 'sguardo' sull'uomo si misuri su quello di Cristo. Infatti, in nessun modo è possibile separare la risposta ai bisogni materiali e sociali degli uomini dal soddisfacimento delle profonde necessità del loro cuore. Questo si deve sottolineare tanto maggiormente in questa nostra epoca di grandi trasformazioni, nella quale percepiamo in maniera sempre più viva e urgente la nostra responsabilità verso i poveri del mondo. Già il mio venerato Predecessore, il Papa Paolo VI, identificava con precisione i guasti del sottosviluppo come una sottrazione di umanità. In questo senso nell'Enciclica 'Populorum progressio' egli denunciava 'le carenze materiali di coloro che sono privati del minimo vitale, e le carenze morali di coloro che sono mutilati dall'egoismo… le strutture oppressive, sia che provengano dagli abusi del possesso che da quelli del potere, sia dallo sfruttamento dei lavoratori che dall'ingiustizia delle transazioni' (n. 21)".
"Come antidoto a tali mali Paolo VI suggeriva non soltanto 'l'accresciuta considerazione della dignità degli altri, l'orientarsi verso lo spirito di povertà, la cooperazione al bene comune, la volontà di pace', ma anche 'il riconoscimento da parte dell'uomo dei valori supremi e di Dio, che ne è la sorgente e il termine' (ibid.)".
"In questa linea il Papa non esitava a proporre 'soprattutto la fede, dono di Dio accolto dalla buona volontà dell'uomo, e l'unità nella carità di Cristo' (ibid.). Dunque, lo 'sguardo' di Cristo sulla folla, ci impone di affermare i veri contenuti di quell''umanesimo plenario' che, ancora secondo Paolo VI, consiste nello 'sviluppo di tutto l'uomo e di tutti gli uomini' (ibid., n. 42). Per questo il primo contributo che la Chiesa offre allo sviluppo dell'uomo e dei popoli non si sostanzia in mezzi materiali o in soluzioni tecniche, ma nell'annuncio della verità di Cristo che educa le coscienze e insegna l'autentica dignità della persona e del lavoro, promuovendo la formazione di una cultura che risponda veramente a tutte le domande dell'uomo".
"Dinanzi alle terribili sfide della povertà di tanta parte dell'umanità, l'indifferenza e la chiusura nel proprio egoismo si pongono in un contrasto intollerabile con lo 'sguardo' di Cristo. Il digiuno e l'elemosina, che, insieme con la preghiera, la Chiesa propone in modo speciale nel periodo della Quaresima, sono occasione propizia per conformarci a quello 'sguardo'. Gli esempi dei santi e le molte esperienze missionarie che caratterizzano la storia della Chiesa costituiscono indicazioni preziose sul modo migliore di sostenere lo sviluppo".
"Anche oggi, nel tempo della interdipendenza globale, si può constatare che nessun progetto economico, sociale o politico sostituisce quel dono di sé all'altro nel quale si esprime la carità. Chi opera secondo questa logica evangelica vive la fede come amicizia con il Dio incarnato e, come Lui, si fa carico dei bisogni materiali e spirituali del prossimo. Lo guarda come incommensurabile mistero, degno di infinita cura ed attenzione. Sa che chi non dà Dio dà troppo poco, come diceva la beata Teresa di Calcutta: 'La prima povertà dei popoli è di non conoscere Cristo'. Perciò occorre far trovare Dio nel volto misericordioso di Cristo: senza questa prospettiva, una civiltà non si costruisce su basi solide".
"Grazie a uomini e donne obbedienti allo Spirito Santo, nella Chiesa sono sorte molte opere di carità, volte a promuovere lo sviluppo: ospedali, università, scuole di formazione professionale, micro-imprese. Sono iniziative che, molto prima di altre espressioni della società civile, hanno dato prova della sincera preoccupazione per l'uomo da parte di persone mosse dal messaggio evangelico. Queste opere indicano una strada per guidare ancora oggi il mondo verso una globalizzazione che abbia al suo centro il vero bene dell'uomo e così conduca alla pace autentica".
"Con la stessa compassione di Gesù per le folle, la Chiesa sente anche oggi come proprio compito quello di chiedere a chi ha responsabilità politiche ed ha tra le mani le leve del potere economico e finanziario di promuovere uno sviluppo basato sul rispetto della dignità di ogni uomo. Un'importante verifica di questo sforzo sarà l'effettiva libertà religiosa, non intesa semplicemente come possibilità di annunciare e celebrare Cristo, ma anche di contribuire alla edificazione di un mondo animato dalla carità. In questo sforzo si iscrive pure l'effettiva considerazione del ruolo centrale che gli autentici valori religiosi svolgono nella vita dell'uomo, quale risposta ai suoi più profondi interrogativi e quale motivazione etica rispetto alle sue responsabilità personali e sociali. Sono questi i criteri in base ai quali i cristiani dovranno imparare anche a valutare con sapienza i programmi di chi li governa".
"Non possiamo nasconderci che errori sono stati compiuti nel corso della storia da molti che si professavano discepoli di Gesù. Non di rado, di fronte all'incombenza di problemi gravi, essi hanno pensato che si dovesse prima migliorare la terra e poi pensare al cielo. La tentazione è stata di ritenere che dinanzi ad urgenze pressanti si dovesse in primo luogo provvedere a cambiare le strutture esterne. Questo ebbe per alcuni come conseguenza la trasformazione del cristianesimo in un moralismo, la sostituzione del credere con il fare. A ragione, perciò, il mio Predecessore di venerata memoria, Giovanni Paolo II, osservava: 'La tentazione oggi è di ridurre il cristianesimo ad una sapienza meramente umana, quasi a una scienza del buon vivere. In un mondo fortemente secolarizzato è avvenuta una graduale secolarizzazione della salvezza, per cui ci si batte sì per l'uomo, ma per un uomo dimezzato. Noi invece sappiamo che Gesù è venuto a portare la salvezza integrale' (Enc. Redemptoris missio, 11)".
"È proprio a questa salvezza integrale che la Quaresima ci vuole condurre in vista della vittoria di Cristo su ogni male che opprime l'uomo. Nel volgerci al divino Maestro, nel convertirci a Lui, nello sperimentare la sua misericordia grazie al sacramento della Riconciliazione, scopriremo uno 'sguardo' che ci scruta nel profondo e può rianimare le folle e ciascuno di noi. Esso restituisce la fiducia a quanti non si chiudono nello scetticismo, aprendo di fronte a loro la prospettiva dell'eternità beata. Già nella storia, dunque, il Signore, anche quando l'odio sembra dominare, non fa mai mancare la testimonianza luminosa del suo amore. A Maria, 'di speranza fontana vivace' (Dante Alighieri, Paradiso, XXXIII, 12) affido il nostro cammino quaresimale, perché ci conduca al suo Figlio. A Lei affido in particolare le moltitudini che ancora oggi, provate dalla povertà, invocano aiuto, sostegno, comprensione. Con questi sentimenti a tutti imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica".
MESS/QUARESIMA 2006/... VIS 20060131 (1410)
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martedì 31 gennaio 2006
ALTRI ATTI PONTIFICI
CITTA' DEL VATICANO, 31 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:
- Il Reverendo Clement Tirkey, finora Vicario Generale della Diocesi di Bagdogra (India), Vescovo della Diocesi di Jalpaiguri (superficie: 6.914; popolazione: 4.917.688; cattolici: 118.700; sacerdoti: 61; religiosi: 301), India. Il Vescovo eletto è nato nel 1947 nella Diocesi di Raigarh (India) ed è stato ordinato sacerdote nel 1978.
- Consultori della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede i Dottori Francesco Silvano, Walter M. Bonino e Antonio Chiminello.
NER:NA/.../... VIS 20060131 (90)
- Il Reverendo Clement Tirkey, finora Vicario Generale della Diocesi di Bagdogra (India), Vescovo della Diocesi di Jalpaiguri (superficie: 6.914; popolazione: 4.917.688; cattolici: 118.700; sacerdoti: 61; religiosi: 301), India. Il Vescovo eletto è nato nel 1947 nella Diocesi di Raigarh (India) ed è stato ordinato sacerdote nel 1978.
- Consultori della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede i Dottori Francesco Silvano, Walter M. Bonino e Antonio Chiminello.
NER:NA/.../... VIS 20060131 (90)
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Nomine ed altri atti pontifici
lunedì 30 gennaio 2006
ALTRI ATTI PONTIFICI
CITTA' DEL VATICANO, 28 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre:
- Ha eretto di Diocesi di Nongstoin e Jowai (India), con territorio dismembrato dall'Arcidiocesi di Shillong, rendendole suffraganee della medesima Sede Metropolitana.
- Ha nominato il Reverendo Victor Lyngdoh, finora Parroco della Cattedrale di Shillong (India), Primo Vescovo di Nongstoin (superficie: 5.247; popolazione: 313.723; cattolici: 75.715; sacerdoti: 18: religiosi: 61), India. Il Vescovo eletto è nato nel 1956 a Wahlang (India) ed è stato ordinato sacerdote nel 1987.
- Ha nominato il Reverendo Vincent Kympat, Parroco e Direttore del "Laity Formation Centre" a Shillong (India), primo Vescovo di Jowai (superficie: superficie: 3.819; popolazione: 293.229; cattolici: 59.095; sacerdoti: 17; religiosi: 45), India. Il Vescovo eletto è nato a Mawsurong (India) nel 1946 ed è stato ordinato sacerdote nel 1977.
- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Évreux (Francia), presentata dal Vescovo Jacques David, per raggiunti limiti d'età. Gli succede il Vescovo Christian Nourrichard, finora Coadiutore della medesima Diocesi.
- Ha nominato il Padre Wojciech Giertych, O.P., che è Teologo della Casa Pontificia, Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede.
- Ha nominato il Vescovo Vincenzo Apicella, finora Vescovo Ausiliare di Roma per il Settore Ovest della Diocesi, Vescovo della Diocesi Suburbicaria di Velletri-Segni (superficie: 397; popolazione: 122.690; cattolici: 119.690; sacerdoti: 96; religiosi: 270; diaconi permanenti: 12), Italia. Il Vescovo Apicella succede al Vescovo Andrea Maria Erba, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi.
- Ha nominato il Monsignore Benedetto Tuzia, finora Parroco della Parrocchia di San Roberto Bellarmino,Vescovo Ausiliare della Diocesi di Roma (superficie: 881; popolazione: 2.787.206; cattolici: 2.454.000; sacerdoti: 5.390; religiosi: 27.530; diaconi permanenti: 88), Italia. Il Vescovo eletto è nato a Subiaco (Italia) nel 1944 ed è stato ordinato sacerdote nel 1969.
- Ha nominato il Monsignore Paul Alois Lakra, Vescovo della Diocesi di Gumla (superficie: 5.316; popolazione: 901.217; cattolici: 150.296; sacerdoti: 122; religiosi: 277), India. Il Vescovo eletto è nato nel 1955 a Naditoli (India) ed è stato ordinato sacerdote nel 1993. É stato finora Amministratore Diocesano della medesima Diocesi.
- Ha nominato il Vescovo Rodrigo Aguilar Martínez, finora Vescovo di Matehuala (Messico), Vescovo di Tehuacán (superficie: 6.294; popolazione: 967.471; cattolici: 919.126; sacerdoti: 96; religiosi: 153), Messico.
RE:NA:NER:NEA:ECE/.../... VIS 20060130 (380)
- Ha eretto di Diocesi di Nongstoin e Jowai (India), con territorio dismembrato dall'Arcidiocesi di Shillong, rendendole suffraganee della medesima Sede Metropolitana.
- Ha nominato il Reverendo Victor Lyngdoh, finora Parroco della Cattedrale di Shillong (India), Primo Vescovo di Nongstoin (superficie: 5.247; popolazione: 313.723; cattolici: 75.715; sacerdoti: 18: religiosi: 61), India. Il Vescovo eletto è nato nel 1956 a Wahlang (India) ed è stato ordinato sacerdote nel 1987.
- Ha nominato il Reverendo Vincent Kympat, Parroco e Direttore del "Laity Formation Centre" a Shillong (India), primo Vescovo di Jowai (superficie: superficie: 3.819; popolazione: 293.229; cattolici: 59.095; sacerdoti: 17; religiosi: 45), India. Il Vescovo eletto è nato a Mawsurong (India) nel 1946 ed è stato ordinato sacerdote nel 1977.
- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Évreux (Francia), presentata dal Vescovo Jacques David, per raggiunti limiti d'età. Gli succede il Vescovo Christian Nourrichard, finora Coadiutore della medesima Diocesi.
- Ha nominato il Padre Wojciech Giertych, O.P., che è Teologo della Casa Pontificia, Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede.
- Ha nominato il Vescovo Vincenzo Apicella, finora Vescovo Ausiliare di Roma per il Settore Ovest della Diocesi, Vescovo della Diocesi Suburbicaria di Velletri-Segni (superficie: 397; popolazione: 122.690; cattolici: 119.690; sacerdoti: 96; religiosi: 270; diaconi permanenti: 12), Italia. Il Vescovo Apicella succede al Vescovo Andrea Maria Erba, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi.
- Ha nominato il Monsignore Benedetto Tuzia, finora Parroco della Parrocchia di San Roberto Bellarmino,Vescovo Ausiliare della Diocesi di Roma (superficie: 881; popolazione: 2.787.206; cattolici: 2.454.000; sacerdoti: 5.390; religiosi: 27.530; diaconi permanenti: 88), Italia. Il Vescovo eletto è nato a Subiaco (Italia) nel 1944 ed è stato ordinato sacerdote nel 1969.
- Ha nominato il Monsignore Paul Alois Lakra, Vescovo della Diocesi di Gumla (superficie: 5.316; popolazione: 901.217; cattolici: 150.296; sacerdoti: 122; religiosi: 277), India. Il Vescovo eletto è nato nel 1955 a Naditoli (India) ed è stato ordinato sacerdote nel 1993. É stato finora Amministratore Diocesano della medesima Diocesi.
- Ha nominato il Vescovo Rodrigo Aguilar Martínez, finora Vescovo di Matehuala (Messico), Vescovo di Tehuacán (superficie: 6.294; popolazione: 967.471; cattolici: 919.126; sacerdoti: 96; religiosi: 153), Messico.
RE:NA:NER:NEA:ECE/.../... VIS 20060130 (380)
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Nomine ed altri atti pontifici
NON DIMINUIRE ATTENZIONE PROBLEMA DELLA LEBBRA
CITTA' DEL VATICANO, 28 GEN. 2006 (VIS). "Signore, se vuoi, puoi guarirmi" è il tema della 53ma Giornata Mondiale della Lebbra 2006 che si tiene domenica 29 gennaio. Il Cardinale Javier Lozano Barragán, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, ha redatto un Messaggio indirizzato ai Presidenti delle Conferenze Episcopali nazionali ed ai Vescovi incaricati della Pastorale della Salute.
"La Chiesa in questa Giornata" - scrive il Porporato - "desidera mettersi in ascolto delle tante persone che ancora nel mondo sono colpite dal morbo di Hansen (...) e vuole dare voce al loro grido di aiuto, perché tutti insieme ci sentiamo coinvolti con le diverse possibilità e responsabilità nell'impegno di offrire risposte concrete al bisogno di cura dei malati di lebbra".
Il Cardinale ricorda che i progressi scientifici e farmacologici consentono di disporre di cure terapeutiche efficaci per la guarigione della lebbra nei suoi primi stadi, però "rimangono ampie fasce di persone malate e vaste zone del mondo, che non usufruiscono ancora di queste possibilità di cura, per diverse cause".
Il Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute cita le statistiche dell'Organizzazione Mondiale della Salute secondo le quali nel 2005 i casi dichiarati di lebbra erano in Africa 47.596, in America 36.877, nel Sud-Est asiatico. 186.182, nel Mediterraneo Orientale 5.398 e nel Pacifico occidentale 10.010 e sottolinea che secondo alcuni dati si è constatato un regresso della malattia: dai 763.262 malati nel 2001 si è passati ai 407.791 nel 2004. "La giusta e condivisa soddisfazione per i risultati raggiunti (...) non deve significare un minore impegno o una dimenticanza dei bisogni permanenti, delle cause endemiche del morbo, dei pregiudizi ancora esistenti: (...) Una caduta di attenzione al problema sarebbe particolarmente dannosa proprio nel momento in cui (...) si potrebbe fare uno sforzo decisivo per tentare di debellare definitivamente e in ogni parte del mondo la malattia della lebbra".
Il Cardinale Lozano Barragán invita gli organismi nazionali ed internazionali, le organizzazioni non governative e le Chiese locali a coordinare i loro programmi "per rispondere meglio alle attuali necessità di prevenzione e di cura delle persone a rischio o già malate di lebbra". Inoltre rileva l'urgente necessità di preparare "gruppi di operatori socio-sanitari che siano in grado di agire nel territorio diagnosticando per tempo la presenza del morbo e di curarlo".
Infine il Cardinale esprime gratitudine per l'opera svolta dalle comunità cristiane e dei missionari e missionarie per "l'impegno profuso nella lotta contro la malattia (...) e nella cura amorevole delle persone che ne sono state colpite". Il Cardinale Lozano Barragán sottolinea come "da sempre, la Chiesa in tanti paesi del mondo si sia adoperata con totale dedizione per l'accoglienza, la cura e il reinserimento sociale del malati di lebbra" ed esorta domenica 29 gennaio a "'fare memoria', nella Celebrazione Eucaristica del Corpo Totale di Cristo presente in tante persone e in famiglie che ancora soffrono per la malattia della lebbra".
CON-AVA/GIORNATA LEBBRA/LOZANO BARRAGÁN VIS 20060130 (500)
"La Chiesa in questa Giornata" - scrive il Porporato - "desidera mettersi in ascolto delle tante persone che ancora nel mondo sono colpite dal morbo di Hansen (...) e vuole dare voce al loro grido di aiuto, perché tutti insieme ci sentiamo coinvolti con le diverse possibilità e responsabilità nell'impegno di offrire risposte concrete al bisogno di cura dei malati di lebbra".
Il Cardinale ricorda che i progressi scientifici e farmacologici consentono di disporre di cure terapeutiche efficaci per la guarigione della lebbra nei suoi primi stadi, però "rimangono ampie fasce di persone malate e vaste zone del mondo, che non usufruiscono ancora di queste possibilità di cura, per diverse cause".
Il Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute cita le statistiche dell'Organizzazione Mondiale della Salute secondo le quali nel 2005 i casi dichiarati di lebbra erano in Africa 47.596, in America 36.877, nel Sud-Est asiatico. 186.182, nel Mediterraneo Orientale 5.398 e nel Pacifico occidentale 10.010 e sottolinea che secondo alcuni dati si è constatato un regresso della malattia: dai 763.262 malati nel 2001 si è passati ai 407.791 nel 2004. "La giusta e condivisa soddisfazione per i risultati raggiunti (...) non deve significare un minore impegno o una dimenticanza dei bisogni permanenti, delle cause endemiche del morbo, dei pregiudizi ancora esistenti: (...) Una caduta di attenzione al problema sarebbe particolarmente dannosa proprio nel momento in cui (...) si potrebbe fare uno sforzo decisivo per tentare di debellare definitivamente e in ogni parte del mondo la malattia della lebbra".
Il Cardinale Lozano Barragán invita gli organismi nazionali ed internazionali, le organizzazioni non governative e le Chiese locali a coordinare i loro programmi "per rispondere meglio alle attuali necessità di prevenzione e di cura delle persone a rischio o già malate di lebbra". Inoltre rileva l'urgente necessità di preparare "gruppi di operatori socio-sanitari che siano in grado di agire nel territorio diagnosticando per tempo la presenza del morbo e di curarlo".
Infine il Cardinale esprime gratitudine per l'opera svolta dalle comunità cristiane e dei missionari e missionarie per "l'impegno profuso nella lotta contro la malattia (...) e nella cura amorevole delle persone che ne sono state colpite". Il Cardinale Lozano Barragán sottolinea come "da sempre, la Chiesa in tanti paesi del mondo si sia adoperata con totale dedizione per l'accoglienza, la cura e il reinserimento sociale del malati di lebbra" ed esorta domenica 29 gennaio a "'fare memoria', nella Celebrazione Eucaristica del Corpo Totale di Cristo presente in tante persone e in famiglie che ancora soffrono per la malattia della lebbra".
CON-AVA/GIORNATA LEBBRA/LOZANO BARRAGÁN VIS 20060130 (500)
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Statistiche della Chiesa Cattolica
PUNTO D'INCONTRO DIRITTO E PASTORALE: AMORE PER LA VERITÀ
CITTA' DEL VATICANO, 28 GEN. 2006 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto il Decano, i Giudici, gli Officiali e collaboratori del Tribunale Apostolico della Rota Romana, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario.
Dell'immensa eredità che Giovanni Paolo II ha lasciato in materia di diritto canonico, Papa Benedetto XVI ha voluto segnalare l'Istruzione "Dignitas connubii" sulla procedura da seguire nelle cause di nullità matrimoniale. "Il maggior contributo di questa Istruzione, che auspico venga applicata integralmente dagli operatori dei tribunali ecclesiastici, consiste nell'indicare in che misura e modo devono essere applicate nelle cause di nullità matrimoniale le norme contenute nei canoni relativi al giudizio contenzioso ordinario, in osservanza delle norme speciali dettate per le cause sullo stato delle persone e per quelle di bene pubblico".
Il Papa ha ricordato che nel corso dell'Assemblea del Sinodo sull'Eucaristia nell'ottobre scorso, i Padri Sinodali hanno invitato i tribunali ecclesiastici ad adoperarsi "affinché i fedeli non canonicamente sposati possano al più presto regolarizzare la loro situazione matrimoniale e riaccostarsi al banchetto eucaristico. Dall'altra parte, invece, la legislazione canonica e la recente Istruzione sembrerebbero, invece, porre dei limiti a tale spinta pastorale, come se la preoccupazione principale fosse quella di espletare le formalità giuridiche previste, con il rischio di dimenticare la finalità pastorale del processo. Dietro a questa impostazione si cela una pretesa contrapposizione tra diritto e pastorale in genere".
"In questo primo incontro con voi" - ha proseguito il Pontefice - "preferisco concentrarmi piuttosto su ciò che rappresenta il fondamentale punto di incontro tra diritto e pastorale: l'amore per la verità" ed ha ribadito che "lo scopo del processo è la dichiarazione della verità da parte di un terzo imparziale, dopo che è stata offerta alle parti pari opportunità di addurre argomentazioni e prove entro un adeguato spazio di discussione.. (...) Ogni sistema processuale deve tendere, quindi, ad assicurare l'oggettività, la tempestività e l'efficacia delle decisioni dei giudici".
Il Papa ha successivamente affermato che: "I processi poi, possono vertere anche su materie che esulano dalla capacità di disporre delle parti, nella misura in cui interessano i diritti dell'intera comunità ecclesiale. Proprio in questo ambito si pone il processo dichiarativo della nullità di un matrimonio: il matrimonio infatti, nella sua duplica dimensione naturale e sacramentale, non è un bene disponibile da parte dei coniugi né, attesa la sua indole sociale e pubblica, è possibile ipotizzare una qualche forma di autodichiarazione".
Indicando che: "Nessun processo è a rigore contro l'altra parte, come se si trattasse di infliggerle un danno ingiusto", Papa Benedetto ha affermato: "L'oggetto del processo è invece dichiarare la verità circa la validità o l'invalidità di un concreto matrimonio, vale a dire circa una realtà che fonda l'istituto della famiglia e che interessa in massima misura la Chiesa e la società civile".
"Il criterio della ricerca della verità" - ha detto ancora Papa Benedetto - "come ci guida a comprendere la dialettica del processo, così può servirci per cogliere l'altro aspetto della questione: il suo valore pastorale, che non può essere separato dall'amore alla verità. Può avvenire infatti che la carità pastorale sia a volte contaminata da atteggiamenti compiacenti verso le persone. Questi atteggiamenti possono sembrare pastorali, ma in realtà non rispondono al bene delle persone e della stessa comunità ecclesiale".
"La verità cercata nei processi di nullità matrimoniale non è tuttavia una verità astratta, avulsa dal bene delle persone. È una verità che si integra nell'itinerario umano e cristiano di ogni fedele. È pertanto assai importante che la sua dichiarazione arrivi in tempi ragionevoli".
Il Papa ha ribadito l'obbligo grave "di rendere l'operato istituzionale della Chiesa nei tribunali sempre più vicino ai fedeli. Inoltre, la sensibilità pastorale deve portare a cercare di prevenire le nullità matrimoniali (...) e ad adoperarsi affinché i coniugi risolvano i loro eventuali problemi e trovino la via della riconciliazione".
"Mi auguro che queste riflessioni" - ha concluso il Santo Padre - "giovino a far comprendere meglio come l'amore alla verità raccordi l'istituzione del processo canonico di nullità matrimoniale con l'autentico senso pastorale che deve animare tali processi. In questa chiave di lettura, l'Istruzione 'Dignitas connubii' e le preoccupazioni emerse nell'ultimo Sinodo si rivelano del tutto convergenti".
AC/.../ROTA ROMANA VIS 20060130 (700)
Dell'immensa eredità che Giovanni Paolo II ha lasciato in materia di diritto canonico, Papa Benedetto XVI ha voluto segnalare l'Istruzione "Dignitas connubii" sulla procedura da seguire nelle cause di nullità matrimoniale. "Il maggior contributo di questa Istruzione, che auspico venga applicata integralmente dagli operatori dei tribunali ecclesiastici, consiste nell'indicare in che misura e modo devono essere applicate nelle cause di nullità matrimoniale le norme contenute nei canoni relativi al giudizio contenzioso ordinario, in osservanza delle norme speciali dettate per le cause sullo stato delle persone e per quelle di bene pubblico".
Il Papa ha ricordato che nel corso dell'Assemblea del Sinodo sull'Eucaristia nell'ottobre scorso, i Padri Sinodali hanno invitato i tribunali ecclesiastici ad adoperarsi "affinché i fedeli non canonicamente sposati possano al più presto regolarizzare la loro situazione matrimoniale e riaccostarsi al banchetto eucaristico. Dall'altra parte, invece, la legislazione canonica e la recente Istruzione sembrerebbero, invece, porre dei limiti a tale spinta pastorale, come se la preoccupazione principale fosse quella di espletare le formalità giuridiche previste, con il rischio di dimenticare la finalità pastorale del processo. Dietro a questa impostazione si cela una pretesa contrapposizione tra diritto e pastorale in genere".
"In questo primo incontro con voi" - ha proseguito il Pontefice - "preferisco concentrarmi piuttosto su ciò che rappresenta il fondamentale punto di incontro tra diritto e pastorale: l'amore per la verità" ed ha ribadito che "lo scopo del processo è la dichiarazione della verità da parte di un terzo imparziale, dopo che è stata offerta alle parti pari opportunità di addurre argomentazioni e prove entro un adeguato spazio di discussione.. (...) Ogni sistema processuale deve tendere, quindi, ad assicurare l'oggettività, la tempestività e l'efficacia delle decisioni dei giudici".
Il Papa ha successivamente affermato che: "I processi poi, possono vertere anche su materie che esulano dalla capacità di disporre delle parti, nella misura in cui interessano i diritti dell'intera comunità ecclesiale. Proprio in questo ambito si pone il processo dichiarativo della nullità di un matrimonio: il matrimonio infatti, nella sua duplica dimensione naturale e sacramentale, non è un bene disponibile da parte dei coniugi né, attesa la sua indole sociale e pubblica, è possibile ipotizzare una qualche forma di autodichiarazione".
Indicando che: "Nessun processo è a rigore contro l'altra parte, come se si trattasse di infliggerle un danno ingiusto", Papa Benedetto ha affermato: "L'oggetto del processo è invece dichiarare la verità circa la validità o l'invalidità di un concreto matrimonio, vale a dire circa una realtà che fonda l'istituto della famiglia e che interessa in massima misura la Chiesa e la società civile".
"Il criterio della ricerca della verità" - ha detto ancora Papa Benedetto - "come ci guida a comprendere la dialettica del processo, così può servirci per cogliere l'altro aspetto della questione: il suo valore pastorale, che non può essere separato dall'amore alla verità. Può avvenire infatti che la carità pastorale sia a volte contaminata da atteggiamenti compiacenti verso le persone. Questi atteggiamenti possono sembrare pastorali, ma in realtà non rispondono al bene delle persone e della stessa comunità ecclesiale".
"La verità cercata nei processi di nullità matrimoniale non è tuttavia una verità astratta, avulsa dal bene delle persone. È una verità che si integra nell'itinerario umano e cristiano di ogni fedele. È pertanto assai importante che la sua dichiarazione arrivi in tempi ragionevoli".
Il Papa ha ribadito l'obbligo grave "di rendere l'operato istituzionale della Chiesa nei tribunali sempre più vicino ai fedeli. Inoltre, la sensibilità pastorale deve portare a cercare di prevenire le nullità matrimoniali (...) e ad adoperarsi affinché i coniugi risolvano i loro eventuali problemi e trovino la via della riconciliazione".
"Mi auguro che queste riflessioni" - ha concluso il Santo Padre - "giovino a far comprendere meglio come l'amore alla verità raccordi l'istituzione del processo canonico di nullità matrimoniale con l'autentico senso pastorale che deve animare tali processi. In questa chiave di lettura, l'Istruzione 'Dignitas connubii' e le preoccupazioni emerse nell'ultimo Sinodo si rivelano del tutto convergenti".
AC/.../ROTA ROMANA VIS 20060130 (700)
SANTI: TESTIMONI PRIVILEGIATI DEL PRIMATO DELLA CARITÀ
CITTA' DEL VATICANO, 29 GEN. 2006 (VIS). Tema centrale delle riflessioni del Papa prima della recita dell'Angelus con i fedeli riuniti in Piazza San Pietro, è stato il primato della carità ed i suoi testimoni privilegiati: i santi.
Papa Benedetto ha ricordato la Sua prima Enciclica "Deus caritas est", pubblicata mercoledì scorso, dove scrive che i santi "hanno fatto della loro esistenza, pur con mille diverse tonalità, un inno a Dio Amore". In particolare il Papa ha citato i santi commemorati in questi giorni, Santi molto differenti tra loro: "L'Apostolo Paolo con i discepoli Timoteo e Tito" che "appartengono agli inizi della Chiesa, e sono missionari della prima evangelizzazione; nel Medioevo, Tommaso d'Aquino è il modello del teologo cattolico, che incontra in Cristo la suprema sintesi della verità e dell'amore; nel Rinascimento, Angela Merici propone una via di santità anche per chi vive in ambito laico; nell'epoca moderna, Don Bosco, infiammato dalla carità di Gesù Buon Pastore, si prende cura dei ragazzi più disagiati".
"In verità, tutta la storia della Chiesa è storia di santità, animata dall'unico Amore che ha la sua fonte in Dio. Infatti, solo la carità soprannaturale, come quella che sgorga sempre nuova dal cuore di Cristo, può spiegare la prodigiosa fioritura, nel corso dei secoli, di ordini, Istituti religiosi maschili e femminili e di altre forme di vita consacrata".
Il Papa ha concluso le sue riflessioni ricordando che "la Chiesa celebra il prossimo 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore al Tempio, la Giornata della Vita Consacrata. Nel pomeriggio, come amava fare Giovanni Paolo II, presiederò nella Basilica Vaticana la Santa Messa. (...) Ringrazieremo insieme Dio per il dono della vita consacrata e pregheremo affinché essa continui ad essere nel mondo segno eloquente del suo amore misericordioso".
ANG/SANTITÀ/... VIS 20060130 (310)
Papa Benedetto ha ricordato la Sua prima Enciclica "Deus caritas est", pubblicata mercoledì scorso, dove scrive che i santi "hanno fatto della loro esistenza, pur con mille diverse tonalità, un inno a Dio Amore". In particolare il Papa ha citato i santi commemorati in questi giorni, Santi molto differenti tra loro: "L'Apostolo Paolo con i discepoli Timoteo e Tito" che "appartengono agli inizi della Chiesa, e sono missionari della prima evangelizzazione; nel Medioevo, Tommaso d'Aquino è il modello del teologo cattolico, che incontra in Cristo la suprema sintesi della verità e dell'amore; nel Rinascimento, Angela Merici propone una via di santità anche per chi vive in ambito laico; nell'epoca moderna, Don Bosco, infiammato dalla carità di Gesù Buon Pastore, si prende cura dei ragazzi più disagiati".
"In verità, tutta la storia della Chiesa è storia di santità, animata dall'unico Amore che ha la sua fonte in Dio. Infatti, solo la carità soprannaturale, come quella che sgorga sempre nuova dal cuore di Cristo, può spiegare la prodigiosa fioritura, nel corso dei secoli, di ordini, Istituti religiosi maschili e femminili e di altre forme di vita consacrata".
Il Papa ha concluso le sue riflessioni ricordando che "la Chiesa celebra il prossimo 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore al Tempio, la Giornata della Vita Consacrata. Nel pomeriggio, come amava fare Giovanni Paolo II, presiederò nella Basilica Vaticana la Santa Messa. (...) Ringrazieremo insieme Dio per il dono della vita consacrata e pregheremo affinché essa continui ad essere nel mondo segno eloquente del suo amore misericordioso".
ANG/SANTITÀ/... VIS 20060130 (310)
PREGHIERE MALATI DI LEBBRA E VITTIME INCIDENTE POLONIA
CITTA' DEL VATICANO, 29 GEN. 2006 (VIS). Al termine della recita dell'Angelus con le migliaia di persone convenute in Piazza San Pietro, il Papa ha ricordato che oggi si celebra la Giornata mondiale dei malati di lebbra ed ha rivolto un appello ai responsabili delle Nazioni "affinché uniscano gli sforzi per superare i gravi squilibri che ancora penalizzano larga parte dell'umanità".
Ricordando che la celebrazione della Giornata mondiale dei malati di lebbra fu iniziata più di cinquant'anni fa da Raoul Follereau e fu portata avanti "dalle associazioni che si ispirano alla sua opera umanitaria", il Papa ha rivolto un saluto speciale a quanti soffrono per questa malattia ed ha incoraggiato "i missionari, gli operatori sanitari e i volontari impegnati su questa frontiera di servizio all'uomo".
"La lebbra" - ha detto ancora il Papa - "è sintomo di un male più grave e più vasto, che è la miseria. Per questo, sulla scia dei miei Predecessori, rinnovo l'appello ai responsabili delle Nazioni, affinché uniscano gli sforzi per superare i gravi squilibri che ancora penalizzano larga parte dell'umanità".
Nel salutare i pellegrini polacchi, il Santo Padre ha fatto riferimento al "tragico incidente" avvenuto ieri sera a Katowice, costato la vita a numerose persone rimaste schiacciate dal crollo del tetto del padiglione del Centro Internazionale Fieristico dove si teneva una esibizione di piccioni viaggiatori. "Affido alla misericordia di Dio" - ha detto Papa Benedetto - "quanti sono scomparsi, mi unisco nello spirito ai loro famigliari e a coloro che sono rimasti feriti. A tutti imparto la mia cordiale benedizione".
Infine Papa Benedetto si è rivolto ai 5.000 ragazzi e ragazze dell'Azione Cattolica di Roma, radunati in Piazza San Pietro alla fine del "Mese della Pace". Poco prima di liberare con due rappresentanti due colombe, simbolo della pace, il Papa ha detto dalla finestra del suo studio: "So che vi siete proposti di 'allenarvi alla pace', guidati dal grande 'allenatore' che è Gesù. Per questo affido a voi dell'Azione Cattolica Ragazzi il compito che ho proposto a tutti nel Messaggio del 1° gennaio: 'imparate a dire e fare sempre la verità, così diventerete costruttori di pace".
ANG/LEBBRA:INCIDENTE:PACE/... VIS 20060130 (370)
Ricordando che la celebrazione della Giornata mondiale dei malati di lebbra fu iniziata più di cinquant'anni fa da Raoul Follereau e fu portata avanti "dalle associazioni che si ispirano alla sua opera umanitaria", il Papa ha rivolto un saluto speciale a quanti soffrono per questa malattia ed ha incoraggiato "i missionari, gli operatori sanitari e i volontari impegnati su questa frontiera di servizio all'uomo".
"La lebbra" - ha detto ancora il Papa - "è sintomo di un male più grave e più vasto, che è la miseria. Per questo, sulla scia dei miei Predecessori, rinnovo l'appello ai responsabili delle Nazioni, affinché uniscano gli sforzi per superare i gravi squilibri che ancora penalizzano larga parte dell'umanità".
Nel salutare i pellegrini polacchi, il Santo Padre ha fatto riferimento al "tragico incidente" avvenuto ieri sera a Katowice, costato la vita a numerose persone rimaste schiacciate dal crollo del tetto del padiglione del Centro Internazionale Fieristico dove si teneva una esibizione di piccioni viaggiatori. "Affido alla misericordia di Dio" - ha detto Papa Benedetto - "quanti sono scomparsi, mi unisco nello spirito ai loro famigliari e a coloro che sono rimasti feriti. A tutti imparto la mia cordiale benedizione".
Infine Papa Benedetto si è rivolto ai 5.000 ragazzi e ragazze dell'Azione Cattolica di Roma, radunati in Piazza San Pietro alla fine del "Mese della Pace". Poco prima di liberare con due rappresentanti due colombe, simbolo della pace, il Papa ha detto dalla finestra del suo studio: "So che vi siete proposti di 'allenarvi alla pace', guidati dal grande 'allenatore' che è Gesù. Per questo affido a voi dell'Azione Cattolica Ragazzi il compito che ho proposto a tutti nel Messaggio del 1° gennaio: 'imparate a dire e fare sempre la verità, così diventerete costruttori di pace".
ANG/LEBBRA:INCIDENTE:PACE/... VIS 20060130 (370)
UDIENZE
CITTA' DEL VATICANO, 30 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:
- Il Signor Dieter Althaus, Ministro Presidente dello Stato Libero di Thüringen, con la Consorte e Seguito.
- Il Cardinale Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid (Spagna).
- Il Cardinale Salvatore De Giorgi, Arcivescovo di Palermo (Italia).
Sabato 28 gennaio il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:
- Il Signor Karolos Papoulias, Presidente di Grecia, con la Consorte e Seguito.
- Il Monsignore Antoni Stankiewicz, Decano del Tribunale della Rota Romana.
Il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
AP/.../... VIS 20060130 (110)
- Il Signor Dieter Althaus, Ministro Presidente dello Stato Libero di Thüringen, con la Consorte e Seguito.
- Il Cardinale Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid (Spagna).
- Il Cardinale Salvatore De Giorgi, Arcivescovo di Palermo (Italia).
Sabato 28 gennaio il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:
- Il Signor Karolos Papoulias, Presidente di Grecia, con la Consorte e Seguito.
- Il Monsignore Antoni Stankiewicz, Decano del Tribunale della Rota Romana.
Il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
AP/.../... VIS 20060130 (110)
venerdì 27 gennaio 2006
RICERCA DELLA VERITÀ CONDIZIONE DI UNA DEMOCRAZIA REALE
CITTA' DEL VATICANO, 27 GEN. 2006 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto il Presidente ed un gruppo di dirigenti delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (A.C.L.I.), in occasione del 60° anniversario di fondazione.
Nel suo discorso il Santo Padre ha ricordato: le tre "consegne" o "fedeltà", che storicamente vi siete impegnati ad incarnare nella vostra multiforme attività". La prima è la "fedeltà ai lavoratori. È la persona 'il metro della dignità del lavoro'. Per questo il Magistero ha sempre richiamato la dimensione umana dell'attività lavorativa (...), senza dimenticare che il coronamento dell'insegnamento biblico sul lavoro è il comandamento del riposo. Esigere dunque che la domenica non venga omologata a tutti gli altri giorni della settimana è una scelta di civiltà".
"Dal primato della valenza etica del lavoro umano" - ha proseguito il Pontefice - "derivano ulteriori priorità: quella dell'uomo sullo stesso lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei beni sul diritto alla proprietà privata: insomma la priorità dell'essere sull'avere".
Sottolineando che nel nostro tempo la scienza e la tecnica "offrono possibilità straordinarie per migliorare l'esistenza di tutti", Papa Benedetto ha affermato che "un uso distorto di questo potere può provocare gravi e irreparabili minacce per il destino della vita stessa".
"La tutela della vita dal concepimento al suo termine naturale, e ovunque questa sia minacciata, offesa o calpestata, è il primo dovere in cui si esprime un'autentica etica della responsabilità, che si estende coerentemente a tutte le altre forme di povertà, di ingiustizia e di esclusione".
"La seconda consegna (...) è la fedeltà alla democrazia, che sola può garantire l'uguaglianza e i diritti per tutti. (...) La giustizia è il banco di prova di un'autentica democrazia. Ciò posto, non va dimenticato che la ricerca della verità costituisce al contempo la condizione di possibilità di una democrazia reale e non apparente: 'Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia'" - ha detto Papa Benedetto citando l'Enciclica di Giovanni Paolo II "Centesimus annus":
"La terza consegna" - ha detto ancora il Santo Padre - "è la fedeltà alla Chiesa. Solo un'adesione cordiale ed appassionata al cammino ecclesiale garantirà quella necessaria identità che sa farsi presente in ogni ambito della società e del mondo, senza perdere il sapore e il profumo del Vangelo".
"Da laici e lavoratori cristiani associati" - ha concluso il Papa - "curate sempre la formazione dei vostri soci e dirigenti, nella prospettiva del peculiare servizio a cui siete chiamati. Come testimoni del Vangelo e tessitori di legami fraterni, siate coraggiosamente presenti negli ambiti cruciali della vita sociale".
AC/LAVORO/ACLI VIS 20060127 (440)
Nel suo discorso il Santo Padre ha ricordato: le tre "consegne" o "fedeltà", che storicamente vi siete impegnati ad incarnare nella vostra multiforme attività". La prima è la "fedeltà ai lavoratori. È la persona 'il metro della dignità del lavoro'. Per questo il Magistero ha sempre richiamato la dimensione umana dell'attività lavorativa (...), senza dimenticare che il coronamento dell'insegnamento biblico sul lavoro è il comandamento del riposo. Esigere dunque che la domenica non venga omologata a tutti gli altri giorni della settimana è una scelta di civiltà".
"Dal primato della valenza etica del lavoro umano" - ha proseguito il Pontefice - "derivano ulteriori priorità: quella dell'uomo sullo stesso lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei beni sul diritto alla proprietà privata: insomma la priorità dell'essere sull'avere".
Sottolineando che nel nostro tempo la scienza e la tecnica "offrono possibilità straordinarie per migliorare l'esistenza di tutti", Papa Benedetto ha affermato che "un uso distorto di questo potere può provocare gravi e irreparabili minacce per il destino della vita stessa".
"La tutela della vita dal concepimento al suo termine naturale, e ovunque questa sia minacciata, offesa o calpestata, è il primo dovere in cui si esprime un'autentica etica della responsabilità, che si estende coerentemente a tutte le altre forme di povertà, di ingiustizia e di esclusione".
"La seconda consegna (...) è la fedeltà alla democrazia, che sola può garantire l'uguaglianza e i diritti per tutti. (...) La giustizia è il banco di prova di un'autentica democrazia. Ciò posto, non va dimenticato che la ricerca della verità costituisce al contempo la condizione di possibilità di una democrazia reale e non apparente: 'Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia'" - ha detto Papa Benedetto citando l'Enciclica di Giovanni Paolo II "Centesimus annus":
"La terza consegna" - ha detto ancora il Santo Padre - "è la fedeltà alla Chiesa. Solo un'adesione cordiale ed appassionata al cammino ecclesiale garantirà quella necessaria identità che sa farsi presente in ogni ambito della società e del mondo, senza perdere il sapore e il profumo del Vangelo".
"Da laici e lavoratori cristiani associati" - ha concluso il Papa - "curate sempre la formazione dei vostri soci e dirigenti, nella prospettiva del peculiare servizio a cui siete chiamati. Come testimoni del Vangelo e tessitori di legami fraterni, siate coraggiosamente presenti negli ambiti cruciali della vita sociale".
AC/LAVORO/ACLI VIS 20060127 (440)
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Libertà e diritti
SIATE SEGNI PROFETICI UMANITÀ LIBERATA RANCORE E PAURA
CITTA' DEL VATICANO, 27 GEN. 2006 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Vaticano i Presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo al termine della Visita "ad Limina Apostolorum".
Nel suo discorso il Papa ha ricordato "le profonde cicatrici che hanno lasciato nella memoria del popolo" i sanguinosi conflitti che il Paese ha vissuto negli ultimi anni ed ha lodato l'opera dei Vescovi congolesi che "hanno chiamato i responsabili locali a dar prova di responsabilità e coraggio affinché le popolazioni vivano nella pace e nella sicurezza". Il Papa ha incoraggiato la Conferenza Episcopale a "rimanere vigile per accompagnare il progresso in corso" nel processo di pacificazione del Paese.
Papa Benedetto XVI ha citato numerose volte l'Esortazione Apostolica post-sinodale "Ecclesia in Africa", della quale nel 2005 ricorreva il decimo anniversario di pubblicazione ed ha affermato: "Nel convocare l'Assemblea Sinodale Papa Giovanni Paolo II intendeva promuovere una solidarietà pastorale organica nel continente africano, affinché la Chiesa trasmettesse un messaggio di fede, di speranza e di carità credibile a tutti gli uomini di buona volontà, per un nuovo slancio missionario delle Chiese particolari. Mentre alcune Diocesi celebrano i cento anni di evangelizzazione, auspico che ciascuno di voi profitti per fare il punto sulla questione centrale della diffusione del Vangelo e ne tragga le conseguenze pastorali per la vita delle comunità locali affinché l'ardore apostolico dei pastori e dei fedeli sia rinnovato e la ricostruzione morale, spirituale e materiale unisca le comunità in una sola famiglia, segno di fraternità per i vostri contemporanei".
"Voi sottolineate" - ha proseguito il Pontefice - "la necessità di lavorare ad una evangelizzazione in profondità dei fedeli. Le comunità ecclesiali vive presenti in tutti i punti delle vostre Diocesi, ben riflettono questa evangelizzazione di vicinanza che rende i fedeli più adulti nella loro fede, in uno spirito di fraternità evangelica che stimola tutti a riflettere insieme sui diversi aspetti della vita ecclesiale. Queste comunità costituiscono così un prezioso baluardo contro l'offensiva delle sette che sfruttano la credulità dei fedeli fuorviandoli, proponendo una falsa visione della salvezza e del Vangelo ed una morale accomodante".
Benedetto XVI ha insistito sulla necessità della "formazione permanente dei responsabili di queste comunità, specialmente i catechisti" ed ha esortato i Presuli a dedicare le loro cure affinché "le Comunità ecclesiali vive siano veramente missionarie, desiderose non solo di accogliere il Vangelo di Cristo ma anche siano pronte a rendere testimonianza ai fratelli. (...) In questi tempi particolarmente decisivi per la vita del vostro paese, ricordate ugualmente ai fedeli laici l'urgenza d'assumere il rinnovamento dell'ordine temporale, chiamandoli ad 'esercitare sul tessuto sociale un influsso volto a trasformare non soltanto le mentalità, ma le stesse strutture della società in modo che vi si rispecchino meglio i disegni di Dio sulla famiglia umana".
Il Papa ha quindi salutato tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose che operano nel continente africano ed ha detto: "Conosco le condizioni difficili nelle quali molti di loro esercitano la loro missione e li ringrazio per il loro servizio spesso eroico". In merito Benedetto XVI ha invitato i Presuli ad esortare i sacerdoti "all'eccellenza nella vita spirituale e morale, ricordando loro il legame unico che associa i sacerdoti a Cristo, dei quali il celibato sacerdotale, vissuto nella perfetta castità, manifesta la profondità e il carattere vitale".
"Vi incoraggio inoltre" - ha proseguito il Pontefice - "a sviluppare sempre i legami di comunione nel vostro presbiterio diocesano. Come precisate nei vostri rapporti quinquennali, la permanenza dei conflitti ha talvolta negativamente influito sull'unità di tale presbiterio, favorendo lo sviluppo del tribalismo e di lotte di potere nefaste per l'edificazione del Corpo di Cristo, fonte di confusione per i fedeli".
"Esorto ciascuno a ritrovare la profonda fraternità sacerdotale che è propria dei ministri ordinati" - ha detto ancora il Santo Padre invitando i Vescovi ad incoraggiare i sacerdoti "ad esercitarsi reciprocamente alla carità fraterna, proponendo loro in particolare certe forme di vita comunitaria, per aiutarli a crescere insieme in santità nella fedeltà alla loro vocazione e alla loro missione, in piena comunione con voi".
"Al termine del nostro incontro, vi invito alla speranza. Da più di un secolo la Buona Novella è annunciata nella vostra terra. (...) Che le vostre comunità, incoraggiate dai testimoni della fede nel vostro Paese, in particolare la Beata Marie-Clémentine Anuarite Nengapeta ed il Beato Isidore Bakanja, siano segni profetici di un'umanità rinnovata dal Cristo, umanità liberata dal rancore e dalla paura".
AL/REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO/... VIS 20060127 (760)
Nel suo discorso il Papa ha ricordato "le profonde cicatrici che hanno lasciato nella memoria del popolo" i sanguinosi conflitti che il Paese ha vissuto negli ultimi anni ed ha lodato l'opera dei Vescovi congolesi che "hanno chiamato i responsabili locali a dar prova di responsabilità e coraggio affinché le popolazioni vivano nella pace e nella sicurezza". Il Papa ha incoraggiato la Conferenza Episcopale a "rimanere vigile per accompagnare il progresso in corso" nel processo di pacificazione del Paese.
Papa Benedetto XVI ha citato numerose volte l'Esortazione Apostolica post-sinodale "Ecclesia in Africa", della quale nel 2005 ricorreva il decimo anniversario di pubblicazione ed ha affermato: "Nel convocare l'Assemblea Sinodale Papa Giovanni Paolo II intendeva promuovere una solidarietà pastorale organica nel continente africano, affinché la Chiesa trasmettesse un messaggio di fede, di speranza e di carità credibile a tutti gli uomini di buona volontà, per un nuovo slancio missionario delle Chiese particolari. Mentre alcune Diocesi celebrano i cento anni di evangelizzazione, auspico che ciascuno di voi profitti per fare il punto sulla questione centrale della diffusione del Vangelo e ne tragga le conseguenze pastorali per la vita delle comunità locali affinché l'ardore apostolico dei pastori e dei fedeli sia rinnovato e la ricostruzione morale, spirituale e materiale unisca le comunità in una sola famiglia, segno di fraternità per i vostri contemporanei".
"Voi sottolineate" - ha proseguito il Pontefice - "la necessità di lavorare ad una evangelizzazione in profondità dei fedeli. Le comunità ecclesiali vive presenti in tutti i punti delle vostre Diocesi, ben riflettono questa evangelizzazione di vicinanza che rende i fedeli più adulti nella loro fede, in uno spirito di fraternità evangelica che stimola tutti a riflettere insieme sui diversi aspetti della vita ecclesiale. Queste comunità costituiscono così un prezioso baluardo contro l'offensiva delle sette che sfruttano la credulità dei fedeli fuorviandoli, proponendo una falsa visione della salvezza e del Vangelo ed una morale accomodante".
Benedetto XVI ha insistito sulla necessità della "formazione permanente dei responsabili di queste comunità, specialmente i catechisti" ed ha esortato i Presuli a dedicare le loro cure affinché "le Comunità ecclesiali vive siano veramente missionarie, desiderose non solo di accogliere il Vangelo di Cristo ma anche siano pronte a rendere testimonianza ai fratelli. (...) In questi tempi particolarmente decisivi per la vita del vostro paese, ricordate ugualmente ai fedeli laici l'urgenza d'assumere il rinnovamento dell'ordine temporale, chiamandoli ad 'esercitare sul tessuto sociale un influsso volto a trasformare non soltanto le mentalità, ma le stesse strutture della società in modo che vi si rispecchino meglio i disegni di Dio sulla famiglia umana".
Il Papa ha quindi salutato tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose che operano nel continente africano ed ha detto: "Conosco le condizioni difficili nelle quali molti di loro esercitano la loro missione e li ringrazio per il loro servizio spesso eroico". In merito Benedetto XVI ha invitato i Presuli ad esortare i sacerdoti "all'eccellenza nella vita spirituale e morale, ricordando loro il legame unico che associa i sacerdoti a Cristo, dei quali il celibato sacerdotale, vissuto nella perfetta castità, manifesta la profondità e il carattere vitale".
"Vi incoraggio inoltre" - ha proseguito il Pontefice - "a sviluppare sempre i legami di comunione nel vostro presbiterio diocesano. Come precisate nei vostri rapporti quinquennali, la permanenza dei conflitti ha talvolta negativamente influito sull'unità di tale presbiterio, favorendo lo sviluppo del tribalismo e di lotte di potere nefaste per l'edificazione del Corpo di Cristo, fonte di confusione per i fedeli".
"Esorto ciascuno a ritrovare la profonda fraternità sacerdotale che è propria dei ministri ordinati" - ha detto ancora il Santo Padre invitando i Vescovi ad incoraggiare i sacerdoti "ad esercitarsi reciprocamente alla carità fraterna, proponendo loro in particolare certe forme di vita comunitaria, per aiutarli a crescere insieme in santità nella fedeltà alla loro vocazione e alla loro missione, in piena comunione con voi".
"Al termine del nostro incontro, vi invito alla speranza. Da più di un secolo la Buona Novella è annunciata nella vostra terra. (...) Che le vostre comunità, incoraggiate dai testimoni della fede nel vostro Paese, in particolare la Beata Marie-Clémentine Anuarite Nengapeta ed il Beato Isidore Bakanja, siano segni profetici di un'umanità rinnovata dal Cristo, umanità liberata dal rancore e dalla paura".
AL/REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO/... VIS 20060127 (760)
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Visita 'ad Limina Apostolorum'
ALTRI ATTI PONTIFICI
CITTA' DEL VATICANO, 27 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha nominato l'Arcivescovo Marco Dino Brogi, che è Nunzio Apostolico, Consultore della Segreteria di Stato - Sezione per i Rapporti con gli Stati.
NA/.../BROGI VIS 20060127 (40)
NA/.../BROGI VIS 20060127 (40)
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Nomine ed altri atti pontifici
UDIENZE
CITTA' DEL VATICANO, 27 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza il Cardinale Marc Ouellet, Arcivescovo di Québec (Canada).
Nel pomeriggio è in programma che il Santo Padre riceva l'Arcivescovo Angelo Amato, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.
AP/.../... VIS 20060127 (50)
Nel pomeriggio è in programma che il Santo Padre riceva l'Arcivescovo Angelo Amato, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.
AP/.../... VIS 20060127 (50)
giovedì 26 gennaio 2006
VIAGGIO DEL CARDINALE KASPER IN ARMENIA E GEORGIA
CITTA' DEL VATICANO, 26 GEN. 2006 (VIS). Dal 26 al 30 gennaio si terrà in Armenia, presso il Catholicossato di Etchmiadzin, la terza riunione della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese orientali ortodosse. Istituita nel 2003, la Commissione mista ha tenuto due riunioni, la prima a Il Cairo (Egitto) nel 2004 e la seconda a Roma nel 2005.
Alla riunione, convocata dal Catholicos di tutti gli Armeni, Sua Santità Karekin II, assisteranno due Delegazioni - cattolica ed ortodossa - la prima guidata dal Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e la seconda dal Metropolita Amba Bishoy della Chiesa Copto-Ortodossa.
Un Comunicato reso pubblico oggi precisa che nel programma della riunione figurano "tre temi di studio e di dialogo correlati con il tema centrale della Chiesa come comunione: i Vescovi nella successione apostolica; il rapporto tra primato e sinodalità/collegialità; il funzionamento e l'importanza ecclesiologica dei sinodi a livello locale e ecumenico".
Inoltre dal 31 gennaio al 4 febbraio, il Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani si recherà in visita in Georgia, accompagnato dal Padre Jozef M. Maj, S.J., Officiale della Sezione Orientale del medesimo Pontificio Consiglio.
Obiettivo della visita, la prima che un Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani compie in Georgia nel corso degli ultimi quindici anni, risponde all'invito del Vescovo Giuseppe Pasotto, Amministratore Apostolico del Caucaso dei Latini, di visitare la comunità cattolica locale e di rendere una visita ufficiale a Sua Santità Ilia II, Catholicos Patriarca di tutta la Georgia e Primate della Chiesa ortodossa di Georgia.
Oltre a tenere una conferenza sul tema "I rapporti tra la Chiesa cattolica e l'ortodossia", il Cardinale Kasper presiederà una Santa Messa, il 2 febbraio, Festa della Presentazione del Signore, con la partecipazione del clero e dei fedeli del luogo e prenderà parte anche ad una preghiera ecumenica nella Cattedrale della Chiesa Apostolica Armena a Tbilisi (Georgia). Il Comunicato rende noto infine che il Cardinale si recherà in visita all'Accademia Ecclesiastica e ai santuari e luoghi di vita monastica più significativi della Chiesa Ortodossa.
CON-UC/VISITA ARMENIA:GEORGIA/KASPER VIS 20060126 (360)
Alla riunione, convocata dal Catholicos di tutti gli Armeni, Sua Santità Karekin II, assisteranno due Delegazioni - cattolica ed ortodossa - la prima guidata dal Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e la seconda dal Metropolita Amba Bishoy della Chiesa Copto-Ortodossa.
Un Comunicato reso pubblico oggi precisa che nel programma della riunione figurano "tre temi di studio e di dialogo correlati con il tema centrale della Chiesa come comunione: i Vescovi nella successione apostolica; il rapporto tra primato e sinodalità/collegialità; il funzionamento e l'importanza ecclesiologica dei sinodi a livello locale e ecumenico".
Inoltre dal 31 gennaio al 4 febbraio, il Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani si recherà in visita in Georgia, accompagnato dal Padre Jozef M. Maj, S.J., Officiale della Sezione Orientale del medesimo Pontificio Consiglio.
Obiettivo della visita, la prima che un Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani compie in Georgia nel corso degli ultimi quindici anni, risponde all'invito del Vescovo Giuseppe Pasotto, Amministratore Apostolico del Caucaso dei Latini, di visitare la comunità cattolica locale e di rendere una visita ufficiale a Sua Santità Ilia II, Catholicos Patriarca di tutta la Georgia e Primate della Chiesa ortodossa di Georgia.
Oltre a tenere una conferenza sul tema "I rapporti tra la Chiesa cattolica e l'ortodossia", il Cardinale Kasper presiederà una Santa Messa, il 2 febbraio, Festa della Presentazione del Signore, con la partecipazione del clero e dei fedeli del luogo e prenderà parte anche ad una preghiera ecumenica nella Cattedrale della Chiesa Apostolica Armena a Tbilisi (Georgia). Il Comunicato rende noto infine che il Cardinale si recherà in visita all'Accademia Ecclesiastica e ai santuari e luoghi di vita monastica più significativi della Chiesa Ortodossa.
CON-UC/VISITA ARMENIA:GEORGIA/KASPER VIS 20060126 (360)
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Dialogo interreligioso/Ecumenismo
ECUMENISMO IN EUROPA: AFFRONTARE UNITI SFIDE ATTUALI
CITTA' DEL VATICANO, 26 GEN. 2006 (VIS). Questa mattina, nel ricevere in Vaticano i membri della Commissione preparatoria della III Assemblea Ecumenica Europea, il Santo Padre Benedetto XVI ha detto: "La vostra visita è un'ulteriore occasione per porre in luce i vincoli di comunione che ci legano in Cristo, e rinnovare la volontà di operare insieme perché quanto prima si giunga alla piena unità".
Nel salutare i rappresentanti degli organismi ecumenici d'Europa, il Santo Padre ha detto: "Sono particolarmente contento quest'oggi di incontrarvi nuovamente dopo aver partecipato ieri nella Basilica di San Paolo alla conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani".
"Voi avete voluto iniziare" - ha detto ancora Papa Benedetto - "il pellegrinaggio ecumenico europeo, che avrà il suo culmine nell'assemblea di Sibiu, in Romania, nel settembre 2007, proprio qui da Roma, dove ebbero luogo la predicazione e il martirio degli apostoli Pietro e Paolo. E questo è quanto mai significativo perché gli Apostoli ci hanno per primi annunciato quel Vangelo che, come cristiani, siamo chiamati a proclamare e testimoniare all'Europa di oggi".
Riferendosi successivamente al cammino della ricerca della piena comunione, il cui tema scelto come itinerario spirituale è: "La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa", il Santo Padre ha affermato che "perché sia fruttuoso il processo di unificazione che ha avviato, l'Europa ha bisogno di riscoprire le sue radici cristiane, dando spazio ai valori etici che fanno parte del suo vasto e consolidato patrimonio spirituale".
"Tuttavia la presenza di noi cristiani sarà incisiva e illuminante solo se avremo il coraggio di percorrere con decisione la via della riconciliazione e dell'unità. (...) Questo sforzo è richiesto a tutti, (...), perché tutti abbiamo una specifica responsabilità per quanto concerne il cammino ecumenico dei cristiani nel nostro Continente e nel resto del mondo".
"Dopo la caduta del muro, che divideva i Paesi dell'Oriente e dell'Occidente in Europa, è più facile l'incontro tra i popoli; (...) si avverte il bisogno di affrontare uniti le grandi sfide del momento, a iniziare da quella della modernità e della secolarizzazione".
Il Papa ha concluso il suo discorso ricordando che: "L'esperienza dimostra ampiamente che il dialogo sincero e fraterno genera fiducia, elimina le paure e i preconcetti, scioglie le difficoltà e apre al confronto sereno e costruttivo".
AC/ASSEMBLEA ECUMENICA EUROPEA/... VIS 20060126 (400)
Nel salutare i rappresentanti degli organismi ecumenici d'Europa, il Santo Padre ha detto: "Sono particolarmente contento quest'oggi di incontrarvi nuovamente dopo aver partecipato ieri nella Basilica di San Paolo alla conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani".
"Voi avete voluto iniziare" - ha detto ancora Papa Benedetto - "il pellegrinaggio ecumenico europeo, che avrà il suo culmine nell'assemblea di Sibiu, in Romania, nel settembre 2007, proprio qui da Roma, dove ebbero luogo la predicazione e il martirio degli apostoli Pietro e Paolo. E questo è quanto mai significativo perché gli Apostoli ci hanno per primi annunciato quel Vangelo che, come cristiani, siamo chiamati a proclamare e testimoniare all'Europa di oggi".
Riferendosi successivamente al cammino della ricerca della piena comunione, il cui tema scelto come itinerario spirituale è: "La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa", il Santo Padre ha affermato che "perché sia fruttuoso il processo di unificazione che ha avviato, l'Europa ha bisogno di riscoprire le sue radici cristiane, dando spazio ai valori etici che fanno parte del suo vasto e consolidato patrimonio spirituale".
"Tuttavia la presenza di noi cristiani sarà incisiva e illuminante solo se avremo il coraggio di percorrere con decisione la via della riconciliazione e dell'unità. (...) Questo sforzo è richiesto a tutti, (...), perché tutti abbiamo una specifica responsabilità per quanto concerne il cammino ecumenico dei cristiani nel nostro Continente e nel resto del mondo".
"Dopo la caduta del muro, che divideva i Paesi dell'Oriente e dell'Occidente in Europa, è più facile l'incontro tra i popoli; (...) si avverte il bisogno di affrontare uniti le grandi sfide del momento, a iniziare da quella della modernità e della secolarizzazione".
Il Papa ha concluso il suo discorso ricordando che: "L'esperienza dimostra ampiamente che il dialogo sincero e fraterno genera fiducia, elimina le paure e i preconcetti, scioglie le difficoltà e apre al confronto sereno e costruttivo".
AC/ASSEMBLEA ECUMENICA EUROPEA/... VIS 20060126 (400)
UMILMENTE E INSTANCABILMENTE IMPLORIAMO DONO UNITÀ
CITTA' DEL VATICANO, 26 GEN. 2006 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la celebrazione dei Secondi Vespri della festa della Conversione di San Paolo, a conclusione della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, sul tema: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Matteo 18,20).
"L'aspirazione di ogni Comunità cristiana e di ogni singolo fedele all'unità" - ha detto il Santo Padre - "e la forza per realizzarla sono un dono dello Spirito Santo e vanno di pari passo con una sempre più profonda e radicale fedeltà al Vangelo. Ci rendiamo conto che alla base dell'impegno ecumenico c'è la conversione del cuore".
Ricordando il titolo della Sua prima Enciclica "Deus caritas est", il Santo Padre ha affermato: "Dio è amore. Su questa solida roccia poggia tutta intera la fede della Chiesa. (...) Su questa verità, culmine della divina rivelazione, le divisioni, pur mantenendo la loro dolorosa gravità, appaiono superabili e non ci scoraggiano".
"L'amore vero" - ha proseguito il Pontefice - "non annulla le legittime differenze, ma le armonizza in una superiore unità, che non viene imposta dall'esterno, ma che dall'interno dà forma, per così dire, all'insieme".
"Lo sappiamo bene" - ha sottolineato il Papa - "l'auspicato compimento dell'unità dipende in primo luogo dalla volontà di Dio, il cui disegno e la cui generosità superano la comprensione dell'uomo e le sue stesse richieste ed attese. Contando proprio sulla bontà divina, intensifichiamo la nostra preghiera comune per l'unità, che è un mezzo necessario e quanto mai efficace".
L'unità dei cristiani, ha ribadito Papa Benedetto, "è la nostra comune missione; è la condizione perché la luce di Cristo si diffonda più efficacemente in ogni angolo del mondo e gli uomini si convertano e siano salvati".
"Quanta strada sta dinanzi a noi!" - ha esclamato il Pontefice concludendo l'omelia con queste parole: "Eppure non perdiamo la fiducia, anzi con più lena riprendiamo il cammino insieme. Cristo ci precede e ci accompagna. Noi contiamo sulla sua indefettibile presenza; da Lui umilmente e instancabilmente imploriamo il prezioso dono dell'unità e della pace".
HML/UNITÀ CRISTIANI/SAN PAOLO FUORI LE MURA VIS 20060126 (370)
"L'aspirazione di ogni Comunità cristiana e di ogni singolo fedele all'unità" - ha detto il Santo Padre - "e la forza per realizzarla sono un dono dello Spirito Santo e vanno di pari passo con una sempre più profonda e radicale fedeltà al Vangelo. Ci rendiamo conto che alla base dell'impegno ecumenico c'è la conversione del cuore".
Ricordando il titolo della Sua prima Enciclica "Deus caritas est", il Santo Padre ha affermato: "Dio è amore. Su questa solida roccia poggia tutta intera la fede della Chiesa. (...) Su questa verità, culmine della divina rivelazione, le divisioni, pur mantenendo la loro dolorosa gravità, appaiono superabili e non ci scoraggiano".
"L'amore vero" - ha proseguito il Pontefice - "non annulla le legittime differenze, ma le armonizza in una superiore unità, che non viene imposta dall'esterno, ma che dall'interno dà forma, per così dire, all'insieme".
"Lo sappiamo bene" - ha sottolineato il Papa - "l'auspicato compimento dell'unità dipende in primo luogo dalla volontà di Dio, il cui disegno e la cui generosità superano la comprensione dell'uomo e le sue stesse richieste ed attese. Contando proprio sulla bontà divina, intensifichiamo la nostra preghiera comune per l'unità, che è un mezzo necessario e quanto mai efficace".
L'unità dei cristiani, ha ribadito Papa Benedetto, "è la nostra comune missione; è la condizione perché la luce di Cristo si diffonda più efficacemente in ogni angolo del mondo e gli uomini si convertano e siano salvati".
"Quanta strada sta dinanzi a noi!" - ha esclamato il Pontefice concludendo l'omelia con queste parole: "Eppure non perdiamo la fiducia, anzi con più lena riprendiamo il cammino insieme. Cristo ci precede e ci accompagna. Noi contiamo sulla sua indefettibile presenza; da Lui umilmente e instancabilmente imploriamo il prezioso dono dell'unità e della pace".
HML/UNITÀ CRISTIANI/SAN PAOLO FUORI LE MURA VIS 20060126 (370)
UDIENZE
CITTA' DEL VATICANO, 26 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:
- Il Signor Lech Kaczynski, Presidente della Repubblica di Polonia, con la Consorte e Seguito.
- L'Arcivescovo Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino (Italia).
- Il Vescovo Joseph Bolangi Egwanga Edita Tasame, di Budjala (Repubblica Democratica del Congo), in Visita "ad Limina Apostolorum".
- Il Reverendo José Rodríguez Carballo, O.F.M., Ministro Generale dell'Ordine Francescano dei Frati Minori.
Nel pomeriggio è in programma che il Santo Padre riceva il Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
AP:AL/.../... VIS 20060126 (100)
- Il Signor Lech Kaczynski, Presidente della Repubblica di Polonia, con la Consorte e Seguito.
- L'Arcivescovo Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino (Italia).
- Il Vescovo Joseph Bolangi Egwanga Edita Tasame, di Budjala (Repubblica Democratica del Congo), in Visita "ad Limina Apostolorum".
- Il Reverendo José Rodríguez Carballo, O.F.M., Ministro Generale dell'Ordine Francescano dei Frati Minori.
Nel pomeriggio è in programma che il Santo Padre riceva il Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
AP:AL/.../... VIS 20060126 (100)
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mercoledì 25 gennaio 2006
DIO È AMORE, PRIMA ENCICLICA DI PAPA BENEDETTO XVI
CITTA' DEL VATICANO, 25 GEN. 2006 (VIS). Di seguito riportiamo una sintesi della prima Enciclica di Papa Benedetto XVI "Deus caritas est" (Dio è amore), sull'amore cristiano, datata 25 dicembre, Solennità del Natale del Signore.
L'Enciclica è articolata in due grandi parti. La prima, intitolata: "L'unità dell'amore nella creazione e nella storia della salvezza" offre una riflessione teologico-filosofica sull'"amore" nelle sue diverse dimensioni - "eros", "philia", "agape" - precisando alcuni dati essenziali dell'amore di Dio per l'uomo e dell'intrinseco legame che tale amore ha con quello umano. La seconda parte, intitolata "Caritas - l'esercizio dell'amore da parte della Chiesa quale comunità d'amore" tratta dell'esercizio concreto del comandamento dell'amore verso il prossimo.
PRIMA PARTE
Il termine amore, una delle parole più usate ed anche abusate nel mondo d'oggi, possiede un vasto campo semantico. Nella molteplicità di significati, però, emerge come archetipo di amore per eccellenza quello tra uomo e donna, che nell'antica Grecia era qualificato col nome di 'eros'. Nella Bibbia, e soprattutto nel Nuovo Testamento, il concetto di "amore" viene approfondito - uno sviluppo che si esprime nella messa ai margini della parola "eros" in favore del termine "agape" per esprimere un amore oblativo.
Questa nuova visione dell'amore, una novità essenziale del cristianesimo, non di rado è stata valutata in modo assolutamente negativo come rifiuto dell'eros e della corporeità. Anche se tendenze di tal genere ci sono state, il senso di questo approfondimento è un altro. L'"eros", posto nella natura dell'uomo dal suo stesso Creatore, ha bisogno di disciplina, di purificazione e di maturazione per non perdere la sua dignità originaria e non degradare a puro sesso, diventando una merce.
La fede cristiana ha sempre considerato l'uomo come essere nel quale spirito e materia si compenetrano a vicenda, traendo da ciò una nuova nobiltà. La sfida dell'"eros" può dirsi superata quando nell'uomo corpo e anima si ritrovano in perfetta armonia. Allora l'amore diventa, sì, "estasi", però estasi non nel senso di un momento di ebbrezza passeggera, ma come esodo permanente dall'io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio: in questo modo l'"eros" può sollevare l'essere umano "in estasi" verso il Divino.
In definitiva, "eros" e "agape" esigono di non essere mai separati completamente l'uno dall'altra, anzi quanto più ambedue, pur in dimensioni diverse, trovano il loro giusto equilibrio, tanto più si realizza la vera natura dell'amore. Anche se l'eros inizialmente è soprattutto desiderio, nell'avvicinarsi poi all'altra persona si porrà sempre meno domande su di sé, cercherà sempre più la felicità dell'altro, si donerà e desidererà esserci per l'altro: così si inserisce in esso e si afferma il momento dell'"agape".
In Gesù Cristo, che è l'amore incarnato di Dio, l'"eros"-"agape" raggiunge la sua forma più radicale. Nella morte in croce, Gesù, donandosi per rialzare e salvare l'uomo, esprime l'amore nella forma più sublime. A questo atto di offerta Gesù ha assicurato una presenza duratura attraverso l'istituzione dell'Eucaristia, in cui sotto le specie del pane e del vino dona se stesso come nuova manna che ci unisce a Lui. Partecipando all'Eucaristia, anche noi veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione. Ci uniamo a Lui e allo stesso tempo ci uniamo a tutti gli altri ai quali Egli si dona; diventiamo così tutti un solo corpo. In tal modo amore per Dio e amore per il prossimo sono veramente fusi insieme. Il duplice comandamento, grazie a questo incontro con l'"agape" di Dio, non è più soltanto esigenza: l'amore può essere comandato perché prima è donato.
SECONDA PARTE
L'amore del prossimo radicato nell'amore di Dio, oltre che compito per ogni singolo fedele, lo è anche per l'intera comunità ecclesiale, che nella sua attività caritativa deve rispecchiare l'amore trinitario. La coscienza di tale compito ha avuto rilevanza costitutiva nella Chiesa fin dai suoi inizi (cfr At 2, 44-45) e ben presto si è manifestata anche la necessità di una certa organizzazione quale presupposto per un suo più efficace adempimento.
Così nella struttura fondamentale della Chiesa emerse la "diaconia" come servizio dell'amore verso il prossimo esercitato comunitariamente e in modo ordinato - un servizio concreto, ma al contempo anche spirituale (cfr At 6, 1-6). Con il progressivo diffondersi della Chiesa, questo esercizio della carità si confermò come uno dei suoi ambiti essenziali. L'intima natura della Chiesa si esprime così in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), servizio della carità (diakonia). Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l'uno dall'altro.
Fin dal secolo XIX, contro l'attività caritativa della Chiesa è stata sollevata un'obiezione fondamentale: essa sarebbe in contrapposizione - s'è detto - con la giustizia e finirebbe per agire come sistema di conservazione dello status quo. Con il compimento di singole opere di carità la Chiesa favorirebbe il mantenimento del sistema ingiusto in atto rendendolo in qualche modo sopportabile e frenando così la ribellione e il potenziale rivolgimento verso un mondo migliore.
In questo senso il marxismo aveva indicato nella rivoluzione mondiale e nella sua preparazione la panacea per la problematica sociale - un sogno che nel frattempo è svanito. Il magistero pontificio, a cominciare con l'Enciclica 'Rerum novarum' di Leone XIII (1891) fino alla trilogia di Encicliche sociali di Giovanni Paolo II (Laborem exercens [1981], Sollicitudo rei socialis [1987], Centesimus annus [1991]) ha affrontato con crescente insistenza la questione sociale, e nel confronto con situazioni problematiche sempre nuove ha sviluppato una dottrina sociale molto articolata, che propone orientamenti validi ben al di là dei confini della Chiesa.
La creazione, tuttavia, di un giusto ordine della società e dello Stato è compito centrale della politica, quindi non può essere incarico immediato della Chiesa. La dottrina sociale cattolica non vuole conferire alla Chiesa un potere sullo Stato, ma semplicemente purificare ed illuminare la ragione, offrendo il proprio contributo alla formazione delle coscienze, affinché le vere esigenze della giustizia possano essere percepite, riconosciute e poi anche realizzate. Tuttavia non c'è nessun ordinamento statale che, per quanto giusto, possa rendere superfluo il servizio dell'amore. Lo Stato che vuole provvedere a tutto diventa in definitiva un'istanza burocratica che non può assicurare il contributo essenziale di cui l'uomo sofferente - ogni uomo - ha bisogno: l'amorevole dedizione personale. Chi vuole sbarazzarsi dell'amore si dispone a sbarazzarsi dell'uomo in quanto uomo.
Nei nostri tempi, un positivo effetto collaterale della globalizzazione si manifesta nel fatto che la sollecitudine per il prossimo, superando i confini delle comunità nazionali, tende ad allargare i suoi orizzonti al mondo intero. Le strutture dello Stato e le associazioni umanitarie assecondano in vari modi la solidarietà espressa dalla società civile: si sono così formate molteplici organizzazioni con scopi caritativi e filantropici. Anche nella Chiesa cattolica e in altre Comunità ecclesiali sono sorte nuove forme di attività caritativa. Tra tutte queste istanze è auspicabile che si stabilisca una collaborazione fruttuosa. Naturalmente è importante che l'attività caritativa della Chiesa non perda la propria identità dissolvendosi nella comune organizzazione assistenziale e diventandone una semplice variante, ma mantenga tutto lo splendore dell'essenza della carità cristiana ed ecclesiale. Perciò:
- L'attività caritativa cristiana, oltre che sulla competenza professionale, deve basarsi sull'esperienza di un incontro personale con Cristo, il cui amore ha toccato il cuore del credente suscitando in lui l'amore per il prossimo.
- L'attività caritativa cristiana deve essere indipendente da partiti ed ideologie. Il programma del cristiano - il programma del buon Samaritano, il programma di Gesù - è "un cuore che vede". Questo cuore vede dove c'è bisogno di amore e agisce in modo conseguente.
- L'attività caritativa cristiana, inoltre, non deve essere un mezzo in funzione di ciò che oggi viene indicato come proselitismo. L'amore è gratuito; non viene esercitato per raggiungere altri scopi. Ma questo non significa che l'azione caritativa debba, per così dire, lasciare Dio e Cristo da parte. Il cristiano sa quando è tempo di parlare di Dio e quando è giusto tacere di Lui e lasciar parlare solamente l'amore. L'inno alla carità di San Paolo (cfr 1 Cor 13) deve essere la "Magna Carta" dell'intero servizio ecclesiale per proteggerlo dal rischio di degradare in puro attivismo.
In questo contesto, e di fronte all'incombente secolarismo che può condizionare anche molti cristiani impegnati nel lavoro caritativo, bisogna riaffermare l'importanza della preghiera. Il contatto vivo con Cristo evita che l'esperienza della smisuratezza del bisogno e dei limiti del proprio operare possano, da un lato, spingere l'operatore nell'ideologia che pretende di fare ora quello che Dio, a quanto pare, non consegue o, dall'altro lato, diventare tentazione a cedere all'inerzia e alla rassegnazione. Chi prega non spreca il suo tempo, anche se la situazione sembra spingere unicamente all'azione, né pretende di cambiare o di correggere i piani di Dio, ma cerca - sull'esempio di Maria e dei Santi - di attingere in Dio la luce e la forza dell'amore che vince ogni oscurità ed egoismo presenti nel mondo.
Cliccare di seguito per leggere il testo integrale dell'Enciclica:
ENC/DEUS CARITAS EST/... VIS 20060125 (1490)
L'Enciclica è articolata in due grandi parti. La prima, intitolata: "L'unità dell'amore nella creazione e nella storia della salvezza" offre una riflessione teologico-filosofica sull'"amore" nelle sue diverse dimensioni - "eros", "philia", "agape" - precisando alcuni dati essenziali dell'amore di Dio per l'uomo e dell'intrinseco legame che tale amore ha con quello umano. La seconda parte, intitolata "Caritas - l'esercizio dell'amore da parte della Chiesa quale comunità d'amore" tratta dell'esercizio concreto del comandamento dell'amore verso il prossimo.
PRIMA PARTE
Il termine amore, una delle parole più usate ed anche abusate nel mondo d'oggi, possiede un vasto campo semantico. Nella molteplicità di significati, però, emerge come archetipo di amore per eccellenza quello tra uomo e donna, che nell'antica Grecia era qualificato col nome di 'eros'. Nella Bibbia, e soprattutto nel Nuovo Testamento, il concetto di "amore" viene approfondito - uno sviluppo che si esprime nella messa ai margini della parola "eros" in favore del termine "agape" per esprimere un amore oblativo.
Questa nuova visione dell'amore, una novità essenziale del cristianesimo, non di rado è stata valutata in modo assolutamente negativo come rifiuto dell'eros e della corporeità. Anche se tendenze di tal genere ci sono state, il senso di questo approfondimento è un altro. L'"eros", posto nella natura dell'uomo dal suo stesso Creatore, ha bisogno di disciplina, di purificazione e di maturazione per non perdere la sua dignità originaria e non degradare a puro sesso, diventando una merce.
La fede cristiana ha sempre considerato l'uomo come essere nel quale spirito e materia si compenetrano a vicenda, traendo da ciò una nuova nobiltà. La sfida dell'"eros" può dirsi superata quando nell'uomo corpo e anima si ritrovano in perfetta armonia. Allora l'amore diventa, sì, "estasi", però estasi non nel senso di un momento di ebbrezza passeggera, ma come esodo permanente dall'io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio: in questo modo l'"eros" può sollevare l'essere umano "in estasi" verso il Divino.
In definitiva, "eros" e "agape" esigono di non essere mai separati completamente l'uno dall'altra, anzi quanto più ambedue, pur in dimensioni diverse, trovano il loro giusto equilibrio, tanto più si realizza la vera natura dell'amore. Anche se l'eros inizialmente è soprattutto desiderio, nell'avvicinarsi poi all'altra persona si porrà sempre meno domande su di sé, cercherà sempre più la felicità dell'altro, si donerà e desidererà esserci per l'altro: così si inserisce in esso e si afferma il momento dell'"agape".
In Gesù Cristo, che è l'amore incarnato di Dio, l'"eros"-"agape" raggiunge la sua forma più radicale. Nella morte in croce, Gesù, donandosi per rialzare e salvare l'uomo, esprime l'amore nella forma più sublime. A questo atto di offerta Gesù ha assicurato una presenza duratura attraverso l'istituzione dell'Eucaristia, in cui sotto le specie del pane e del vino dona se stesso come nuova manna che ci unisce a Lui. Partecipando all'Eucaristia, anche noi veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione. Ci uniamo a Lui e allo stesso tempo ci uniamo a tutti gli altri ai quali Egli si dona; diventiamo così tutti un solo corpo. In tal modo amore per Dio e amore per il prossimo sono veramente fusi insieme. Il duplice comandamento, grazie a questo incontro con l'"agape" di Dio, non è più soltanto esigenza: l'amore può essere comandato perché prima è donato.
SECONDA PARTE
L'amore del prossimo radicato nell'amore di Dio, oltre che compito per ogni singolo fedele, lo è anche per l'intera comunità ecclesiale, che nella sua attività caritativa deve rispecchiare l'amore trinitario. La coscienza di tale compito ha avuto rilevanza costitutiva nella Chiesa fin dai suoi inizi (cfr At 2, 44-45) e ben presto si è manifestata anche la necessità di una certa organizzazione quale presupposto per un suo più efficace adempimento.
Così nella struttura fondamentale della Chiesa emerse la "diaconia" come servizio dell'amore verso il prossimo esercitato comunitariamente e in modo ordinato - un servizio concreto, ma al contempo anche spirituale (cfr At 6, 1-6). Con il progressivo diffondersi della Chiesa, questo esercizio della carità si confermò come uno dei suoi ambiti essenziali. L'intima natura della Chiesa si esprime così in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), servizio della carità (diakonia). Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l'uno dall'altro.
Fin dal secolo XIX, contro l'attività caritativa della Chiesa è stata sollevata un'obiezione fondamentale: essa sarebbe in contrapposizione - s'è detto - con la giustizia e finirebbe per agire come sistema di conservazione dello status quo. Con il compimento di singole opere di carità la Chiesa favorirebbe il mantenimento del sistema ingiusto in atto rendendolo in qualche modo sopportabile e frenando così la ribellione e il potenziale rivolgimento verso un mondo migliore.
In questo senso il marxismo aveva indicato nella rivoluzione mondiale e nella sua preparazione la panacea per la problematica sociale - un sogno che nel frattempo è svanito. Il magistero pontificio, a cominciare con l'Enciclica 'Rerum novarum' di Leone XIII (1891) fino alla trilogia di Encicliche sociali di Giovanni Paolo II (Laborem exercens [1981], Sollicitudo rei socialis [1987], Centesimus annus [1991]) ha affrontato con crescente insistenza la questione sociale, e nel confronto con situazioni problematiche sempre nuove ha sviluppato una dottrina sociale molto articolata, che propone orientamenti validi ben al di là dei confini della Chiesa.
La creazione, tuttavia, di un giusto ordine della società e dello Stato è compito centrale della politica, quindi non può essere incarico immediato della Chiesa. La dottrina sociale cattolica non vuole conferire alla Chiesa un potere sullo Stato, ma semplicemente purificare ed illuminare la ragione, offrendo il proprio contributo alla formazione delle coscienze, affinché le vere esigenze della giustizia possano essere percepite, riconosciute e poi anche realizzate. Tuttavia non c'è nessun ordinamento statale che, per quanto giusto, possa rendere superfluo il servizio dell'amore. Lo Stato che vuole provvedere a tutto diventa in definitiva un'istanza burocratica che non può assicurare il contributo essenziale di cui l'uomo sofferente - ogni uomo - ha bisogno: l'amorevole dedizione personale. Chi vuole sbarazzarsi dell'amore si dispone a sbarazzarsi dell'uomo in quanto uomo.
Nei nostri tempi, un positivo effetto collaterale della globalizzazione si manifesta nel fatto che la sollecitudine per il prossimo, superando i confini delle comunità nazionali, tende ad allargare i suoi orizzonti al mondo intero. Le strutture dello Stato e le associazioni umanitarie assecondano in vari modi la solidarietà espressa dalla società civile: si sono così formate molteplici organizzazioni con scopi caritativi e filantropici. Anche nella Chiesa cattolica e in altre Comunità ecclesiali sono sorte nuove forme di attività caritativa. Tra tutte queste istanze è auspicabile che si stabilisca una collaborazione fruttuosa. Naturalmente è importante che l'attività caritativa della Chiesa non perda la propria identità dissolvendosi nella comune organizzazione assistenziale e diventandone una semplice variante, ma mantenga tutto lo splendore dell'essenza della carità cristiana ed ecclesiale. Perciò:
- L'attività caritativa cristiana, oltre che sulla competenza professionale, deve basarsi sull'esperienza di un incontro personale con Cristo, il cui amore ha toccato il cuore del credente suscitando in lui l'amore per il prossimo.
- L'attività caritativa cristiana deve essere indipendente da partiti ed ideologie. Il programma del cristiano - il programma del buon Samaritano, il programma di Gesù - è "un cuore che vede". Questo cuore vede dove c'è bisogno di amore e agisce in modo conseguente.
- L'attività caritativa cristiana, inoltre, non deve essere un mezzo in funzione di ciò che oggi viene indicato come proselitismo. L'amore è gratuito; non viene esercitato per raggiungere altri scopi. Ma questo non significa che l'azione caritativa debba, per così dire, lasciare Dio e Cristo da parte. Il cristiano sa quando è tempo di parlare di Dio e quando è giusto tacere di Lui e lasciar parlare solamente l'amore. L'inno alla carità di San Paolo (cfr 1 Cor 13) deve essere la "Magna Carta" dell'intero servizio ecclesiale per proteggerlo dal rischio di degradare in puro attivismo.
In questo contesto, e di fronte all'incombente secolarismo che può condizionare anche molti cristiani impegnati nel lavoro caritativo, bisogna riaffermare l'importanza della preghiera. Il contatto vivo con Cristo evita che l'esperienza della smisuratezza del bisogno e dei limiti del proprio operare possano, da un lato, spingere l'operatore nell'ideologia che pretende di fare ora quello che Dio, a quanto pare, non consegue o, dall'altro lato, diventare tentazione a cedere all'inerzia e alla rassegnazione. Chi prega non spreca il suo tempo, anche se la situazione sembra spingere unicamente all'azione, né pretende di cambiare o di correggere i piani di Dio, ma cerca - sull'esempio di Maria e dei Santi - di attingere in Dio la luce e la forza dell'amore che vince ogni oscurità ed egoismo presenti nel mondo.
Cliccare di seguito per leggere il testo integrale dell'Enciclica:
ENC/DEUS CARITAS EST/... VIS 20060125 (1490)
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"DEUS CARITAS EST", TESTO FORTE CENTRO FEDE CRISTIANA
CITTA' DEL VATICANO, 25 GEN. 2006 (VIS). Questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la presentazione della prima Enciclica di Papa Benedetto XVI, intitolata: "Deus caritas est". Alla Conferenza Stampa sono intervenuti il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio "Giustizia e Pace", l'Arcivescovo William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e l'Arcivescovo Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum".
Il Cardinale Martino ha fatto riferimento alla parte dell'Enciclica nella quale il Papa affronta il tema del rapporto fra giustizia e carità ed indica alcuni orientamenti sulla competenza della Chiesa e della sua dottrina sociale e sulla competenza dello Stato nella realizzazione di un giusto ordine sociale.
Affermata la competenza della politica e dello Stato nella costruzione di un giusto ordine sociale, e quindi l'incompetenza della Chiesa e della sua dottrina sociale in tale costruzione, il Santo Padre sottolinea che "la Chiesa ha il dovere di offrire attraverso la purificazione della ragione e attraverso la formazione etica il suo contributo specifico, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili".
Il Santo Padre, ha continuato il Porporato, "'afferma che compito della Chiesa, con la sua dottrina sociale, nella costruzione di un giusto ordine sociale, è quello di risvegliare le forze spirituali e morali'. A quali forze si riferisce il Santo Padre? Ascoltiamo la sua parola: 'Il compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è invece proprio dei fedeli laici. Come cittadini dello Stato, essi sono chiamati a partecipare in prima persona alla vita pubblica'. (...) Missione dei fedeli laici è pertanto di configurare rettamente la vita sociale, rispettandone la legittima autonomia e cooperando con gli altri cittadini secondo le rispettive competenze e sotto la propria responsabilità".
"La presenza del fedele laico in campo sociale viene qui concepita in termini di servizio, segno ed espressione della carità, che si manifesta nella vita familiare, culturale, lavorativa, economica, politica".
L'Arcivescovo Levada ha affermato che l'Enciclica è "un testo forte sul 'centro della fede cristiana', intendendo con ciò l'immagine cristiana di Dio e quella di uomo che ne scaturisce. 'Testo forte' che vuole opporsi all'uso sbagliato del nome di Dio e all'ambiguità della nozione di 'amore' che è così evidente nel mondo odierno".
"Per capire la novità dell'amore cristiano, il Santo Padre cerca dapprima di illustrare 'la differenza e l'unità' che esiste fra i due concetti che incontriamo nel campo del fenomeno dell'amore già dai tempi della filosofia dei Greci antichi, l''eros' e l''agape'. Il Santo Padre vuole dimostrare come i due concetti non si oppongano, ma si armonizzino tra di loro per offrire una concezione realista dell'amore umano, un amore che corrisponde alla totalità - corpo e anima - dell'essere umano. L'agape impedisce all'eros di abbandonarsi all'istinto, mentre l'"eros" offre all'"agape" le fondamentali relazioni vitali dell'esistere dell'uomo".
Il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha affermato che: "Nel matrimonio indissolubile tra uomo e donna quest'amore umano trova la sua forma radicata nella stessa creazione".
"L'amore del prossimo, radicato nell'amore di Dio, è un compito non solo per ogni singolo fedele, ma anche - e così passiamo alla seconda parte dell'Enciclica - per la comunità dei credenti, cioè per la Chiesa. Dallo sviluppo storico dell'aspetto ecclesiale dell'amore fin dalle origini della Chiesa, possiamo ricavare due dati: 'il servizio della carità appartiene all'essenza della Chiesa, e in secondo luogo nessuno deve mancare del necessario nella Chiesa e fuori di essa".
"Il Santo Padre" - ha proseguito l'Arcivescovo Levada - "offre i suoi commenti illuminanti su alcuni aspetti del servizio di carità - 'diakonia' - della Chiesa nei tempi moderni. Egli risponde all'obiezione secondo cui l'esercizio della carità verso i poveri sarebbe di ostacolo all'equa distribuzione dei beni del mondo a tutti gli uomini".
"Il Papa, inoltre, loda le nuove forme di collaborazione fruttuosa tra istanze statali ed ecclesiali, facendo riferimento al fenomeno del 'volontariato'".
Infine l'Arcivescovo Levada, riassumendo l'Enciclica, ha detto che essa "ci offre una visione dell'amore per il prossimo e del compito ecclesiale di operare la carità come compimento del comandamento dell'amore, che trova le sue radici nell'essenza stessa di Dio, che è Amore". Il Documento, ha concluso il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, "invita la Chiesa ad un rinnovato impegno nel servizio della carità ('diakonia'), come parte essenziale della sua esistenza e missione".
L'Arcivescovo Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum", ha sottolineato a sua volta che: "il testo di oggi è la prima Enciclica in assoluto sulla carità" ed ha precisato che il Papa ha voluto affidarne la presentazione alla stampa anche al Dicastero da lui diretto poiché il servizio da esso svolto "comprende l'esecuzione delle iniziative personali del Papa quale segno della Sua compassione in certe situazioni di miserie".
"La carità della Chiesa è fatta di interventi concreti" - ha affermato l'Arcivescovo Cordes e "comprende iniziative politiche, come quelle per la rimessa dei debiti nei paesi più poveri. Vogliamo promuovere la coscienza della giustizia nella società (...). Qualcuno può pensare (...) che, per impegnarsi in modo efficace per il bene dell'umanità, siano sufficienti le attività che vi ho elencate. Cioè: che agire per i poveri significa mettere in modo processi di ordine pratico, tecnico, amministrativo. Che l'azione non ha bisogno di una teoria che l'accompagni. (...) Papa Benedetto XVI ha invece voluto illuminare l'impegno caritativo con un fondamento teologico. (...) È convinto che la fede ha delle conseguenze sulla persona stessa che agisce e quindi anche sul modo e l'intensità della sua azione di aiuto".
"La dottrina sociale della Chiesa e la teologia della carità si richiamano senza dubbio a vicenda, ma non coincidono del tutto. Infatti la prima enuncia principi etici per la ricerca del bene comune, e quindi si muove su un livello piuttosto politico e comunitario. Invece il prendersi cura individualmente, ed insieme, delle sofferenze del prossimo, non esige una dottrina sistematica. Nasce, invece, dalla parola della fede".
"Il sentire comune diffuso nella nostra società" - ha proseguito l'Arcivescovo Cordes - "è molto filantropico, per fortuna, ma può rappresentare una trappola: si può pensare che non abbiamo bisogno delle nostre radici bibliche per vivere la carità! Oggi molti sono pronti ad aiutare chi soffre - e lo registriamo con gratitudine e soddisfazione; ma ciò può insinuare presso i fedeli l'idea che la carità non rientra in maniera essenziale nella missione ecclesiale. Senza un solido fondamento teologico, le grandi agenzie ecclesiali potrebbero essere minacciate, in pratica, di dissociarsi dalla Chiesa (...); potrebbero preferire di identificarsi come organismi non governativi (NGO). In tali casi, la loro 'filosofia' e i loro progetti non si distinguerebbero dalla Croce Rossa o dalle agenzie dell'O.N.U. Ciò è, però, in contrasto con la storia bimillenaria della Chiesa e non tiene conto del rapporto intimo tra azione ecclesiale per l'uomo e credibilità dell'annuncio del Vangelo".
"Dobbiamo andare oltre, al di là della chiarificazione teologica: l'attuale sensibilità di tante persone, soprattutto dei giovani, contiene anche un 'kairos apostolico'. Apre notevoli prospettive pastorali. Sono innumerevoli i volontari e non pochi giungono a scoprire l'amore di Dio nel loro donarsi al prossimo con amore disinteressato".
ENC/DEUS CARITAS EST/... VIS 20060125 (1.150)
Il Cardinale Martino ha fatto riferimento alla parte dell'Enciclica nella quale il Papa affronta il tema del rapporto fra giustizia e carità ed indica alcuni orientamenti sulla competenza della Chiesa e della sua dottrina sociale e sulla competenza dello Stato nella realizzazione di un giusto ordine sociale.
Affermata la competenza della politica e dello Stato nella costruzione di un giusto ordine sociale, e quindi l'incompetenza della Chiesa e della sua dottrina sociale in tale costruzione, il Santo Padre sottolinea che "la Chiesa ha il dovere di offrire attraverso la purificazione della ragione e attraverso la formazione etica il suo contributo specifico, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili".
Il Santo Padre, ha continuato il Porporato, "'afferma che compito della Chiesa, con la sua dottrina sociale, nella costruzione di un giusto ordine sociale, è quello di risvegliare le forze spirituali e morali'. A quali forze si riferisce il Santo Padre? Ascoltiamo la sua parola: 'Il compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è invece proprio dei fedeli laici. Come cittadini dello Stato, essi sono chiamati a partecipare in prima persona alla vita pubblica'. (...) Missione dei fedeli laici è pertanto di configurare rettamente la vita sociale, rispettandone la legittima autonomia e cooperando con gli altri cittadini secondo le rispettive competenze e sotto la propria responsabilità".
"La presenza del fedele laico in campo sociale viene qui concepita in termini di servizio, segno ed espressione della carità, che si manifesta nella vita familiare, culturale, lavorativa, economica, politica".
L'Arcivescovo Levada ha affermato che l'Enciclica è "un testo forte sul 'centro della fede cristiana', intendendo con ciò l'immagine cristiana di Dio e quella di uomo che ne scaturisce. 'Testo forte' che vuole opporsi all'uso sbagliato del nome di Dio e all'ambiguità della nozione di 'amore' che è così evidente nel mondo odierno".
"Per capire la novità dell'amore cristiano, il Santo Padre cerca dapprima di illustrare 'la differenza e l'unità' che esiste fra i due concetti che incontriamo nel campo del fenomeno dell'amore già dai tempi della filosofia dei Greci antichi, l''eros' e l''agape'. Il Santo Padre vuole dimostrare come i due concetti non si oppongano, ma si armonizzino tra di loro per offrire una concezione realista dell'amore umano, un amore che corrisponde alla totalità - corpo e anima - dell'essere umano. L'agape impedisce all'eros di abbandonarsi all'istinto, mentre l'"eros" offre all'"agape" le fondamentali relazioni vitali dell'esistere dell'uomo".
Il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha affermato che: "Nel matrimonio indissolubile tra uomo e donna quest'amore umano trova la sua forma radicata nella stessa creazione".
"L'amore del prossimo, radicato nell'amore di Dio, è un compito non solo per ogni singolo fedele, ma anche - e così passiamo alla seconda parte dell'Enciclica - per la comunità dei credenti, cioè per la Chiesa. Dallo sviluppo storico dell'aspetto ecclesiale dell'amore fin dalle origini della Chiesa, possiamo ricavare due dati: 'il servizio della carità appartiene all'essenza della Chiesa, e in secondo luogo nessuno deve mancare del necessario nella Chiesa e fuori di essa".
"Il Santo Padre" - ha proseguito l'Arcivescovo Levada - "offre i suoi commenti illuminanti su alcuni aspetti del servizio di carità - 'diakonia' - della Chiesa nei tempi moderni. Egli risponde all'obiezione secondo cui l'esercizio della carità verso i poveri sarebbe di ostacolo all'equa distribuzione dei beni del mondo a tutti gli uomini".
"Il Papa, inoltre, loda le nuove forme di collaborazione fruttuosa tra istanze statali ed ecclesiali, facendo riferimento al fenomeno del 'volontariato'".
Infine l'Arcivescovo Levada, riassumendo l'Enciclica, ha detto che essa "ci offre una visione dell'amore per il prossimo e del compito ecclesiale di operare la carità come compimento del comandamento dell'amore, che trova le sue radici nell'essenza stessa di Dio, che è Amore". Il Documento, ha concluso il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, "invita la Chiesa ad un rinnovato impegno nel servizio della carità ('diakonia'), come parte essenziale della sua esistenza e missione".
L'Arcivescovo Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum", ha sottolineato a sua volta che: "il testo di oggi è la prima Enciclica in assoluto sulla carità" ed ha precisato che il Papa ha voluto affidarne la presentazione alla stampa anche al Dicastero da lui diretto poiché il servizio da esso svolto "comprende l'esecuzione delle iniziative personali del Papa quale segno della Sua compassione in certe situazioni di miserie".
"La carità della Chiesa è fatta di interventi concreti" - ha affermato l'Arcivescovo Cordes e "comprende iniziative politiche, come quelle per la rimessa dei debiti nei paesi più poveri. Vogliamo promuovere la coscienza della giustizia nella società (...). Qualcuno può pensare (...) che, per impegnarsi in modo efficace per il bene dell'umanità, siano sufficienti le attività che vi ho elencate. Cioè: che agire per i poveri significa mettere in modo processi di ordine pratico, tecnico, amministrativo. Che l'azione non ha bisogno di una teoria che l'accompagni. (...) Papa Benedetto XVI ha invece voluto illuminare l'impegno caritativo con un fondamento teologico. (...) È convinto che la fede ha delle conseguenze sulla persona stessa che agisce e quindi anche sul modo e l'intensità della sua azione di aiuto".
"La dottrina sociale della Chiesa e la teologia della carità si richiamano senza dubbio a vicenda, ma non coincidono del tutto. Infatti la prima enuncia principi etici per la ricerca del bene comune, e quindi si muove su un livello piuttosto politico e comunitario. Invece il prendersi cura individualmente, ed insieme, delle sofferenze del prossimo, non esige una dottrina sistematica. Nasce, invece, dalla parola della fede".
"Il sentire comune diffuso nella nostra società" - ha proseguito l'Arcivescovo Cordes - "è molto filantropico, per fortuna, ma può rappresentare una trappola: si può pensare che non abbiamo bisogno delle nostre radici bibliche per vivere la carità! Oggi molti sono pronti ad aiutare chi soffre - e lo registriamo con gratitudine e soddisfazione; ma ciò può insinuare presso i fedeli l'idea che la carità non rientra in maniera essenziale nella missione ecclesiale. Senza un solido fondamento teologico, le grandi agenzie ecclesiali potrebbero essere minacciate, in pratica, di dissociarsi dalla Chiesa (...); potrebbero preferire di identificarsi come organismi non governativi (NGO). In tali casi, la loro 'filosofia' e i loro progetti non si distinguerebbero dalla Croce Rossa o dalle agenzie dell'O.N.U. Ciò è, però, in contrasto con la storia bimillenaria della Chiesa e non tiene conto del rapporto intimo tra azione ecclesiale per l'uomo e credibilità dell'annuncio del Vangelo".
"Dobbiamo andare oltre, al di là della chiarificazione teologica: l'attuale sensibilità di tante persone, soprattutto dei giovani, contiene anche un 'kairos apostolico'. Apre notevoli prospettive pastorali. Sono innumerevoli i volontari e non pochi giungono a scoprire l'amore di Dio nel loro donarsi al prossimo con amore disinteressato".
ENC/DEUS CARITAS EST/... VIS 20060125 (1.150)
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Enciclica
ALTRI ATTI PONTIFICI
CITTA' DEL VATICANO, 25 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Vescovo Anthony Ireri Mukobo, I.M.C., finora Ausiliare dell'Arcidiocesi di Nairobi, Vicario Apostolico di Isiolo (superficie: 25.605; popolazione: 116.900; cattolici: 27.300; sacerdoti: 21; religiosi: 38), Kenya.
NER/.../MUKOBO VIS 20060125 (50)
NER/.../MUKOBO VIS 20060125 (50)
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Nomine ed altri atti pontifici
ARCIVESCOVO CELATA CAPO DELEGAZIONE FUNERALE RUGOVA
CITTA' DEL VATICANO, 25 GEN. 2006 (VIS). Il Dr. Joaquín Navarro-Valls, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha rilasciato questa mattina la seguente dichiarazione: "Il Santo Padre Benedetto XVI ha designato Sua Eccellenza Monsignor Pier Luigi Celata, Arcivescovo titolare di Doclea e Segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, come Capo della Delegazione della Santa Sede per i funerali (che si terranno domani) dell'Onorevole Ibrahim Rugova, Presidente del Kosovo".
OP/FUNERALE RUGOVA/CELATA VIS 20060125 (80)
OP/FUNERALE RUGOVA/CELATA VIS 20060125 (80)
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Dialogo interreligioso/Ecumenismo
MONDO DIVERSO AFFIDATO OPERA DEL MESSIA E DEL SUO POPOLO
CITTA' DEL VATICANO, 25 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricordato, nell'Udienza Generale odierna, tenutasi nell'Aula Paolo VI, con la partecipazione di 8.000 persone, che oggi si conclude la Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani ed ha proseguito la catechesi dei Salmi, commentando la seconda parte del Salmo 143: "La preghiera del Re".
In questo Salmo, ha detto il Papa "si canta (...) la meta della storia in cui finalmente tacerà la voce del male" e "si parla dei malvagi, visti come oppressori del popolo di Dio e della sua fede. Ma a questo aspetto negativo subentra, con uno spazio ben maggiore, la dimensione positiva, quella del nuovo mondo gioioso che sta per affermarsi. È questo il vero 'shalom', ossia la 'pace' messianica, un orizzonte luminoso che è articolato in una successione di quadretti di vita sociale: essi possono diventare anche per noi un auspicio per la nascita di una società più giusta".
Il Salmista presenta innanzitutto "la famiglia, che si basa sulla vitalità della generazione. (...) Dalla famiglia si passa alla vita economica, alla campagna coi suoi frutti. (...) Lo sguardo passa poi alla città, cioè all'intera comunità civile che finalmente gode il dono prezioso della pace e della quiete pubblica".
"Questo ritratto di un mondo diverso, ma possibile, è affidato all'opera del Messia ed anche a quella del suo popolo. Tutti insieme possiamo attuare questo progetto di armonia e di pace, cessando l'azione distruttrice dell'odio, della violenza, della guerra. Bisogna, però, fare una scelta schierandosi dalla parte del Dio dell'amore e della giustizia. (...) Il richiamo spontaneo è al patto nuovo già annunziato dai profeti e compiuto in Cristo, all'uomo nuovo, all'alleluia della vita rinnovata e redenta, alla novità stessa che è Cristo e il suo Vangelo".
AG/SALMO 143/... VIS 20060125 (310)
In questo Salmo, ha detto il Papa "si canta (...) la meta della storia in cui finalmente tacerà la voce del male" e "si parla dei malvagi, visti come oppressori del popolo di Dio e della sua fede. Ma a questo aspetto negativo subentra, con uno spazio ben maggiore, la dimensione positiva, quella del nuovo mondo gioioso che sta per affermarsi. È questo il vero 'shalom', ossia la 'pace' messianica, un orizzonte luminoso che è articolato in una successione di quadretti di vita sociale: essi possono diventare anche per noi un auspicio per la nascita di una società più giusta".
Il Salmista presenta innanzitutto "la famiglia, che si basa sulla vitalità della generazione. (...) Dalla famiglia si passa alla vita economica, alla campagna coi suoi frutti. (...) Lo sguardo passa poi alla città, cioè all'intera comunità civile che finalmente gode il dono prezioso della pace e della quiete pubblica".
"Questo ritratto di un mondo diverso, ma possibile, è affidato all'opera del Messia ed anche a quella del suo popolo. Tutti insieme possiamo attuare questo progetto di armonia e di pace, cessando l'azione distruttrice dell'odio, della violenza, della guerra. Bisogna, però, fare una scelta schierandosi dalla parte del Dio dell'amore e della giustizia. (...) Il richiamo spontaneo è al patto nuovo già annunziato dai profeti e compiuto in Cristo, all'uomo nuovo, all'alleluia della vita rinnovata e redenta, alla novità stessa che è Cristo e il suo Vangelo".
AG/SALMO 143/... VIS 20060125 (310)
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martedì 24 gennaio 2006
I MEDIA: RETE DI COMUNICAZIONE, COMUNIONE E COOPERAZIONE
CITTA' DEL VATICANO, 24 GEN. 2006 (VIS). Questa mattina, festa di San Francesco di Sales, Patrono dei Giornalisti, è stato reso pubblico il primo Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si terrà il 28 maggio 2006, sul tema: "I Media: rete di comunicazione, comunione e cooperazione".
Di seguito riportiamo alcuni estratti del Messaggio che è stato pubblicato in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese.
"I progressi tecnologici nel campo dei media hanno vinto il tempo e lo spazio, permettendo la comunicazione istantanea e diretta tra le persone, anche quando sono divise da enormi distanze. Questo sviluppo implica un potenziale enorme per servire il bene comune (...) Ogni giorno verifichiamo che l'immediatezza della comunicazione non necessariamente si traduce nella costruzione di collaborazione e comunione all'interno della società".
"Illuminare le coscienze degli individui e aiutarli a sviluppare il proprio pensiero non è mai un impegno neutrale. La comunicazione autentica esige coraggio e risolutezza. Esige la determinazione di quanti operano nei media per non indebolirsi sotto il peso di tanta informazione e per non adeguarsi a verità parziali o provvisorie. Esige piuttosto la ricerca e la diffusione di quello che è il senso e il fondamento ultimo dell'esistenza umana, personale e sociale (cf. Fides et Ratio, 5). In questo modo i media possono contribuire costruttivamente alla diffusione di tutto quanto è buono e vero".
"L'appello ai media di oggi ad essere responsabili, ad essere protagonisti della verità e promotori della pace che da essa deriva, comporta grandi sfide. Anche se i diversi strumenti della comunicazione sociale facilitano lo scambio di informazioni e idee, contribuendo alla comprensione reciproca tra i diversi gruppi, allo stesso tempo possono essere contaminati dall'ambiguità. I mezzi della comunicazione sociale sono una 'grande tavola rotonda' per il dialogo dell'umanità, ma alcune tendenze al loro interno possono generare una monocultura che offusca il genio creativo, ridimensiona la sottigliezza del pensiero complesso e svaluta la peculiarità delle pratiche culturali e l'individualità del credo religioso. Queste degenerazioni si verificano quando l'industria dei media diventa fine a se stessa, rivolta unicamente al guadagno, perdendo di vista il senso di responsabilità nel servizio al bene comune".
"Pertanto, occorre sempre garantire un'accurata cronaca degli eventi, un'esauriente spiegazione degli argomenti di interesse pubblico, un'onesta presentazione dei diversi punti di vista. La necessità di sostenere ed incoraggiare la vita matrimoniale e familiare è di particolare importanza, proprio perché si fa riferimento al fondamento di ogni cultura e società (cf. Apostolicam Actuositatem, 11). In collaborazione con i genitori, i mezzi della comunicazione sociale e le industrie dello spettacolo possono essere di sostegno nella difficile ma altamente soddisfacente vocazione di educare i bambini, presentando modelli edificanti di vita e di amore umano (cf. Inter Mirifica, 11)".
"Per incoraggiare sia una presenza costruttiva che una percezione positiva dei media nella società, desidero sottolineare l'importanza dei tre punti, individuati dal mio venerabile predecessore Papa Giovanni Paolo II, indispensabili per un servizio finalizzato al bene comune: formazione, partecipazione e dialogo".
"La formazione ad un uso responsabile e critico dei media aiuta le persone a servirsene in maniera intelligente e appropriata. (...) Proprio perché i media contemporanei configurano la cultura popolare, essi devono vincere qualsiasi tentazione di manipolare, soprattutto i giovani, cercando invece di educare e servire. In tal modo, i media potranno garantire la realizzazione di una società civile degna della persona umana, piuttosto che il suo disgregamento".
"La partecipazione ai media nasce dalla loro stessa natura, come bene destinato a tutte le genti. In quanto servizio pubblico, la comunicazione sociale esige uno spirito di cooperazione e corresponsabilità, con una scrupolosa attenzione all'uso delle risorse pubbliche e all'adempimento delle cariche pubbliche (cf. Etica nelle Comunicazioni Sociali, 20), compreso il ricorso a norme di regolazione e ad altri provvedimenti o strutture designate a tal scopo".
"Infine, i media devono approfittare e servirsi delle grandi opportunità che derivano loro dalla promozione del dialogo, dallo scambio di cultura, dall'espressione di solidarietà e dai vincoli di pace. In tal modo essi diventano risorse incisive e apprezzate per costruire una civiltà dell'amore, aspirazione di tutti i popoli".
"Sono certo che seri sforzi per promuovere questi tre punti aiuteranno i media a svilupparsi come rete di comunicazione, comunione e cooperazione, aiutando uomini, donne e bambini a diventare più consapevoli della dignità della persona umana, più responsabili e più aperti agli altri, soprattutto ai membri della società più bisognosi e più deboli (cf. Redemptor Hominis, 15; Etica nelle Comunicazioni Sociali, 4).
"Concludendo, voglio ricordare le incoraggianti parole di San Paolo: Cristo è nostra pace. Colui che ha fatto dei due un popolo solo (cf. Ef. 2,14). Abbattiamo il muro di ostilità che ci divide e costruiamo la comunione dell'amore, secondo i progetti del Creatore, svelati attraverso Suo Figlio!".
MESS/GIORNATA MONDIALE COMUNICAZIONI/... VIS 20060124 (800)
Di seguito riportiamo alcuni estratti del Messaggio che è stato pubblicato in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese.
"I progressi tecnologici nel campo dei media hanno vinto il tempo e lo spazio, permettendo la comunicazione istantanea e diretta tra le persone, anche quando sono divise da enormi distanze. Questo sviluppo implica un potenziale enorme per servire il bene comune (...) Ogni giorno verifichiamo che l'immediatezza della comunicazione non necessariamente si traduce nella costruzione di collaborazione e comunione all'interno della società".
"Illuminare le coscienze degli individui e aiutarli a sviluppare il proprio pensiero non è mai un impegno neutrale. La comunicazione autentica esige coraggio e risolutezza. Esige la determinazione di quanti operano nei media per non indebolirsi sotto il peso di tanta informazione e per non adeguarsi a verità parziali o provvisorie. Esige piuttosto la ricerca e la diffusione di quello che è il senso e il fondamento ultimo dell'esistenza umana, personale e sociale (cf. Fides et Ratio, 5). In questo modo i media possono contribuire costruttivamente alla diffusione di tutto quanto è buono e vero".
"L'appello ai media di oggi ad essere responsabili, ad essere protagonisti della verità e promotori della pace che da essa deriva, comporta grandi sfide. Anche se i diversi strumenti della comunicazione sociale facilitano lo scambio di informazioni e idee, contribuendo alla comprensione reciproca tra i diversi gruppi, allo stesso tempo possono essere contaminati dall'ambiguità. I mezzi della comunicazione sociale sono una 'grande tavola rotonda' per il dialogo dell'umanità, ma alcune tendenze al loro interno possono generare una monocultura che offusca il genio creativo, ridimensiona la sottigliezza del pensiero complesso e svaluta la peculiarità delle pratiche culturali e l'individualità del credo religioso. Queste degenerazioni si verificano quando l'industria dei media diventa fine a se stessa, rivolta unicamente al guadagno, perdendo di vista il senso di responsabilità nel servizio al bene comune".
"Pertanto, occorre sempre garantire un'accurata cronaca degli eventi, un'esauriente spiegazione degli argomenti di interesse pubblico, un'onesta presentazione dei diversi punti di vista. La necessità di sostenere ed incoraggiare la vita matrimoniale e familiare è di particolare importanza, proprio perché si fa riferimento al fondamento di ogni cultura e società (cf. Apostolicam Actuositatem, 11). In collaborazione con i genitori, i mezzi della comunicazione sociale e le industrie dello spettacolo possono essere di sostegno nella difficile ma altamente soddisfacente vocazione di educare i bambini, presentando modelli edificanti di vita e di amore umano (cf. Inter Mirifica, 11)".
"Per incoraggiare sia una presenza costruttiva che una percezione positiva dei media nella società, desidero sottolineare l'importanza dei tre punti, individuati dal mio venerabile predecessore Papa Giovanni Paolo II, indispensabili per un servizio finalizzato al bene comune: formazione, partecipazione e dialogo".
"La formazione ad un uso responsabile e critico dei media aiuta le persone a servirsene in maniera intelligente e appropriata. (...) Proprio perché i media contemporanei configurano la cultura popolare, essi devono vincere qualsiasi tentazione di manipolare, soprattutto i giovani, cercando invece di educare e servire. In tal modo, i media potranno garantire la realizzazione di una società civile degna della persona umana, piuttosto che il suo disgregamento".
"La partecipazione ai media nasce dalla loro stessa natura, come bene destinato a tutte le genti. In quanto servizio pubblico, la comunicazione sociale esige uno spirito di cooperazione e corresponsabilità, con una scrupolosa attenzione all'uso delle risorse pubbliche e all'adempimento delle cariche pubbliche (cf. Etica nelle Comunicazioni Sociali, 20), compreso il ricorso a norme di regolazione e ad altri provvedimenti o strutture designate a tal scopo".
"Infine, i media devono approfittare e servirsi delle grandi opportunità che derivano loro dalla promozione del dialogo, dallo scambio di cultura, dall'espressione di solidarietà e dai vincoli di pace. In tal modo essi diventano risorse incisive e apprezzate per costruire una civiltà dell'amore, aspirazione di tutti i popoli".
"Sono certo che seri sforzi per promuovere questi tre punti aiuteranno i media a svilupparsi come rete di comunicazione, comunione e cooperazione, aiutando uomini, donne e bambini a diventare più consapevoli della dignità della persona umana, più responsabili e più aperti agli altri, soprattutto ai membri della società più bisognosi e più deboli (cf. Redemptor Hominis, 15; Etica nelle Comunicazioni Sociali, 4).
"Concludendo, voglio ricordare le incoraggianti parole di San Paolo: Cristo è nostra pace. Colui che ha fatto dei due un popolo solo (cf. Ef. 2,14). Abbattiamo il muro di ostilità che ci divide e costruiamo la comunione dell'amore, secondo i progetti del Creatore, svelati attraverso Suo Figlio!".
MESS/GIORNATA MONDIALE COMUNICAZIONI/... VIS 20060124 (800)
ALTRI ATTI PONTIFICI
CITTA' DEL VATICANO, 24 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:
- Il Monsignore Victor Manuel Ochoa Cadavid, Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Medellín (superficie: 708; popolazione: 3.012.847; cattolici: 2.625.494; sacerdoti: 909; religiosi: 3.661; diaconi permanenti: 39), Colombia. Il Vescovo eletto è nato a Bello (Colombia), nel 1962 ed è stato ordinato sacerdote nel 1986. È stato finora Aiutante di Studio della Pontificia Commissione per l'America Latina.
- Il Monsignore Nicola Girasoli, finora Consigliere della Nunziatura Apostolica in Argentina, Nunzio Apostolico in Zambia e in Malawi, elevandolo in pari tempo alla dignità di Arcivescovo. L'Arcivescovo eletto è nato nel 1957 a Ruvo di Puglia (Bari), ed è stato ordinato sacerdote nel 1980.
- Il Monsignore Jean Laffitte, finora Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Vice Presidente della Pontificia Accademia per la Vita.
NEA:NN:NA/.../CADAVID:GIRASOLI:LAFFITTE VIS 20060124 (120)
- Il Monsignore Victor Manuel Ochoa Cadavid, Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Medellín (superficie: 708; popolazione: 3.012.847; cattolici: 2.625.494; sacerdoti: 909; religiosi: 3.661; diaconi permanenti: 39), Colombia. Il Vescovo eletto è nato a Bello (Colombia), nel 1962 ed è stato ordinato sacerdote nel 1986. È stato finora Aiutante di Studio della Pontificia Commissione per l'America Latina.
- Il Monsignore Nicola Girasoli, finora Consigliere della Nunziatura Apostolica in Argentina, Nunzio Apostolico in Zambia e in Malawi, elevandolo in pari tempo alla dignità di Arcivescovo. L'Arcivescovo eletto è nato nel 1957 a Ruvo di Puglia (Bari), ed è stato ordinato sacerdote nel 1980.
- Il Monsignore Jean Laffitte, finora Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Vice Presidente della Pontificia Accademia per la Vita.
NEA:NN:NA/.../CADAVID:GIRASOLI:LAFFITTE VIS 20060124 (120)
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Nomine ed altri atti pontifici
CORDOGLIO DEL PAPA MORTE DI IBRAHIM RUGOVA
CITTA' DEL VATICANO, 24 GEN. 2006 (VIS). Di seguito riportiamo il testo del telegramma che il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, ha fatto pervenire, a nome del Santo Padre Benedetto XVI, al Vescovo Zef Gashi, S.D.B., Amministratore Apostolico di Prizren (Srbija i Crna Gora), per la morte il 21 gennaio scorso, del Presidente del Kosovo Ibrahim Rugova.
"Appresa la triste notizia della scomparsa del Presidente Ibrahim Rugova, il Sommo Pontefice incarica Vostra Eccellenza di porgere le sue sentite condoglianze per il lutto che ha colpito il popolo e l'amministrazione del Kosovo, mentre assicura la Sua spirituale vicinanza in quest'ora di prova. Nel ricordare le solide virtù civili che hanno ispirato la vita e il generoso servizio reso dal defunto ai concittadini, Sua Santità invoca da Dio abbondanti benedizioni per gli amati abitanti del Kosovo".
TGR/MORTE RUGOVA/GASHI:SODANO VIS 20060124 (150)
"Appresa la triste notizia della scomparsa del Presidente Ibrahim Rugova, il Sommo Pontefice incarica Vostra Eccellenza di porgere le sue sentite condoglianze per il lutto che ha colpito il popolo e l'amministrazione del Kosovo, mentre assicura la Sua spirituale vicinanza in quest'ora di prova. Nel ricordare le solide virtù civili che hanno ispirato la vita e il generoso servizio reso dal defunto ai concittadini, Sua Santità invoca da Dio abbondanti benedizioni per gli amati abitanti del Kosovo".
TGR/MORTE RUGOVA/GASHI:SODANO VIS 20060124 (150)
lunedì 23 gennaio 2006
TELEGRAMMA CORDOGLIO SCOMPARSA CARDINALE PIO TAOFINU'U
CITTA' DEL VATICANO, 21 GEN. 2006 (VIS). Di seguito riportiamo il testo del telegramma di cordoglio, che il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, a nome Santo Padre Benedetto XVI, ha fatto pervenire all'Arcivescovo Alapati Lui Mata'eliga, di Samoa-Apia (Samoa), per la morte, venerdì 20 gennaio, all'età di 82 anni, del Cardinale Pio Taofinu'u, S.M., Arcivescovo emerito della medesima Arcidiocesi.
"Nell'apprendere con profondo dolore la notizia della morte del Cardinale Pio Taofinu'u, S.M., porgo le mie sentite condoglianze a Lei e a tutto il clero, religiosi e laici dell'Arcidiocesi di Samoa-Apia ed ai membri della Società di Maria. Estendo il mio cordoglio alle Autorità civili della regione e a tutte le popolazioni del Pacifico, per le quali il compianto Cardinale è stato sublime esempio di fermo impegno alla verità e all'amore del Vangelo di Gesù Cristo. In questo momento di profondo lutto mi unisco a Lei nella preghiera affinché, attraverso l'intercessione della Beata Vergine Maria, Dio nostro Padre misericordioso conceda al defunto Porporato la ricompensa delle sue fatiche e accolga la sua nobile anima nella gioia e nella pace celesti. A tutti i partecipanti alla solenne Messa delle Esequie, imparto di cuore la Benedizione Apostolica in segno di consolazione e forza nel Signore".
TGR/MORTE CARDINALE/TAOFINU'U:MATA'ELIGA VIS 20060123 (200)
"Nell'apprendere con profondo dolore la notizia della morte del Cardinale Pio Taofinu'u, S.M., porgo le mie sentite condoglianze a Lei e a tutto il clero, religiosi e laici dell'Arcidiocesi di Samoa-Apia ed ai membri della Società di Maria. Estendo il mio cordoglio alle Autorità civili della regione e a tutte le popolazioni del Pacifico, per le quali il compianto Cardinale è stato sublime esempio di fermo impegno alla verità e all'amore del Vangelo di Gesù Cristo. In questo momento di profondo lutto mi unisco a Lei nella preghiera affinché, attraverso l'intercessione della Beata Vergine Maria, Dio nostro Padre misericordioso conceda al defunto Porporato la ricompensa delle sue fatiche e accolga la sua nobile anima nella gioia e nella pace celesti. A tutti i partecipanti alla solenne Messa delle Esequie, imparto di cuore la Benedizione Apostolica in segno di consolazione e forza nel Signore".
TGR/MORTE CARDINALE/TAOFINU'U:MATA'ELIGA VIS 20060123 (200)
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In memoriam
PREGHIERA PER L'UNITÀ: ANIMA MOVIMENTO ECUMENICO
CITTA' DEL VATICANO, 22 GEN. 2006 (VIS). La Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, che ogni anno si celebra dal 18 al 25 gennaio, è stato il tema centrale della riflessione di Benedetto XVI prima della recita dell'Angelus con i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
Il Papa ha spiegato che l'iniziativa, nata agli inizi del secolo XX "ha conosciuto un positivo sviluppo diventando sempre più un momento ecumenico di riferimento, in cui i cristiani delle diverse confessioni in tutto il mondo pregano e riflettono, a partire da uno stesso testo biblico" ed ha ricordato che il brano prescelto è tratto dal capitolo diciottesimo del Vangelo di Matteo: "Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro".
"Quanta fiducia e quanta speranza infondono queste parole del Signore Gesù!" - ha esclamato il Santo Padre - "In particolare esse spronano i cristiani a domandare insieme a Dio quella piena unità fra di loro, per la quale Cristo stesso, con accorata insistenza, pregò il Padre nell'Ultima Cena. Si capisce bene, allora, quanto sia importante che noi cristiani invochiamo il dono dell'unità con perseverante costanza. Se lo facciamo con fede, possiamo essere certi che la nostra richiesta sarà esaudita. Non sappiamo come, né quando, perché non spetta a noi conoscerlo, ma non dobbiamo dubitare che un giorno saremo 'una cosa sola', come Gesù e il Padre sono uniti nello Spirito Santo".
"La preghiera per l'unità costituisce l'anima del movimento ecumenico che (...) progredisce nel mondo intero. Certo, non mancano le difficoltà e le prove, ma anche queste non sono prive di utilità spirituale, perché ci spingono ad esercitare la pazienza e la perseveranza e a crescere nella carità fraterna. Dio è amore, e solo convertendoci a Lui ed accettando la sua Parola ci troveremo tutti uniti nell'unico Corpo mistico di Cristo".
"L'espressione, 'Dio è amore', che in latino suona 'Deus caritas est', è il titolo della mia prima Enciclica, che sarà pubblicata mercoledì prossimo 25 gennaio, festa della Conversione di San Paolo. Sono lieto che ciò coincida con la conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani: quel giorno mi recherò nella Basilica di San Paolo per presiedere i Vespri, ai quali prenderanno parte anche i Rappresentanti della altre Chiese e Comunità ecclesiali".
Al termine della recita dell'Angelus, il Papa ha ricordato la situazione dei paesi africani ed in particolare della Costa d'Avorio "ove persistono gravi tensioni fra le varie componenti sociali e politiche del Paese. A tutti rivolgo un invito a proseguire nel dialogo costruttivo, in vista della riconciliazione e della pace. Affido queste intenzioni all'intercessione della Vergine Santa, tanto amata dal popolo ivoriano".
ANG/UNITÀ CRISTIANI:ENCICLICA/... VIS 20060123 (480)
Il Papa ha spiegato che l'iniziativa, nata agli inizi del secolo XX "ha conosciuto un positivo sviluppo diventando sempre più un momento ecumenico di riferimento, in cui i cristiani delle diverse confessioni in tutto il mondo pregano e riflettono, a partire da uno stesso testo biblico" ed ha ricordato che il brano prescelto è tratto dal capitolo diciottesimo del Vangelo di Matteo: "Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro".
"Quanta fiducia e quanta speranza infondono queste parole del Signore Gesù!" - ha esclamato il Santo Padre - "In particolare esse spronano i cristiani a domandare insieme a Dio quella piena unità fra di loro, per la quale Cristo stesso, con accorata insistenza, pregò il Padre nell'Ultima Cena. Si capisce bene, allora, quanto sia importante che noi cristiani invochiamo il dono dell'unità con perseverante costanza. Se lo facciamo con fede, possiamo essere certi che la nostra richiesta sarà esaudita. Non sappiamo come, né quando, perché non spetta a noi conoscerlo, ma non dobbiamo dubitare che un giorno saremo 'una cosa sola', come Gesù e il Padre sono uniti nello Spirito Santo".
"La preghiera per l'unità costituisce l'anima del movimento ecumenico che (...) progredisce nel mondo intero. Certo, non mancano le difficoltà e le prove, ma anche queste non sono prive di utilità spirituale, perché ci spingono ad esercitare la pazienza e la perseveranza e a crescere nella carità fraterna. Dio è amore, e solo convertendoci a Lui ed accettando la sua Parola ci troveremo tutti uniti nell'unico Corpo mistico di Cristo".
"L'espressione, 'Dio è amore', che in latino suona 'Deus caritas est', è il titolo della mia prima Enciclica, che sarà pubblicata mercoledì prossimo 25 gennaio, festa della Conversione di San Paolo. Sono lieto che ciò coincida con la conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani: quel giorno mi recherò nella Basilica di San Paolo per presiedere i Vespri, ai quali prenderanno parte anche i Rappresentanti della altre Chiese e Comunità ecclesiali".
Al termine della recita dell'Angelus, il Papa ha ricordato la situazione dei paesi africani ed in particolare della Costa d'Avorio "ove persistono gravi tensioni fra le varie componenti sociali e politiche del Paese. A tutti rivolgo un invito a proseguire nel dialogo costruttivo, in vista della riconciliazione e della pace. Affido queste intenzioni all'intercessione della Vergine Santa, tanto amata dal popolo ivoriano".
ANG/UNITÀ CRISTIANI:ENCICLICA/... VIS 20060123 (480)
GRAZIE DEL PAPA BENEDETTO XVI GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA
CITTA' DEL VATICANO, 22 GEN. 2006 (VIS). Durante la recita dell'Angelus, nella ricorrenza del quinto centenario della fondazione del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, il Santo Padre Benedetto XVI ha espresso il suo apprezzamento ai componenti del Corpo per il servizio svolto nel corso dei secoli.
Davanti alle migliaia di persone riunite in Piazza San Pietro, fra le quali era presente un picchetto d'onore del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, il Papa ha ricordato: "Cinquecento anni or sono, il 22 gennaio 1506, il Papa Giulio II accoglieva e benediceva il primo contingente di Guardie Svizzere, venute a Roma per assicurare la difesa della sua persona e del Palazzo Apostolico. Nasceva così la Guardia Svizzera Pontificia".
"Nel ricordare quello storico evento" - ha detto il Papa - "sono lieto di salutare quanti oggi compongono questo benemerito Corpo, al quale, in segno di apprezzamento e di riconoscenza, imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica".
Alle 9:30, il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato e Decano del Collegio Cardinalizio, ha presieduto, nella Cappella Sistina, una Santa Messa per i Membri del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia in occasione dell'apertura delle celebrazioni per il quinto centenario della Fondazione.
In memoria del giuramento solenne che le Guardie pronunciano il 6 maggio di ogni anno, il Porporato ha esortato le Guardie Svizzere a "servire fedelmente, lealmente ed onorevolmente il Sommo Pontefice ed i suoi legittimi Successori con tutte le forze, sacrificando, ove occorra, anche la vita per la loro difesa. Questa fedeltà sia sempre la vostra divisa!".
Ricordando i primi 150 Svizzeri che entrarono attraverso Piazza del Popolo nella Città eterna il 22 gennaio 1506 per difendere la Cattedra di Pietro, il Cardinale Sodano ha citato una frase del riformatore protestante svizzero Ulrich Zwingli, che in quell'anno ancora non si era allontanato dalla Chiesa cattolica: "Gli svizzeri vedono la triste situazione della Chiesa di Dio, la Madre della Cristianità, e ritengono grave e pericoloso che ogni tiranno possa aggredire impunemente per avidità di bottino la Madre comune della Cristianità".
"Sono parole" - ha proseguito il Cardinale Segretario di Stato - "che stanno a ricordare ancora oggi alle Guardie Svizzere quell'ispirazione superiore che deve animare il loro servizio, vedendo, con gli occhi della fede, in ogni Romano Pontefice il principio dell'unità visibile della Santa Chiesa di Dio".
Il Cardinale Sodano ha infine invitato i Membri della Guardia Svizzera, in ricordo dell'attuale celebrazione, "ad amare sempre più la Chiesa di Cristo".
ANG/CENTENARIO GUARDIA SVIZZERA/... VIS 20060123 (400)
Davanti alle migliaia di persone riunite in Piazza San Pietro, fra le quali era presente un picchetto d'onore del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, il Papa ha ricordato: "Cinquecento anni or sono, il 22 gennaio 1506, il Papa Giulio II accoglieva e benediceva il primo contingente di Guardie Svizzere, venute a Roma per assicurare la difesa della sua persona e del Palazzo Apostolico. Nasceva così la Guardia Svizzera Pontificia".
"Nel ricordare quello storico evento" - ha detto il Papa - "sono lieto di salutare quanti oggi compongono questo benemerito Corpo, al quale, in segno di apprezzamento e di riconoscenza, imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica".
Alle 9:30, il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato e Decano del Collegio Cardinalizio, ha presieduto, nella Cappella Sistina, una Santa Messa per i Membri del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia in occasione dell'apertura delle celebrazioni per il quinto centenario della Fondazione.
In memoria del giuramento solenne che le Guardie pronunciano il 6 maggio di ogni anno, il Porporato ha esortato le Guardie Svizzere a "servire fedelmente, lealmente ed onorevolmente il Sommo Pontefice ed i suoi legittimi Successori con tutte le forze, sacrificando, ove occorra, anche la vita per la loro difesa. Questa fedeltà sia sempre la vostra divisa!".
Ricordando i primi 150 Svizzeri che entrarono attraverso Piazza del Popolo nella Città eterna il 22 gennaio 1506 per difendere la Cattedra di Pietro, il Cardinale Sodano ha citato una frase del riformatore protestante svizzero Ulrich Zwingli, che in quell'anno ancora non si era allontanato dalla Chiesa cattolica: "Gli svizzeri vedono la triste situazione della Chiesa di Dio, la Madre della Cristianità, e ritengono grave e pericoloso che ogni tiranno possa aggredire impunemente per avidità di bottino la Madre comune della Cristianità".
"Sono parole" - ha proseguito il Cardinale Segretario di Stato - "che stanno a ricordare ancora oggi alle Guardie Svizzere quell'ispirazione superiore che deve animare il loro servizio, vedendo, con gli occhi della fede, in ogni Romano Pontefice il principio dell'unità visibile della Santa Chiesa di Dio".
Il Cardinale Sodano ha infine invitato i Membri della Guardia Svizzera, in ricordo dell'attuale celebrazione, "ad amare sempre più la Chiesa di Cristo".
ANG/CENTENARIO GUARDIA SVIZZERA/... VIS 20060123 (400)
BENEDIZIONE DEGLI AGNELLI NELLA FESTA DI SANT'AGNESE
CITTA' DEL VATICANO, 21 GEN. 2006 (VIS). Questa mattina, nella Cappella Urbano VIII del Palazzo Apostolico Vaticano, in occasione della Memoria Liturgica di Sant'Agnese, Vergine e Martire, il Santo Padre Benedetto XVI ha benedetto due agnelli vivi, la cui lana sarà utilizzata per confezionare i sacri Pallii che il Papa impone ai nuovi Arcivescovi Metropoliti, ogni anno, il 29 giugno, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.
Il Pallio, sottile stola di lana bianca ornata da sei croci di seta nera, simboleggia la comunione dei Pastori con il Romano Pontefice.
.../BENEDIZIONE AGNELLI:PALLIO/... VIS 20060123 (110)
Il Pallio, sottile stola di lana bianca ornata da sei croci di seta nera, simboleggia la comunione dei Pastori con il Romano Pontefice.
.../BENEDIZIONE AGNELLI:PALLIO/... VIS 20060123 (110)
UDIENZE
CITTA' DEL VATICANO, 23 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:
- Sua Beatitudine il Cardinale Ignace Moussa I Daoud, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.
- Due Presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo, in Visita "ad Limina Apostolorum":
- Il Vescovo Gérard Mulumba Kalemba, di Mweka.
- Il Vescovo Nicolas Djomo Lola, di Tshumbe.
Sabato 21 gennaio il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:
- Otto Presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo, in Visita "ad Limina Apostolorum":
- Il Vescovo Ignace Matondo Kwa Nzambi, C.I.C.M., di Molegbe.
- L'Arcivescovo Godefroy Mukeng'a Kalond, C.I.C.M., di Kananga, con l'Ausiliare Vescovo Marcel Madila.
- Il Vescovo Valentin Masegno Nkinda, di Kabinda.
- Il Vescovo Stanislas Lukumwena, O.F.M., di Kole.
- Il Vescovo Léonard Kasanda Lumembu, C.I.C.M., di Luiza.
- Il Vescovo Tharcisse Tshibangu Tshishiku, di Mbujimayi, con l'Ausiliare Vescovo Bernard-Emmanuel Kasanda Mulenga.
- Il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
AL:AP/.../.... VIS 20060123 (170)
- Sua Beatitudine il Cardinale Ignace Moussa I Daoud, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.
- Due Presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo, in Visita "ad Limina Apostolorum":
- Il Vescovo Gérard Mulumba Kalemba, di Mweka.
- Il Vescovo Nicolas Djomo Lola, di Tshumbe.
Sabato 21 gennaio il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:
- Otto Presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo, in Visita "ad Limina Apostolorum":
- Il Vescovo Ignace Matondo Kwa Nzambi, C.I.C.M., di Molegbe.
- L'Arcivescovo Godefroy Mukeng'a Kalond, C.I.C.M., di Kananga, con l'Ausiliare Vescovo Marcel Madila.
- Il Vescovo Valentin Masegno Nkinda, di Kabinda.
- Il Vescovo Stanislas Lukumwena, O.F.M., di Kole.
- Il Vescovo Léonard Kasanda Lumembu, C.I.C.M., di Luiza.
- Il Vescovo Tharcisse Tshibangu Tshishiku, di Mbujimayi, con l'Ausiliare Vescovo Bernard-Emmanuel Kasanda Mulenga.
- Il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
AL:AP/.../.... VIS 20060123 (170)
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Visita 'ad Limina Apostolorum'
IN BREVE
IN OCCASIONE DELLA PROSSIMA APERTURA DEI GIOCHI OLIMPICI INVERNALI, che si svolgeranno nel mese di febbraio a Torino ed in altre località del Piemonte, il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto pervenire un messaggio al Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo di Torino. Il Papa esprime l'auspicio che "le prossime manifestazioni olimpiche siano (...) per tutti un segno eloquente di amicizia e contribuiscano a rinsaldare tra i popoli relazioni di intesa solidale! Come non riconoscere quanto tutto ciò sia necessario ai nostri giorni, che vedono l'umanità segnata da non poche tensioni e anelante a costruire un futuro di autentica pace?".
IL CARDINALE ANGELO SODANO, SEGRETARIO DI STATO, ha fatto pervenire, a nome del Santo Padre, un telegramma di cordoglio all'Arcivescovo Frantisek Rabek, Ordinario Militare della Slovacchia, a motivo della sciagura aerea avvenuta nei pressi di Kosice, nella quale hanno perso la vita, il 19 gennaio scorso, il Cappellano militare Monsignor Michal Stang e numerosi soldati al rientro da una missione di pace in Kosovo.
.../IN BREVE/... VIS 20060123 (170)
IL CARDINALE ANGELO SODANO, SEGRETARIO DI STATO, ha fatto pervenire, a nome del Santo Padre, un telegramma di cordoglio all'Arcivescovo Frantisek Rabek, Ordinario Militare della Slovacchia, a motivo della sciagura aerea avvenuta nei pressi di Kosice, nella quale hanno perso la vita, il 19 gennaio scorso, il Cappellano militare Monsignor Michal Stang e numerosi soldati al rientro da una missione di pace in Kosovo.
.../IN BREVE/... VIS 20060123 (170)
IL PAPA: DOBBIAMO RIPRENDERE LA PAROLA "AMORE"
CITTA' DEL VATICANO, 23 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI è intervenuto questa mattina al Congresso organizzato dal Pontificio Consiglio "Cor Unum", in corso dal 23 al 24 gennaio nell'Aula Nuova del Sinodo, il cui titolo tratto dalla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, è: "...ma di tutte più grande è la carità!".
Nel suo discorso il Santo Padre si è soffermato sulla prima Enciclica "Deus caritas est" (Dio è amore), che sarà pubblicata il prossimo mercoledì 25 gennaio.
"L'escursione cosmica, in cui Dante nella sua 'Divina Commedia'" - ha detto il Papa all'inizio del suo discorso - "vuole coinvolgere il lettore, finisce davanti alla Luce perenne che è Dio stesso, davanti a quella Luce che al contempo è 'l'amor che move il sole e l'altre stelle'.
Il Dio che da Dante appare nel cerchio centrale della Luce "ha un volto umano e (...) un cuore umano" - ha spiegato il Santo Padre - "In questa visione di Dante si mostra, da una parte, la continuità tra la fede cristiana in Dio e la ricerca sviluppata dalla ragione (...) al contempo, però, appare anche la novità che supera ogni ricerca umana (...) la novità di un amore che ha spinto Dio ad assumere un volto umano, anzi ad assumere carne e sangue. (...) L'eros di Dio non è soltanto una forza cosmica primordiale; è amore che ha creato l'uomo e si china verso di lui".
"La parola 'amore'" - ha detto ancora il Papa - "oggi è così sciupata, così consumata e abusata che quasi si teme di lasciarla affiorare sulle proprie labbra. Eppure è una parola primordiale, espressione della realtà primordiale; noi non possiamo semplicemente abbandonarla, ma dobbiamo riprenderla (...) perché possa illuminare la nostra vita. È stata questa consapevolezza che mi ha indotto a scegliere l'amore come tema della mia prima Enciclica. Volevo tentare di esprimere per il nostro tempo e per la nostra esistenza qualcosa di quello che Dante nella sua visione ha ricapitolato".
"Si tratta proprio di questo: che la fede diventi una visione-comprensione che ci trasforma. Era mio desiderio di dare risalto alla centralità della fede in Dio - in quel Dio che ha assunto un volto umano e un cuore umano. (...) In un'epoca nella quale l'ostilità e l'avidità sono diventate superpotenze, un'epoca nella quale assistiamo all'abuso della religione fino all'apoteosi dell'odio, la sola razionalità neutra non è in grado di proteggerci. Abbiamo bisogno del Dio vivente, che ci ha amati fino alla morte. Così, in questa Enciclica, i temi 'Dio', 'Cristo' e 'Amore' sono fusi insieme come guida centrale della fede cristiana".
"Una prima lettura dell'Enciclica potrebbe forse suscitare l'impressione che essa si spezzi in due parti tra loro poco collegate: una prima parte teorica, che parla dell'essenza dell'amore, e una seconda che tratta della carità ecclesiale, delle organizzazioni caritative. A me però interessava proprio l'unità dei due temi che, solo se visti come un'unica cosa, sono compresi bene. (...) Partendo dall'immagine cristiana di Dio, bisognava mostrare come l'uomo è creato per amare e come questo amore, che inizialmente appare soprattutto come 'eros' tra uomo e donna, deve poi interiormente trasformarsi in 'agape', in dono di sé all'altro".
"Su questa base si doveva poi chiarire che l'essenza dell'amore di Dio e del prossimo descritto nella Bibbia è il centro dell'esistenza cristiana, è il frutto della fede. Successivamente, però, in una seconda parte bisognava evidenziare che l'atto totalmente personale dell'agape non può mai restare una cosa solamente individuale, ma che deve invece diventare anche un atto essenziale della Chiesa come comunità: abbisogna cioè anche della forma istituzionale che si esprime nell'agire comunitario della Chiesa".
"L'organizzazione ecclesiale della carità" - ha concluso il Pontefice - "non è una forma di assistenza sociale che si aggiunge casualmente alla realtà della Chiesa. (...) Essa fa parte invece della natura della Chiesa. (...) Essa deve rendere in qualche modo visibile il Dio vivente. (...) Lo spettacolo dell'uomo sofferente tocca il nostro cuore. Ma l'impegno caritativo ha un senso che va ben oltre la semplice filantropia. È Dio stesso che ci spinge nel nostro intimo ad alleviare la miseria (...). Così, in definitiva, è Lui stesso che noi portiamo nel mondo sofferente. Quanto più consapevolmente e chiaramente lo portiamo come dono, tanto più efficacemente il nostro amore cambierà il mondo".
AC/ENCICLICA:AMORE/COR UNUM VIS 20060123 (720)
Nel suo discorso il Santo Padre si è soffermato sulla prima Enciclica "Deus caritas est" (Dio è amore), che sarà pubblicata il prossimo mercoledì 25 gennaio.
"L'escursione cosmica, in cui Dante nella sua 'Divina Commedia'" - ha detto il Papa all'inizio del suo discorso - "vuole coinvolgere il lettore, finisce davanti alla Luce perenne che è Dio stesso, davanti a quella Luce che al contempo è 'l'amor che move il sole e l'altre stelle'.
Il Dio che da Dante appare nel cerchio centrale della Luce "ha un volto umano e (...) un cuore umano" - ha spiegato il Santo Padre - "In questa visione di Dante si mostra, da una parte, la continuità tra la fede cristiana in Dio e la ricerca sviluppata dalla ragione (...) al contempo, però, appare anche la novità che supera ogni ricerca umana (...) la novità di un amore che ha spinto Dio ad assumere un volto umano, anzi ad assumere carne e sangue. (...) L'eros di Dio non è soltanto una forza cosmica primordiale; è amore che ha creato l'uomo e si china verso di lui".
"La parola 'amore'" - ha detto ancora il Papa - "oggi è così sciupata, così consumata e abusata che quasi si teme di lasciarla affiorare sulle proprie labbra. Eppure è una parola primordiale, espressione della realtà primordiale; noi non possiamo semplicemente abbandonarla, ma dobbiamo riprenderla (...) perché possa illuminare la nostra vita. È stata questa consapevolezza che mi ha indotto a scegliere l'amore come tema della mia prima Enciclica. Volevo tentare di esprimere per il nostro tempo e per la nostra esistenza qualcosa di quello che Dante nella sua visione ha ricapitolato".
"Si tratta proprio di questo: che la fede diventi una visione-comprensione che ci trasforma. Era mio desiderio di dare risalto alla centralità della fede in Dio - in quel Dio che ha assunto un volto umano e un cuore umano. (...) In un'epoca nella quale l'ostilità e l'avidità sono diventate superpotenze, un'epoca nella quale assistiamo all'abuso della religione fino all'apoteosi dell'odio, la sola razionalità neutra non è in grado di proteggerci. Abbiamo bisogno del Dio vivente, che ci ha amati fino alla morte. Così, in questa Enciclica, i temi 'Dio', 'Cristo' e 'Amore' sono fusi insieme come guida centrale della fede cristiana".
"Una prima lettura dell'Enciclica potrebbe forse suscitare l'impressione che essa si spezzi in due parti tra loro poco collegate: una prima parte teorica, che parla dell'essenza dell'amore, e una seconda che tratta della carità ecclesiale, delle organizzazioni caritative. A me però interessava proprio l'unità dei due temi che, solo se visti come un'unica cosa, sono compresi bene. (...) Partendo dall'immagine cristiana di Dio, bisognava mostrare come l'uomo è creato per amare e come questo amore, che inizialmente appare soprattutto come 'eros' tra uomo e donna, deve poi interiormente trasformarsi in 'agape', in dono di sé all'altro".
"Su questa base si doveva poi chiarire che l'essenza dell'amore di Dio e del prossimo descritto nella Bibbia è il centro dell'esistenza cristiana, è il frutto della fede. Successivamente, però, in una seconda parte bisognava evidenziare che l'atto totalmente personale dell'agape non può mai restare una cosa solamente individuale, ma che deve invece diventare anche un atto essenziale della Chiesa come comunità: abbisogna cioè anche della forma istituzionale che si esprime nell'agire comunitario della Chiesa".
"L'organizzazione ecclesiale della carità" - ha concluso il Pontefice - "non è una forma di assistenza sociale che si aggiunge casualmente alla realtà della Chiesa. (...) Essa fa parte invece della natura della Chiesa. (...) Essa deve rendere in qualche modo visibile il Dio vivente. (...) Lo spettacolo dell'uomo sofferente tocca il nostro cuore. Ma l'impegno caritativo ha un senso che va ben oltre la semplice filantropia. È Dio stesso che ci spinge nel nostro intimo ad alleviare la miseria (...). Così, in definitiva, è Lui stesso che noi portiamo nel mondo sofferente. Quanto più consapevolmente e chiaramente lo portiamo come dono, tanto più efficacemente il nostro amore cambierà il mondo".
AC/ENCICLICA:AMORE/COR UNUM VIS 20060123 (720)
ALTRI ATTI PONTIFICI
CITTA' DEL VATICANO, 23 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'Arcidiocesi di Bamenda (Camerun), presentata dall'Arcivescovo Paul Verdzekov, per raggiunti limiti d'età. Gli succede l'Arcivescovo Cornelius Fontem Esua, Coadiutore della medesima Arcidiocesi.
Sabato 21 gennaio è stato reso noto che il Santo Padre:
- Ha accettato la rinuncia all'ufficio di Ausiliare dell'Arcidiocesi di Hà Nôi (Viêt Nam), presentata dal Vescovo Paul Lê Dac Trong, per raggiunti limiti d'età.
- Ha nominato il Monsignore Smaragde Mbonyintege, Vescovo di Kabgayi (superficie: 2.187; popolazione: 912.000; cattolici: 550.000; sacerdoti: 114; religiosi: 269), Rwanda. Il Vescovo eletto è nato nel 1947 a Rutobwe-Gitarama (Rwanda), ed è stato ordinato sacerdote nel 1975. È stato finora Rettore del Seminario Maggiore di Nyakibanda (Rwanda).
- Ha nominato l'Arcivescovo Antonio Franco, finora Nunzio Apostolico nelle Filippine, Nunzio Apostolico in Israele e Cipro e Delegato Apostolico in Gerusalemme e Palestina.
NER:RE:NN/.../... VIS 20060123 (150)
Sabato 21 gennaio è stato reso noto che il Santo Padre:
- Ha accettato la rinuncia all'ufficio di Ausiliare dell'Arcidiocesi di Hà Nôi (Viêt Nam), presentata dal Vescovo Paul Lê Dac Trong, per raggiunti limiti d'età.
- Ha nominato il Monsignore Smaragde Mbonyintege, Vescovo di Kabgayi (superficie: 2.187; popolazione: 912.000; cattolici: 550.000; sacerdoti: 114; religiosi: 269), Rwanda. Il Vescovo eletto è nato nel 1947 a Rutobwe-Gitarama (Rwanda), ed è stato ordinato sacerdote nel 1975. È stato finora Rettore del Seminario Maggiore di Nyakibanda (Rwanda).
- Ha nominato l'Arcivescovo Antonio Franco, finora Nunzio Apostolico nelle Filippine, Nunzio Apostolico in Israele e Cipro e Delegato Apostolico in Gerusalemme e Palestina.
NER:RE:NN/.../... VIS 20060123 (150)
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Nomine ed altri atti pontifici
venerdì 20 gennaio 2006
TELEVISIONI CATTOLICHE: MOLTE INIZIATIVE MA SCARSE RISORSE
CITTA' DEL VATICANO, 20 GEN. 2006 (VIS). L'Arcivescovo John P. Foley, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali è intervenuto oggi alla Seconda Riunione del Comitato Organizzativo per il Congresso Mondiale delle Televisioni Cattoliche che si tiene nel Palazzo San Carlo in Vaticano.
L'Arcivescovo Foley ha rilevato che uno dei problemi dei mezzi di comunicazione è che nonostante ci siano "molte iniziative di televisione cattoliche, (...) spesso non ci sono risorse sufficienti per la programmazione, non ci sono i mezzi economici o il personale specializzato per mantenerle in attività. Tra i fattori che sembrano trascurati ci sono la coordinazione e la cooperazione".
"Per la natura della nostra responsabilità universale" - ha proseguito il Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali - "abbiamo pensato che sarebbe una buona idea per rispondere alle richieste che arrivano da tutto il mondo di creare un forum per progettare ed anche aiutare a mettere in atto tale coordinazione e cooperazione. (...) Non esiste un altro settore come quello televisivo in cui c'è più bisogno di una rete affinché la programmazione comune venga offerta a tutto il mondo, la formazione professionale sia proposta su base internazionale e le idee ed i programmi vengano condivisi".
"Spero dunque che il nostro progetto" - ha concluso l'Arcivescovo Foley - "ed il nostro eventuale congresso possano essere di aiuto alle televisione cattolica, affinché diventi un sistema nervoso per la Chiesa, un sistema capace di contribuire ad informare, a dare energia e a muovere il Corpo di Cristo che è la Chiesa in una perfetta unità, per proseguire il lavoro di evangelizzazione".
CON-CS/CONGRESSO TELEVISIONI/FOLEY VIS 20060120 (280)
L'Arcivescovo Foley ha rilevato che uno dei problemi dei mezzi di comunicazione è che nonostante ci siano "molte iniziative di televisione cattoliche, (...) spesso non ci sono risorse sufficienti per la programmazione, non ci sono i mezzi economici o il personale specializzato per mantenerle in attività. Tra i fattori che sembrano trascurati ci sono la coordinazione e la cooperazione".
"Per la natura della nostra responsabilità universale" - ha proseguito il Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali - "abbiamo pensato che sarebbe una buona idea per rispondere alle richieste che arrivano da tutto il mondo di creare un forum per progettare ed anche aiutare a mettere in atto tale coordinazione e cooperazione. (...) Non esiste un altro settore come quello televisivo in cui c'è più bisogno di una rete affinché la programmazione comune venga offerta a tutto il mondo, la formazione professionale sia proposta su base internazionale e le idee ed i programmi vengano condivisi".
"Spero dunque che il nostro progetto" - ha concluso l'Arcivescovo Foley - "ed il nostro eventuale congresso possano essere di aiuto alle televisione cattolica, affinché diventi un sistema nervoso per la Chiesa, un sistema capace di contribuire ad informare, a dare energia e a muovere il Corpo di Cristo che è la Chiesa in una perfetta unità, per proseguire il lavoro di evangelizzazione".
CON-CS/CONGRESSO TELEVISIONI/FOLEY VIS 20060120 (280)
MATURAZIONE UMANA E ADESIONE MAGISTERO CHIESA
CITTA' DEL VATICANO, 20 GEN. 2006 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto il Rettore, gli Alunni e i Superiori dell'Almo Collegio Capranica, alla vigilia della memoria liturgica di Sant'Agnese, Patrona di questo Seminario diocesano di Roma che accoglie anche i candidati al sacerdozio provenienti da altre diocesi italiane e del mondo.
Il Papa ha esortato i seminaristi a "far tesoro di ogni occasione per testimoniare efficacemente il Vangelo in mezzo agli uomini del nostro tempo" durante gli anni di formazione.
"Per rispondere alle attese della società moderna" - ha detto il Papa - "per cooperare alla vasta azione evangelizzatrice che coinvolge tutti i cristiani, c'è bisogno di sacerdoti preparati e coraggiosi che, senza ambizioni e timori, ma convinti della Verità evangelica, si preoccupino anzitutto di annunciare Cristo e, in suo nome, siano pronti a chinarsi sulle sofferenze umane, facendo sperimentare il conforto dell'amore di Dio e il calore della famiglia ecclesiale a tutti, specialmente ai poveri e a quanti versano in difficoltà".
Il Santo Padre ha sottolineato che tutto ciò comporta "insieme ad una maturazione umana e ad un'adesione diligente alla verità rivelata, che il Magistero della Chiesa fedelmente propone, un serio impegno nella santificazione personale e nell'esercizio delle virtù, specialmente dell'umiltà e della carità," ed ha soggiunto che: "occorre pure alimentare la comunione con le varie componenti del Popolo di Dio, perché cresca in ciascuno la consapevolezza di essere parte dell'unico Corpo di Cristo".
"Perché tutto ciò possa realizzarsi, vi invito, cari amici, a mantenere lo sguardo fisso su Cristo. (...) Quanto più, infatti, resterete in comunione con Lui, tanto più sarete in grado di seguirne fedelmente le orme, così che 'nella carità, che è il vincolo della perfezione', maturi il vostro amore per il Signore, sotto la guida dello Spirito Santo".
Papa Benedetto ha concluso il suo discorso incoraggiando i seminaristi a seguire l'esempio dei sacerdoti zelanti che l'Almo Collegio ha annoverato tra i suoi alunni e "che hanno profuso tesori di scienza e di bontà nella Vigna del Signore. Seguite il loro esempio!".
AC/.../ALMO COLLEGIO CAPRANICA VIS 20060120 (350)
Il Papa ha esortato i seminaristi a "far tesoro di ogni occasione per testimoniare efficacemente il Vangelo in mezzo agli uomini del nostro tempo" durante gli anni di formazione.
"Per rispondere alle attese della società moderna" - ha detto il Papa - "per cooperare alla vasta azione evangelizzatrice che coinvolge tutti i cristiani, c'è bisogno di sacerdoti preparati e coraggiosi che, senza ambizioni e timori, ma convinti della Verità evangelica, si preoccupino anzitutto di annunciare Cristo e, in suo nome, siano pronti a chinarsi sulle sofferenze umane, facendo sperimentare il conforto dell'amore di Dio e il calore della famiglia ecclesiale a tutti, specialmente ai poveri e a quanti versano in difficoltà".
Il Santo Padre ha sottolineato che tutto ciò comporta "insieme ad una maturazione umana e ad un'adesione diligente alla verità rivelata, che il Magistero della Chiesa fedelmente propone, un serio impegno nella santificazione personale e nell'esercizio delle virtù, specialmente dell'umiltà e della carità," ed ha soggiunto che: "occorre pure alimentare la comunione con le varie componenti del Popolo di Dio, perché cresca in ciascuno la consapevolezza di essere parte dell'unico Corpo di Cristo".
"Perché tutto ciò possa realizzarsi, vi invito, cari amici, a mantenere lo sguardo fisso su Cristo. (...) Quanto più, infatti, resterete in comunione con Lui, tanto più sarete in grado di seguirne fedelmente le orme, così che 'nella carità, che è il vincolo della perfezione', maturi il vostro amore per il Signore, sotto la guida dello Spirito Santo".
Papa Benedetto ha concluso il suo discorso incoraggiando i seminaristi a seguire l'esempio dei sacerdoti zelanti che l'Almo Collegio ha annoverato tra i suoi alunni e "che hanno profuso tesori di scienza e di bontà nella Vigna del Signore. Seguite il loro esempio!".
AC/.../ALMO COLLEGIO CAPRANICA VIS 20060120 (350)
ALTRI ATTI PONTIFICI
CITTA' DEL VATICANO, 20 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Reverendo Ivan Tilak Jayasundera, Vescovo di Ratnapura (superficie: 4.968; popolazione: 1.787.938; cattolici: 19.532; sacerdoti: 34; religiose: 70), Sri Lanka. Il Vescovo eletto è nato a Kandy (Sri Lanka), nel 1959 ed è stato ordinato sacerdote nel 1985. Finora è stato Professore di liturgia presso il Seminario Nazionale Maggiore di Kandy (Sri Lanka).
NER/.../JAYASUNDERA VIS 20060120 (70)
NER/.../JAYASUNDERA VIS 20060120 (70)
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Nomine ed altri atti pontifici
UDIENZE
CITTA' DEL VATICANO, 20 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate cinque Presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo, in Visita "ad Limina Apostolorum":
- L'Arcivescovo Joseph Kumuondala Mbimba, di Mbandaka-Bikoro.
- Il Vescovo Joseph Mokobe Ndjoku, di Basankusu.
- Il Vescovo Fridolin Ambongo Besungu, O.F.M.Cap., di Bokungu-Ikela.
- Il Vescovo Louis Nkinga Bondala, C.I.C.M., di Lisala.
- Il Vescovo Ferdinand Maemba Liwoke, di Lolo.
Nel pomeriggio è in programma che il Santo Padre riceva in udienza l'Arcivescovo William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
AL:AP/.../... VIS 20060120 (100)
- L'Arcivescovo Joseph Kumuondala Mbimba, di Mbandaka-Bikoro.
- Il Vescovo Joseph Mokobe Ndjoku, di Basankusu.
- Il Vescovo Fridolin Ambongo Besungu, O.F.M.Cap., di Bokungu-Ikela.
- Il Vescovo Louis Nkinga Bondala, C.I.C.M., di Lisala.
- Il Vescovo Ferdinand Maemba Liwoke, di Lolo.
Nel pomeriggio è in programma che il Santo Padre riceva in udienza l'Arcivescovo William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
AL:AP/.../... VIS 20060120 (100)
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Udienze,
Visita 'ad Limina Apostolorum'
giovedì 19 gennaio 2006
INIZIO CERIMONIE V CENTENARIO GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA
CITTA' DEL VATICANO, 19 GEN. 2006 (VIS). Alle 9:30 di domenica 22 gennaio, nella Cappella Sistina, il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato di Sua Santità, presiederà una Santa Messa per le 110 Guardie attive e i loro familiari. Avranno inizio così le cerimonie commemorative del V Centenario della fondazione del Corpo Militare più antico del mondo.
Un Comunicato reso pubblico nel pomeriggio di ieri precisa che, sempre domenica 22, il Cardinale svizzero Georges-Marie Cottier, O.P., presiederà una solenne Celebrazione Eucaristica nella Cattedrale di San Nicola a Friburgo (Svizzera), con la partecipazione di più di 500 Ex-Guardie svizzere.
In occasione della Preghiera dell'Angelus del Santo Padre una formazione d'onore di circa 70 Guardie sarà presente in Piazza San Pietro per ricevere la Benedizione Apostolica come avvenne 500 anni fa sotto Papa Giulio II. Le Ex-Guardie riunite a Friburgo saranno collegate tramite la televisione con Piazza San Pietro.
Il Comunicato precisa che la giornata festiva si concluderà con il conferimento della Medaglia Commemorativa del Santo Padre nel Cortile d'Onore della Guardia Svizzera Pontificia.
.../CENTENARIO GUARDIA SVIZZERA/... VIS 20060119 (180)
Un Comunicato reso pubblico nel pomeriggio di ieri precisa che, sempre domenica 22, il Cardinale svizzero Georges-Marie Cottier, O.P., presiederà una solenne Celebrazione Eucaristica nella Cattedrale di San Nicola a Friburgo (Svizzera), con la partecipazione di più di 500 Ex-Guardie svizzere.
In occasione della Preghiera dell'Angelus del Santo Padre una formazione d'onore di circa 70 Guardie sarà presente in Piazza San Pietro per ricevere la Benedizione Apostolica come avvenne 500 anni fa sotto Papa Giulio II. Le Ex-Guardie riunite a Friburgo saranno collegate tramite la televisione con Piazza San Pietro.
Il Comunicato precisa che la giornata festiva si concluderà con il conferimento della Medaglia Commemorativa del Santo Padre nel Cortile d'Onore della Guardia Svizzera Pontificia.
.../CENTENARIO GUARDIA SVIZZERA/... VIS 20060119 (180)
CONVEGNO INTERNAZIONALE CARITÀ PROMOSSO COR UNUM
CITTA' DEL VATICANO, 19 GEN. 2006 (VIS). Il Pontificio Consiglio "Cor Unum" ha promosso un Convegno Internazionale sulla Carità nelle giornate del 23 e 24 gennaio presso l'Aula Nuova del Sinodo in Vaticano. Titolo del Convegno, tratto dalla prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, è: "...ma di tutte più grande è la carità!".
Un Comunicato del Pontificio Consiglio "Cor Unum" spiega che il Convegno che si terrà contestualmente alla pubblicazione della prima Enciclica di Benedetto XVI "Deus caritas est", ha l'obiettivo "di tenere vivo nella Chiesa il senso cristiano dell'impegno cristiano a favore del prossimo".
Al Convegno - la cui apertura dei lavori è affidata all'Arcivescovo Paul Josef Cordes, Presidente di "Cor Unum" - è prevista la partecipazione di 200 persone: Cardinali, Vescovi, Ambasciatori, responsabili di istituzioni internazionali di aiuto e assistenza, responsabili delle Caritas nazionali e di organizzazioni non governative.
Il programma dei lavori di lunedì 23 prevede, nella mattinata, gli interventi di James Wolfensohn, Presidente della Banca Mondiale dal 1995 al 2005 e di Denis Viénot, Presidente di "Caritas Internationalis" i quali, con l'Arcivescovo di Dublino (Irlanda), Diarmuid Martin, in funzione di moderatore, metteranno a confronto i due grandi settori degli aiuti umanitari: quello della società civile e quello del mondo ecclesiale. A mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI rivolgerà alcune parole ai partecipanti al Convegno e nel pomeriggio, il Dr. Joaquín Navarro-Valls, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, presenterà sei testimonianze su "esperienze di carità".
Martedì 24, la regista italiana Liliana Cavani, autrice di "Francesco", una biografia di San Francesco d'Assisi, illustrerà come una regista laica sente il richiamo della carità nella rappresentazione dell'amore nelle opere cinematografiche. Il Cardinale Francis George, Arcivescovo di Chicago (Stati Uniti d'America), concluderà con una lezione teologica sulla Carità.
Il Convegno Internazionale terminerà alle 17:00 del 24 gennaio con una Celebrazione Eucaristica nella Basilica di San Pietro, presieduta dal Cardinale Roger Etchegaray, Vice-Decano del Collegio dei Cardinali e Presidente emerito del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e del Pontificio Consiglio "Cor Unum".
CON-CU/CONGRESSO CARITÀ/CORDES VIS 20060119 (340)
Un Comunicato del Pontificio Consiglio "Cor Unum" spiega che il Convegno che si terrà contestualmente alla pubblicazione della prima Enciclica di Benedetto XVI "Deus caritas est", ha l'obiettivo "di tenere vivo nella Chiesa il senso cristiano dell'impegno cristiano a favore del prossimo".
Al Convegno - la cui apertura dei lavori è affidata all'Arcivescovo Paul Josef Cordes, Presidente di "Cor Unum" - è prevista la partecipazione di 200 persone: Cardinali, Vescovi, Ambasciatori, responsabili di istituzioni internazionali di aiuto e assistenza, responsabili delle Caritas nazionali e di organizzazioni non governative.
Il programma dei lavori di lunedì 23 prevede, nella mattinata, gli interventi di James Wolfensohn, Presidente della Banca Mondiale dal 1995 al 2005 e di Denis Viénot, Presidente di "Caritas Internationalis" i quali, con l'Arcivescovo di Dublino (Irlanda), Diarmuid Martin, in funzione di moderatore, metteranno a confronto i due grandi settori degli aiuti umanitari: quello della società civile e quello del mondo ecclesiale. A mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI rivolgerà alcune parole ai partecipanti al Convegno e nel pomeriggio, il Dr. Joaquín Navarro-Valls, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, presenterà sei testimonianze su "esperienze di carità".
Martedì 24, la regista italiana Liliana Cavani, autrice di "Francesco", una biografia di San Francesco d'Assisi, illustrerà come una regista laica sente il richiamo della carità nella rappresentazione dell'amore nelle opere cinematografiche. Il Cardinale Francis George, Arcivescovo di Chicago (Stati Uniti d'America), concluderà con una lezione teologica sulla Carità.
Il Convegno Internazionale terminerà alle 17:00 del 24 gennaio con una Celebrazione Eucaristica nella Basilica di San Pietro, presieduta dal Cardinale Roger Etchegaray, Vice-Decano del Collegio dei Cardinali e Presidente emerito del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e del Pontificio Consiglio "Cor Unum".
CON-CU/CONGRESSO CARITÀ/CORDES VIS 20060119 (340)
DELEGAZIONE ECUMENICA DELLA FINLANDIA DAL PAPA
CITTA' DEL VATICANO, 19 GEN. 2006 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto una Delegazione Ecumenica della Finlandia in occasione della Festa di Sant'Enrico, Patrono del Paese.
Ricordando che Giovanni Paolo II aveva accolto anno dopo anno i membri della Delegazione in pellegrinaggio a Roma, Papa Benedetto XVI ha affermato: "Queste visite sono occasione per un ulteriore e proficuo lavoro e per approfondire lo 'ecumenismo spirituale' che esorta i cristiani divisi ad apprezzare ciò che già li unisce".
Il Santo Padre ha sottolineato che "L'attuale Commissione di Dialogo Luterano-Cattolico in Finlandia e Svezia si fonda sull'importante realizzazione della 'Dichiarazione Congiunta sulla Giustificazione' (1999). Nello specifico contesto dei Paesi nordici, la Commissione continua a studiare i progressi e le implicazioni pratiche della 'Dichiarazione Congiunta'. In tal modo cerca di esaminare le differenze ancora esistenti fra luterani e cattolici relative a certe questioni di fede e di vita ecclesiale mentre mantiene una fervente testimonianza della verità del Vangelo".
"In questi giorni in cui si celebra la Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, siamo particolarmente consapevoli che l'unità è una grazia, e che dobbiamo costantemente chiedere questo dono al Signore".
Benedetto XVI ha concluso invitando a ringraziare Dio "per i progressi compiuti nei rapporti fra cattolici e luterani e a pregare che il Signore ci ricolmi del Suo Spirito e ci guidi verso la pienezza della verità e dell'amore".
AC/.../DELEGAZIONE ECUMENICA FINLANDIA VIS 20060119 (250)
Ricordando che Giovanni Paolo II aveva accolto anno dopo anno i membri della Delegazione in pellegrinaggio a Roma, Papa Benedetto XVI ha affermato: "Queste visite sono occasione per un ulteriore e proficuo lavoro e per approfondire lo 'ecumenismo spirituale' che esorta i cristiani divisi ad apprezzare ciò che già li unisce".
Il Santo Padre ha sottolineato che "L'attuale Commissione di Dialogo Luterano-Cattolico in Finlandia e Svezia si fonda sull'importante realizzazione della 'Dichiarazione Congiunta sulla Giustificazione' (1999). Nello specifico contesto dei Paesi nordici, la Commissione continua a studiare i progressi e le implicazioni pratiche della 'Dichiarazione Congiunta'. In tal modo cerca di esaminare le differenze ancora esistenti fra luterani e cattolici relative a certe questioni di fede e di vita ecclesiale mentre mantiene una fervente testimonianza della verità del Vangelo".
"In questi giorni in cui si celebra la Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, siamo particolarmente consapevoli che l'unità è una grazia, e che dobbiamo costantemente chiedere questo dono al Signore".
Benedetto XVI ha concluso invitando a ringraziare Dio "per i progressi compiuti nei rapporti fra cattolici e luterani e a pregare che il Signore ci ricolmi del Suo Spirito e ci guidi verso la pienezza della verità e dell'amore".
AC/.../DELEGAZIONE ECUMENICA FINLANDIA VIS 20060119 (250)
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Dialogo interreligioso/Ecumenismo
UDIENZE
CITTA' DEL VATICANO, 19 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:
- Il Signor Günther H. Öttinger, Ministro Presidente del Land Baden-Württemberg (Repubblica Federale di Germania), con la Consorte e Seguito.
- Il Signor Vladimir Gradev, Ambasciatore di Bulgaria, in visita di congedo.
- Tre Presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo, in Visita "ad Limina Apostolorum":
- Il Vescovo Gaspard Mudiso, S.V.D., di Kenge.
- Il Vescovo Edouard Mununu Kasiala, O.C.S.O., di Kikwit.
- Il Vescovo Fidèle Nsielele Zi Mputu, di Kisantu.
Nel pomeriggio di oggi è in programma che il Santo Padre riceva:
- Il Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.
- Due Presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo, in Visita "ad Limina Apostolorum":
- Il Vescovo Gabriel Kembo Mamputu, di Matadi.
- Il Vescovo Louis Nzala Kianza, di Popokabaka.
AP:AL/.../... VIS 20060119 (150)
- Il Signor Günther H. Öttinger, Ministro Presidente del Land Baden-Württemberg (Repubblica Federale di Germania), con la Consorte e Seguito.
- Il Signor Vladimir Gradev, Ambasciatore di Bulgaria, in visita di congedo.
- Tre Presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo, in Visita "ad Limina Apostolorum":
- Il Vescovo Gaspard Mudiso, S.V.D., di Kenge.
- Il Vescovo Edouard Mununu Kasiala, O.C.S.O., di Kikwit.
- Il Vescovo Fidèle Nsielele Zi Mputu, di Kisantu.
Nel pomeriggio di oggi è in programma che il Santo Padre riceva:
- Il Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.
- Due Presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo, in Visita "ad Limina Apostolorum":
- Il Vescovo Gabriel Kembo Mamputu, di Matadi.
- Il Vescovo Louis Nzala Kianza, di Popokabaka.
AP:AL/.../... VIS 20060119 (150)
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Visita 'ad Limina Apostolorum'
mercoledì 18 gennaio 2006
PUBBLICAZIONE 25 GENNAIO PRIMA ENCICLICA DI BENEDETTO XVI
CITTA' DEL VATICANO, 18 GEN. 2006 (VIS). Nel corso dell'Udienza Generale di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha annunciato la pubblicazione, il 25 gennaio prossimo, della sua prima Enciclica, dal titolo "Deus Caritas est" (Dio è amore). La presentazione ufficiale avrà luogo nella mattinata presso la Sala Stampa della Santa Sede.
Spiegando il contenuto del Documento il Papa ha affermato: "L'amore oggi appare spesso molto lontano da quanto insegna la Chiesa. Si tratta di un unico movimento che ha diverse dimensioni".
La carità - ha spiegato Papa Ratzinger - è "l'amore che rinuncia a sé a favore dell'altro. L'eros si trasforma in agape se uno cerca il bene dell'altro, si trasforma in caritas se si apre alla propria famiglia e all'intera famiglia umana".
L'Enciclica, ha precisato il Santo Padre "cerca anche di dimostrare che l'atto personalissimo dell'amore deve esprimersi nella Chiesa come atto anche organizzativo: se è vero che la Chiesa è espressione di Dio, deve essere vero che l'amore diventa un atto ecclesiale".
"Mi sembra un atto della Provvidenza che sarà pubblicato proprio il 25 gennaio, giornata conclusiva della settimana di preghiera dell'unità dei cristiani, quando per pregare insieme ai fratelli protestanti e ortodossi mi recherò alla Basilica di San Paolo fuori le Mura".
Papa Benedetto XVI ha espresso infine l'auspicio che l'Enciclica possa "illuminare la nostra vita cristiana".
.../ENCICLICA:BENEDETTO XVI/... VIS 20060118 (240)
Spiegando il contenuto del Documento il Papa ha affermato: "L'amore oggi appare spesso molto lontano da quanto insegna la Chiesa. Si tratta di un unico movimento che ha diverse dimensioni".
La carità - ha spiegato Papa Ratzinger - è "l'amore che rinuncia a sé a favore dell'altro. L'eros si trasforma in agape se uno cerca il bene dell'altro, si trasforma in caritas se si apre alla propria famiglia e all'intera famiglia umana".
L'Enciclica, ha precisato il Santo Padre "cerca anche di dimostrare che l'atto personalissimo dell'amore deve esprimersi nella Chiesa come atto anche organizzativo: se è vero che la Chiesa è espressione di Dio, deve essere vero che l'amore diventa un atto ecclesiale".
"Mi sembra un atto della Provvidenza che sarà pubblicato proprio il 25 gennaio, giornata conclusiva della settimana di preghiera dell'unità dei cristiani, quando per pregare insieme ai fratelli protestanti e ortodossi mi recherò alla Basilica di San Paolo fuori le Mura".
Papa Benedetto XVI ha espresso infine l'auspicio che l'Enciclica possa "illuminare la nostra vita cristiana".
.../ENCICLICA:BENEDETTO XVI/... VIS 20060118 (240)
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In accordo con le norme internazionali sulla Proprietà Intellettuale e sui Diritti d'Autore, il VIS autorizza riprodurre le notizie contenute nei servizi del VIS, parzialmente o totalmente, sempre citando la fonte: (VIS - Vatican Information Service).
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