CITTA' DEL VATICANO, 15 NOV. 2004 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto il Signor Albert Edward Ismail Yelda, nuovo Ambasciatore della Repubblica dell'Iraq presso la Santa Sede in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali . Il Santo Padre ha detto di aver seguito gli eventi iracheni attraverso la presenza del Nunzio Apostolico ed ha chiesto di rassicurare il popolo iracheno "sul mio interesse per le molte vittime del terrorismo e della violenza".
"La vostra antica cultura è stata definita la 'culla della civiltà' e si è gloriata della presenza dei cristiani sin dall'inizio della cristianità" ha detto il Santo Padre in inglese. "Infatti essa è stata un bell'esempio dei tanti modi in cui gli aderenti a diverse religioni possono vivere in pace ed armonia".
Il Papa ha detto all'Ambasciatore - che parla l'arabo, l'inglese, l'assiro, l'aramaico e l'ebraico - che è essenziale proteggere la dignità di ogni essere umano - di cui ha parlato anche il diplomatico nel suo discorso - e che tale dignità "è sia norma di legge che valore fondamentale di governo. Preservare questo fondamentale principio è essenziale per ogni moderna società che veramente cerca di salvaguardare e promuovere il bene comune. (...) E' mia speranza che il popolo iracheno continui a promuovere la sua lunga tradizione di tolleranza, sempre riconoscendo i diritti di libertà di culto e di insegnamento religioso. Una volta protetti questi fondamentali diritti dall'ordinamento legislativo e diventati, quindi, valori fondamentali del modo di vivere della società, essi renderanno capaci tutti i cittadini, indifferenti al credo religioso, di dare il loro contributo alla ricostruzione dell'Iraq".
Giovanni Paolo II ha assicurato l'Ambasciatore che "l'intera Chiesa cattolica, ed in particolare i Cristiani Caldei presenti nel vostro Paese sin dal tempo degli Apostoli, sono stati incaricati di assistere il vostro popolo nella costruzione di un paese più pacifico e più stabile".
"L'Iraq è attualmente alle prese con il difficile processo di transizione da un regime totalitario ad una forma di democrazia statale nella quale la dignità di ogni persona è rispettata e tutti i cittadini possiedono uguali diritti" ha sottolineato il Papa. "Mentre preparate il vostro popolo ad intraprendere il lavoro di eleggere liberamente gli uomini e le donne che guideranno l'Iraq di domani, incoraggio l'attuale governo nel suo sforzo di far sì che queste elezioni siano giuste e trasparenti, dando a tutti i cittadini eleggibili un eguale opportunità per l'esercizio di questo diritto democratico".
Il Santo Padre, sottolineando "la lotta per vincere le sfide causate dalla povertà, dalla disoccupazione e dalla violenza attualmente presenti in Iraq" ha detto: "Possa il vostro governo lavorare per far cessare le dispute e i conflitti attraverso il dialogo e la negoziazione, ricorrendo alla forza militare solo come ultima risorsa".
"Pertanto" - ha concluso il Pontefice - "è essenziale che lo Stato, con l'assistenza della comunità internazionale, promuova la mutua comprensione e la tolleranza tra i vari gruppi etnici e religiosi per la creazione di un ambiente (...) impegnato nella costruzione della giustizia e della pace, e capace di sostenere la necessaria crescita economica e lo sviluppo integrale del bene comune dei vostri cittadini e dello stesso Paese".
Le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l'Iraq sono state instaurate il 27 agosto 1966 ed il 14 ottobre dello stesso anno è stata aperta la Nunziatura Apostolica.
CD/LETTERE CREDENZIALI/IRAQ:YELDA VIS 20041115 (520)
"La vostra antica cultura è stata definita la 'culla della civiltà' e si è gloriata della presenza dei cristiani sin dall'inizio della cristianità" ha detto il Santo Padre in inglese. "Infatti essa è stata un bell'esempio dei tanti modi in cui gli aderenti a diverse religioni possono vivere in pace ed armonia".
Il Papa ha detto all'Ambasciatore - che parla l'arabo, l'inglese, l'assiro, l'aramaico e l'ebraico - che è essenziale proteggere la dignità di ogni essere umano - di cui ha parlato anche il diplomatico nel suo discorso - e che tale dignità "è sia norma di legge che valore fondamentale di governo. Preservare questo fondamentale principio è essenziale per ogni moderna società che veramente cerca di salvaguardare e promuovere il bene comune. (...) E' mia speranza che il popolo iracheno continui a promuovere la sua lunga tradizione di tolleranza, sempre riconoscendo i diritti di libertà di culto e di insegnamento religioso. Una volta protetti questi fondamentali diritti dall'ordinamento legislativo e diventati, quindi, valori fondamentali del modo di vivere della società, essi renderanno capaci tutti i cittadini, indifferenti al credo religioso, di dare il loro contributo alla ricostruzione dell'Iraq".
Giovanni Paolo II ha assicurato l'Ambasciatore che "l'intera Chiesa cattolica, ed in particolare i Cristiani Caldei presenti nel vostro Paese sin dal tempo degli Apostoli, sono stati incaricati di assistere il vostro popolo nella costruzione di un paese più pacifico e più stabile".
"L'Iraq è attualmente alle prese con il difficile processo di transizione da un regime totalitario ad una forma di democrazia statale nella quale la dignità di ogni persona è rispettata e tutti i cittadini possiedono uguali diritti" ha sottolineato il Papa. "Mentre preparate il vostro popolo ad intraprendere il lavoro di eleggere liberamente gli uomini e le donne che guideranno l'Iraq di domani, incoraggio l'attuale governo nel suo sforzo di far sì che queste elezioni siano giuste e trasparenti, dando a tutti i cittadini eleggibili un eguale opportunità per l'esercizio di questo diritto democratico".
Il Santo Padre, sottolineando "la lotta per vincere le sfide causate dalla povertà, dalla disoccupazione e dalla violenza attualmente presenti in Iraq" ha detto: "Possa il vostro governo lavorare per far cessare le dispute e i conflitti attraverso il dialogo e la negoziazione, ricorrendo alla forza militare solo come ultima risorsa".
"Pertanto" - ha concluso il Pontefice - "è essenziale che lo Stato, con l'assistenza della comunità internazionale, promuova la mutua comprensione e la tolleranza tra i vari gruppi etnici e religiosi per la creazione di un ambiente (...) impegnato nella costruzione della giustizia e della pace, e capace di sostenere la necessaria crescita economica e lo sviluppo integrale del bene comune dei vostri cittadini e dello stesso Paese".
Le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l'Iraq sono state instaurate il 27 agosto 1966 ed il 14 ottobre dello stesso anno è stata aperta la Nunziatura Apostolica.
CD/LETTERE CREDENZIALI/IRAQ:YELDA VIS 20041115 (520)
Nessun commento:
Posta un commento