Città
del Vaticano, 17 giugno 2014
(VIS). Questa mattina, nel ricevere in udienza i Membri del Consiglio
Superiore della Magistratura, Papa Francesco ha espresso la sua stima
per il compito a loro affidato a servizio della Nazione e che è
"finalizzato al buon funzionamento di un settore vitale della
convivenza sociale".
L'aspetto
etico dell'ufficio del magistrato è stato il primo punto sul quale
si è soffermato il Santo Padre che ha sottolineato come in ogni
Paese le norme giuridiche "sono destinate a tutelare la libertà
e l’indipendenza del magistrato, affinché possa adempiere con le
necessarie garanzie il suo importante e delicato lavoro (...) per
rispondere con adeguatezza all’incarico che la società vi affida,
per mantenere una imparzialità sempre inconfutabile".
"L’indipendenza
del magistrato e l’obiettività del giudizio da questi espresso
richiedono - ha proseguito il Pontefice - un’attenta e puntuale
applicazione delle leggi vigenti. La certezza del diritto e
l’equilibrio dei diversi poteri di una società democratica trovano
la loro sintesi nel principio di legalità, a presidio del quale il
magistrato opera. Dal giudice dipendono decisioni che non soltanto
incidono sui diritti e sui beni dei cittadini, ma che attengono alla
loro stessa esistenza".
"Di
conseguenza il soggetto giudicante, ad ogni livello, deve possedere
qualità intellettuali, psicologiche e morali che diano garanzia di
affidabilità per una funzione tanto rilevante. Fra tutte le qualità,
quella dominante e direi specifica del giudice è la prudenza. Che
non è una virtù per restare fermo: 'Io sono prudente: sono fermo',
no! È una virtù di governo,
una virtù per portare avanti le cose, la virtù che inclina a
ponderare con serenità le ragioni di diritto e di fatto che debbono
stare alla base del giudizio. Si avrà più prudenza se si possederà
un elevato equilibrio interiore, capace di dominare le spinte
provenienti dal proprio carattere, dalle proprie vedute personali,
dai propri convincimenti ideologici".
"La
società italiana si aspetta molto dalla magistratura - ha affermato
il Pontefice - specialmente nell’attuale contesto caratterizzato,
tra l’altro, da un inaridimento del patrimonio valoriale e
dall’evoluzione degli assetti democratici. Sia vostro impegno - ha
esortato - non deludere le legittime attese della gente. Sforzatevi
di essere sempre più un esempio di integra moralità per l’intera
società".
infine
il Papa ha ricordato la figura di due magistrati illustri: Vittorio
Bachelet, che guidò il Consiglio Superiore della Magistratura in
tempi di grandi difficoltà e cadde vittima della violenza dei
cosiddetti “anni di piombo”; e quella del giovane giudice Rosario
Livatino, ucciso dalla mafia, del quale è in corso la causa di
beatificazione. "Essi hanno offerto - ha concluso il Pontefice -
una testimonianza esemplare dello stile proprio del fedele laico
cristiano: leale alle istituzioni, aperto al dialogo, fermo e
coraggioso nel difendere la giustizia e la dignità della persona
umana".
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