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martedì 13 maggio 2014

CONVERSAZIONE DEL PAPA CON GLI ALUNNI DEI PONTIFICI COLLEGI E CONVITTI DI ROMA

Città del Vaticano, 12 maggio 2014 (VIS). Nella tarda mattinata di ieri, nell'Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto i Rettori e gli Alunni dei Pontifici Collegi e Convitti di Roma. Alcuni sacerdoti e seminaristi, residenti a Roma per motivi di studio e provenienti da diversi parti del mondo, hanno rivolto al Papa una decina di domande scritte alle quali Papa Francesco ha risposto a braccio, senza un testo preparato. È stato un dialogo sul tema del sacerdozio, delle tentazioni e delle sfide dei consacrati. In apertura il Papa ha espresso la sua solidarietà ai cristiani dell'Ucraina e del Medio Oriente, sottolineando che oggi la Chiesa soffre molto, a causa delle persecuzioni in molte parti del mondo.

Rispondendo alla domanda di un seminarista americano, Papa Francesco ha messo in guardia dal pericolo dell'"accademicismo", che si verifica quando i seminaristi tornano alle proprie diocesi non come presbiteri ma come laureati presbiteri, non come padri, ma come "dottori". Al riguardo il Papa ha ricordato i quattro pilastri della formazione sacerdotale: la formazione spirituale, la formazione accademica, la formazione comunitaria e la formazione apostolica. A proposito della vita comunitaria, nel rispondere ad un seminarista cinese, il Papa ha affermato che non ci si può preparare da soli al sacerdozio, bisogna prepararsi nella comunità e superare i vizi capitali che nascono dalle relazioni umane. "Mai - ha detto il Santo Padre - mai sparlare degli altri. Se io ho qualcosa contro l'altro, o che non sono d'accordo: in faccia! (...) Le chiacchiere sono la peste di una comunità; si parla in faccia, sempre. (...) E pregare per quelli con i quali ho problemi".

Il Papa ha esortato ad essere pazienti, a studiare seriamente e a profittare di tutte le opportunità offerte da una permanenza all'estero. Bisogna anche, ha aggiunto, cercare la calma con la preghiera. "Nel tempo di turbolenza andare a cercare rifugio sotto il manto della Santa Madre di Dio", perché "il rapporto con la Madonna ci aiuta ad avere un bel rapporto con la Chiesa". Rispondendo ad un seminarista filippino, il Papa ha affermato che per esercitare la leadership nella vita sacerdotale "c'è una sola strada: il servizio. (...) Il servizio è fare, tante volte, la volontà degli altri. (...) Un pastore che cerca se stesso, sia per la strada dei soldi sia per la strada della vanità, non è un servitore, non ha una vera leadership. L'umiltà deve essere l'arma del pastore".

Un seminarista del Camerun ha domandato come far convivere in modo equilibrato tutte le dimensioni della vita ministeriale e Papa Francesco ha raccomandato la vigilanza: "Il lavoro, la preghiera, un po' di spazio per riposare, uscire da casa, camminare un po', tutto questo è importante... ma dovrete regolarlo con la vigilanza e anche con i consigli... L'ideale è finire la giornata stanchi (...) Non avere bisogno di prendere le pastiglie: finire stanco. Ma con una buona stanchezza, non con una stanchezza imprudente, perché quello fa male alla salute e alla lunga si paga caro". Alla domanda di come dovrebbe essere un sacerdote per la nuova evangelizzazione, il Papa ha risposto che l'evangelizzazione richiede "uscire da se stesso", "essere vicino alla gente, essere vicino a tutti. (...) Vicinanza, ma cordiale; vicinanza d'amore, anche vicinanza fisica". "Proprio nell'omelia si misura la vicinanza del pastore col suo popolo". "Credo - ha affermato il Papa - che in genere le nostre omelie non siano buone, non sono proprio del genere letterario omiletico: sono conferenze, o sono lezioni", ed ha sottolineato che se nell'omelia si parla di "cose astratte, di verità della fede, tu non fai un'omelia, fai scuola!". "Siamo in ritardo. È uno dei punti della conversione di cui oggi la Chiesa ha bisogno: aggiustare bene le omelie, perché la gente capisca".

Infine, all'ultima domanda di un seminarista polacco su come rimanere disposti e lieti nel servizio del popolo di Dio, Papa Francesco ha riposto che molto importante è l'incontro con le persone, con il Vescovo e con gli altri sacerdoti, ma senza spaventarsi. "Il buon pastore - ha affermato - non deve spaventarsi. Forse ha timore dentro, ma non si spaventa mai", ed ha aggiunto che uno dei tesori da coltivare è l'amicizia sacerdotale. Prima di prendere congedo dai seminaristi il Papa ha detto: "Vi auguro di essere amici con quelli che il Signore ti mette avanti per l'amicizia. L'amicizia sacerdotale è una forza di perseveranza, di gioia apostolica, di coraggio, anche di senso dell'umorismo".

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