Città
del Vaticano, 7 settembre 2013
(VIS). Questa sera, centomila persone sono convenute in Piazza San
Pietro rispondendo all'appello di Papa Francesco - lanciato
all'Angelus di domenica scorsa - che ha indetto per oggi, 7
settembre, una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in
Siria, in Medio Oriente e in tutto il mondo. Da domenica sono state
migliaia le adesioni ad una iniziativa che è stata accolta non solo
dai cattolici ma anche da altre confessioni cristiane, da persone
appartenenti ad altre religioni, da buddisti, ebrei e musulmani ed
anche da quanti che non professano alcuna religione. Si sono
mobilitate parrocchie e associazioni, la Caritas e la Comunità di
Sant'Egidio, gruppi di preghiera e ordini religiosi come i
Carmelitani Scalzi di Terra Santa; sindaci e presidenti di autonomie
regionali, organizzazioni per la pace, la cooperazione e lo sviluppo,
unioni sindacali. All'appello ha aderito un lungo elenco di
personalità come l'architetto italiano Renzo Piano, il Presidente
del Parlamento Europeo Martin Schulz e il Gran Mufti di Siria, leader
spirituale dei sunniti che questa sera a Damasco ha invocato la pace
nella moschea Omeya con i Capi religiosi della Nazione. Nelle chiese
cattoliche di tutto il mondo, dall'Australia all'Egitto, si è
elevata questa sera una preghiera per la pace.
Già
da questa mattina Piazza San Pietro era gremita di persone: fra di
esse numerosi coloro che desideravano confessarsi, a partire dalle
17:45, con uno dei 50 sacerdoti presenti all'interno del braccio di
Costantino e sotto i colonnati. Papa Francesco ha desiderato la
presenza dei confessori considerando che "la vera pace nasce dal
cuore dell'uomo riconciliato con Dio e con i fratelli". Alle
18:30 è stata data lettura dell'Allocuzione che il Santo Padre ha
tenuto domenica scorsa all'Angelus per introdurre al significato
della Veglia che ha avuto inizio alle 19:00 con il saluto liturgico
del Papa e il Canto del "Veni Creator", al quale ha fatto
seguito l'Intronizzazione della "Salus Populi Romani",
portata da quattro Guardie Svizzere.
Il
Papa ha dato inizio alla recita del Santo Rosario. All'inizio di ogni
mistero, dopo la lettura biblica a commento, è stato aggiunto il
testo di una poesia di Santa Teresina di Gesù Bambino. Alla fine di
ogni mistero è stata aggiunta l'invocazione: "Regina della
Pace, prega per noi". Al termine della recita del Rosario il
Santo Padre ha tenuto l'omelia che riportiamo di seguito:
"'Dio
vide che era cosa buona'. Il racconto biblico dell’inizio della
storia del mondo e dell’umanità ci parla di Dio che guarda alla
creazione, quasi la contempla, e ripete: è cosa buona. Questo,
carissimi fratelli e sorelle, ci fa entrare nel cuore di Dio e,
proprio dall’intimo di Dio, riceviamo il suo messaggio. Possiamo
chiederci: che significato ha questo messaggio? Che cosa dice questo
messaggio a me, a te, a tutti noi?
1. Ci
dice semplicemente che questo nostro mondo nel cuore e nella mente di
Dio è la 'casa dell’armonia e della pace' ed è il luogo in cui
tutti possono trovare il proprio posto e sentirsi 'a casa', perché è
'cosa buona'. Tutto il creato forma un insieme armonioso, buono, ma
soprattutto gli umani, fatti ad immagine e somiglianza di Dio, sono
un’unica famiglia, in cui le relazioni sono segnate da una
fraternità reale non solo proclamata a parole: l’altro e l’altra
sono il fratello e la sorella da amare, e la relazione con il Dio che
è amore, fedeltà, bontà si riflette su tutte le relazioni tra gli
esseri umani e porta armonia all’intera creazione. Il mondo di Dio
è un mondo in cui ognuno si sente responsabile dell’altro, del
bene dell’altro. Questa sera, nella riflessione, nel digiuno, nella
preghiera, ognuno di noi, tutti pensiamo nel profondo di noi stessi:
non è forse questo il mondo che io desidero? Non è forse questo il
mondo che tutti portiamo nel cuore? Il mondo che vogliamo non è
forse un mondo di armonia e di pace, in noi stessi, nei rapporti con
gli altri, nelle famiglie, nelle città, nelle e tra le nazioni? E la
vera libertà nella scelta delle strade da percorrere in questo mondo
non è forse solo quella orientata al bene di tutti e guidata
dall’amore?
2. Ma
domandiamoci adesso: è questo il mondo in cui noi viviamo? Il creato
conserva la sua bellezza che ci riempie di stupore, rimane un’opera
buona. Ma ci sono anche 'la violenza, la divisione, lo scontro, la
guerra'. Questo avviene quando l’uomo, vertice della creazione,
lascia di guardare l’orizzonte della bellezza e della bontà, si
chiude nel proprio egoismo.
Quando
l’uomo pensa solo a sé stesso, ai propri interessi e si pone al
centro, quando si lascia affascinare dagli idoli del dominio e del
potere, quando si mette al posto di Dio, allora guasta tutte le
relazioni, rovina tutto; e apre la porta alla violenza,
all’indifferenza, al conflitto. Esattamente questo è ciò che
vuole farci capire il brano della Genesi in cui si narra il peccato
dell’essere umano: l’uomo entra in conflitto con se stesso, si
accorge di essere nudo e si nasconde perché ha paura, ha paura dello
sguardo di Dio; accusa la donna, colei che è carne della sua carne;
rompe l’armonia con il creato, arriva ad alzare la mano contro il
fratello per ucciderlo. Possiamo dire che dall’armonia si passa
alla 'disarmonia'? Possiamo dire questo: che dall'armonia si passa
alla 'disarmonia'? No, non esiste la 'disarmonia': o c’è armonia o
si cade nel caos, dove è violenza, contesa, scontro, paura.
Proprio
in questo caos è quando Dio chiede alla coscienza dell’uomo:
'Dov’è Abele tuo fratello?'. E Caino risponde: 'Non lo so. Sono
forse io il custode di mio fratello?'. Anche a noi è rivolta questa
domanda e anche a noi farà bene chiederci: Sono forse io il custode
di mio fratello? Sì, tu sei custode di tuo fratello! Essere persona
umana significa essere custodi gli uni degli altri! E invece, quando
si rompe l’armonia, succede una metamorfosi: il fratello da
custodire e da amare diventa l’avversario da combattere, da
sopprimere. Quanta violenza viene da quel momento, quanti conflitti,
quante guerre hanno segnato la nostra storia! Basta vedere la
sofferenza di tanti fratelli e sorelle. Non si tratta di qualcosa di
congiunturale, ma questa è la verità: in ogni violenza e in ogni
guerra noi facciamo rinascere Caino. Noi tutti! E anche oggi
continuiamo questa storia di scontro tra fratelli, anche oggi alziamo
la mano contro chi è nostro fratello. Anche oggi ci lasciamo guidare
dagli idoli, dall’egoismo, dai nostri interessi; e questo
atteggiamento va avanti: abbiamo perfezionato le nostre armi, la
nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più sottili le
nostre ragioni per giustificarci. Come se fosse una cosa normale,
continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte! La violenza, la
guerra portano solo morte, parlano di morte! La violenza e la guerra
hanno il linguaggio della morte!
Dopo
il caos del diluvio, ha smesso di piovere, si vede l'arcobaleno e la
colomba porta un ramo di ulivo. Penso anche oggi a quell'ulivo che i
rappresentanti delle diverse religioni abbiamo piantato a Buenos
Aires, in Plaza de Mayo, nel 2000, chiedendo che non ci sia più il
caos, chiedendo che non ci sia più guerra, chiedendo pace.
3. E
a questo punto mi domando: È
possibile percorrere la strada della pace? Possiamo uscire da questa
spirale di dolore e di morte? Possiamo imparare di nuovo a camminare
e percorrere le vie della pace? Invocando l’aiuto di Dio, sotto lo
sguardo materno della Salus populi romani, Regina della pace, voglio
rispondere: Sì, è possibile per tutti! Questa sera vorrei che da
ogni parte della terra noi gridassimo: Sì, è possibile per tutti!
Anzi vorrei che ognuno di noi, dal più piccolo al più grande, fino
a coloro che sono chiamati a governare le Nazioni, rispondesse: Sì,
lo vogliamo! La mia fede cristiana mi spinge a guardare alla Croce.
Come vorrei che per un momento tutti gli uomini e le donne di buona
volontà guardassero alla Croce! Lì si può leggere la risposta di
Dio: lì, alla violenza non si è risposto con violenza, alla morte
non si è risposto con il linguaggio della morte. Nel silenzio della
Croce tace il fragore delle armi e parla il linguaggio della
riconciliazione, del perdono, del dialogo, della pace. Vorrei
chiedere al Signore, questa sera, che noi cristiani e i fratelli
delle altre Religioni, ogni uomo e donna di buona volontà gridasse
con forza: la violenza e la guerra non è mai la via della pace!
Ognuno si animi a guardare nel profondo della propria coscienza e
ascolti quella parola che dice: esci dai tuoi interessi che
atrofizzano il cuore, supera l’indifferenza verso l’altro che
rende insensibile il cuore, vinci le tue ragioni di morte e apriti al
dialogo, alla riconciliazione: guarda al dolore del tuo fratello -
penso ai bambini: soltanto a quelli... - guarda al dolore del tuo
fratello, e non aggiungere altro dolore, ferma la tua mano,
ricostruisci l’armonia che si è spezzata; e questo non con lo
scontro, ma con l’incontro! Finisca il rumore delle armi! La guerra
segna sempre il fallimento della pace, è sempre una sconfitta per
l’umanità. Risuonino ancora una volta le parole di Paolo VI: 'Non
più gli uni contro gli altri, non più, mai!... non più la guerra,
non più la guerra!'. 'La pace si afferma solo con la pace, quella
non disgiunta dai doveri della giustizia, ma alimentata dal
sacrificio proprio, dalla clemenza, dalla misericordia, dalla
carità'. Fratelli e sorelle, perdono, dialogo, riconciliazione sono
le parole della pace: nell’amata Nazione siriana, nel Medio
Oriente, in tutto il mondo! Preghiamo, questa sera, per la
riconciliazione e per la pace, lavoriamo per la riconciliazione e per
la pace, e diventiamo tutti, in ogni ambiente, uomini e donne di
riconciliazione e di pace. Così sia".
All'omelia
del Papa ha fatto seguito un tempo di silenzio mentre si preparava
l'altare per l'Esposizione del Santissimo. Durante l'adorazione è
stata letto un brano biblico sul tema della pace, seguito dalla
preghiera di un Pontefice sul medesimo tema e da invocazioni in forma
responsoriale per chiedere la pace. Al termine di ognuno dei cinque
tempi dell'adorazione cinque coppie di persone (in rappresentanza di
Siria, Egitto, Terra Santa, Stati Uniti e Russia) hanno fatto
l'offerta dell'incenso nel braciere collocato a destra dell'altare.
L'offerta è stata accompagnata da una serie di invocazioni sul tema
comune della pace, fra le quali: "Signore della vita, porta la
tua pace là dove si decide la sorte dei popoli, Signore, che la tua
potenza creatrice elimini ogni violenza contro la vita
umana"."Signore che ami la vita, porta la pace nei nostri
cuori. Signore che ami la vita porta la pace nelle nostre famiglie.
Signore che ami la vita porta la pace nei nostri popoli. Signore che
ami la vita porta la pace dove si decidono le sorti delle nazioni.
Signore che ami la vita porta la pace dove oggi è presente la
guerra. Spezza con la forza della tua Croce ogni divisione e
discordia. Spezza con la luce della tua Parola ogni inganno e
falsità. Spezza con la mitezza del tuo Cuore ogni rancore e
vendetta. Spezza con la dolcezza della tua carità ogni egoismo e
durezza di cuore. Spezza con la tua potenza creatrice ogni violenza
contro la vita umana".
All'adorazione
è seguito l'Ufficio delle Letture "nella forma più lunga
prevista per una celebrazione vigilare". Il brano evangelico
scelto è stato il capitolo 20 del Vangelo di Giovanni.
Successivamente, dalle 22:15 alle 22:40 si è tenuto un tempo di
silenzio prolungato.
La
cerimonia si è conclusa con la benedizione eucaristica che Papa
Francesco ha impartito ai presenti. E oggi il Papa ha indirizzato ai
9 milioni di followers il tweet: "Pregate per la pace".
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