Città
del Vaticano, 9 luglio 2013 (VIS). Sabato pomeriggio, 6 luglio,
nell'Aula Paolo VI, Papa Francesco ha incontrato 6.000 seminaristi,
novizi e novizie e giovani in cammino vocazionale, che hanno
celebrato una vera festa in occasione dell'Anno della Fede. Fra
sentite testimonianze, musica, e una atmosfera gioiosa, i giovani
hanno atteso l'arrivo del Santo Padre che è stato accolto da uno
scroscio di applausi. "Voi adesso applaudite, fate festa, perché
è tempo di nozze... Ma quando finisce la luna di miele, che cosa
succede? Ho sentito un seminarista, un bravo seminarista, che diceva
che lui voleva servire Cristo, ma per dieci anni, e poi pensava di
iniziare una nuova vita... Questo è pericoloso! Ma sentite bene:
tutti noi, anche noi più vecchi, anche noi, siamo sotto la pressione
di questa cultura del provvisorio; e questo è pericoloso, perché
uno non gioca la vita una volta per sempre. Io mi sposo fino a che
dura l'amore; io mi faccio suora, ma per una 'tempino...', 'un po' di
tempo'; e poi vedrò; io mi faccio seminarista per farmi prete, ma
non so come finirà la storia. Questo non va con Gesù! (...) Una
scelta definitiva oggi è molto difficile. Ai miei tempi era più
facile, perché la cultura favoriva una scelta definitiva sia per la
vita matrimoniale, sia per la vita consacrata o la vita sacerdotale.
Ma in questa epoca non è facile una scelta definitiva. Noi siamo
vittime di questa cultura del provvisorio".
"Io
vorrei che voi pensaste a questo - ha detto Papa Francesco - come
posso essere libero, come posso essere libera da questa cultura del
provvisorio? Noi dobbiamo imparare a chiudere la porta della nostra
cella interiore, da dentro. (...) Ma quando uno lascia la chiave
sempre fuori, per quello che può succedere… Non va. Dobbiamo
imparare a chiudere la porta da dentro! E se non sono sicura, se non
sono sicuro, penso, mi prendo il tempo, e quando mi sento sicuro, in
Gesù, si capisce, perché senza Gesù nessuno è sicuro! – quando
mi sento sicuro, chiudo la porta. Avete capito questo? Cosa è la
cultura del provvisorio?".
Il
Santo Padre ha ricordato ai presenti che: "Sempre, dove sono i
consacrati, i seminaristi, le religiose e i religiosi, i giovani, c'è
gioia. (...) Ma dove nasce la gioia? - si è chiesto il Papa - Nasce
... Ma, sabato sera torno a casa e andrò a ballare con i miei
antichi compagni? (...) Alcuni diranno: la gioia nasce dalle cose che
si hanno, e allora ecco la ricerca dell'ultimo modello di smartphone,
lo scooter più veloce, l'auto che si fa notare... (...) Io credo che
la macchina sia necessaria, (...) ma prendetene una più umile! E se
ti piace quella bella, pensate a quanti bambini muoiono di fame".
"La
vera gioia - ha proseguito il Pontefice - non viene dalle cose,
dall’avere, no! Nasce dall’incontro, dalla relazione con gli
altri, nasce dal sentirsi accettati, compresi, amati e
dall’accettare, dal comprendere e dall’amare; e questo non per
l’interesse di un momento, ma perché l’altro, l’altra è una
persona. La gioia nasce dalla gratuità di un incontro! È
il sentirsi dire: 'Tu sei importante per me', non necessariamente a
parole. Questo è bello… Ed è proprio questo che Dio ci fa capire"
"E
la gioia, quella vera, è contagiosa; contagia… fa andare avanti.
Invece, quando tu ti trovi con un seminarista troppo serio, troppo
triste, o con una novizia così, tu pensi: ma qualcosa qui non va!
Manca la gioia del Signore (...). Non c’è santità nella
tristezza, non c’è! Santa Teresa (...) diceva: 'Un santo triste è
un triste santo!'. (...) Ma per favore: mai suore, mai preti con la
faccia di 'peperoncino in aceto', mai!"
"La
radice della tristezza - ha ribadito Papa Francesco - nella vita
pastorale sta proprio nella mancanza di paternità e maternità che
viene dal vivere male questa consacrazione, che invece ci deve
portare alla fecondità. Non si può pensare un prete o una suora che
non siano fecondi: questo non è cattolico! Questo non è cattolico!
Questa è la bellezza della consacrazione: è la gioia, la gioia…".
"Per
essere testimoni gioiosi del Vangelo - ha proseguito il Pontefice -
bisogna essere autentici, coerenti. E questa è un’altra parola che
voglio dirvi: autenticità. Gesù bastonava tanto contro gli
ipocriti: ipocriti, quelli che pensano di sotto; quelli che hanno –
per dirlo chiaramente – doppia faccia. (...) Questa è una
responsabilità prima di tutto degli adulti, dei formatori. È
di voi formatori che siete qui: dare un esempio di coerenza ai più
giovani. Vogliamo giovani coerenti? Siamo noi coerenti! Al contrario,
il Signore ci dirà quello che diceva dei farisei al popolo di Dio:
'Fate quello che dicono, ma non quello che fanno!'. Coerenza e
autenticità!".
Il
Santo Padre ha esortato i giovani "a dire sempre la verità al
confessore (...). Dire la verità, senza nascondere, senza mezze
parole, perché stai parlando con Gesù nella persona del confessore.
E Gesù sa la verità. Soltanto lui ti perdona sempre!".
Papa
Francesco non ha mancato di sottolineare che nella formazione alla
vita religiosa ci sono quattro pilastri fondamentali, vita
spirituale, vita intellettuale, vita apostolica e vita comunitaria. E
qui il Santo Padre ha individuato il problema che nasce nella vita
comunitaria: le chiacchiere. "Dietro le chiacchiere, sotto le
chiacchiere ci sono le invidie, le gelosie, le ambizioni". Non
parlare mai male degli altri. "Questa è una bella, una bella
strada alla santità!" ha ribadito Papa Francesco ed ha
raccomandato l'importanza di "un'amicizia e una fraternità che
mi aiuti a non cadere né nell'isolamento né nella dissipazione.
(...) Un sacerdote, un religioso, una religiosa non può mai essere
un'isola, ma una persona sempre disponibile all'incontro".
"Io
vorrei una Chiesa più missionaria, non tanto tranquilla. - ha detto
ancora il Santo Padre - Non imparate da noi, da noi, che non siamo
più giovanissimi; non imparate da noi quello sport che noi, i
vecchi, abbiamo spesso: lo sport del lamento! Non imparate da noi il
culto della 'dea lamentela'. (...) Ma siate positivi, coltivate la
vita spirituale e, nello stesso tempo, andate, siate capaci di
incontrare le persone, specialmente quelle più disprezzate e
svantaggiate. Non abbiate paura di uscire e andare controcorrente.
Siate contemplativi e missionari. Tenete sempre la Madonna con voi,
pregate il Rosario, per favore… Non lasciatelo! Tenete sempre la
Madonna con voi nella vostra casa, come la teneva l’Apostolo
Giovanni. Lei sempre vi accompagni e vi protegga. E pregate anche per
me, perché anche io ho bisogno di preghiere, perché sono un povero
peccatore, però andiamo avanti".
Al
termine dell’incontro ha avuto luogo una processione mariana nei
Giardini Vaticani che si è conclusa sul Sagrato della Basilica di
San Pietro.
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