Città
del Vaticano, 9 novembre 2012
(VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina i
partecipanti all'81ma Assemblea Generale dell'Interpol che ha riunito
a Roma i rappresentanti degli organismi di polizia e di sicurezza ed
esponenti della politica e delle Istituzioni dei 190 Stati membri,
fra i quali, dall’anno 2008, vi è anche lo Stato della Città del
Vaticano.
L'Assemblea
è stata dedicata allo sviluppo della cooperazione internazionale
nella lotta conto la criminalità ed in merito il Papa ha ribadito
l'importanza di incrementare la collaborazione e lo scambio di
esperienze "proprio nel momento in cui, a livello globale,
assistiamo ad un’estensione delle fonti di violenza provocate da
fenomeni transnazionali che frenano il progresso dell’umanità".
"L’evoluzione
della violenza criminale - ha affermato il Pontefice - costituisce un
aspetto particolarmente preoccupante per il futuro del mondo. Non
meno importante è il fatto che questo sforzo di riflessione associa
i responsabili politici della sicurezza e della giustizia, gli
organismi giudiziari e le forze dell’ordine, in modo che ognuno,
per quanto di propria competenza, possa compiere un efficace lavoro
favorito da uno scambio costruttivo".
Nel
constatare che la famiglia umana soffre nella nostra epoca "a
causa di numerose violazioni del diritto e della legalità, che in
non pochi casi sfociano in episodi di violenza e fatti criminosi",
il Santo Padre ha ricordato che "è necessario tutelare i
singoli e le comunità con un costante e rinnovato impegno e
attraverso adeguati strumenti. Al riguardo, la funzione
dell’Interpol, che possiamo definire un presidio di sicurezza
internazionale, riveste notevole importanza in vista della
realizzazione del bene comune, perché la società giusta esige anche
l’ordine e il rispetto delle norme per una pacifica e serena
convivenza civile. So che alcuni di voi compiono il loro dovere in
condizioni talvolta di estremo pericolo e rischiano la loro vita per
proteggere quella degli altri e permettere la costruzione di questa
convivenza serena".
"Siamo
consapevoli che la violenza oggi si manifesta sotto nuove forme. Alla
fine della cosiddetta guerra fredda tra i due blocchi occidentale e
orientale, sono nate grandi speranze, specialmente dove una forma di
violenza politica istituzionalizzata è stata fermata da movimenti
pacifici che rivendicavano la libertà dei popoli. Tuttavia, sebbene
alcune forme di violenza sembrino diminuire, specialmente il numero
di conflitti militari, ce ne sono altre che si sviluppano, come la
violenza criminale, responsabile ogni anno della maggioranza dei
decessi di morte violenta nel mondo. Oggi, questo fenomeno è così
pericoloso che costituisce un grave fattore di destabilizzazione
delle società e, talvolta, mette a dura prova la stessa supremazia
dello Stato".
"La
Chiesa e la Santa Sede - ha sottolineato il Pontefice - incoraggiano
quanti si adoperano per combattere la piaga della violenza e del
crimine, in questa nostra realtà che assomiglia sempre più ad un
'villaggio globale'. Le forme più gravi delle attività criminali
possono essere individuate nel terrorismo e nella criminalità
organizzata. Il terrorismo, una delle forme più brutali della
violenza, semina odio, morte, desiderio di vendetta. Questo fenomeno,
da strategia sovversiva tipica di alcune organizzazioni estremistiche
finalizzata alla distruzione delle cose e all’uccisione delle
persone, si è trasformato in una rete oscura di complicità
politiche, utilizzando anche sofisticati mezzi tecnici, ingenti
risorse finanziarie ed elaborando progetti su vasta scala. Dal canto
suo, la criminalità organizzata prolifera nei luoghi della vita
quotidiana e spesso agisce e colpisce al buio, al di fuori di ogni
regola; realizza i suoi affari attraverso numerose attività illecite
e immorali come la tratta delle persone – una forma moderna di
schiavitù –, i traffici di beni o di sostanze, quali la droga, le
armi, le merci contraffatte, giungendo anche al traffico di farmaci,
utilizzati in gran parte dai poveri, che uccidono invece di curare.
Questo commercio illecito diventa ancora più esecrabile quando
riguarda gli organi umani di vittime innocenti: esse subiscono drammi
e oltraggi che speravamo essere finiti per sempre dopo le tragedie
del XX secolo ma che, purtroppo, ricompaiono attraverso le violenze
generate dalle attività criminali di persone e organizzazioni senza
scrupoli. Questi delitti infrangono le barriere morali
progressivamente erette dalla civiltà e ripropongono una forma di
barbarie che nega l’uomo e la sua dignità".
Nell'incontro
con gli operatori della polizia internazionale, Benedetto XVI
conferma ancora una volta che "la violenza, nelle sue diverse
forme terroristiche e criminali, è sempre inaccettabile, perché
ferisce profondamente la dignità umana e costituisce un’offesa
all’intera umanità. È doveroso quindi reprimere il crimine,
nell’ambito di regole morali e giuridiche, poiché l’azione
contro la criminalità va sempre condotta nel rispetto dei diritti
dell’uomo e dei principi di uno Stato di diritto. Infatti la lotta
alla violenza deve mirare certamente ad arginare il crimine e a
difendere la società, ma anche al ravvedimento e alla correzione del
criminale, che rimane sempre persona umana, soggetto di diritti
inalienabili e come tale non va escluso dalla società, ma
recuperato".
"Al
tempo stesso, la collaborazione internazionale contro la criminalità
non può esaurirsi soltanto in operazioni di polizia. È essenziale
che la pur necessaria opera repressiva sia accompagnata da una
coraggiosa e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti a tali
inaccettabili azioni criminose; occorre prestare speciale attenzione
ai fattori di esclusione sociale e di indigenza che persistono nella
popolazione e che costituiscono un veicolo di violenza e di odio. È
necessario anche un particolare impegno sul piano politico e
pedagogico per risolvere i problemi che possono alimentare la
violenza e per favorire le condizioni affinché essa non nasca e non
si sviluppi".
"Pertanto,
la risposta alla violenza e al crimine non può essere delegata alle
sole forze dell’ordine, ma richiede la partecipazione di tutti i
soggetti che possono incidere su questo fenomeno. Sconfiggere la
violenza è un impegno che deve coinvolgere non solo le istituzioni e
gli organismi preposti, ma la società nel suo complesso: le
famiglie, le agenzie educative tra cui la scuola e le realtà
religiose, i mezzi di comunicazione sociale e tutti i singoli
cittadini. Ciascuno ha la sua specifica parte di responsabilità per
un futuro di giustizia e di pace".
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