Città
del Vaticano, 27 ottobre 2012 (VIS). Il Cardinale Antonio Maria
Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i
Migranti e gli Itineranti e l'Arcivescovo Joseph Kalathiparambil,
Segretario del medesimo Dicastero, hanno presentato questa mattina
presso la Sala Stampa della Santa Sede il Messaggio del Papa per la
XCIX Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (13 gennaio
2012), sul tema: "Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di
speranza".
"Oggi,
il fenomeno migratorio impressiona per il vasto numero di persone che
coinvolge.- ha detto il Cardinale Vegliò - Basta dare uno sguardo,
per esempio, al Rapporto Mondiale del 2011 sulle Migrazioni
dell’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM) nel quale
troviamo una stima di circa 214 milioni di migranti internazionali,
cioè il 3% della popolazione mondiale – in aumento rispetto al
2005 (nonostante gli effetti della crisi mondiale), quando il calcolo
raggiungeva i 191 milioni. Oltre ai migranti internazionali, lo
stesso rapporto stima che il numero di quelli interni nel 2010 sia
stato di circa 740 milioni di persone. Se sommiamo le due cifre,
rileviamo che circa un miliardo di esseri umani, cioè un settimo
della popolazione globale, sperimenta oggi la sorte migratoria".
"I
migranti, nel loro pellegrinaggio esistenziale verso un futuro
migliore, portano con sé sentimenti di fede e di speranza, anche se
non si rendono ancora conto di ciò che stanno cercando esattamente.
Dire che tentano di trovare solo un miglioramento alla loro
situazione economica o sociale significherebbe semplificare troppo la
realtà. (...) È vero che non tutti i migranti – anche se hanno
profonda fiducia che, nel migrare, Dio sarà accanto a loro –
considerano il loro viaggio come un andare verso Dio e, dunque, un
movimento animato dalla fede. Tuttavia, in un certo modo, è proprio
nelle persone che non conoscono ancora che possono scoprire Dio
stesso che tende la mano verso di loro, soprattutto nei Paesi
d’antica tradizione cristiana, dove possono sperimentare la genuina
bontà di molte realtà ecclesiali, che li accolgono e li aiutano".
"In
effetti, proprio qui, nel vasto contesto delle migrazioni di
molteplici appartenenze, la Chiesa è anche chiamata a svolgere la
sua materna sollecitudine senza distinzione. Nel Suo Messaggio, il
Santo Padre rileva due canali di attività, che non corrono
paralleli, ma in complementarietà. Da una parte, quello più
tangibile – e diciamo più facilmente notato a livello mediatico –
che si concretizza negli "interventi di soccorso per risolvere
le numerose emergenze (...). Quest’attenzione è quella più
immediata, (...) ed esige una pronta risposta. (...) La seconda
direttrice (...) quella più impegnativa e meno 'mediatica', poiché
spesso richiede anche un cambiamento di mentalità: favorire e
accompagnare l'inserimento integrale dei migranti nel loro nuovo
contesto socio-culturale".
Il
Cardinale ha ricordato che il Messaggio per questa Giornata Mondiale
viene presentato a breve distanza dal viaggio del Papa in Libano.
"Così, in modo molto concreto, il nostro sguardo può
rivolgersi particolarmente ai Paesi del Medio Oriente, dove la
presenza dei migranti cristiani, tra credenti di altre religioni, ha
un ruolo significativo nel creare l’identità così particolare di
quella regione. (...) Ciò vale non solo per il Medio Oriente, ma
anche per il mondo intero. Il fenomeno migratorio obbliga al
confronto con differenti stili di vita e diverse culture, stimolando
la costruzione di nuovi rapporti".
Le
migrazioni, poi, sono anche un cammino che comprende diritti e
doveri: un’"attenzione e cura verso i migranti perché abbiano
una vita decorosa", ma anche un’"attenzione da parte dei
migranti verso i valori che offre la società in cui si inseriscono"
(Messaggio 2013). "La Chiesa - ha concluso il Cardinale - ha un
ruolo importante nel processo della integrazione. Essa risponde
ponendo l’accento sulla centralità e sulla dignità della persona
con la raccomandazione a tutelare le minoranze, valorizzando le loro
culture, il contributo delle migrazioni alla pacificazione
universale, la dimensione ecclesiale e missionaria del fenomeno
migratorio, l’importanza del dialogo e del confronto all’interno
della società civile, della comunità ecclesiale e tra le diverse
confessioni e religioni. Del resto, nei suoi interventi sulla
problematica umana, sociale e religiosa dell’emigrazione, la Chiesa
non manca di dare a questo fenomeno, oggi sempre più in evidenza,
una singolare impronta, caratterizzata da forte carattere umanista,
oltre che cristiano".
L'Arcivescovo
Kalathiparambil ha dedicato il suo intervento alla questione dei
rifugiati sottolineando la difficoltà sempre maggiori incontrate dai
richiedenti asilo, citando in particolare le "misure restrittive
per ostacolare l’accesso al territorio" di alcuni paesi, i
requisiti per i visti, le sanzioni applicabili ai vettori, la lista
di 'safe Countries of origin'). "Queste limitazioni hanno
incentivato le attività dei contrabbandieri, dei trafficanti, e
pericolose traversate in mare che hanno visto sparire fra le onde già
troppe vite umane".
"Tutto
ciò avviene - ha precisato l'Arcivescovo - nonostante gli obblighi
della comunità internazionale circa la protezione dei rifugiati e
dei richiedenti asilo, nel rispetto della dichiarazione e dello
spirito dei diritti umani, dei diritti del rifugiato e del diritto
internazionale umanitario. Innanzitutto vi è l’accesso alla
richiesta di asilo. Esso comprende anche elementi primari come il
cibo, l’alloggio, il vestiario e le cure mediche, ma anche il
diritto al lavoro e alla libera circolazione. Non si sottolinea mai
abbastanza che i richiedenti asilo si trovano nella situazione di
dover affrontare viaggi fuori dalle loro frontiere ed è loro diritto
non possedere validi documenti di viaggio o d’identità".
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