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lunedì 29 ottobre 2012

IMPORTANTE RUOLO DELLA CHIESA NELL'INTEGRAZIONE DEI MIGRANTI

Città del Vaticano, 27 ottobre 2012 (VIS). Il Cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e l'Arcivescovo Joseph Kalathiparambil, Segretario del medesimo Dicastero, hanno presentato questa mattina presso la Sala Stampa della Santa Sede il Messaggio del Papa per la XCIX Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (13 gennaio 2012), sul tema: "Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza".

"Oggi, il fenomeno migratorio impressiona per il vasto numero di persone che coinvolge.- ha detto il Cardinale Vegliò - Basta dare uno sguardo, per esempio, al Rapporto Mondiale del 2011 sulle Migrazioni dell’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM) nel quale troviamo una stima di circa 214 milioni di migranti internazionali, cioè il 3% della popolazione mondiale – in aumento rispetto al 2005 (nonostante gli effetti della crisi mondiale), quando il calcolo raggiungeva i 191 milioni. Oltre ai migranti internazionali, lo stesso rapporto stima che il numero di quelli interni nel 2010 sia stato di circa 740 milioni di persone. Se sommiamo le due cifre, rileviamo che circa un miliardo di esseri umani, cioè un settimo della popolazione globale, sperimenta oggi la sorte migratoria".

"I migranti, nel loro pellegrinaggio esistenziale verso un futuro migliore, portano con sé sentimenti di fede e di speranza, anche se non si rendono ancora conto di ciò che stanno cercando esattamente. Dire che tentano di trovare solo un miglioramento alla loro situazione economica o sociale significherebbe semplificare troppo la realtà. (...) È vero che non tutti i migranti – anche se hanno profonda fiducia che, nel migrare, Dio sarà accanto a loro – considerano il loro viaggio come un andare verso Dio e, dunque, un movimento animato dalla fede. Tuttavia, in un certo modo, è proprio nelle persone che non conoscono ancora che possono scoprire Dio stesso che tende la mano verso di loro, soprattutto nei Paesi d’antica tradizione cristiana, dove possono sperimentare la genuina bontà di molte realtà ecclesiali, che li accolgono e li aiutano".

"In effetti, proprio qui, nel vasto contesto delle migrazioni di molteplici appartenenze, la Chiesa è anche chiamata a svolgere la sua materna sollecitudine senza distinzione. Nel Suo Messaggio, il Santo Padre rileva due canali di attività, che non corrono paralleli, ma in complementarietà. Da una parte, quello più tangibile – e diciamo più facilmente notato a livello mediatico – che si concretizza negli "interventi di soccorso per risolvere le numerose emergenze (...). Quest’attenzione è quella più immediata, (...) ed esige una pronta risposta. (...) La seconda direttrice (...) quella più impegnativa e meno 'mediatica', poiché spesso richiede anche un cambiamento di mentalità: favorire e accompagnare l'inserimento integrale dei migranti nel loro nuovo contesto socio-culturale".

Il Cardinale ha ricordato che il Messaggio per questa Giornata Mondiale viene presentato a breve distanza dal viaggio del Papa in Libano. "Così, in modo molto concreto, il nostro sguardo può rivolgersi particolarmente ai Paesi del Medio Oriente, dove la presenza dei migranti cristiani, tra credenti di altre religioni, ha un ruolo significativo nel creare l’identità così particolare di quella regione. (...) Ciò vale non solo per il Medio Oriente, ma anche per il mondo intero. Il fenomeno migratorio obbliga al confronto con differenti stili di vita e diverse culture, stimolando la costruzione di nuovi rapporti".

Le migrazioni, poi, sono anche un cammino che comprende diritti e doveri: un’"attenzione e cura verso i migranti perché abbiano una vita decorosa", ma anche un’"attenzione da parte dei migranti verso i valori che offre la società in cui si inseriscono" (Messaggio 2013). "La Chiesa - ha concluso il Cardinale - ha un ruolo importante nel processo della integrazione. Essa risponde ponendo l’accento sulla centralità e sulla dignità della persona con la raccomandazione a tutelare le minoranze, valorizzando le loro culture, il contributo delle migrazioni alla pacificazione universale, la dimensione ecclesiale e missionaria del fenomeno migratorio, l’importanza del dialogo e del confronto all’interno della società civile, della comunità ecclesiale e tra le diverse confessioni e religioni. Del resto, nei suoi interventi sulla problematica umana, sociale e religiosa dell’emigrazione, la Chiesa non manca di dare a questo fenomeno, oggi sempre più in evidenza, una singolare impronta, caratterizzata da forte carattere umanista, oltre che cristiano".

L'Arcivescovo Kalathiparambil ha dedicato il suo intervento alla questione dei rifugiati sottolineando la difficoltà sempre maggiori incontrate dai richiedenti asilo, citando in particolare le "misure restrittive per ostacolare l’accesso al territorio" di alcuni paesi, i requisiti per i visti, le sanzioni applicabili ai vettori, la lista di 'safe Countries of origin'). "Queste limitazioni hanno incentivato le attività dei contrabbandieri, dei trafficanti, e pericolose traversate in mare che hanno visto sparire fra le onde già troppe vite umane".

"Tutto ciò avviene - ha precisato l'Arcivescovo - nonostante gli obblighi della comunità internazionale circa la protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo, nel rispetto della dichiarazione e dello spirito dei diritti umani, dei diritti del rifugiato e del diritto internazionale umanitario. Innanzitutto vi è l’accesso alla richiesta di asilo. Esso comprende anche elementi primari come il cibo, l’alloggio, il vestiario e le cure mediche, ma anche il diritto al lavoro e alla libera circolazione. Non si sottolinea mai abbastanza che i richiedenti asilo si trovano nella situazione di dover affrontare viaggi fuori dalle loro frontiere ed è loro diritto non possedere validi documenti di viaggio o d’identità".


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