Città del Vaticano, 29 maggio 2012 (VIS). La Congregazione per la Dottrina della Fede ha recentemente pubblicato le "Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni", tradotte in diverse lingue. Il Documento fu approvato da Papa Paolo VI e emanato dal Dicastero nel 1978. A quel tempo le "Norme" furono inviate ai Vescovi, senza darne una pubblicazione ufficiale poiché riguardavano in prima persona i Presuli.
Con il passare del tempo il Documento è stato pubblicato in alcune opere su detta materia, ma senza l'autorizzazione previa della Congregazione per la Dottrina della Fede, autorità competente, cosicché i principali contenuti delle norme sono attualmente di pubblico dominio. Pertanto la Congregazione ha ritenuto opportuno pubblicare le suddette Norme.
Di seguito riportiamo alcuni estratti della Prefazione, redatta dal Cardinale William J. Levada, Prefetto della Congregazione:
"La attualità della problematica di esperienze legate ai fenomeni soprannaturali nella vita e nella missione della Chiesa è stata rilevata anche recentemente dalla sollecitudine pastorale dei Vescovi radunati nella XII Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio nell’ottobre 2008. Tale preoccupazione è stata raccolta dal Santo Padre Benedetto XVI in un importante passaggio dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale Verbum Domini. (...) Sembra opportuno ricordare qui tale insegnamento del Pontefice (...):
"Come hanno ricordato i Padri durante il Sinodo, la “specificità del cristianesimo si manifesta nell’evento Gesù Cristo, culmine della Rivelazione, (...) Egli ‘che ci ha rivelato Dio’ (Gv 1,18) è la Parola unica e definitiva consegnata all’umanità'. (...) Il Sinodo ha raccomandato di “aiutare i fedeli a distinguere bene la Parola di Dio dalle rivelazioni private” (Propositio 47), il cui ruolo “non è quello... di ‘completare’ la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 67). Il valore delle rivelazioni private è essenzialmente diverso dall’unica rivelazione pubblica: questa esige la nostra fede; in essa (...) Dio stesso parla a noi".
"Il criterio per la verità di una rivelazione privata è il suo orientamento a Cristo stesso. Quando essa ci allontana da Lui, allora essa non viene certamente dallo Spirito Santo, che ci guida all’interno del Vangelo e non fuori di esso. La rivelazione privata è un aiuto per questa fede, e si manifesta come credibile proprio perché rimanda all’unica rivelazione pubblica. Per questo l’approvazione ecclesiastica di una rivelazione privata indica essenzialmente che il relativo messaggio non contiene nulla che contrasti la fede ed i buoni costumi; è lecito renderlo pubblico, ed i fedeli sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione. Una rivelazione privata può introdurre nuovi accenti, fare emergere nuove forme di pietà o approfondirne di antiche. Essa può avere un certo carattere profetico (cfr 1 Tess 5,19-21) e può essere un valido aiuto per comprendere e vivere meglio il Vangelo nell’ora attuale; perciò non lo si deve trascurare. È un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso".
"È viva speranza di questa Congregazione che la pubblicazione ufficiale delle Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni potrà aiutare l’impegno dei Pastori della Chiesa cattolica nell’esigente compito di discernimento delle presunte apparizioni e rivelazioni, messaggi e locuzioni o, più in generale, fenomeni straordinari o di presunta origine soprannaturale".
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