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lunedì 14 novembre 2011

RINUNCIARE IMPIEGARE “TALENTI” SAREBBE UN VENIR MENO SCOPO PROPRIA ESISTENZA

CITTA' DEL VATICANO, 13 NOV. 2011 (VIS). La provvisorietà dell’esistenza terrena e l’invito a viverla come “un pellegrinaggio” fino alla meta che è Dio che “è il nostro destino ultimo e il senso del nostro vivere” è stato il tema dell’Angelus domenicale che Benedetto XVI ha recitato con i fedeli convenuti in Piazza San Pietro.

Il Papa ha spiegato il significato della parabola dei talenti riportata dall’evangelista Matteo nel Vangelo di oggi. “Gesù - ha detto il Pontefice - racconta di tre servi ai quali il padrone, al momento di partire per un lungo viaggio, affida le proprie sostanze. Due di loro si comportano bene, perché fanno fruttare del doppio i beni ricevuti. Il terzo, invece, nasconde il denaro ricevuto in una buca. Tornato a casa, il padrone chiede conto ai servitori di quanto aveva loro affidato e, mentre si compiace dei primi due, rimane deluso del terzo” che “si è comportato come se il suo padrone non dovesse più tornare, come se non ci fosse un giorno in cui gli avrebbe chiesto conto del suo operato”.

“Con questa parabola, Gesù vuole insegnare ai discepoli ad usare bene i suoi doni: Dio chiama ogni uomo alla vita e gli consegna dei talenti, affidandogli nel contempo una missione da compiere. Sarebbe da stolti pensare che questi doni siano dovuti, così come rinunciare ad impiegarli sarebbe un venir meno allo scopo della propria esistenza. Commentando questa pagina evangelica, san Gregorio Magno nota che a nessuno il Signore fa mancare il dono della sua carità, dell’amore”.

“Cari fratelli, accogliamo l’invito alla vigilanza, a cui più volte ci richiamano le Scritture! – ha concluso Benedetto XVI - Essa è l’atteggiamento di chi sa che il Signore ritornerà e vorrà vedere in noi i frutti del suo amore. La carità è il bene fondamentale che nessuno può mancare di mettere a frutto e senza il quale ogni altro dono è vano. (...) Solo praticando la carità, anche noi potremo prendere parte alla gioia del nostro Signore”.
ANG/ VIS 20111114 (340)

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