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mercoledì 5 ottobre 2011

LA VICINANZA DI DIO TRASFORMA LA REALTÀ

CITTA' DEL VATICANO, 5 OTT. 2011 (VIS). Nella catechesi dell’Udienza Generale di oggi, il Santo Padre ha presentato alcune riflessioni sul Salmo 23 (22 nella tradizione greco-latina), che si apre con queste prole “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla”. Benedetto XVI ha affermato: “Rivolgersi al Signore nella preghiera implica un radicale atto di fiducia, nella consapevolezza di affidarsi a Dio che è buono”.

Nel Salmo 23 tutto pervaso di fiducia, “il Salmista esprime la sua serena certezza di essere guidato e protetto, messo la sicuro da ogni pericolo, perché il Signore è il suo Pastore. (...) L’immagine richiama un’atmosfera di confidenza, intimità, tenerezza: il pastore conosce le sue pecorelle una per una, le chiama per nome ed esse lo seguono perché lo riconoscono e si fidano di lui. Egli si prende cura di loro, le custodisce come beni preziosi, pronto a difenderle, a garantirne il benessere, a farle vivere in tranquillità. Nulla può mancare se il pastore è con loro”.

Il Salmo descrive l’oasi di pace verso cui il pastore accompagna il gregge, prati verdi e fonti di acqua limpida “simboli dei luoghi di vita verso cui il Signore conduce il Salmista”. Ricordando che la scena è ambientata in una terra in larga parte desertica, il Papa ha affermato: “Il pastore sa dove trovare erba e acqua, essenziali per la vita, sa portare all’oasi in cui l’anima ‘si rinfranca’ ed è possibile riprendere le forze e nuove energie per rimettersi in cammino. Come dice il Salmista, Dio lo guida verso ‘pascoli erbosi’ e ‘acque tranquille’, dove tutto è sovrabbondante, tutto è donato copiosamente. Se il Signore è il pastore, anche nel deserto, luogo di assenza e di morte, non viene meno la certezza di una radicale presenza di vita, tanto da poter dire: ‘non manco di nulla’”.

Il pastore adegua i propri ritmi e le proprie esigenze a quelli delle sue pecore. “Anche noi, come il Salmista” – ha detto il Pontefice – “se camminiamo dietro al ‘Pastore buono’, per quanto difficili, tortuosi o lunghi possano apparire i percorsi della nostra vita, dobbiamo essere certi che sono quelli ‘giusti’ per noi e che il Signore ci guida e ci è sempre vicino”.

Per questo il Salmista può dichiarare: “Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me”. Benedetto XVI ha spiegato che il salmista usa una espressione ebraica che evoca le tenebre della morte. Tuttavia l’orante procede senza paura perché sa che il Signore è con lui. “Quel ‘tu sei con me’ è una proclamazione di fiducia incrollabile, e sintetizza un’esperienza di fede radicale; la vicinanza di Dio trasforma la realtà, la valle oscura perde ogni pericolosità, si svuota di ogni minaccia”.

“Questa immagine confortante chiude la prima parte del Salmo, e lascia il posto ad una scena diversa”, sotto la tenda del pastore. ’Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca’. Ora il Signore è presentato come Colui che accoglie l’orante, con i segni di una ospitalità generosa e piena di attenzioni. (...) Cibo, olio, vino: sono i doni che fanno vivere e danno gioia perché vanno al di là di ciò che è strettamente necessario ed esprimono la gratuità e l’abbondanza dell’amore”. I nemici devono fermarsi a guardare, senza poter intervenire, perché: “Quando Dio apre la sua tenda per accoglierci, nulla può farci del male. Quando poi il viandante riparte, la protezione divina si prolunga e lo accompagna nel suo viaggio. Nel Salmo si legge: ’Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni’. Abitare vicino a Dio, alla Sua bontà, è l’anelito di tutti i credenti.

Le immagini di questo Salmo hanno accompagnato tutta la storia e l’esperienza religiosa del popolo di Israele, ma “è nel Signore Gesù che tutta la forza evocativa del nostro Salmo giunge a completezza, trova la sua pienezza di significato: Gesù è il ‘Buon Pastore’ che va in cerca della pecora smarrita, che conosce le sue pecore e dà la vita per loro, Egli è la via, il giusto cammino che ci porta alla vita, la luce che illumina la valle oscura e vince ogni nostra paura. È Lui l’ospite generoso che ci accoglie e ci mette in salvo dai nemici preparandoci la mensa del suo corpo e del suo sangue e quella definitiva del banchetto messianico nel Cielo. È Lui il Pastore regale, re nella mitezza e nel perdono, intronizzato sul legno glorioso della croce”.

“Il Salmo 23 – ha sottolineato infine il Pontefice – “ci invita a rinnovare la nostra fiducia in Dio, abbandonandoci totalmente nelle sue mani. Chiediamo dunque con fede che il Signore ci conceda di camminare sempre sui suoi sentieri, anche nelle strade difficili dei nostri tempi, come gregge docile e obbediente, ci accolga nella sua casa, alla sua mensa, e ci conduca ad ‘acque tranquille’, perché, nell’accoglienza del dono del suo Spirito, possiamo abbeverarci alle sue sorgenti, fonti di quell’acqua viva ‘che zampilla per la vita eterna’”.
AG/ VIS 20111005 (860)

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