CITTA' DEL VATICANO, 21 MAG. 2011 (VIS). Questa mattina Benedetto XVI si è collegato con l’equipaggio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, in occasione dell’ultima missione dello Shuttle Endeavour.
Dalla Sala Foconi del Palazzo Apostolico Vaticano il Santo Padre ha seguito le immagini degli astronauti su un ampio schermo televisivo, mentre a bordo della Stazione Spaziale arrivavano solo il suono e le voci.
Il Papa ha rivolto agli astronauti cinque domande. La prima domanda di Benedetto XVI è stata: “Contemplando dall’alto la Terra, quali considerazioni fate dunque sul modo in cui le nazioni e i popoli vivono insieme quaggiù, o su come la scienza può contribuire alla causa della pace?”
L’astronauta statunitense Mark Kelly ha risposto: “Noi voliamo sul mondo e non vediamo confini, ma allo stesso tempo ci rendiamo conto del fatto che i popoli si combattono, che c’è tanta violenza in questo mondo (...). In genere, i popoli si combattono per ragioni diverse. (...) Sulla Terra, infatti, spesso si lotta per l’energia; nello spazio, utilizziamo l’energia solare e sulla Stazione spaziale abbiamo riserve energetiche. Vede, la scienza e la tecnologia applicate alla Stazione spaziale per sviluppare il potenziale di energia solare ci rifornisce in realtà di una quantità pressoché illimitata di energia. Ecco, se queste tecnologie fossero maggiormente utilizzate sulla Terra, probabilmente si potrebbe ridurre anche la violenza”.
Nel sottolineare la “responsabilità che tutti abbiamo per l’avvenire del nostro Pianeta”, il Papa ha domandato: “Dal vostro punto straordinario di osservazione come vedete la situazione della Terra?”
L’astronauta statunitense Ron Garan ha risposto: “Da un lato, vediamo quanto indescrivibilmente bello sia il pianeta che ci è stato dato; dall’altro, possiamo vedere quanto in realtà sia fragile”.
Il Papa ha domandato: “Nel vostro intenso impegno di lavoro e di ricerca” vi succede di meditare sul mistero della creazione e “forse anche di rivolgere una preghiera al Creatore?” L’astronauta italiano Roberto Vittori, che prima della partenza ha ricevuto da Benedetto XVI una medaglia raffigurante la creazione dell’uomo di Michelangelo, ha assicurato che nel vedere la bellezza del pianeta “prego per me, per le nostre famiglie, per il nostro futuro”.
Il Papa si è rivolto infine all’astronauta italiano Paolo Nespoli con queste parole: “Caro Paolo, so che nei giorni scorsi la tua mamma ti ha lasciato e quando fra pochi giorni tornerai a casa non la troverai più ad aspettarti. Tutti ti siamo stati vicini, anche io ho pregato per lei…Come hai vissuto questo tempo di dolore? Nella vostra Stazione vi sentite lontani e isolati e soffrite un senso di separazione, o vi sentite uniti fra voi e inseriti in una comunità che vi accompagna con attenzione e affetto?”
“Santo Padre” – ha risposto Paolo Nespoli – “Ho sentito le sue preghiere, le vostre preghiere arrivare fino quassù: è vero, siamo fuori da questo mondo, orbitiamo intorno alla Terra ed abbiamo un punto di vantaggio per guardare la Terra e per sentire tutto quello che ci sta attorno”.
Al termine il Santo Padre ha ringraziato dicendo: “Cari astronauti, vi ringrazio cordialmente per questa bellissima occasione di incontro e di dialogo con voi. Avete aiutato me e tante altre persone a riflettere insieme su temi importanti per l’avvenire dell’umanità. Faccio i migliori auguri per il vostro lavoro e per il successo della vostra grande missione al servizio della scienza, della collaborazione internazionale, del progresso autentico e della pace nel mondo”.
BXVI-ASTRONAUTI/ VIS 20110523 (570)
Dalla Sala Foconi del Palazzo Apostolico Vaticano il Santo Padre ha seguito le immagini degli astronauti su un ampio schermo televisivo, mentre a bordo della Stazione Spaziale arrivavano solo il suono e le voci.
Il Papa ha rivolto agli astronauti cinque domande. La prima domanda di Benedetto XVI è stata: “Contemplando dall’alto la Terra, quali considerazioni fate dunque sul modo in cui le nazioni e i popoli vivono insieme quaggiù, o su come la scienza può contribuire alla causa della pace?”
L’astronauta statunitense Mark Kelly ha risposto: “Noi voliamo sul mondo e non vediamo confini, ma allo stesso tempo ci rendiamo conto del fatto che i popoli si combattono, che c’è tanta violenza in questo mondo (...). In genere, i popoli si combattono per ragioni diverse. (...) Sulla Terra, infatti, spesso si lotta per l’energia; nello spazio, utilizziamo l’energia solare e sulla Stazione spaziale abbiamo riserve energetiche. Vede, la scienza e la tecnologia applicate alla Stazione spaziale per sviluppare il potenziale di energia solare ci rifornisce in realtà di una quantità pressoché illimitata di energia. Ecco, se queste tecnologie fossero maggiormente utilizzate sulla Terra, probabilmente si potrebbe ridurre anche la violenza”.
Nel sottolineare la “responsabilità che tutti abbiamo per l’avvenire del nostro Pianeta”, il Papa ha domandato: “Dal vostro punto straordinario di osservazione come vedete la situazione della Terra?”
L’astronauta statunitense Ron Garan ha risposto: “Da un lato, vediamo quanto indescrivibilmente bello sia il pianeta che ci è stato dato; dall’altro, possiamo vedere quanto in realtà sia fragile”.
Il Papa ha domandato: “Nel vostro intenso impegno di lavoro e di ricerca” vi succede di meditare sul mistero della creazione e “forse anche di rivolgere una preghiera al Creatore?” L’astronauta italiano Roberto Vittori, che prima della partenza ha ricevuto da Benedetto XVI una medaglia raffigurante la creazione dell’uomo di Michelangelo, ha assicurato che nel vedere la bellezza del pianeta “prego per me, per le nostre famiglie, per il nostro futuro”.
Il Papa si è rivolto infine all’astronauta italiano Paolo Nespoli con queste parole: “Caro Paolo, so che nei giorni scorsi la tua mamma ti ha lasciato e quando fra pochi giorni tornerai a casa non la troverai più ad aspettarti. Tutti ti siamo stati vicini, anche io ho pregato per lei…Come hai vissuto questo tempo di dolore? Nella vostra Stazione vi sentite lontani e isolati e soffrite un senso di separazione, o vi sentite uniti fra voi e inseriti in una comunità che vi accompagna con attenzione e affetto?”
“Santo Padre” – ha risposto Paolo Nespoli – “Ho sentito le sue preghiere, le vostre preghiere arrivare fino quassù: è vero, siamo fuori da questo mondo, orbitiamo intorno alla Terra ed abbiamo un punto di vantaggio per guardare la Terra e per sentire tutto quello che ci sta attorno”.
Al termine il Santo Padre ha ringraziato dicendo: “Cari astronauti, vi ringrazio cordialmente per questa bellissima occasione di incontro e di dialogo con voi. Avete aiutato me e tante altre persone a riflettere insieme su temi importanti per l’avvenire dell’umanità. Faccio i migliori auguri per il vostro lavoro e per il successo della vostra grande missione al servizio della scienza, della collaborazione internazionale, del progresso autentico e della pace nel mondo”.
BXVI-ASTRONAUTI/ VIS 20110523 (570)
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