CITTA' DEL VATICANO, 25 SET. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto i Presuli della Regione Est I della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, al termine della Visita “ad Limina Apostolorum”.
Riferendosi alla condizione dei giovani nelle rispettive Diocesi, il Papa ha ricordato che il Venerabile Giovanni Paolo II, nel Grande Giubileo del 2000, li aveva definiti “sentinelle del mattino”, “con il compito di risvegliare i propri fratelli affinché prendessero il largo nel vasto oceano del terzo millennio. E, a dimostrarlo, riaffiora inoltre nella memoria l’immagine delle lunghe file di giovani che attendevano di confessarsi nel Circo Massimo e che hanno ridato a molti sacerdoti la fiducia nel sacramento della Penitenza”.
“Come ben sapete” – ha proseguito il Pontefice – “la crisi spirituale del nostro tempo affonda le proprie radici nell’oscuramento della grazia del perdono. Quando questo non viene riconosciuto come reale ed efficace, si tende a liberare la persona dalla colpa, facendo in modo che le condizioni per l’esistenza di quest’ultima non si verifichino mai. Ma, nel loro intimo, le persone così ‘liberate’ sanno che ciò non è vero, che il peccato esiste e che esse stesse sono peccatrici”.
Benedetto XVI ha sottolineato che “tutti abbiamo bisogno di Dio, quale Scultore divino che rimuove gli strati di polvere e d’immondizia che si sono posati sull’immagine di Dio iscritta in noi. Abbiamo bisogno del perdono, che costituisce il fulcro di ogni vera riforma: rinnovando la persona nel suo intimo, esso diviene anche il centro del rinnovamento della comunità”.
“Solo a partire da questa profondità di rinnovamento dell’individuo nasce la Chiesa, nasce la comunità che unisce e sostiene nella vita e nella morte. È una compagnia nella salita, nella realizzazione di quella purificazione che ci rende capaci della vera altezza dell’essere uomini, della compagnia di Dio. Man mano che si realizza la purificazione, anche la salita – che all’inizio è ardua – diviene sempre più gioiosa. Questa gioia deve trasparire sempre più dalla Chiesa, contagiando il mondo, perché essa è la gioventù del mondo”.
“Una simile opera” – ha concluso il Pontefice – “non si può realizzare con le nostre forze; sono necessarie la luce e la grazia che provengono dallo Spirito di Dio e agiscono nell’intimo dei cuori e delle coscienze. Che esse sostengano voi e le vostre diocesi nella formazione delle menti e dei cuori!”.
AL/ VIS 20100927 (390)
Riferendosi alla condizione dei giovani nelle rispettive Diocesi, il Papa ha ricordato che il Venerabile Giovanni Paolo II, nel Grande Giubileo del 2000, li aveva definiti “sentinelle del mattino”, “con il compito di risvegliare i propri fratelli affinché prendessero il largo nel vasto oceano del terzo millennio. E, a dimostrarlo, riaffiora inoltre nella memoria l’immagine delle lunghe file di giovani che attendevano di confessarsi nel Circo Massimo e che hanno ridato a molti sacerdoti la fiducia nel sacramento della Penitenza”.
“Come ben sapete” – ha proseguito il Pontefice – “la crisi spirituale del nostro tempo affonda le proprie radici nell’oscuramento della grazia del perdono. Quando questo non viene riconosciuto come reale ed efficace, si tende a liberare la persona dalla colpa, facendo in modo che le condizioni per l’esistenza di quest’ultima non si verifichino mai. Ma, nel loro intimo, le persone così ‘liberate’ sanno che ciò non è vero, che il peccato esiste e che esse stesse sono peccatrici”.
Benedetto XVI ha sottolineato che “tutti abbiamo bisogno di Dio, quale Scultore divino che rimuove gli strati di polvere e d’immondizia che si sono posati sull’immagine di Dio iscritta in noi. Abbiamo bisogno del perdono, che costituisce il fulcro di ogni vera riforma: rinnovando la persona nel suo intimo, esso diviene anche il centro del rinnovamento della comunità”.
“Solo a partire da questa profondità di rinnovamento dell’individuo nasce la Chiesa, nasce la comunità che unisce e sostiene nella vita e nella morte. È una compagnia nella salita, nella realizzazione di quella purificazione che ci rende capaci della vera altezza dell’essere uomini, della compagnia di Dio. Man mano che si realizza la purificazione, anche la salita – che all’inizio è ardua – diviene sempre più gioiosa. Questa gioia deve trasparire sempre più dalla Chiesa, contagiando il mondo, perché essa è la gioventù del mondo”.
“Una simile opera” – ha concluso il Pontefice – “non si può realizzare con le nostre forze; sono necessarie la luce e la grazia che provengono dallo Spirito di Dio e agiscono nell’intimo dei cuori e delle coscienze. Che esse sostengano voi e le vostre diocesi nella formazione delle menti e dei cuori!”.
AL/ VIS 20100927 (390)
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