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venerdì 18 giugno 2010

ARCIVESCOVO MAMBERTI X SETTIMANA SOCIALE CATTOLICA CUBA


CITTA' DEL VATICANO, 18 GIU. 2010 (VIS). Il 16 giugno scorso, a La Havana, L’Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, è intervenuto all’apertura della X Settimana Sociale Cattolica Cubana, con un discorso dal titolo: “La laicità dello Stato: alcune considerazioni”.
“Va osservato che” – ha detto l’Arcivescovo – “mentre il termine ‘laicità’ in passato come oggi viene anzitutto riferito alla realtà dello Stato e assume non di rado una sfumatura o un’accezione di contrapposizione alla Chiesa e al cristianesimo, in effetti di esso non si parlerebbe neppure senza il cristianesimo stesso”.
“Infatti, senza il Vangelo di Cristo non sarebbe entrata nella storia dell’umanità la fondamentale distinzione fra ciò che l’uomo deve a Dio e ciò che egli deve a Cesare, cioè all’autorità civile. (...) Anche lo stesso termine ‘laicità’, derivato da quello di ‘laico’, ha la sua prima origine nell’ambito ecclesiale. (...) Il laico è dunque anzitutto il ‘non chierico’, anche se, ovviamente, in ciò non si esaurisce il contenuto della specifica vocazione di questa categoria di battezzati. È questa la prima accezione, del tutto intraecclesiale, del termine ‘laicità’”.
Nel Medio Evo, ha proseguito il Presule, “I sovrani, che rivendicavano una non soggezione al Papa, non per questo si consideravano fuori della Chiesa, semmai volevano esercitare un ruolo di controllo e di organizzazione della Chiesa stessa, ma non vi era alcuna volontà di separazione da essa o di una sua estromissione dalla società. È soprattutto a partire dall’Età dei Lumi e poi in maniera drammatica con la Rivoluzione francese che il termine ‘laicità’ arriva, invece, ad esprimere una completa alterità, anzi un’opposizione netta fra l’ambito della vita civile e quello religioso ed ecclesiale”.
“Ma soprattutto comprendiamo che anche se la laicità viene oggi invocata ed usata non di rado per ostacolare la vita e l’attività della Chiesa” – ha segnalato il Segretario per i Rapporti con gli Stati – “nella sua realtà profonda e positiva essa non si sarebbe neppure data senza il cristianesimo. È quanto è avvenuto anche per altri valori che oggi vengono considerati tipici della modernità e sono non di rado invocati per criticare la Chiesa o, in genere, la religione, quali il rispetto della dignità della persona, della libertà, dell’uguaglianza, ecc.: sono in gran parte frutto dell’influenza profonda del Vangelo sulle diverse culture, anche se poi si sono staccati e perfino opposti alle loro radici cristiane”.
“In molti ordinamenti statali” – ha osservato l’Arcivescovo Mamberti – “si afferma che la laicità è uno dei propri principi fondamentali, soprattutto, ovviamente, per quanto riguarda il rapporto dello Stato con la dimensione religiosa dell’uomo. (...) Al riguardo, non si può dimenticare che di fatto, in nome di questa concezione, talvolta vengono prese decisioni o emanate norme che sono oggettivamente a danno dell’esercizio personale e comunitario del diritto fondamentale di libertà religiosa”.
“Possiamo notare che la mancata subordinazione logica e ontologica della laicità al rispetto pieno della libertà religiosa costituisce una possibile ed anche reale minaccia per quest’ultima. (...) In tale caso paradossalmente lo Stato diventerebbe uno Stato confessionale e non più autenticamente laico, perché farebbe della laicità il suo valore supremo, la sua ideologia determinante, una sorta appunto di religione, magari perfino con suoi riti e liturgie civili”.
“A questo proposito, va riaffermata quella che è la concezione piena del diritto di libertà religiosa. Infatti, rispettarlo non significa semplicemente non sottoporre a coazione oppure permettere la personale interiore adesione di fede. (...) Se il rispetto dell’atto personale di fede è fondamentale, esso però non esaurisce l’attitudine dello Stato verso la dimensione religiosa, perché questa, come la persona umana, ha bisogno di esteriorizzarsi nel mondo e di essere vissuta non solo personalmente, ma anche comunitariamente”.
Riferendosi infine alla missione dei laici, l’Arcivescovo Mamberti ha posto in rilievo che: “Al Magistero compete un ruolo diverso da quello che spetta ai laici: mentre ai Pastori della Chiesa tocca di illuminare le coscienze con l’insegnamento, Benedetto XVI nell’Enciclica sulla carità afferma che ‘il compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è… proprio dei fedeli laici’ , che lo fanno ‘cooperando con gli altri cittadini’”.
SS/ VIS 20100618 (680)

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