CITTA' DEL VATICANO, 30 MAR. 2010 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, 29 marzo, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la Santa Messa in suffragio del Venerabile Giovanni Paolo II, morto il 2 aprile 2005. La commemorazione è stata anticipata, poiché il 2 aprile coincide, quest'anno, con il Venerdì Santo.
Il Santo Padre ha salutato in particolare il Cardinale Stanislaw Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia e Segretario Particolare di Giovanni Paolo II e i numerosi pellegrini giunti dalla Polonia, terra natale del defunto Pontefice.
Nell'omelia il Papa ha commentato la parabola del profeta Isaia dedicata al servo fedele che agisce "con fermezza incrollabile, con un'energia che non viene meno fino a che egli non abbia realizzato il compito che gli è stato assegnato. Ciò che il profeta ispirato dice del Servo" - ha detto Benedetto XVI - "lo possiamo applicare all'amato Giovanni Paolo II: il Signore lo ha chiamato al suo servizio e, nell'affidargli compiti di sempre maggiore responsabilità, lo ha anche accompagnato con la sua grazia e con la sua continua assistenza. Durante il suo lungo Pontificato, egli si è prodigato nel proclamare il diritto con fermezza, senza debolezze o tentennamenti, soprattutto quando doveva misurarsi con resistenze, ostilità e rifiuti. Sapeva di essere stato preso per mano dal Signore, e questo gli ha consentito di esercitare un ministero molto fecondo, per il quale, ancora una volta, rendiamo fervide grazie a Dio".
"In questo racconto evangelico" - ha spiegato il Papa - "c'è un gesto sul quale vorrei attirare l'attenzione: Maria di Betania 'prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli'. (...) Il significato del gesto di Maria, che è risposta all'Amore infinito di Dio, si diffonde tra tutti i convitati; ogni gesto di carità e di devozione autentica a Cristo non rimane un fatto personale, non riguarda solo il rapporto tra l'individuo e il Signore, ma riguarda l'intero corpo della Chiesa, è contagioso: infonde amore, gioia, luce".
"Tutta la vita del Venerabile Giovanni Paolo II si è svolta nel segno di questa carità, della capacità di donarsi in modo generoso, senza riserva, senza misura, senza calcolo. Ciò che lo muoveva era l'amore verso Cristo, a cui aveva consacrato la vita, un amore sovrabbondante e incondizionato. E proprio perché si è avvicinato sempre più a Dio nell'amore, egli ha potuto farsi compagno di viaggio per l'uomo di oggi, spargendo nel mondo il profumo dell'Amore di Dio".
"Chi ha avuto la gioia di conoscerlo e frequentalo, ha potuto toccare con mano quanto viva fosse in lui la certezza 'di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi', (...), certezza che lo ha accompagnato nel corso della sua esistenza e che, in modo particolare, si è manifestata durane l'ultimo periodo del suo pellegrinaggio su questa terra: la progressiva debolezza fisica, infatti, non ha mai intaccato la sua fede rocciosa, la sua luminosa speranza, la sua fervente carità. Si è lasciato consumare per Cristo, per la Chiesa, per il mondo intero: la sua è stata una sofferenza vissuta fino all'ultimo per amore e con amore".
Infine, rivolgendosi ai fedeli polacchi, Benedetto XVI ha detto: "La vita e l'opera di Giovanni Paolo II, grande polacco, può essere per voi motivo di orgoglio. Bisogna però che ricordiate, che questa è anche una grande chiamata ad essere fedeli testimoni della fede, della speranza e dell'amore che egli ci ha ininterrottamente insegnato".
HML/MESSA SUFFRAGIO/GIOVANNI PAOLO II VIS 20100330 (580)
Il Santo Padre ha salutato in particolare il Cardinale Stanislaw Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia e Segretario Particolare di Giovanni Paolo II e i numerosi pellegrini giunti dalla Polonia, terra natale del defunto Pontefice.
Nell'omelia il Papa ha commentato la parabola del profeta Isaia dedicata al servo fedele che agisce "con fermezza incrollabile, con un'energia che non viene meno fino a che egli non abbia realizzato il compito che gli è stato assegnato. Ciò che il profeta ispirato dice del Servo" - ha detto Benedetto XVI - "lo possiamo applicare all'amato Giovanni Paolo II: il Signore lo ha chiamato al suo servizio e, nell'affidargli compiti di sempre maggiore responsabilità, lo ha anche accompagnato con la sua grazia e con la sua continua assistenza. Durante il suo lungo Pontificato, egli si è prodigato nel proclamare il diritto con fermezza, senza debolezze o tentennamenti, soprattutto quando doveva misurarsi con resistenze, ostilità e rifiuti. Sapeva di essere stato preso per mano dal Signore, e questo gli ha consentito di esercitare un ministero molto fecondo, per il quale, ancora una volta, rendiamo fervide grazie a Dio".
"In questo racconto evangelico" - ha spiegato il Papa - "c'è un gesto sul quale vorrei attirare l'attenzione: Maria di Betania 'prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli'. (...) Il significato del gesto di Maria, che è risposta all'Amore infinito di Dio, si diffonde tra tutti i convitati; ogni gesto di carità e di devozione autentica a Cristo non rimane un fatto personale, non riguarda solo il rapporto tra l'individuo e il Signore, ma riguarda l'intero corpo della Chiesa, è contagioso: infonde amore, gioia, luce".
"Tutta la vita del Venerabile Giovanni Paolo II si è svolta nel segno di questa carità, della capacità di donarsi in modo generoso, senza riserva, senza misura, senza calcolo. Ciò che lo muoveva era l'amore verso Cristo, a cui aveva consacrato la vita, un amore sovrabbondante e incondizionato. E proprio perché si è avvicinato sempre più a Dio nell'amore, egli ha potuto farsi compagno di viaggio per l'uomo di oggi, spargendo nel mondo il profumo dell'Amore di Dio".
"Chi ha avuto la gioia di conoscerlo e frequentalo, ha potuto toccare con mano quanto viva fosse in lui la certezza 'di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi', (...), certezza che lo ha accompagnato nel corso della sua esistenza e che, in modo particolare, si è manifestata durane l'ultimo periodo del suo pellegrinaggio su questa terra: la progressiva debolezza fisica, infatti, non ha mai intaccato la sua fede rocciosa, la sua luminosa speranza, la sua fervente carità. Si è lasciato consumare per Cristo, per la Chiesa, per il mondo intero: la sua è stata una sofferenza vissuta fino all'ultimo per amore e con amore".
Infine, rivolgendosi ai fedeli polacchi, Benedetto XVI ha detto: "La vita e l'opera di Giovanni Paolo II, grande polacco, può essere per voi motivo di orgoglio. Bisogna però che ricordiate, che questa è anche una grande chiamata ad essere fedeli testimoni della fede, della speranza e dell'amore che egli ci ha ininterrottamente insegnato".
HML/MESSA SUFFRAGIO/GIOVANNI PAOLO II VIS 20100330 (580)
Nessun commento:
Posta un commento