CITTA' DEL VATICANO, 13 FEB. 2010 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, il Santo Padre si è recato in visita al Pontificio Seminario Romano Maggiore, alla vigilia della Festa della Madonna della Fiducia, Patrona del Seminario.
Il Papa ha tenuto una Lectio Divina sul testo del Vangelo di Giovanni, cap. 15, 9-17, soffermandosi soprattutto sulle parole: "rimanete" e "osservate".
"Meditando questo dono - Dio si è fatto uno con noi tutti e, nello stesso tempo, ci fa tutti uno, una vite - dobbiamo anche iniziare a pregare, affinché sempre più questo mistero penetri nella nostra mente, nel nostro cuore, e sempre più siamo capaci di vedere e di vivere la grandezza del mistero, e così cominciare a realizzare questo imperativo: 'Rimanete'".
Riferendosi al secondo imperativo "Osservate", Benedetto XVI ha affermato che esso "è solo il secondo livello; il primo è quello del 'rimanere', il livello ontologico, del rapporto con Dio, cioè che siamo uniti con Lui, che ci ha dato in anticipo se stesso, ci ha già dato il suo amore, il frutto. Non siamo noi che dobbiamo produrre il grande frutto; il cristianesimo non è un moralismo, non siamo noi che dobbiamo fare quanto Dio si aspetta dal mondo, ma dobbiamo innanzitutto entrare in questo mistero ontologico: Dio si dà Egli stesso. Il suo essere, il suo amare, precede il nostro agire e, nel contesto del suo Corpo, nel contesto dello stare in Lui, identificati con Lui, nobilitati con il suo Sangue, possiamo anche noi agire con Cristo".
"Il Signore dice: 'Non vi chiamo più servi, il servo non sa quello che fa il suo padrone. Vi ho chiamato amici perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi'. (...) La novità quindi è che Dio si è fatto conoscere, che Dio si è mostrato, che Dio non è più il Dio ignoto, cercato, ma non trovato o solo indovinato da lontano. Dio si è fatto vedere: nel volto di Cristo vediamo Dio, Dio si è fatto 'conosciuto', e così ci ha fatto amici".
"Purtroppo" - ha lamentato il Papa - "anche oggi molti vivono lontani da Cristo, non conoscono il suo volto e così l'eterna tentazione del dualismo, (...) cioè che forse non c'è solo un principio buono, ma anche un principio cattivo, un principio del male; (...) nel volto del Cristo Crocifisso vediamo Dio e vediamo la vera onnipotenza, non il mito dell'onnipotenza. (...) In Lui la vera onnipotenza è amare fino al punto che Dio può soffrire: qui si mostra la sua vera onnipotenza, che può giungere fino al punto di un amore che soffre per noi".
"'Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome ve lo conceda'. Nel capitolo 16 il Signore ci offre la chiave per comprendere: ci dice quanto ci dà, che cosa è questo tutto, la 'charà', la gioia: se uno ha trovato la gioia ha trovato tutto e vede tutto nella luce dell'amore divino".
"Da Dio non chiediamo qualche piccola o grande cosa, da Dio invochiamo il dono divino, Dio stesso; questo è il grande dono che Dio ci dà: Dio stesso. In questo senso dobbiamo imparare a pregare, (...) perché Egli ci dia se stesso, ci dia il suo Spirito e così possiamo rispondere alle esigenze della vita e aiutare gli altri nelle loro sofferenze. (...) Dobbiamo imparare sempre più per quali cose possiamo pregare e per quali cose non possiamo pregare, perché sono espressioni del mio egoismo. Non posso pregare per cose che sono nocive per gli altri, non posso pregare per cose che aiutano il mio egoismo, la mia superbia. Così il pregare, davanti agli occhi di Dio, diventa un processo di purificazione dei nostri pensieri, dei nostri desideri. (...) Solo in questo processo di lenta purificazione, di liberazione da noi stessi e dalla volontà di avere solo noi stessi, sta il cammino vero della vita, si apre il cammino della gioia".
BXVI-VISITA/.../SEMINARIO MAGGIORE ROMA VIS 20100215 (660)
Nessun commento:
Posta un commento