CITTA' DEL VATICANO, 20 GEN. 2010 (VIS). Prima dell'Udienza Generale tenutasi questa mattina nell'Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha benedetto una statua in marmo di Santa Rafaela Maria del Sagrado Corazón (Porrai y Ayllón), Fondatrice delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, che è stata collocata in una nicchia nella parete posteriore esterna della Basilica Vaticana.
Tema della catechesi di questo Mercoledì è stato la Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, che si svolge in questi giorni durante la quale - ha ricordato il Santo Padre - ci invita a pregare invocando il Signore per la "unità visibile tra i cristiani" che "prima di tutto è dono di Dio".
Dal tema proposto quest'anno: "Di tutto questo voi siete testimoni" (Lc (24,48), "nascono" - ha detto il Papa - "per noi due domande. La prima cosa è 'tutto ciò?' La seconda: come possiamo noi essere testimoni di 'tutto ciò?'". La risposta alla prima domanda è: "'Tutto ciò' vuol dire innanzitutto la Croce e la Risurrezione: i discepoli hanno visto la crocifissione del Signore, vedono il Risorto e così cominciano a capire tutte le Scritture che parlando del mistero della Passione e del dono della Risurrezione. 'Tutto ciò' quindi è il mistero di Cristo, del Figlio di Dio fattosi uomo, morto per noi e risorto, vivo per sempre e così garanzia della nostra vita eterna. Ma conoscendo Cristo (...) conosciamo il volto di Dio. (...) In Cristo, questo Dio si mostra, il Dio lontano diventa vicino". In merito alla seconda domanda, il Papa ha spiegato che "possiamo essere testimoni solo conoscendo Cristo e, conoscendo Cristo anche conoscendo Dio. (...) Conoscere Cristo, come processo intellettuale e soprattutto esistenziale, è un processo che ci fa testimoni. (...) Possiamo essere testimoni solo se Cristo lo conosciamo di prima mano e non solo da altri, dalla nostra propria vita, dal nostro incontro personale con Cristo. Incontrandolo realmente nella nostra vita di fede diventiamo testimoni e possiamo così contribuire alla novità del mondo, alla vita eterna".
"Il movimento ecumenico moderno" - ha sottolineato Benedetto XVI - "si è sviluppato in modo così significativo da diventare, nell'ultimo secolo, un elemento importante nella vita della Chiesa (...). Esso non solo favorisce i rapporti fraterni tra le Chiese e le Comunità ecclesiali in risposta al comandamento dell'amore (...), ma stimola anche la ricerca teologica. Inoltre, esso coinvolge la vita concreta delle Chiese e delle Comunità ecclesiali con tematiche che toccano la pastorale e la vita sacramentale".
"La Chiesa cattolica, dal Concilio Vaticano II in poi" - ha proseguito il Santo Padre - "è entrata in relazioni fraterne con tutte le Chiese d'Oriente e le Comunità ecclesiali d'Occidente, organizzando, in particolare, con la maggior parte di esse, dialoghi teologici bilaterali, che hanno portato a trovare convergenze o anche consensi in vari punti, approfondendo così i vincoli di comunione. Nell'anno appena trascorso i vari dialoghi hanno registrato positivi passi".
"Con le Chiese Ortodosse la Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico ha iniziato, (...) lo studio di un tema cruciale nel dialogo fra cattolici e ortodossi: 'Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio', cioè nel tempo in cui cristiani di Oriente e di Occidente vivevano nella piena comunione. Questo studio si estenderà in seguito al secondo millennio. Ho già più volte" - ha detto il Papa - "chiesto la preghiera dei cattolici per questo dialogo delicato ed essenziale per l'intero movimento ecumenico".
"Tra gli eventi recenti" - ha proseguito il Pontefice - "vorrei menzionare la commemorazione del decimo anniversario della 'Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione', celebrato insieme da cattolici e luterani il 31 ottobre 2009, per stimolare il proseguimento del dialogo, come pure la visita a Roma dell'Arcivescovo di Canterbury, il Dottor Rowan Williams, il quale ha avuto anche colloqui sulla particolare situazione in cui si trova la Comunione Anglicana. Il comune impegno di continuare le relazioni e il dialogo sono un segno positivo, che manifesta quanto sia intenso il desiderio dell'unità".
"Dobbiamo sapere che il lavoro ecumenico non è un processo lineare. Infatti, problemi vecchi, nati nel contesto di un'altra epoca, perdono il loro peso, mentre nel contesto odierno nascono nuovi problemi e nuove difficoltà. Pertanto dobbiamo essere sempre disponibili per un processo di purificazione, nel quale il Signore ci renda capaci di essere uniti".
"Cari fratelli e sorelle - ha concluso il Santo Padre - "per la complessa realtà ecumenica, per la promozione del dialogo, come pure affinché i cristiani nel nostro tempo possano dare una nuova testimonianza comune di fedeltà a Cristo davanti a questo nostro mondo, chiedo la preghiera di tutti".
AG/UNITÀ CRISTIANI/... VIS 20100120 (620)
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