CITTA' DEL VATICANO, 27 GEN. 2010 (VIS). Benedetto XVI ha dedicato la catechesi dell'udienza generale del mercoledì, svoltasi nell'Aula Paolo VI, a San Francesco d'Assisi (1181-1226), un "autentico gigante della santità, che continua ad affascinare moltissime persone di ogni età e di ogni credo religioso".
Francesco, ha spiegato il Papa, apparteneva ad una ricca famiglia e trascorse una giovinezza spensierata. A vent'anni prese parte ad una campagna militare, e fu fatto prigioniero. Dopo il ritorno ad Assisi, cominciò in lui un lento processo di conversione spirituale, che lo portò ad abbandonare gradualmente lo stile di vita mondano. Nella chiesetta di San Damiano, Francesco ebbe una visione, in cui Cristo dal Crocifisso gli parlava, invitandolo a riparare la sua Chiesa".
"Questo piccolo avvenimento della Parola del Signore nella chiesa di san Damiano nasconde un simbolismo profondo perché lo stato della chiesetta in rovina rappresenta anche "la situazione drammatica e inquietante della Chiesa in quell'epoca, con una fede superficiale che non forma e non trasforma la vita, con un credo poco zelante, un raffreddarsi dell'amore e così una distruzione interiore della Chiesa ed anche una decomposizione dell'unità per movimenti ereticali. Ma tuttavia in questa chiesa in rovina sta nel centro un Crocifisso e parla e chiama ad un rinnovamento, chiama Francesco".
Il Papa ha parlato anche della coincidenza tra questo avvenimento e il sogno del Papa Innocenzo III nello stesso anno, 1207, "quando il pontefice sognò come la Basilica del Laterano stava crollando e un religioso piccolo ed insignificante, la puntellava con le sue spalle perché non cadesse. Il Papa riconoscerà il fragile in san Francesco che lo andò a visitare a Roma due anni più tardi".
"Innocenzo III -ha commentato il Papa- era un papa potente, di grande cultura teologica ed anche di potere politico, e tuttavia non è lui che rinnova la Chiesa. È il piccolo ed insignificante religioso, è san Francesco chiamato da Dio. Ma d'altra parte è importante che san Francesco non rinnova la Chiesa senza o contro il Papa, ma in comunione con il Papa. Le due realtà vanno insieme: il Successore di Pietro, i Vescovi, la Chiesa fondata sulla successione degli Apostoli e il carisma che lo spirio Santo crea in questo momento per rinnovare la Chiesa".
Dopo aver rinunciato all'eredità paterna nel 1208, il santo decise di vivere nella povertà e dedicarsi alla predicazione ed un anno dopo, accompagnato dai suoi primi seguaci si recò a Roma, per sottoporre al Papa Innocenzo III il progetto di una nuova forma di vita cristiana.
Parlando del contrasto tra il Francesco della tradizione e il Francesco che alcuni definiscono storico, il Papa ha sottolineato che è certo che il santo, "voleva seguire la Parola di Cristo, senza glossa (...) in tutta la sua radicalità e verità" ma "è verità anche che sapeva che Cristo non è mai "mio", ma sempre "nostro", che il Cristo non posso averlo "io" e ricostruire "io"contro la Chiesa la sua volontà e il suo insegnamento".
Inoltre è verità che Francesco all'inizio "non voleva creare un nuovo ordine" con i procedimento canonici necessari, ma "capì con sofferenza e dolore che tutto deve avere il suo ordine e che anche il diritto della Chiesa è necessario per dar forma al rinnovamento e così realmente si inserì in modo totale, col cuore, nella comunione della Chiesa, con il Papa e con i Vescovi".
Dopo aver menzionato l'incorporazione di Santa Chiara alla scuola di Francesco e aver elogiato i frutti che il Secondo Ordine francescano, quello delle Clarisse, ha dato alla Chiesa, Benedetto XVI ha parlato del viaggio del santo nel 1219 in Egitto per parlare con il sultano Melek-el Kamel e poter predicare in quei luoghi il Vangelo di Gesù. "In un'epoca in cui era in atto uno scontro tra il Cristianesimo e l'Islam -ha detto-, Francesco, armato solo della sua fede e della sua mitezza personale, percorse con efficacia le vie del dialogo (...). È un modello al quale anche oggi dovrebbero ispirarsi i rapporti tra cristiani e musulmani: promuovere un dialogo nella verità, nel rispetto reciproco e nella mutua comprensione".
Il Papa ha fatto riferimento anche alla probabile vista di Francesco in Terra Santa e ha sottolineato che i suoi figli spirituali hanno fatto dei Luoghi in cui visse Gesù un ambito privilegiato della loro missione. "Con gratitudine penso oggi ai grandi meriti della Custodia francescana di Terra Santa".
Francesco, che morì nel 1226, "disteso sulla nuda terra" della Porziuncola "rappresenta un alter Christus", perché "in effetti, questo era il suo ideale: essere come Gesù (...), imitarne le virtù. In particolare, egli ha voluto dare un valore fondamentale alla povertà interiore ed esteriore, insegnandola anche ai suoi figli spirituali (...). La testimonianza di Francesco, che ha amato la povertà per seguire Cristo con dedizione e libertà totali, continua ad essere anche per noi un invito a coltivare la povertà interiore per crescere nella fiducia in Dio, unendo anche uno stile di vita sobrio e un distacco dai beni materiali".
Il Santo Padre ha messo in evidenza che nel Poverello di Assisi "l'amore per Cristo si espresse in modo speciale nell'adorazione del Santissimo Sacramento dell'Eucaristia" e ha ricordato che il santo ammirava i sacerdoti "perché avevano ricevuto il dono di consacrare l'Eucaristia". "Non dimentichiamo mai questo insegnamento -ha detto il Papa rivolgendosi ai suoi fratelli nel sacerdozio- la santità dell'Eucaristia ci chiede di essere puri, di vivere in modo coerente con il Mistero che celebriamo".
Un'altra caratteristica della spiritualità del santo è "il senso della fraternità universale e l'amore per il creato, che gli ispirò il celebre Cantico delle creature. Un messaggio molto attuale perchè (...). è sostenibile solo uno sviluppo che rispetti la creazione e che non danneggi l'ambiente" e "anche la costruzione di una pace solida è legata al rispetto dell'ambiente. Francesco ci ricorda che nella creazione si dispiega la sapienza e la benevolenza del Creatore".
Il Santo Padre ha concluso ricordando che Francesco è stato "un grande santo e un uomo gioioso (...)Infatti, tra la santità e la gioia sussiste un intimo e indissolubile rapporto. Uno scrittore francese ha detto che al mondo vi è una sola tristezza: quella di non essere santi".
AG/FRANCESCO DI ASSISI/... VIS 20100127 (1050)
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