CITTA' DEL VATICANO, 12 MAG. 2009 (VIS). Dopo un breve incontro con i Consoli Generali di nove paesi in servizio a Gerusalemme (Belgio, Italia, Francia, Grecia, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Turchia), alle 16:00, Benedetto XVI ha raggiunto la Vallata di Josaphat di fronte alla Basilica del Gethsemani e all'Orto degli Ulivi, per celebrare la Santa Messa.
"Trovandomi qui davanti a voi oggi" - ha detto il Papa nell'omelia - "desidero riconoscere le difficoltà, la frustrazione, la pena e la sofferenza che tanti tra voi hanno subito in conseguenza dei conflitti che hanno afflitto queste terre, ed anche le amare esperienze dello spostamento che molte delle vostre famiglie hanno conosciuto e - Dio non lo permetta - possono ancora conoscere. Spero che la mia presenza qui sia un segno che voi non siete dimenticati, che la vostra perseverante presenza e testimonianza sono di fatto preziose agli occhi di Dio e sono una componente del futuro di queste terre".
"Proprio a causa delle vostre profonde radici in questi luoghi, la vostra antica e forte cultura cristiana, e la vostra perdurante fiducia nelle promesse di Dio, voi Cristiani della Terra Santa, siete chiamati a servire non solo come un faro di fede per la Chiesa universale, ma anche come lievito di armonia, saggezza ed equilibrio nella vita di una società che tradizionalmente è stata, e continua ad essere, pluralistica, multietnica e multireligiosa"
"In questa Santa Città" - ha detto ancora il Santo Padre - "dove la vita ha sconfitto la morte, dove lo Spirito è stato infuso come primo frutto della nuova creazione, la speranza continua a combattere la disperazione, la frustrazione e il cinismo, mentre la pace, che è dono e chiamata di Dio, continua ad essere minacciata dall'egoismo, dal conflitto, dalla divisione e dal peso delle passate offese. Per questa ragione, la comunità cristiana in questa Città che ha visto la risurrezione di Cristo e l'effusione dello Spirito deve fare tutto il possibile per conservare la speranza donata dal Vangelo, tenendo in gran conto il pegno della vittoria definitiva di Cristo sul peccato e sulla morte, testimoniando la forza del perdono e manifestando la natura più profonda della Chiesa quale segno e sacramento di una umanità riconciliata, rinnovata e resa una in Cristo, il nuovo Adamo".
"Ebrei, Musulmani e Cristiani qualificano insieme questa città come loro patria spirituale. Quanto bisogna ancora fare per renderla veramente una 'città della pace' per tutti i popoli, dove tutti possono venire in pellegrinaggio alla ricerca di Dio, e per ascoltarne la voce, 'una voce che parla di pace'!", ha esclamato il Pontefice.
"Come un microcosmo del nostro mondo globalizzato, questa Città, se deve vivere la sua vocazione universale, deve essere un luogo che insegna l'universalità, il rispetto per gli altri, il dialogo e la vicendevole comprensione; un luogo dove il pregiudizio, l'ignoranza e la paura che li alimenta, siano superati dall'onestà, dall'integrità e dalla ricerca della pace. Non dovrebbe esservi posto tra queste mura per la chiusura, la discriminazione, la violenza e l'ingiustizia. I credenti in un Dio di misericordia - si qualifichino essi Ebrei, Cristiani o Musulmani -, devono essere i primi a promuovere questa cultura della riconciliazione e della pace, per quanto lento possa essere il processo e gravoso il peso dei ricordi passati".
"Vorrei qui accennare direttamente alla tragica realtà - che non può mai cessare di essere fonte di preoccupazione per tutti coloro che amano questa Città e questa terra - della partenza di così numerosi membri della comunità cristiana negli anni recenti. Benché ragioni comprensibili portino molti, specialmente giovani, ad emigrare, questa decisione reca con sé come conseguenza un grande impoverimento culturale e spirituale della città. Desidero oggi ripetere quanto ho detto in altre occasioni: nella Terra Santa c'è posto per tutti! Mentre esorto le autorità a rispettare e sostenere la presenza cristiana qui, desidero al tempo stesso assicurarvi della solidarietà, dell'amore e del sostegno di tutta la Chiesa e della Santa Sede".
"La mia preghiera per voi oggi" - ha detto infine il Papa - "è che continuiate, giorno dopo giorno, a 'vedere e credere' nei segni della provvidenza di Dio e della sua inesauribile misericordia, ad 'ascoltare' con rinnovata fede e speranza le consolanti parole della predicazione apostolica e a 'toccare' le sorgenti della grazia nei sacramenti ed incarnare per gli altri il loro pegno di nuovi inizi, la libertà nata dal perdono, la luce interiore e la pace che possono portare salvezza e speranza anche nelle più oscure realtà umane".
A conclusione della Santa Messa, il Papa è rientrato alla Delegazione Apostolica di Gerusalemme per la cena in privato e il pernottamento.
PV-ISRAELE/MESSA/GERUSALEMME VIS 20090513 (770)
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