CITTA' DEL VATICANO, 22 DIC. 2008 (VIS). Questa mattina, nella Sala Clementina, ha avuto luogo il tradizionale incontro del Santo Padre con i Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Membri della Curia Romana per lo scambio degli auguri di Natale.
Il Papa ha iniziato il suo discorso ricordando alcuni anniversari particolarmente incisivi nella storia recente della Chiesa, quali il cinquantesimo anniversario della morte di Papa Pio XII e dell'elezione di Giovanni XXIII, il 40° anniversario della pubblicazione della Enciclica 'Humanae Vitae' ed il 30° anniversario della morte del suo Autore, Papa Paolo VI, ed anche l'inaugurazione, il 28 giugno nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, dell'Anno Paolino, al quale ha partecipato il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I.
"L'Anno Paolino"- ha detto il Santo Padre - "è un anno di pellegrinaggio non soltanto nel senso di un cammino esteriore verso i luoghi paolini, ma anche, e soprattutto, in quello di un pellegrinaggio del cuore, insieme con Paolo, verso Gesù Cristo. In definitiva, Paolo ci insegna anche che la Chiesa è Corpo di Cristo, che il Capo e il Corpo sono inseparabili e che non può esserci amore per Cristo senza amore per la sua chiesa e la sua comunità vivente".
Benedetto XVI ha fatto riferimento successivamente a tre avvenimenti importanti dell'anno 2008 come la Giornata Mondiale della Gioventù in Australia: "una grande festa della fede che ha riunito più di 200.000 giovani da tutte le parti del mondo", i due Viaggi Apostolici negli Stati Uniti e in Francia ed il Sinodo dei Vescovi nel quale "Pastori provenienti da tutto il mondo si sono riuniti intorno alla Parola di Dio, che era stata innalzata in mezzo a loro".
Nel Sinodo, ha spiegato il Papa, "ci siamo nuovamente resi conto che Dio in questa sua Parola si rivolge a ciascuno di noi (...) Proprio se sentiamo Dio parlare in modo così personale a ciascuno di noi, comprendiamo anche che la sua Parola è presente affinché noi ci avviciniamo gli uni agli altri. (...) Questa Parola ha plasmato una storia comune e vuole continuare a farlo. Allora ci siamo nuovamente resi conto che (...) possiamo comprenderla in modo giusto e totale solo nel 'noi' della comunità istituita da Dio: essendo sempre consapevoli che non possiamo mai esaurirla completamente, che essa ha da dire qualcosa di nuovo ad ogni generazione. (...) Dio, in fondo, parla sempre al presente".
Nel corso dell'Assemblea Sinodale è stato molto importante, ha aggiunto il Pontefice "sperimentare che nella Chiesa c'è una Pentecoste. (...) In essa sono presenti i molteplici modi dell'esperienza di Dio e del mondo, la ricchezza delle culture, e solo così appare la vastità dell'esistenza umana e, a partire da essa, la vastità della Parola di Dio".
"Della presenza della Parola di Dio, di Dio stesso nell'attuale ora della storia si è trattato anche nei viaggi pastorali di quest'anno: il loro vero senso può essere solo quello di servire questa presenza. In tali occasioni la Chiesa si rende pubblicamente percepibile, con essa la fede e perciò almeno la questione su Dio".
"Specialmente il fenomeno delle Giornate Mondiali della Gioventù" - ha sottolineato il Santo Padre - "diventa sempre più oggetto di analisi, in cui si cerca di capire questa specie, per così dire, di cultura giovanile. (...) Analisi in voga tendono a considerare queste giornate come una variante della moderna cultura giovanile, come una specie di festival rock modificato in senso ecclesiale con il Papa quale star. (...) Anzitutto è importante tener conto del fatto che le Giornate Mondiali della Gioventù non consistono soltanto in quell'unica settimana in cui si rendono pubblicamente visibili al mondo. C'è un lungo cammino esteriore ed interiore che conduce ad esse. La Croce, accompagnata dall'immagine della Madre del Signore, fa un pellegrinaggio attraverso i Paesi. (...) L'incontro con la croce che viene toccata e portata, diventa un incontro interiore con Colui che sulla croce è morto per noi. L'incontro con la Croce suscita nell'intimo dei giovani la memoria di quel Dio che ha voluto farsi uomo e soffrire con noi. E vediamo la donna che Egli ci ha dato come Madre. Le Giornate solenni sono soltanto il culmine di un lungo cammino".
Successivamente il Papa ha menzionato le "quattro dimensioni del tema 'Spirito Santo'. La fede nello Spirito creatore è un contenuto essenziale del Credo cristiano. (...) Nella fede circa la creazione sta il fondamento ultimo della nostra responsabilità verso la terra. Essa non è semplicemente nostra proprietà che possiamo sfruttare secondo i nostri interessi e desideri. E' piuttosto dono del Creatore che ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci e con ciò ci ha dato i segnali orientativi a cui attenersi come amministratori della sua creazione".
"La Chiesa non può e non deve limitarsi a trasmettere ai suoi fedeli soltanto il messaggio della salvezza" - ha ribadito il Pontefice - essa "deve proteggere anche l'uomo contro la distruzione di se stesso. E' necessario che ci sia qualcosa come una ecologia dell'uomo, intesa nel senso giusto. Non è una metafisica superata, se la Chiesa parla della natura dell'essere umano come uomo e donna e chiede che quest'ordine della creazione venga rispettato. (...) Ciò che spesso viene espresso ed inteso con il termine 'gender', si risolve in definitiva nella autoemancipazione dell'uomo dal creato e dal Creatore".
In secondo luogo, "lo Spirito" - ha proseguito il Papa - "parla, per così dire, anche con parole umane, è entrato nella storia, (...) è Parola che negli Scritti dell'Antico e del Nuovo Testamento ci viene incontro. (...) Leggendo la Scrittura apprendiamo però anche che Cristo e lo Spirito Santo sono inseparabili tra loro. (...) Leggendo la Scrittura insieme con Cristo, impariamo a sentire nelle parole umane la voce dello Spirito Santo e scopriamo l'unità della Bibbia".
Benedetto XVI ha commentato che la terza dimensione della penumatologia consiste "nella inseparabilità di Cristo e dello Spirito Santo. Nella maniera forse più bella essa si manifesta nel racconto di San Giovanni circa la prima apparizione del Risorto davanti ai discepoli: il Signore alita sui discepoli e dona loro in questo modo lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è il soffio di Cristo".
"Così, come quarta dimensione" - ha continuato il Papa - "emerge spontaneamente la connessione tra Spirito e Chiesa. Paolo (...) ha illustrato la Chiesa come Corpo di Cristo e proprio così come organismo dello Spirito Santo, in cui i doni dello Spirito Santo fondono i singoli in un tutt'uno vivente".
"Con il tema 'Spirito Santo'" - ha sottolineato il Pontefice - "si rende visibile tutta l'ampiezza della fede cristiana, un'ampiezza che dalla responsabilità per il creato e per l'esistenza dell'uomo in sintonia con la creazione conduce, attraverso i temi della Scrittura e della storia della salvezza, fino a Cristo e da lì alla comunità vivente della Chiesa, nei suoi ordini e responsabilità come anche nella sua vastità e libertà, che si esprime tanto nella molteplicità dei carismi quanto nell'immagine pentecostale della moltitudine delle lingue e delle culture".
"Lo Spirito Santo ci dona la gioia. Ed Egli è la gioia. (...) Essa è l'espressione della felicità, dell'essere in armonia con se stessi, ciò che può derivare solo dall'essere in armonia con Dio e con la sua creazione".
La gioia - ha concluso il Papa - "sia sempre viva in noi e quindi s'irradi sul mondo nelle sue tribolazioni: tale è il mio auspicio alla fine di quest'anno".
AC/.../CURIA ROMANA VIS 20081222 (1170)
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