CITTA' DEL VATICANO, 26 NOV. 2008 (VIS). Proseguendo la catechesi dedicata a San Paolo, per l'Udienza Generale di oggi, tenutasi nell'Aula Paolo Vi, il Papa si è soffermato sulle conseguenze che scaturiscono dall'essere giustificati per la fede e dall'azione della Spirito nella vita cristiana.
Il Santo Padre ha affermato che "non è casuale che San Paolo, nella 'Lettera ai Galati' ponga l'accento, in modo radicale, sulla gratuità della giustificazione, sottolinei pure la relazione tra la fede e le opere".
"Nella stessa Lettera ai Galati Paolo" - ha proseguito il Pontefice - "dirà che, portando i pesi gli uni degli altri, i credenti adempiono il comandamento dell'amore (cfr Gal 6,2). Giustificati per il dono della fede in Cristo, siamo chiamati a vivere nell'amore di Cristo per il prossimo, perché è su questo criterio che saremo alla fine della nostra esistenza giudicati".
"L'amore cristiano è quanto mai esigente poiché sgorga dall'amore totale di Cristo per noi: quell'amore che ci reclama, ci accoglie, ci abbraccia, ci sostiene, sino a tormentarci, poiché costringe ciascuno a non vivere più per se stesso, chiuso nel proprio egoismo, ma per 'Colui che è morto e risorto per noi' (cfr 2 Cor 5,15). L'amore di Cristo ci fa essere in Lui quella creatura nuova (cfr 2 Cor 5,17) che entra a far parte del suo Corpo mistico che è la Chiesa".
"Vista in questa prospettiva, la centralità della giustificazione senza le opere, oggetto primario della predicazione di Paolo, non entra affatto in contraddizione con la fede operante nell'amore; anzi esige che la nostra stessa fede si esprima in una vita secondo lo Spirito".
"Spesso si è vista un'infondata contrapposizione tra la teologia di San Paolo e quella di San Giacomo" - ha rilevato il Pontefice - "che nella sua Lettera scrive: "Come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta' (2,26). In realtà, mentre Paolo è preoccupato anzitutto di dimostrare che la fede in Cristo è necessaria e sufficiente, Giacomo pone l'accento sulle relazioni consequenziali tra la fede e le opere (cfr Gc 2,2-4). Pertanto sia per Paolo sia per Giacomo la fede operante nell'amore attesta il dono gratuito della giustificazione in Cristo".
"Spesso siamo portati a cadere negli stessi fraintendimenti che hanno caratterizzato la comunità di Corinto: quei cristiani pensavano che, essendo stati giustificati gratuitamente in Cristo per ,a fedel, 'tutto fosse loro lecito'. E pensavano, e spesso sembra che lo pensino anche cristiani oggi, che sia lecito creare divisini nella Chiesa. Corpo di Cristo, celebrare l'Eucaristia senza farci carico dei fratelli più bisognosi, aspirare ai carismi migliori senza renderci conto che siamo membra gli uni degli altri, e così via. Disastrose sono le conseguenze di una fede che non s'incarna nell'amore, perché si riduce all'arbitrio e al soggettivismo più nocivo per noi e per i fratelli".
"Al contrario, seguendo San Paolo, dobbiamo prendere rinnovata coscienza che, proprio perché giustificati in Cristo, non apparteniamo più a noi stessi, ma siamo diventati tempio dello Spirito e siamo perciò chiamati a glorificare Dio nel nostro corpo con tutta la nostra esistenza (cfr 1 Cor 6,19). Sarebbe uno svendere il valore inestimabile della giustificazione se, comprati a caro prezzo dal sangue di Cristo, non lo glorificassimo con il nostro corpo, con tutta la nostra esistenza. Sarebbe uno svendere il valore inestimabile della giustificazione se, comprati a caro prezzo dal sangue di Cristo, non lo glorificassimo con il nostro copro".
Benedetto XVI ha concluso la catechesi ponendo in rilievo che: "Se l'etica che Paolo propone ai credenti non scade in forme di moralismo e si dimostra attuale per noi, è perché, ogni volta, riparte sempre dalla relazione personale e comunitaria con la giustificazione in Cristo, per inverarsi nella vita secondo lo Spirito. Questa è essenziale: l'etica cristiana non nasce da una sistema di comandamenti, ma è conseguenza della nostra amicizia con Cristo. Questa amicizia influenza la vita: se è vera si incarna e si realizza nell'amore per il prossimo. Per questo, qualsiasi decadimento etico non si limita alla sfera individuale, ma è nello stesso tempo svalutazione della fede personale e comunitaria: da questa deriva e su essa incide in modo determinante".
Al termine dell'Udienza, nei saluti ai pellegrini di lingua spagnola, il Santo Padre ha ricordato: "la marcia per chiedere la libertà delle persone rapite, che avrà luogo venerdì prossimo in Colombia. Elevo a Dio" - ha detto il Papa - "ferventi preghiere affinché cessi questo flagello e si raggiungano quanto prima la concordia e la pace in questa diletta Nazione".
AG/SAN PAOLO:GIUSTIFICAZIONE/... VIS 20081126 (760)
Il Santo Padre ha affermato che "non è casuale che San Paolo, nella 'Lettera ai Galati' ponga l'accento, in modo radicale, sulla gratuità della giustificazione, sottolinei pure la relazione tra la fede e le opere".
"Nella stessa Lettera ai Galati Paolo" - ha proseguito il Pontefice - "dirà che, portando i pesi gli uni degli altri, i credenti adempiono il comandamento dell'amore (cfr Gal 6,2). Giustificati per il dono della fede in Cristo, siamo chiamati a vivere nell'amore di Cristo per il prossimo, perché è su questo criterio che saremo alla fine della nostra esistenza giudicati".
"L'amore cristiano è quanto mai esigente poiché sgorga dall'amore totale di Cristo per noi: quell'amore che ci reclama, ci accoglie, ci abbraccia, ci sostiene, sino a tormentarci, poiché costringe ciascuno a non vivere più per se stesso, chiuso nel proprio egoismo, ma per 'Colui che è morto e risorto per noi' (cfr 2 Cor 5,15). L'amore di Cristo ci fa essere in Lui quella creatura nuova (cfr 2 Cor 5,17) che entra a far parte del suo Corpo mistico che è la Chiesa".
"Vista in questa prospettiva, la centralità della giustificazione senza le opere, oggetto primario della predicazione di Paolo, non entra affatto in contraddizione con la fede operante nell'amore; anzi esige che la nostra stessa fede si esprima in una vita secondo lo Spirito".
"Spesso si è vista un'infondata contrapposizione tra la teologia di San Paolo e quella di San Giacomo" - ha rilevato il Pontefice - "che nella sua Lettera scrive: "Come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta' (2,26). In realtà, mentre Paolo è preoccupato anzitutto di dimostrare che la fede in Cristo è necessaria e sufficiente, Giacomo pone l'accento sulle relazioni consequenziali tra la fede e le opere (cfr Gc 2,2-4). Pertanto sia per Paolo sia per Giacomo la fede operante nell'amore attesta il dono gratuito della giustificazione in Cristo".
"Spesso siamo portati a cadere negli stessi fraintendimenti che hanno caratterizzato la comunità di Corinto: quei cristiani pensavano che, essendo stati giustificati gratuitamente in Cristo per ,a fedel, 'tutto fosse loro lecito'. E pensavano, e spesso sembra che lo pensino anche cristiani oggi, che sia lecito creare divisini nella Chiesa. Corpo di Cristo, celebrare l'Eucaristia senza farci carico dei fratelli più bisognosi, aspirare ai carismi migliori senza renderci conto che siamo membra gli uni degli altri, e così via. Disastrose sono le conseguenze di una fede che non s'incarna nell'amore, perché si riduce all'arbitrio e al soggettivismo più nocivo per noi e per i fratelli".
"Al contrario, seguendo San Paolo, dobbiamo prendere rinnovata coscienza che, proprio perché giustificati in Cristo, non apparteniamo più a noi stessi, ma siamo diventati tempio dello Spirito e siamo perciò chiamati a glorificare Dio nel nostro corpo con tutta la nostra esistenza (cfr 1 Cor 6,19). Sarebbe uno svendere il valore inestimabile della giustificazione se, comprati a caro prezzo dal sangue di Cristo, non lo glorificassimo con il nostro corpo, con tutta la nostra esistenza. Sarebbe uno svendere il valore inestimabile della giustificazione se, comprati a caro prezzo dal sangue di Cristo, non lo glorificassimo con il nostro copro".
Benedetto XVI ha concluso la catechesi ponendo in rilievo che: "Se l'etica che Paolo propone ai credenti non scade in forme di moralismo e si dimostra attuale per noi, è perché, ogni volta, riparte sempre dalla relazione personale e comunitaria con la giustificazione in Cristo, per inverarsi nella vita secondo lo Spirito. Questa è essenziale: l'etica cristiana non nasce da una sistema di comandamenti, ma è conseguenza della nostra amicizia con Cristo. Questa amicizia influenza la vita: se è vera si incarna e si realizza nell'amore per il prossimo. Per questo, qualsiasi decadimento etico non si limita alla sfera individuale, ma è nello stesso tempo svalutazione della fede personale e comunitaria: da questa deriva e su essa incide in modo determinante".
Al termine dell'Udienza, nei saluti ai pellegrini di lingua spagnola, il Santo Padre ha ricordato: "la marcia per chiedere la libertà delle persone rapite, che avrà luogo venerdì prossimo in Colombia. Elevo a Dio" - ha detto il Papa - "ferventi preghiere affinché cessi questo flagello e si raggiungano quanto prima la concordia e la pace in questa diletta Nazione".
AG/SAN PAOLO:GIUSTIFICAZIONE/... VIS 20081126 (760)
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