CITTA' DEL VATICANO, 4 OTT. 2008 (VIS). Alle ore 10:40 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato al Palazzo del Quirinale per la Visita Ufficiale al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ricambiando la visita in Vaticano del Presidente, il 20 novembre 2006.
Accolto al confine con lo Stato italiano, in Piazza Pio XII, il Papa ha ricevuto il saluto di una Delegazione del Governo italiano guidata dal Ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini, quindi, raggiunta Piazza Venezia, ha ricevuto il saluto del Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ed infine, al Palazzo del Quirinale, è stato accolto dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano.
Dopo un colloquio privato con il Presidente Napolitano, il Santo Padre ha salutato due Presidenti emeriti della Repubblica Italiana ed ha compiuto una breve sosta nella Cappella dell'Annunziata. Infine il Papa e il Presidente della Repubblica si sono recati nel Salone delle Feste dove hanno tenuto i loro discorsi.
In riposta al discorso del Capo dello Stato, il Papa ha ricordato che: "In un certo momento della storia questo palazzo diventò quasi un segno di contraddizione, quando, da una parte, l'Italia anelava a comporsi in uno Stato unitario e, dall'altra, la Santa Sede era preoccupata di conservare la propria indipendenza a garanzia della propria missione universale. Un contrasto durato alcuni decenni, che fu causa di sofferenza per coloro che sinceramente amavano e la Patria e la Chiesa. Mi riferisco alla complessa 'questione romana', composta in modo definitivo e irrevocabile da parte della Santa Sede con la firma dei Patti Lateranensi, l'11 febbraio del 1929".
"Questa mia visita" - ha affermato il Pontefice - "sta a confermare che il Quirinale e il Vaticano non sono colli che si ignorano o si fronteggiano astiosamente; sono piuttosto luoghi che simboleggiano il vicendevole rispetto della sovranità dello Stato e della Chiesa, pronti a cooperare insieme per promuovere e servire il bene integrale della persona umana e il pacifico svolgimento della convivenza sociale. È questa - mi piace ribadirlo - una positiva realtà verificabile quasi quotidianamente a diversi livelli, e alla quale anche altri Stati possono guardare per trarne utili insegnamenti".
"Signor Presidente" - ha proseguito il Papa - "l'odierna mia visita ha luogo nel giorno in cui l'Italia celebra con grande solennità il suo speciale Protettore, San Francesco d'Assisi. (...) In questo Santo, la cui figura attrae credenti e non credenti, possiamo scorgere l'immagine di quella che è la perenne missione della Chiesa, pure nel suo rapporto con la società civile. La Chiesa, nell'epoca attuale di profonde e spesso sofferte mutazioni, continua a proporre a tutti il messaggio di salvezza del Vangelo e si impegna a contribuire all'edificazione di una società fondata sulla verità e la libertà, sul rispetto della vita e della dignità umana, sulla giustizia e sulla solidarietà sociale".
"Dunque, come ho ricordato in altre circostanze, 'la Chiesa non si propone mire di potere, né pretende privilegi o aspira a posizioni di vantaggio economico e sociale. Suo solo scopo è servire l'uomo, ispirandosi, come norma suprema di condotta, alle parole e all'esempio di Gesù Cristo che 'passò beneficando e risanando tutti'".
"Per portare a compimento questa sua missione, la Chiesa ovunque e sempre deve poter godere del diritto di libertà religiosa, considerato in tutta la sua ampiezza" - ha detto ancora il Papa ricordando il discorso pronunciato all'Assemblea delle Nazioni Unite, il 18 aprile scorso - "In quest'anno che commemora il 60 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, ho voluto ribadire che 'non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto; al contrario, deve esser tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell'ordine sociale'".
"Questo contributo all'edificazione della società la Chiesa lo offre in maniera pluriforme, essendo un corpo con molte membra, una realtà al tempo stesso spirituale e visibile, nella quale i membri hanno vocazioni, compiti e ruoli diversificati. Particolare responsabilità essa avverte nei confronti delle nuove generazioni: con urgenza, infatti, emerge oggi il problema dell'educazione, chiave indispensabile per consentire l'accesso ad un futuro ispirato ai perenni valori dell'umanesimo cristiano" e "nell'apprendimento della libertà autentica, presupposto necessario per un positivo servizio al bene comune".
Benedetto XVI ha rinnovato "l'auspicio che le comunità cristiane e le molteplici realtà ecclesiali italiane sappiano formare le persone, in modo speciale i giovani, anche come cittadini responsabili ed impegnati nella vita civile. Sono certo che i Pastori e i fedeli continueranno a dare il loro importante contributo per costruire, anche in questi momenti di incertezza economica e sociale, il bene comune del Paese, come pure dell'Europa e dell'intera famiglia umana, prestando particolare attenzione verso i poveri e gli emarginati, i giovani in cerca di occupazione e chi è senza lavoro, le famiglie e gli anziani che con fatica e impegno hanno costruito il nostro presente e meritano per questo la gratitudine di tutti".
"Mi auguro altresì che l'apporto della Comunità cattolica venga da tutti accolto con lo stesso spirito di disponibilità con il quale viene offerto. Non vi è ragione di temere una prevaricazione ai danni della libertà da parte della Chiesa e dei suoi membri, i quali peraltro si attendono che venga loro riconosciuta la libertà di non tradire la propria coscienza illuminata dal Vangelo".
"Ciò sarà ancor più agevole" - ha concluso il Pontefice - "se mai verrà dimenticato che tutte le componenti della società devono impegnarsi, con rispetto reciproco, a conseguire nella comunità quel vero bene dell'uomo di cui i cuori e le menti della gente italiana, nutriti da venti secoli di cultura impregnata di Cristianesimo, sono ben consapevoli".
VE/VISITA UFFICIALE ITALIA/NAPOLITANO VIS 20081006 (950)
Accolto al confine con lo Stato italiano, in Piazza Pio XII, il Papa ha ricevuto il saluto di una Delegazione del Governo italiano guidata dal Ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini, quindi, raggiunta Piazza Venezia, ha ricevuto il saluto del Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ed infine, al Palazzo del Quirinale, è stato accolto dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano.
Dopo un colloquio privato con il Presidente Napolitano, il Santo Padre ha salutato due Presidenti emeriti della Repubblica Italiana ed ha compiuto una breve sosta nella Cappella dell'Annunziata. Infine il Papa e il Presidente della Repubblica si sono recati nel Salone delle Feste dove hanno tenuto i loro discorsi.
In riposta al discorso del Capo dello Stato, il Papa ha ricordato che: "In un certo momento della storia questo palazzo diventò quasi un segno di contraddizione, quando, da una parte, l'Italia anelava a comporsi in uno Stato unitario e, dall'altra, la Santa Sede era preoccupata di conservare la propria indipendenza a garanzia della propria missione universale. Un contrasto durato alcuni decenni, che fu causa di sofferenza per coloro che sinceramente amavano e la Patria e la Chiesa. Mi riferisco alla complessa 'questione romana', composta in modo definitivo e irrevocabile da parte della Santa Sede con la firma dei Patti Lateranensi, l'11 febbraio del 1929".
"Questa mia visita" - ha affermato il Pontefice - "sta a confermare che il Quirinale e il Vaticano non sono colli che si ignorano o si fronteggiano astiosamente; sono piuttosto luoghi che simboleggiano il vicendevole rispetto della sovranità dello Stato e della Chiesa, pronti a cooperare insieme per promuovere e servire il bene integrale della persona umana e il pacifico svolgimento della convivenza sociale. È questa - mi piace ribadirlo - una positiva realtà verificabile quasi quotidianamente a diversi livelli, e alla quale anche altri Stati possono guardare per trarne utili insegnamenti".
"Signor Presidente" - ha proseguito il Papa - "l'odierna mia visita ha luogo nel giorno in cui l'Italia celebra con grande solennità il suo speciale Protettore, San Francesco d'Assisi. (...) In questo Santo, la cui figura attrae credenti e non credenti, possiamo scorgere l'immagine di quella che è la perenne missione della Chiesa, pure nel suo rapporto con la società civile. La Chiesa, nell'epoca attuale di profonde e spesso sofferte mutazioni, continua a proporre a tutti il messaggio di salvezza del Vangelo e si impegna a contribuire all'edificazione di una società fondata sulla verità e la libertà, sul rispetto della vita e della dignità umana, sulla giustizia e sulla solidarietà sociale".
"Dunque, come ho ricordato in altre circostanze, 'la Chiesa non si propone mire di potere, né pretende privilegi o aspira a posizioni di vantaggio economico e sociale. Suo solo scopo è servire l'uomo, ispirandosi, come norma suprema di condotta, alle parole e all'esempio di Gesù Cristo che 'passò beneficando e risanando tutti'".
"Per portare a compimento questa sua missione, la Chiesa ovunque e sempre deve poter godere del diritto di libertà religiosa, considerato in tutta la sua ampiezza" - ha detto ancora il Papa ricordando il discorso pronunciato all'Assemblea delle Nazioni Unite, il 18 aprile scorso - "In quest'anno che commemora il 60 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, ho voluto ribadire che 'non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto; al contrario, deve esser tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell'ordine sociale'".
"Questo contributo all'edificazione della società la Chiesa lo offre in maniera pluriforme, essendo un corpo con molte membra, una realtà al tempo stesso spirituale e visibile, nella quale i membri hanno vocazioni, compiti e ruoli diversificati. Particolare responsabilità essa avverte nei confronti delle nuove generazioni: con urgenza, infatti, emerge oggi il problema dell'educazione, chiave indispensabile per consentire l'accesso ad un futuro ispirato ai perenni valori dell'umanesimo cristiano" e "nell'apprendimento della libertà autentica, presupposto necessario per un positivo servizio al bene comune".
Benedetto XVI ha rinnovato "l'auspicio che le comunità cristiane e le molteplici realtà ecclesiali italiane sappiano formare le persone, in modo speciale i giovani, anche come cittadini responsabili ed impegnati nella vita civile. Sono certo che i Pastori e i fedeli continueranno a dare il loro importante contributo per costruire, anche in questi momenti di incertezza economica e sociale, il bene comune del Paese, come pure dell'Europa e dell'intera famiglia umana, prestando particolare attenzione verso i poveri e gli emarginati, i giovani in cerca di occupazione e chi è senza lavoro, le famiglie e gli anziani che con fatica e impegno hanno costruito il nostro presente e meritano per questo la gratitudine di tutti".
"Mi auguro altresì che l'apporto della Comunità cattolica venga da tutti accolto con lo stesso spirito di disponibilità con il quale viene offerto. Non vi è ragione di temere una prevaricazione ai danni della libertà da parte della Chiesa e dei suoi membri, i quali peraltro si attendono che venga loro riconosciuta la libertà di non tradire la propria coscienza illuminata dal Vangelo".
"Ciò sarà ancor più agevole" - ha concluso il Pontefice - "se mai verrà dimenticato che tutte le componenti della società devono impegnarsi, con rispetto reciproco, a conseguire nella comunità quel vero bene dell'uomo di cui i cuori e le menti della gente italiana, nutriti da venti secoli di cultura impregnata di Cristianesimo, sono ben consapevoli".
VE/VISITA UFFICIALE ITALIA/NAPOLITANO VIS 20081006 (950)
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