CITTA' DEL VATICANO, 9 GEN. 2008 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato la catechesi dell'Udienza Generale di oggi, tenutasi nell'Aula Paolo VI, a Sant'Agostino, Vescovo di Ippona, "uomo di passione e di fede, di intelligenza altissima e di premura pastorale instancabile".
Precisando di voler dedicare la prima catechesi alla vita di Sant'Agostino, riservandosi di parlare delle sue numerose opere nelle settimane successive, Papa Benedetto XVI ha affermato: "Per la sua singolare rilevanza, Sant'Agostino ha avuto un influsso larghissimo, e si potrebbe affermare, da una parte, che tutte le strade della letteratura cristiana portano a Ippona (oggi Annaba, sulla costa algerina), il luogo dove era Vescovo, e, dall'altra, che da questa città dell'Africa romana, di cui Agostino fu Vescovo dal 395 fino alla morte nel 430, si diramano molte altre strade del cristianesimo successivo e della stessa cultura occidentale".
Autore delle "Confessiones", "straordinaria autobiografia spirituale, scritta a lode di Dio, che è la sua opera più famosa. E giustamente, perché sono proprio le 'Confessiones' agostiniane, con la loro attenzione all'interiorità e alla psicologia, a costituire un modello unico nella letteratura occidentale, e non solo occidentale, anche nella letteratura non religiosa, fino alla modernità. Questa attenzione alla vita spirituale, al mistero dell'io, al mistero di Dio che si nasconde nell'io, è una cosa straordinaria senza precedenti (...). Agostino nacque a Tagaste - nella provincia della Numidia, nell'Africa romana - il 13 novembre 354 da Patrizio, un pagano che poi divenne catecumeno, e da Monica, fervente cristiana. Questa donna appassionata, (...), lo educò nella fede cristiana. Agostino, (...) è rimasto sempre affascinato dalla figura di Gesù Cristo; egli anzi dice di aver sempre amato Gesù, ma di essersi allontanato sempre più dalla fede ecclesiale".
Agostino studiò retorica e grammatica che insegnò a Cartagine, dove lesse per la prima volta l'opera di Cicerone "Hortensius", perché nonostante avesse abbandonato la pratica ecclesiale, era sempre alla ricerca della verità. "Il testo ciceroniano, (...) svegliò in lui l'amore per la sapienza", ma poiché , "era convinto che senza Gesù la verità non può dirsi effettivamente trovata, in questo libro quel nome gli mancava, subito dopo averlo letto, cominciò a leggere la Scrittura, la Bibbia".
"Ma ne rimase deluso. Non solo perché lo stile latino della traduzione della Sacra Scrittura era insufficiente, ma era anche perché lo stesso contenuto gli apparve non soddisfacente. Nelle narrazioni della Scrittura su guerre e altre vicende umane non trovava l'altezza della filosofia, lo splendore di ricerca della verità che ad essa è proprio".
"Tuttavia non voleva vivere senza Dio e così cercava una religione corrispondente al suo desiderio di verità e al suo desiderio anche di avvicinarsi a Gesù. Cadde così nella rete dei manichei, che si presentavano come cristiani e promettevano una religione totalmente razionale. Affermavano che il mondo è diviso in due principi, il bene e il male. E così si spiegherebbe tutta la complessità della storia umana. Anche la morale dualistica piaceva a Sant'Agostino, perché comportava una morale molto alta per gli eletti: (...). Si fece pertanto manicheo, convinto in quel momento di aver trovato la sintesi tra razionalità, ricerca della verità e amore di Gesù Cristo".
"Con il tempo, tuttavia, Agostino iniziò ad allontanarsi dalla fede dei manichei, che lo delusero proprio dal punto di vista intellettuale in quanto incapaci di risolvere i suoi dubbi, e si trasferì a Roma, e poi a Milano" dove "prese l'abitudine di ascoltare - inizialmente soprattutto allo scopo di arricchire il suo bagaglio retorico - le bellissime prediche del Vescovo Ambrogio. (...) Il grande problema dell'Antico Testamento, della mancanza di bellezza retorica, (...) si risolse, nelle prediche di Sant'Ambrogio, grazie all'interpretazione tipologica dell'Antico Testamento. Agostino capì che tutto l'Antico Testamento è un cammino verso Gesù Cristo. Così trovò la chiave per capire la bellezza, la profondità anche filosofica dell'Antico Testamento e capì tutta l'unità del mistero di Cristo nella storia e anche la sintesi tra filosofia, razionalità e fede nel Logos, in Cristo verbo eterno che si è fatto carne".
"La conversione al cristianesimo, il 15 agosto 386, si collocò quindi al culmine di un lungo e tormentato itinerario interiore. (...) A trentadue anni, Agostino fu battezzato da Ambrogio il 24 aprile 387, durante la veglia pasquale". Ad Ippona "fu ordinato, contro la sua volontà, presbitero nel 391" e quattro anni più tardi, "nel 395, venne consacrato Vescovo". "Agostino" - ha detto il Papa - "fu un Vescovo esemplare nel suo instancabile impegno pastorale (...), sosteneva i poveri (...), curava la formazione del clero e l'organizzazione di monasteri femminili e maschili. In breve l'Antico retore si affermò come uno degli esponenti più importanti del cristianesimo di quel tempo".
"Il Vescovo di Ippona" - ha ricordato ancora il Santo Padre - "esercitò (...) una vasta influenza nella guida della Chiesa cattolica dell'Africa romana e più in generale nel cristianesimo del suo tempo, fronteggiando tendenze religiose ed eresie tenaci e disgregatrici come il manicheismo, il donatismo e il pelagianesimo".
"E a Dio si affidò Agostino ogni giorno, fino all'estremo della sua vita" - ha concluso il Pontefice - "colpito da febbre, (...) il Vescovo - racconta l'amico Possidio (...) - chiese di trascrivere a grandi caratteri i salmi penitenziali 'e fece affiggere i fogli contro la parete, così che stando a letto durante la sua malattia li poteva vedere e leggere, e piangeva ininterrottamente a calde lacrime. Così trascorsero gli ultimi giorni della vita di Agostino, che morì il 28 agosto del 430".
AG/AGOSTINO DI IPPONA/... VIS 20080109 (900)
Precisando di voler dedicare la prima catechesi alla vita di Sant'Agostino, riservandosi di parlare delle sue numerose opere nelle settimane successive, Papa Benedetto XVI ha affermato: "Per la sua singolare rilevanza, Sant'Agostino ha avuto un influsso larghissimo, e si potrebbe affermare, da una parte, che tutte le strade della letteratura cristiana portano a Ippona (oggi Annaba, sulla costa algerina), il luogo dove era Vescovo, e, dall'altra, che da questa città dell'Africa romana, di cui Agostino fu Vescovo dal 395 fino alla morte nel 430, si diramano molte altre strade del cristianesimo successivo e della stessa cultura occidentale".
Autore delle "Confessiones", "straordinaria autobiografia spirituale, scritta a lode di Dio, che è la sua opera più famosa. E giustamente, perché sono proprio le 'Confessiones' agostiniane, con la loro attenzione all'interiorità e alla psicologia, a costituire un modello unico nella letteratura occidentale, e non solo occidentale, anche nella letteratura non religiosa, fino alla modernità. Questa attenzione alla vita spirituale, al mistero dell'io, al mistero di Dio che si nasconde nell'io, è una cosa straordinaria senza precedenti (...). Agostino nacque a Tagaste - nella provincia della Numidia, nell'Africa romana - il 13 novembre 354 da Patrizio, un pagano che poi divenne catecumeno, e da Monica, fervente cristiana. Questa donna appassionata, (...), lo educò nella fede cristiana. Agostino, (...) è rimasto sempre affascinato dalla figura di Gesù Cristo; egli anzi dice di aver sempre amato Gesù, ma di essersi allontanato sempre più dalla fede ecclesiale".
Agostino studiò retorica e grammatica che insegnò a Cartagine, dove lesse per la prima volta l'opera di Cicerone "Hortensius", perché nonostante avesse abbandonato la pratica ecclesiale, era sempre alla ricerca della verità. "Il testo ciceroniano, (...) svegliò in lui l'amore per la sapienza", ma poiché , "era convinto che senza Gesù la verità non può dirsi effettivamente trovata, in questo libro quel nome gli mancava, subito dopo averlo letto, cominciò a leggere la Scrittura, la Bibbia".
"Ma ne rimase deluso. Non solo perché lo stile latino della traduzione della Sacra Scrittura era insufficiente, ma era anche perché lo stesso contenuto gli apparve non soddisfacente. Nelle narrazioni della Scrittura su guerre e altre vicende umane non trovava l'altezza della filosofia, lo splendore di ricerca della verità che ad essa è proprio".
"Tuttavia non voleva vivere senza Dio e così cercava una religione corrispondente al suo desiderio di verità e al suo desiderio anche di avvicinarsi a Gesù. Cadde così nella rete dei manichei, che si presentavano come cristiani e promettevano una religione totalmente razionale. Affermavano che il mondo è diviso in due principi, il bene e il male. E così si spiegherebbe tutta la complessità della storia umana. Anche la morale dualistica piaceva a Sant'Agostino, perché comportava una morale molto alta per gli eletti: (...). Si fece pertanto manicheo, convinto in quel momento di aver trovato la sintesi tra razionalità, ricerca della verità e amore di Gesù Cristo".
"Con il tempo, tuttavia, Agostino iniziò ad allontanarsi dalla fede dei manichei, che lo delusero proprio dal punto di vista intellettuale in quanto incapaci di risolvere i suoi dubbi, e si trasferì a Roma, e poi a Milano" dove "prese l'abitudine di ascoltare - inizialmente soprattutto allo scopo di arricchire il suo bagaglio retorico - le bellissime prediche del Vescovo Ambrogio. (...) Il grande problema dell'Antico Testamento, della mancanza di bellezza retorica, (...) si risolse, nelle prediche di Sant'Ambrogio, grazie all'interpretazione tipologica dell'Antico Testamento. Agostino capì che tutto l'Antico Testamento è un cammino verso Gesù Cristo. Così trovò la chiave per capire la bellezza, la profondità anche filosofica dell'Antico Testamento e capì tutta l'unità del mistero di Cristo nella storia e anche la sintesi tra filosofia, razionalità e fede nel Logos, in Cristo verbo eterno che si è fatto carne".
"La conversione al cristianesimo, il 15 agosto 386, si collocò quindi al culmine di un lungo e tormentato itinerario interiore. (...) A trentadue anni, Agostino fu battezzato da Ambrogio il 24 aprile 387, durante la veglia pasquale". Ad Ippona "fu ordinato, contro la sua volontà, presbitero nel 391" e quattro anni più tardi, "nel 395, venne consacrato Vescovo". "Agostino" - ha detto il Papa - "fu un Vescovo esemplare nel suo instancabile impegno pastorale (...), sosteneva i poveri (...), curava la formazione del clero e l'organizzazione di monasteri femminili e maschili. In breve l'Antico retore si affermò come uno degli esponenti più importanti del cristianesimo di quel tempo".
"Il Vescovo di Ippona" - ha ricordato ancora il Santo Padre - "esercitò (...) una vasta influenza nella guida della Chiesa cattolica dell'Africa romana e più in generale nel cristianesimo del suo tempo, fronteggiando tendenze religiose ed eresie tenaci e disgregatrici come il manicheismo, il donatismo e il pelagianesimo".
"E a Dio si affidò Agostino ogni giorno, fino all'estremo della sua vita" - ha concluso il Pontefice - "colpito da febbre, (...) il Vescovo - racconta l'amico Possidio (...) - chiese di trascrivere a grandi caratteri i salmi penitenziali 'e fece affiggere i fogli contro la parete, così che stando a letto durante la sua malattia li poteva vedere e leggere, e piangeva ininterrottamente a calde lacrime. Così trascorsero gli ultimi giorni della vita di Agostino, che morì il 28 agosto del 430".
AG/AGOSTINO DI IPPONA/... VIS 20080109 (900)
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