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lunedì 5 novembre 2007

SOLUZIONE PACIFICA PROBLEMI TURCHIA E KURDISTAN IRACHENO


CITTA' DEL VATICANO, 4 NOV. 2007 (VIS). Questa mattina, prima della recita dell'Angelus, il Papa ha rivolto alcune parole alle migliaia di pellegrini che affollavano Piazza San Pietro.
 
  "Oggi la liturgia presenta alla nostra meditazione il noto episodio evangelico dell'incontro di Gesù con Zaccheo nella città di Gerico" - ha detto il Santo Padre - "Chi era Zaccheo? Un uomo ricco che di mestiere faceva il 'pubblicano', cioè l'esattore delle tasse per conto dell'autorità romana, e proprio per questo veniva considerato pubblico peccatore. Avendo saputo che Gesù passava per Gerico, quell'uomo fu preso da un grande desiderio di vederlo, ma, essendo basso di statura, salì su un albero".

  "Gesù si fermò proprio sotto quell'albero e si rivolse a lui chiamandolo per nome: 'Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua' (Lc 19,5). Quale messaggio in questa semplice frase! 'Zaccheo': Gesù chiama per nome un uomo disprezzato da tutti. (...) La grazia di quell'incontro imprevedibile fu tale da cambiare completamente la vita di Zaccheo".

  "Ancora una volta il Vangelo ci dice che l'amore, partendo dal cuore di Dio e operando attraverso il cuore dell'uomo, è la forza che rinnova il mondo".

  "Questa verità" - ha sottolineato Papa Benedetto XVI - "risplende in modo singolare nella testimonianza del Santo di cui oggi ricorre la memoria: Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano. La sua figura si staglia nel secolo XVI come modello di Pastore esemplare per carità, dottrina, zelo apostolico e soprattutto per la preghiera".

 "Consacrato Vescovo a soli 25 anni, (...) si dedicò interamente alla Chiesa ambrosiana: la visitò in lungo e in largo per tre volte; indisse sei sinodi provinciali e undici diocesani; fondò seminari per formare una nuova generazione di sacerdoti; costruì ospedali e destinò le ricchezze di famiglia al servizio dei poveri; difese i diritti della Chiesa contro i potenti; rinnovò la vita religiosa e istituì una nuova Congregazione di preti secolari, gli Oblati. Nel 1576, quando a Milano infuriò la peste, visitò, confortò e spese per i malati tutti i suoi beni. Il suo motto consisteva in una parola sola: 'Humilitas'. L'umiltà lo spinse, come il Signore Gesù, a rinunciare a se stesso per farsi servo di tutti".

  "Ricordando il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II, che ne portava con devozione il nome" - ha detto ancora Papa Benedetto XVI - "affidiamo all'intercessione di san Carlo tutti i Vescovi del mondo, per i quali invochiamo come sempre la celeste protezione di Maria Santissima, Madre della Chiesa".

  Al termine della recita dell'Angelus, il Papa ha manifestato la sua preoccupazione per le notizie di questi ultimi giorni relative agli avvenimenti nella regione di confine tra la Turchia e l'Iraq ed ha affermato: "Desidero, pertanto, incoraggiare ogni sforzo per il raggiungimento di una soluzione pacifica dei problemi che sono recentemente emersi tra la Turchia e il Kurdistan iracheno".

  "Non posso dimenticare" - ha proseguito il Pontefice - "che in quella regione numerose popolazioni hanno trovato rifugio per sfuggire all'insicurezza ed al terrorismo che hanno reso difficile la vita nell'Iraq in questi anni. Proprio in considerazione del bene di quelle popolazioni, che comprendono anche numerosi cristiani, auspico fortemente che tutte le parti si adoperino per favorire soluzioni di pace".

  "Auspico, inoltre" - ha concluso il Pontefice - "che le relazioni tra popolazioni migranti e popolazioni locali avvengano nello spirito di quell'alta civiltà morale che è frutto dei valori spirituali e culturali di ogni popolo e Paese. Chi è preposto alla sicurezza e all'accoglienza sappia far uso dei mezzi atti a garantire i diritti e i doveri che sono alla base di ogni vera convivenza e incontro tra i popoli".
ANG/IRAQ:KURDISTAN/...                           VIS 20071105 (590)


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