CITTA' DEL VATICANO, 3 APR. 2007 (VIS). Nel tardo pomeriggio di ieri, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto, in Piazza S. Pietro, la Celebrazione Eucaristica con i Cardinali in suffragio del defunto Pontefice Giovanni Paolo II, a cui hanno assistito più di 30.000 persone per la maggior parte provenienti dalla Polonia.
"Con la presente celebrazione" - ha sottolineato il Papa nell'omelia - "vogliamo innanzitutto rinnovare a Dio il nostro rendimento di grazie per avercelo dato durante ben 27 anni quale padre e guida sicura nella fede, zelante pastore e coraggioso profeta di speranza, testimone infaticabile ed appassionato servitore dell'amore di Dio".
Benedetto XVI ha rivolto in particolare parole di saluto al Cardinale Stanislaw Dziwisz, per oltre quaranta anni Segretario Particolare del defunto Pontefice. Il Santo Padre è passato, poi, a commentare il Vangelo di oggi che narra la cena di Betania, ed in particolare quel momento in cui Maria, sorella di Lazzaro, prendendo una boccetta di profumo, molto prezioso, unge i piedi di Gesù e li asciuga con i capelli.
"Il gesto dell'unzione di Maria di Betania è ricco di echi e di suggestioni spirituali. Evoca la luminosa testimonianza che Giovanni Paolo II ha offerto di un amore a Cristo, senza riserve e senza risparmio. Il 'profumo' del suo amore 'ha riempito tutta la casa', cioè tutta la Chiesa. (...) La stima, il rispetto e l'affetto che credenti e non credenti gli hanno espresso alla sua morte, non ne sono forse un'eloquente testimonianza?".
Il Papa ha detto anche che "l'intenso e fruttuoso ministero pastorale, e ancor più il calvario dell'agonia e la serena morte dell'amato nostro Papa, hanno fatto conoscere agli uomini del nostro tempo che Gesù Cristo era veramente il suo 'tutto'".
"La fecondità di questa testimonianza (...) dipende dalla Croce. Nella vita di Karol Wojtyla, la parola 'croce' non è stata solo una parola. Fin dall'infanzia e dalla giovinezza, egli conobbe il dolore e la morte" e "specialmente con il lento, ma implacabile progredire della malattia, che a poco a poco lo ha spogliato di tutto, la sua esistenza si è fatta interamente un'offerta a Cristo".
"Il suo Pontificato si è svolto nel segno della 'prodigalità', dello spendersi generoso senza riserve. Che cosa lo muoveva se non l'amore mistico per Cristo? (...) 'Il Maestro è qui e ti chiama'. Il 2 aprile 2005, il Maestro tornò (...) a chiamarlo per portarlo (...) alla casa del Padre. Ed egli, ancora una volta, rispose prontamente col suo cuore intrepido, e sussurrò: 'Lasciatemi andare dal Signore'".
"Da lungo tempo egli si preparava a quest'ultimo incontro con Gesù, come documentano le diverse stesure del suo Testamento. (...) È morto pregando. Davvero si è addormentato nel Signore" e "il profumo della fede, della speranza e della carità del Papa, riempì la sua casa, riempì Piazza San Pietro, riempì la Chiesa e si propagò nel mondo intero".
"Servo di Dio" - ha esclamato il Pontefice - "questo egli è stato e così ora lo chiamiamo nella Chiesa, mentre speditamente progredisce il suo processo di Beatificazione (...) Servo di Dio, un titolo particolarmente appropriato per lui. Il Signore lo ha chiamato al Suo servizio nella strada del sacerdozio e gli ha aperto via via orizzonti sempre più ampi: dalla sua Diocesi fino alla Chiesa universale. Questa dimensione di universalità ha raggiunto la massima espansione nel momento della sua morte, avvenimento che il mondo intero ha vissuto con una partecipazione mai vista nella storia".
"Il 'Totus tuus' dell'amato Pontefice ci stimoli" - ha concluso Benedetto XVI - "a seguirlo sulla strada del dono di noi stessi a Cristo per intercessione di Maria (...), mentre alle Sue mani materne affidiamo questo nostro padre, fratello ed amico, perchè in Dio riposi e gioisca nella pace".
HML/GIOVANNI PAOLO II/... VIS 20070403 (670)
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