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lunedì 21 febbraio 2005

SI PUÒ SACRIFICARE SALUTE SOLO RAGGIUNGIMENTO BENI SUPERIORI

CITTA' DEL VATICANO, 21 FEB. 2005 (VIS). Giovanni Paolo II ha indirizzato un Messaggio al Vescovo Elio Sgreccia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ad ai partecipanti ad un Convegno di studio sul tema: "Qualità di vita ed etica della salute", in corso in Vaticano dal 21 al 23 febbraio.

Il Santo Padre scrive: "Si deve innanzitutto riconoscere la qualità essenziale che distingue ogni creatura umana per il fatto di essere creata a immagine e somiglianza del Creatore stesso. (...) Questo livello di dignità e di qualità appartiene all'ordine ontologico ed è costitutivo dell'essere umano, permane in ogni momento della vita, dal primo istante del concepimento fino alla morte naturale, e si attua in pienezza nella dimensione della vita eterna. L'uomo va dunque riconosciuto e rispettato in qualsiasi condizione di salute, di infermità o di disabilità".

"Sotto la spinta della società del benessere" - scrive ancora il Papa - "si sta favorendo una nozione di qualità di vita che è, al tempo stesso, riduttiva e selettiva: essa consisterebbe nella capacità di godere e di sperimentare piacere, o anche nella capacità di autocoscienza e di partecipazione alla vita sociale. In conseguenza, è negata ogni qualità di vita agli esseri umani non ancora o non più capaci di intendere e di volere, oppure a coloro che non sono più in grado di godere la vita come sensazione e relazione".

Giovanni Paolo II fa successivamente riferimento alla dimensione morale del concetto di salute e scrive che tale dimensione "non può essere trascurata". Ricordando la diffusione dell'alcolismo, della tossico-dipendenza e dell'Aids, esclama: "Quanta energia di vita e quante vite di giovani potrebbero essere risparmiate e mantenute in salute se la responsabilità morale di ciascuno sapesse promuovere di più la prevenzione e la conservazione di quel prezioso bene che è la salute!".

"Certo, la salute non è un bene assoluto. Non lo è sopratutto quando viene intesa come semplice benessere fisico, mitizzato fino a coartare o trascurare beni superiori, accampando ragioni di salute persino nel rifiuto della vita nascente: è quanto avviene con la cosiddetta 'salute riproduttiva'. Come non riconoscere in ciò una concezione riduttiva e deviata della salute? Rettamente intesa, essa rimane comunque uno dei beni più importanti verso i quali abbiamo una precisa responsabilità, al punto che essa può essere sacrificata soltanto per il raggiungimento di beni superiori, come talvolta è richiesto nel servizio verso Dio, verso la famiglia, verso il prossimo e verso la società intera. La salute va dunque custodita e curata come equilibrio fisico-psichico e spirituale dell'essere umano. È una grave responsabilità etica e sociale lo sperpero della salute in conseguenza di disordini di vario genere, per lo più connessi con il degrado morale della persona".
MESS/QUALITÀ VITA:ETICA SALUTE/SGRECCIA VIS 20050221 (460)

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