CITTA' DEL VATICANO, 4 DIC. 2002 (VIS). Tema della catechesi del Santo Padre Giovanni Paolo II per l'Udienza Generale di oggi, tenutasi nell'Aula Paolo VI, è stato il Salmo 50, il celebre Miserere "Pietà di me, o Signore".
Il Santo Padre ha ricordato che il Salmo 50 presenta "una triplice invocazione dello Spirito che, (…) penetra nell'anima del fedele infondendo una nuova vita e innalzandola dal regno del peccato al cielo della grazia. I Padri della Chiesa nello 'spirito' invocato dal Salmista vedono la presenza efficace dello Spirito Santo".
Lo Spirito divino, ha proseguito il Pontefice, "ricrea, rinnova, trasfigura e trasforma il peccatore pentito, lo riabbraccia e lo rende partecipe della gioia della salvezza. Ormai l'uomo, animato dallo Spirito divino, s'avvia sulla strada della giustizia e dell'amore".
Il Papa ha detto ancora che: "Chi ha sperimentato l'amore misericordioso di Dio ne diviene un testimone ardente, soprattutto nei confronti di quanti sono ancora impigliati nelle reti del peccato".
Sottolineando che: "L'orante guarda al suo passato oscuro e grida a Dio: 'Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza'", il Papa ha affermato: "In senso più generale, l'invocazione indica il desiderio di purificazione dal male, dalla violenza, dall'odio sempre presenti nel cuore umano con forza tenebrosa e malefica. Ora, però, le labbra del fedele, purificate dal peccato, cantano al Signore".
Il Santo Padre ha concluso la catechesi segnalando che il brano del Salmo 50, oggi commentato "finisce appunto con l'impegno di proclamare la 'giustizia' di Dio. Il termine 'giustizia' qui, come spesso nel linguaggio biblico, non designa propriamente l'azione punitiva di Dio nei confronti del male, ma indica piuttosto la riabilitazione del peccatore, perché Dio manifesta la sua giustizia col rendere giusti i peccatori. Dio non ha piacere per la morte del malvagio, ma che desista dalla sua condotta e viva".
AG/SALMO 50/… VIS 20021204 (310)
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