CITTA' DEL VATICANO, 8 MAG. 2002 (VIS). Nell'Udienza Generale di oggi, tenutasi nell'Aula Paolo VI a causa di una pioggia battente, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha parlato del Salmo 50, "il 'Miserere', il Salmo penitenziale più amato, cantato e meditato, inno al Dio misericordioso elevato dal peccatore pentito".
"Il Salmista" - ha spiegato il Santo Padre - "confessa il suo peccato in modo netto e senza esitazioni. (…) È un'esperienza che coinvolge libertà e responsabilità, e conduce ad ammettere di aver spezzato un legame per costruire una scelta di vita alternativa rispetto alla Parola divina".
Giovanni Paolo II ha ribadito che: "Il peccato non è, quindi, una mera questione psicologica o sociale, ma è un evento che intacca la relazione con Dio, violando la sua legge, rifiutando il suo progetto nella storia, scardinando la scala dei valori, (…) 'chiamando bene il male e male il bene'. Prima che un'eventuale ingiuria contro l'uomo, il peccato è innanzitutto tradimento di Dio".
"Secondo il testo del Salmo" - ha proseguito il Pontefice - "il male si annida nelle profondità stesse dell'uomo, è inerente alla sua realtà storica e per questo è decisiva la domanda dell'intervento della grazia divina. La potenza dell'amore di Dio supera quella del peccato".
Il Papa ha concluso la catechesi affermando che: "la confessione della colpa e la consapevolezza della propria miseria non sfociano nel terrore o nell'incubo del giudizio, bensì nella speranza della purificazione, della liberazione, della nuova creazione".
AG/SALMO 50/… VIS 20020508 (260)
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