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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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venerdì 19 ottobre 2012

LE RELIQUIE DEL BEATO GIOVANNI PAOLO II IN PELLEGRINAGGIO A LOURDES

Città del Vaticano, 19 ottobre 2012 (VIS). Le reliquie del Beato Giovanni Paolo II saranno portate a Lourdes con un pellegrinaggio organizzato dall'UNITALSI (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), dal 21 al 27 ottobre prossimo.

L'Arcivescovo Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, ha concesso all'UNITALSI il permesso di portare l'ampolla del sangue di Giovanni Paolo II al santuario mariano, affinché sia esposto e venerato dai pellegrini di tutto il mondo.

Il Presidente dell'UNITALSI, Salvatore Pagliuca ha ricordato a Radio Vaticana che siamo nell'Anno della Fede e che in questi giorni si svolge il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione "un tema che stava molto a cuore a Giovanni Paolo II", un Papa "che continua ancora oggi a influenzare la Chiesa e la gente". "La presenza del reliquiario del Beato nel pellegrinaggio è un segno ricco di significati, perché rappresenta la presenza delle sue idee, dei suoi sentimenti, la presenza soprattutto dell'amore dell'uomo e del pastore che ha donato alla gente, ai fedeli e in particolare agli ammalati e disabili".

L'ANNO DELLA FEDE PROTAGONISTA FESTIVAL DI MUSICA E ARTE SACRA

Città del Vaticano, 19 ottobre 2012 (VIS). L'XI edizione del Festival internazionale di Musica e Arte sacra - che si svolge nelle basiliche papali di Roma e in Vaticano, sarà dedicata all'Anno della Fede.

Il Festival promuove le attività istituzionali della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, presieduta da Hans-Albert Courtial, che consistono nel restauro di beni preziosi e di tesori di arte sacra contenuti in parte nelle Basiliche Papali e di far risuonare il repertorio sacro nella basiliche romane.

Il programma di quest'anno comprende sette concerti, dal 2 e al 13 novembre. Il primo sarà la Messa da Requeim di Giovanni Sgambati, interpretata dall'Orchestra Roma Sinfonietta, nella Basilica di Sant'Ignazio di Loyola in Campo Marzio. Mercoledì 7 novembre nella stessa Basilica, l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma interpreterà la Sinfonia no. 7 di Anton Bruckner. Il Coro della Cappella Musicale Pontificia "Sistina", interpreterà, domenica 11 novembre, la "Missa Anno Santo", composta da Monsignor Georg Ratzinger, fratello del Pontefice, in un concerto privato nella Cappella Sistina. Lo stesso giorno nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli, alle 21, il Johann-Rosenmüller-Ensemble (su strumenti storici) ed il Bach-Chor Siegen, interpreteranno il "Vespro della Beata Vergine Maria" di Claudio Monteverdi. Il 12 novembre, alle 20, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, protagonista sarà la polifonia della scuola romana grazie al Coro della Cappella Musicale Pontificia "Sistina", che interpreterà un repertorio di scuola romana ed il Westminster Cathedral Choir che passerà in rassegna sei secoli di musica corale cattolica dalle isole britanniche. Il 13 novembre, alle 17, il Westminster Cathedral Choir, diretto da Martin Baker, accompagnerà nella Basilica Papale di San Pietro la Santa Messa celebrata dal Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica Vaticana. Il Festival si chiude il 13 novembre nella Basilica di San Paolo fuori le Mura con l'Orchestra Wiener Philharmoniker ed un programma interamente dedicato a Mozart.

Il Cardinale Angelo Comastri, Presidente onorario della fondazione pro musica e arte sacra, ha così commentato l'edizione 2012: "È una musica che nasce dalla fede e quindi è una musica che attira anche alla fede. Tutto quello che c'è nella Chiesa, infatti, di artistico, non è altro che l'espressione, la bellezza interiore, che si traduce in forme esteriori".

UDIENZE

Città del Vaticano, 19 ottobre 2012 (VIS). Nel pomeriggio di oggi il Santo Padre riceverà in udienza il Cardinale Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

giovedì 18 ottobre 2012

INVIATO SPECIALE 475° ANNIVERSARIO PRIMA DIOCESI DEL SUDAMERICA

Città del Vaticano, 18 ottobre 2012 (VIS). Questa mattina è stata pubblicata la Lettera pontificia, redatta in latino e datata 3 ottobre, con la quale il Santo Padre nomina il Cardinale Raúl Eduardo Vela Chiriboga, Arcivescovo emerito di Quito (Ecuador), suo Inviato Speciale alla celebrazione del 475° anniversario della Prima Diocesi del Perù e del Sudamerica, attuale Arcidiocesi di Cuzco, in programma a Cuczo, (Perù), dal 24 al 28 ottobre 2012.

Il Papa ricorda inoltre che la ricorrenza coincide con il Congresso Eucaristico Mariano Internazionale e citando la Enciclica del Beato Giovanni Paolo II "Ecclesia de Eucharistia" (2003) sottolinea: "Maria ci può guidare verso questo Santissimo Sacramento perché ha con esso una relazione profonda".


LETTERE CREDENZIALI AMBASCIATORE HAÏTI PRESSO SANTA SEDE

Città del Vaticano, 18 ottobre 2012 (VIS). Oggi, giovedì 18 ottobre, l'Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, ha ricevuto le Lettere che accreditano il Signor Carl-Henri Guiteau come Ambasciatore di Haïti presso la Santa Sede.

Il Signor Guiteau aveva presentato le Lettere Credenziali al Santo Padre il 6 luglio 2009, in qualità di Inviato Straordinario e Plenipotenziario di Haïti.

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 18 ottobre 2012 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- L'Arcivescovo Joseph W. Tobin, C.SS.R., Arcivescovo di Indianapolis (superficie: 35.768; popolazione: 2.595.000; cattolici: 246.000; sacerdoti: 236; religiosi; 715), Stati Uniti d'America. È stato finora Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

- Il Reverendo Paul Terrio, Vescovo di Saint Paul in Alberta (superficie: 155.916; popolazione: 131.500; cattolici: 57.635; sacerdoti: 30; religiosi: 29; diaconi permanenti: 10), Canada. Il Vescovo eletto è nato nel 1943 a Montréal (Canada) ed è stato ordinato sacerdote nel 1970. Dal 1970 al 1976 è stato Vicario parrocchiale nella Cattedrale di Montréal; dal 1976 al 1983 è stato Professore al College di Montréal e dal 1983 al 1994 Professore al Seminario Maggiore di Brasilia (Brasile). Dal 1995 al 2001 è stato Parroco della St Peter’s Parish di Villeneuve, Edmonton e dal 1994 al 1997 Formatore nel Seminario Saint Joseph a Edmonton. Dal 2002 è stato Parroco della Holy Trinity Parish di Spruce Grove, Edmonton e, nell’Arcidiocesi di Edmonton, è stato Direttore dell’ufficio per le vocazioni sacerdotali.





mercoledì 17 ottobre 2012

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 17 ottobre 2012 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Padre Elio Rama, I.M.C., Vescovo della Diocesi di Pinheiro (superficie: 21.360; popolazione: 467.000; cattolici: 269.000; sacerdoti: 54; religiosi: 38), Brasile. Il Vescovo eletto, è nato nel 1953 a Tucunduva (Brasile), ha emesso la professione religiosa nell'Istituto Missione Consolata nel 1982 ed è stato ordinato sacerdote nel 1984. Dal 1985 al 1987 è stato Vicario Parrocchiale a Vilanculo (Mozambico); dal 1987 al 1992 è stato Parroco a Vilanculo (Mozambico); dal 1992 al 1996 è stato Rettore del Seminario della Consolata a Nampula (Mozambico); dal 1996 al 2002 è stato Superiore Regionale a Maputo (Mozambico); dal 2003 al 2009 è stato Rettore del Seminario Teologico I.M.C. a Sâo Paulo (Brasile); dal 2005 al 2011 è stato Consigliere Regionale a Sào Paulo (Brasile); dal 2010 al 2011 è stato Parroco della Parrocchia "Nossa Senhora da Penha”, a São Paulo (Brasile). Dal 2011 è stato Superiore Regionale per il Brasile dell’Istituto Missioni Consolata, con sede nell’arcidiocesi di São Paulo. Succede al Vescovo Ricardo Pedro Paglia, M.S.C., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima diocesi presentata per raggiunti limiti d'età.

IL PAPA INVIA UNA DELEGAZIONE IN SIRIA

Città del Vaticano, 17 ottobre 2012 (VIS). Il Cardinale Tarcisio Bertone, S.D.B., Segretario di Stato, ha annunciato ieri durante la sessione pomeridiana del Sinodo dei Vescovi, che il Santo Padre invierà una Delegazione a Damasco (Siria) per esprimere a nome suo e di tutta la Chiesa "fraterna solidarietà a tutta la popolazione, con una offerta personale dei Padri Sinodali, oltre che della Santa Sede". La Delegazione esprimerà anche la sua "vicinanza spirituale ai fratelli e sorelle cristiani" ed il suo incoraggiamento "a quanti sono impegnati nella ricerca di un accordo rispettoso dei diritti e dei doveri di tutti, con una particolare attenzione a quanto previsto dal diritto umanitario".

"Non possiamo - ha detto il Cardinale Bertone - essere semplici spettatori di una tragedia come quella che si sta consumando in Siria: alcuni interventi sentiti in aula ne sono la prova. Convinti che la soluzione della crisi non può essere che politica e pensando alle immani sofferenze della popolazione, alla sorte degli sfollati nonché al futuro di quella nazione, alcuni di noi hanno suggerito che la nostra assemblea sinodale possa esprimere la sua solidarietà. (...) Si presume che esperite le formalità necessarie con il Nunzio Apostolico e con le autorità locali, la Delegazione si recherà a Damasco la settimana prossima. Nel frattempo preghiamo perché prevalgano la ragione e la compassione".

La Delegazione è composta dai seguenti Padri Sinodali: il Cardinale Laurent Mosengwo Pasinya, Arcivescovo di Kinshasa; il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso; il Cardinale Timothy Dolan, Arcivescovo di New York (Stati Uniti); il Vescovo Fabio Suescun Mutis, Ordinario militare in Colombia; il Vescovo Joseph Nguyen Nang, di Phat Diem (Vietnam); fanno parte della Delegazione anche l'Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato; ed il Monsignor Alberto Ortega, Officiale della Segreteria di Stato.


ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 17 ottobre 2012 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Padre Elio Rama, I.M.C., Vescovo della Diocesi di Pinheiro (superficie: 21.360; popolazione: 467.000; cattolici: 269.000; sacerdoti: 54; religiosi: 38), Brasile. Il Vescovo eletto, è nato nel 1953 a Tucunduva (Brasile), ha emesso la professione religiosa nell'Istituto Missione Consolata nel 1982 ed è stato ordinato sacerdote nel 1984. Dal 1985 al 1987 è stato Vicario Parrocchiale a Vilanculo (Mozambico); dal 1987 al 1992 è stato Parroco a Vilanculo (Mozambico); dal 1992 al 1996 è stato Rettore del Seminario della Consolata a Nampula (Mozambico); dal 1996 al 2002 è stato Superiore Regionale a Maputo (Mozambico); dal 2003 al 2009 è stato Rettore del Seminario Teologico I.M.C. a Sâo Paulo (Brasile); dal 2005 al 2011 è stato Consigliere Regionale a Sào Paulo (Brasile); dal 2010 al 2011 è stato Parroco della Parrocchia "Nossa Senhora da Penha”, a São Paulo (Brasile). Dal 2011 è stato Superiore Regionale per il Brasile dell’Istituto Missioni Consolata, con sede nell’arcidiocesi di São Paulo. Succede al Vescovo Ricardo Pedro Paglia, M.S.C., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima diocesi presentata per raggiunti limiti d'età.

martedì 16 ottobre 2012

CAMPANE D'EUROPA: RAGIONI DI SPERANZA DEL PAPA

Città del Vaticano, 16 ottobre 2012 (VIS). Ieri sera, dopo la sessione sinodale, è stato presentato a un certo numero di padri sinodali il film “Bells of Europe – Campane d’Europa” sul tema dei rapporti fra il cristianesimo, la cultura europea e il futuro del Continente. Il film presenta estratti di una serie di eccezionali interviste originali con le maggiori personalità religiose cristiane, il Papa Benedetto XVI, il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, il Patriarca di Mosca Kirill, l’Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, l’ex Presidente della federazione delle Chiese Evangeliche in Germania Huber e altre personalità della politica e della cultura.

Il filo unificante del film è dato dal suono delle campane dei diversi angoli del Continente e
dalla fusione di una campana nell’antica fonderia di Agnone. La colonna sonora è realizzata anche con musiche del famoso compositore estone Arvo Pärt. Anche Arvo Pärt è intervistato, e spiega come sia stato appunto ispirato dal tintinnio delle campane.

Realizzato dal Centro Televisivo Vaticano in base a un’idea del Padre Germano Marani, con il supporto di diverse altre istituzioni, fra cui la Fondazione La Gregoriana, il film è ora a disposizione di RAI Cinema, che ne detiene i diritti per la diffusione televisiva e home video.

Segue il testo dell'intervista a Papa Benedetto XVI

D. – Santità, nelle sue encicliche Lei sta proponendo un'antropologia forte, un uomo abitato dalla carità di Dio, un uomo dalla razionalità allargata dall’esperienza di fede, un uomo che ha una responsabilità sociale grazie alla dinamica della carità, ricevuta e donata nella verità. Santità, proprio in questo orizzonte antropologico in cui il messaggio evangelico esalta tutti gli elementi degni della persona umana, purificando le scorie che offuscano l'autentico volto dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, Lei ha più volte ribadito che questa riscoperta del volto umano, dei valori evangelici, delle profonde radici dell'Europa è motivo di grande speranza per il continente europeo e non solo… Può spiegarci le ragioni della sua speranza?

R. – Il primo motivo della mia speranza consiste nel fatto che il desiderio di Dio, la ricerca di Dio è profondamente scritta in ogni anima umana e non può scomparire. Certamente, per un certo tempo, si può dimenticare Dio, accantonarlo, occuparsi di altre cose, ma Dio non scompare mai. E’ semplicemente vero quanto dice sant’Agostino, che noi uomini siamo inquieti finché non abbiamo trovato Dio. Questa inquietudine anche oggi esiste. E’ la speranza che l’uomo sempre di nuovo, anche oggi, si ponga in cammino verso questo Dio.

Il secondo motivo della mia speranza consiste nel fatto che il Vangelo di Gesù Cristo, la fede in Cristo è semplicemente vera. E la verità non invecchia. Anch’essa si può dimenticare per un certo tempo, si possono trovare altre cose, la si può accantonare, ma la verità come tale non scompare. Le ideologie hanno un tempo contato. Sembrano forti, irresistibili, ma dopo un certo periodo si consumano, non hanno più la forza in loro, perché manca loro una verità profonda. Sono particelle di verità, ma alla fine si sono consumate. Invece il Vangelo è vero, e perciò non si consuma mai. In tutti i periodi della storia appaiono sue nuove dimensioni, appare tutta la sua novità, nel rispondere alle esigenze del cuore e della ragione umana che può camminare in questa verità e trovarvisi. E perciò, proprio per questo motivo, sono convinto che ci sia anche una nuova primavera del cristianesimo.
Un terzo motivo empirico lo vediamo nel fatto che questa inquietudine oggi lavora nella gioventù. I giovani hanno visto tante cose – le offerte delle ideologie e del consumismo –, ma colgono il vuoto in tutto questo, la sua insufficienza. L’uomo è creato per l’infinito. Tutto il finito è troppo poco. E perciò vediamo come, proprio nelle nuove generazioni, questa inquietudine si risveglia di nuovo ed essi si mettono in cammino, e così ci sono nuove scoperte della bellezza del cristianesimo; un cristianesimo non a prezzo moderato, non ridotto, ma nella sua radicalità e profondità. Quindi, mi sembra che l’antropologia come tale ci indichi che ci saranno sempre nuovi risvegli del cristianesimo e i fatti lo confermano con una parola: fondamento profondo. E’ il cristianesimo. E’ vero, e la verità ha sempre un futuro.

D. – Santità, Lei ha più volte ribadito che l’Europa ha avuto e ha tuttora un influsso culturale su tutto il genere umano e non può fare a meno di sentirsi particolarmente responsabile, non solo del proprio futuro, ma anche di quello dell’umanità intera. Guardando avanti, è possibile tratteggiare i contorni della testimonianza visibile dei cattolici e dei cristiani appartenenti alle Chiese ortodosse e protestanti, nell’Europa dall’Atlantico agli Urali, che, vivendo i valori evangelici in cui credono contribuiscano alla costruzione di un’Europa più fedele a Cristo, più accogliente, solidale, non solo custodendo l’eredità culturale e spirituale che li contraddistingue, ma anche nell’impegno a cercare vie nuove per affrontare le grandi sfide comuni che contrassegnano l’epoca post-moderna e multiculturale?

R. – Si tratta della grande questione. E’ evidente che l’Europa ha anche oggi nel mondo un grande peso sia economico, sia culturale e intellettuale. E, in corrispondenza a questo peso, ha una grande responsabilità. Ma l’Europa deve, come Lei ha accennato, trovare ancora la sua piena identità per poter parlare e agire secondo la sua responsabilità. Il problema oggi non sono più, secondo me, le differenze nazionali. Si tratta di diversità che non sono più divisioni, grazie a Dio. Le nazioni rimangono, e nella loro diversità culturale, umana, temperamentale, sono una ricchezza che si completa e dà nascita ad una grande sinfonia di culture. Sono fondamentalmente una cultura comune. Il problema dell’Europa di trovare la sua identità mi sembra consistere nel fatto che in Europa oggi abbiamo due anime: un’anima è una ragione astratta, anti-storica, che intende dominare tutto perché si sente sopra tutte le culture. Una ragione finalmente arrivata a se stessa che intende emanciparsi da tutte le tradizioni e i valori culturali in favore di un’astratta razionalità. La prima sentenza di Strasburgo sul Crocifisso era un esempio di questa ragione astratta che vuole emanciparsi da tutte le tradizioni, dalla storia stessa. Ma così non si può vivere. Per di più, anche la “ragione pura” è condizionata da una determinata situazione storica, e solo in questo senso può esistere. L’altra anima è quella che possiamo chiamare cristiana, che si apre a tutto quello che è ragionevole, che ha essa stessa creato l’audacia della ragione e la libertà di una ragione critica, ma rimane ancorata alle radici che hanno dato origine a questa Europa, che l’hanno costruita nei grandi valori, nelle grandi intuizioni, nella visione della fede cristiana. Come Lei ha accennato, soprattutto nel dialogo ecumenico tra Chiesa cattolica, ortodossa, protestante, quest’anima deve trovare una comune espressione e deve poi incontrarsi con questa ragione astratta, cioè accettare e conservare la libertà critica della ragione rispetto a tutto quello che può fare e ha fatto, ma praticarla, concretizzarla nel fondamento, nella coesione con i grandi valori che ci ha dato il cristianesimo. Solo in questa sintesi l’Europa può avere il suo peso nel dialogo interculturale dell’umanità di oggi e di domani, perché una ragione che si è emancipata da tutte le culture non può entrare in un dialogo interculturale. Solo una ragione che ha un’identità storica e morale può anche parlare con gli altri, cercare una interculturalità nella quale tutti possono entrare e trovare una unità fondamentale dei valori che possono aprire le strade al futuro, a un nuovo umanesimo, che deve essere il nostro scopo. E per noi questo umanesimo cresce proprio dalla grande idea dell’uomo a immagine e somiglianza di Dio.


SOSTEGNO DELLA CHIESA CATTOLICA ALLE COOPERATIVE AGRICOLE

Città del Vaticano, 16 ottobre 2012 (VIS). In occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione, che ricorre il 16 ottobre, data di fondazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (F.A.O.), il Santo Padre ha indirizzato un Messaggio al Direttore della F.A.O., Signor José Graziano da Silva.

1. Quest’anno la Giornata Mondiale dell’Alimentazione - scrive il Papa - si celebra mentre gli effetti della crisi economica colpiscono sempre più i bisogni primari, compreso il fondamentale diritto di ogni persona ad una nutrizione sufficiente e sana, aggravando specialmente la situazione di quanti vivono in condizioni di povertà e sottosviluppo. Si tratta di un contesto analogo a quello che ispirò l’istituzione della FAO e che richiama le istituzioni nazionali e internazionali all’impegno per liberare l’umanità dalla fame attraverso lo sviluppo agricolo e la crescita delle comunità rurali. Sulla malnutrizione, infatti, pesano un graduale disimpegno e un’eccessiva competitività che rischiano di far dimenticare come solo soluzioni comuni e condivise sono in grado di dare risposte adeguate alle attese di persone e di popoli".

Da qui la soddisfazione espressa dal Pontefice per la decisione di dedicare questo giorno a riflettere sul tema: "Le cooperative agricole alimentano il mondo". "Non si tratta solo di dare sostegno alle cooperative quali espressione di una diversa forma di organizzazione economica e sociale, ma di considerarle un vero strumento dell’azione internazionale. L’esperienza realizzata in tanti Paesi mostra, infatti, che le cooperative, oltre a dare impulso al lavoro agricolo sono un modo per consentire agli agricoltori e alle popolazioni rurali di intervenire nei momenti decisionali e insieme uno strumento efficace per realizzare quello sviluppo integrale di cui la persona è fondamento e fine".

"La Chiesa cattolica, come è noto, considera anche il lavoro e l’impresa cooperativa come modi per vivere un’esperienza di unità e di solidarietà capace di superare le differenze e perfino i conflitti sociali fra le persone e fra i diversi gruppi. Per questo con il suo insegnamento e la sua azione ha da sempre sostenuto il modello delle cooperative in quanto è convinta che la loro attività non si limita alla sola dimensione economica, ma concorre alla crescita umana, sociale, culturale e morale di quanti ne sono parte e della comunità in cui esse sono inserite".

"Guardando alle situazioni dove conflitti o disastri naturali limitano il lavoro agricolo, un particolare pensiero va rivolto al ruolo insostituibile della donna chiamata spesso a dirigere l’attività delle cooperative, a mantenere i legami familiari e a custodire quei preziosi elementi di conoscenza e tecnica propri del mondo rurale".
indispensabile che i poteri pubblici operanti a livello nazionale e internazionale predispongano i necessari strumenti legislativi e di finanziamento perché nelle zone rurali le cooperative possano essere efficaci strumenti per la produzione agricola, la sicurezza alimentare, il mutamento sociale e per un più ampio miglioramento delle condizioni di vita. In tale nuovo contesto è auspicabile che le giovani generazioni possano guardare con rinnovata fiducia al loro futuro mantenendo i legami con il lavoro dei campi, il mondo rurale e i suoi valori tradizionali".

MESSAGGIO DELLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE NELL'ANNO DELLA FEDE

Città del Vaticano, 16 ottobre 2012 (VIS). In occasione dell'Anno della Fede, la Commissione Teologica Internazionale ha redatto un Messaggio di cui di seguito riportiamo ampi estratti.

"In quanto comunità di fede, (...), anche la Commissione Teologica Internazionale, nel suo insieme, desidera significare la sua speciale attenzione al messaggio di conversione di quest’Anno della fede, rinnovando ed approfondendo il suo impegno al servizio della Chiesa. A tale scopo, il 6 dicembre 2012, in occasione della sua sessione plenaria annuale e sotto la guida del suo Presidente, S.E. Mons. Gerhard L. Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, la Commissione Teologica Internazionale compirà un pellegrinaggio alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore per affidare il proprio lavoro, e quello di tutti teologi cattolici, alla Vergine fedele, proclamata 'beata perché ha creduto'".

"In occasione di quest’Anno della fede, la Commissione Teologica Internazionale si impegna in 'medio Ecclesiae' a portare il suo contributo specifico alla nuova evangelizzazione promossa dalla Santa Sede. Ciò significa scrutare il mistero rivelato con tutte le risorse della ragione illuminata dalla fede, a beneficio di tutti i credenti: favorendo anche la sua recezione nelle culture attuali".

"Come recentemente ha potuto affermare il documento della Commissione Teologica Internazionale intitolato La teologia oggi: prospettive, principi e criteri, la teologia deriva tutta intera dalla fede: e si esercita in costante dipendenza dalla fede che è vissuta nel popolo di Dio guidato dai suoi Pastori. Difatti, solo la fede permette al teologo di accedere realmente al suo oggetto: ossia la verità di Dio, che illumina l’insieme del reale con la luce di un nuovo giorno – sub ratione Dei".

"Il teologo lavora dunque per 'inculturare' nell’intelligenza umana, sotto le forme di un’autentica scienza, i contenuti intelligibili della 'fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte (Lettera di Giuda, v. 3). Ma egli rivolge un’attenzione tutta particolare anche allo stesso atto di credere. (...) Esiste, infatti, un’unità profonda tra l’atto con cui si crede e i contenuti a cui diamo il nostro assenso. (...) Di questo atto di fede, il teologo elabora la consonanza antropologica di alto profilo – la 'convenienza'(...); si interroga perciò sul modo in cui la grazia preveniente di Dio suscita, nel cuore stesso della libertà dell’uomo, il 'sì' della fede; e mostra come la fede costituisca il 'fondamento di tutto l’edificio spirituale (...) ', nel senso che dà forma a tutte le dimensioni della vita cristiana, personale, familiare e comunitaria".

"Il lavoro del teologo non soltanto è radicato nella fede vivente del popolo cristiano, attento a quello che 'lo Spirito dice alle Chiese', ma è tutto intero finalizzato alla crescita della fede nel popolo di Dio e alla missione evangelizzatrice della Chiesa. (...) Il teologo, dunque, nella collaborazione responsabile con il Magistero, abbraccia il servizio della fede del popolo di Dio come la sua propria vocazione".

Nello stesso tempo, il teologo è servitore della gioia cristiana, che è 'la gioia della verità (gaudium de veritate)'. In questo senso, si può dire con verità che la fede – e la stessa teologia, come 'scientia fidei' e sapienza – procura a tutti gli 'innamorati della bellezza spirituale' una reale pregustazione della gioia eterna.

PRECISAZIONE SEGRETERIA DI STATO SU ORDINI EQUESTRI

Città del Vaticano, 16 ottobre 2012 (VIS). La Segreteria di Stato, a seguito di frequenti richieste di informazioni in merito all'atteggiamento della Santa Sede nei confronti degli Ordini Equestri dedicati a Santi o aventi intitolazioni sacre, ritiene opportuno ribadire quanto già pubblicato in passato:

Oltre ai propri Ordini Equestri (Ordine Supremo del Cristo, Ordine dello Speron d'Oro, Ordine Piano, Ordine di San Gregorio Magno e Ordine di San Silvestro Papa), la Santa Sede riconosce e tutela soltanto il Sovrano Militare Ordine di Malta —ovvero Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta— e l'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, e non intende innovare in merito.

Tutti gli altri Ordini —di nuova istituzione o fatti derivare da quelli medievali—non sono riconosciuti dalla Santa Sede, non potendosi questa far garante della loro legittimità storica e giuridica, delle loro finalità e dei loro sistemi organizzativi.

Ad evitare equivoci purtroppo possibili, anche a causa del rilascio illecito di documenti e dell'uso indebito di luoghi sacri, e ad impedire la continuazione di abusi che poi risultano a danno di molte persone in buona fede, la Santa Sede conferma di non attribuire alcun valore ai diplomi cavallereschi e alle relative insegne che siano rilasciati dai sodalizi non riconosciuti e di non ritenere appropriato l'uso delle chiese e cappelle per le cosiddette "cerimonie di investitura".


lunedì 15 ottobre 2012

ANGELUS: I RICCHI DEVONO ENTRARE NELLA LOGICA DEL DONO

Città del Vaticano, 14 ottobre 2012 (VIS). Nel commentare all'Angelus il Vangelo di questa domenica che narra dell'incontro di Gesù con il giovane ricco, il Santo Padre ha detto: "Dio può conquistare il cuore di una persona che possiede molti beni e spingerla alla solidarietà e alla condivisione con chi è bisognoso, con i poveri, ad entrare cioè nella logica del dono".

"Gesù insegna che per un ricco è molto difficile entrare nel Regno di Dio, ma non impossibile", ha affermato il Santo Padre. Infatti, attraverso la logica del dono "la persona si pone sulla via di Gesù Cristo, il quale - come scrive l'apostolo Paolo 'da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà'".

Benedetto XVI ha ricordato ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro che il giovane che incontra Gesù osservava scrupolosamente tutti i comandamenti della Legge di Dio, "ma non aveva ancora trovato la vera felicità; e per questo domanda a Gesù come fare per 'avere in eredità la vita eterna'. Da una parte egli è attratto, come tutti, dalla pienezza della vita; dall’altra, essendo abituato a contare sulle proprie ricchezze, pensa che anche la vita eterna si possa in qualche modo 'acquistare', magari osservando un comandamento speciale".

Gesù coglie il desiderio profondo che c’è in quella persona ma anche il suo punto debole, "il suo attaccamento ai suoi molti beni; e perciò gli propone di dare tutto ai poveri, così che il suo tesoro – e quindi il suo cuore – non sia più sulla terra, ma in cielo, e aggiunge: 'Vieni! Seguimi!' Quel tale, però, invece di accogliere con gioia l’invito di Gesù, se ne va via rattristato, perché non riesce a distaccarsi dalle sue ricchezze, che non potranno mai dargli la felicità e la vita eterna".

È a questo punto che Gesù pronuncia la celebre frase "'È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio"'. Ma, vedendo i discepoli attoniti, aggiunge: "'Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio'. "Così commenta San Clemente di Alessandria: 'La parabola insegni ai ricchi che non devono trascurare la loro salvezza come se fossero già condannati, né devono buttare a mare la ricchezza né condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma devono imparare in quale modo usare la ricchezza e procurarsi la vita'".

"La storia della Chiesa - ha concluso il Santo Padre - è piena di esempi di persone ricche, che hanno usato i propri beni in modo evangelico, raggiungendo anche la santità. Pensiamo solo a san Francesco, a santa Elisabetta d’Ungheria o a san Carlo Borromeo".

Al termine della preghiera mariana il Papa ha ricordato che sabato a Praga (Repubblica Ceca) sono stati proclamati Beati Federico Bachstein e tredici Confratelli dell’Ordine dei Frati Minori. "Essi furono uccisi nel 1611 a causa della loro fede. Sono i primi Beati dell’'Anno della fede', e sono martiri: ci ricordano che credere in Cristo significa essere disposti anche a soffrire con Lui e per Lui".

"Oggi in Polonia, e anche nelle parrocchie polacche nel mondo - ha proseguito Benedetto XVI - celebrate 'la Giornata del Papa' con il motto: "Giovanni Paolo II – Papa della Famiglia'. (...) Auguro che in ognuna delle famiglie polacche risplenda il vivo fuoco della fede, del bene e dell’amore evangelico".


LA RELIGIONE INDICA ALLA SOCIETÀ NORME MORALI OGGETTIVE

Città del Vaticano, 15 ottobre 2012 (VIS). Il Padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, Segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso è intervenuto il 14 ottobre scorso, al Forum Mondiale di Istanbul (Turchia), sul tema: "Giustizia ed edificazione di un nuovo ordine mondiale". Al Forum, che si è svolto dal 13 al 14 ottobre, Padre Ayuso ha analizzato il contributo fondamentale della giustizia sociale e della libertà religiosa alla pace e l'indispensabile contributo della religione alla promozione della pace e della giustizia nel tessuto della società globale.

"La religione - ha affermato Padre Ayuso - apporta il suo contributo al dibattito nazionale di ogni società. Ciò significa che la società deve impegnarsi ad affrontare tutte le complessità del mondo moderno. Concetti quali 'giustizia' e 'giustizia sociale' sono parte integrante di questo dibattito. Così noi ci chiediamo, qual'è il contributo della religione al dibattito nazionale circa la 'giustizia' e la 'giustizia sociale'? La giustizia è un attributo divino, e l'insegnamento religioso certamente contribuisce alla riflessione sul giusto orientamento delle relazioni, vale a dire, alla giustizia sociale. La tradizione cattolica, tuttavia, sostiene che la giustizia è accessibile alla ragione umana, a tutti gli uomini e donne di buona volontà, sia religiosi che non religiosi".

"I credenti e i non credenti riconoscono l'innata dignità della persona umana e riconoscono che tale dignità è la ragione per i diritti inalienabili di ogni individuo, la protezione dei quali è obiettivo della giustizia. (...) Questi diritti sono antecedenti ed indipendenti dallo Stato, e la misura della giustizia dello Stato è quella in cui esso rispetta e rivendica tali diritti antecedenti, perché la giustizia esige che tutte le persone debbano poter godere liberamente dei propri diritti. (...) Quando lo Stato è manchevole nell'amministrazione della giustizia, anzi agisce ingiustamente, non ha più autorità morale né legittimità. Ciò comporta che lo Stato è soggetto al giudizio, esso non ha potere assoluto ma può e deve dar conto delle sue azioni. La nostra domanda è, perciò, chi o che cosa deve tenere in considerazione lo Stato per assicurarsi di operare con giustizia? La domanda non è di carattere politico, ma di carattere morale, sebbene la risposta richieda scelte politiche".

"Poiché la questione ultima è di carattere morale ne consegue che il punto cruciale di una società civile e giusta è lo spazio adeguato e dovuto assegnato alla religione, la quale ha da dare un contributo unico essendo la voce di chi non ha voce, voce per i sofferenti, voce per gli oppressi, voce per i perseguitati, voce profetica che richiama ad agire in pace e giustizia. La religione richiama la coscienza della società affinché agisca nella verità a favore del bene comune. La Regione, perciò, ha un ruolo nel dibattito politico, non nel fornire concrete soluzioni politiche, che sono al di fuori della sua competenza, ma nel richiamare la società alle norme morali obiettive alla base della giustizia e di una società giusta".

NEL SINODO SIAMO INSIEME CON I NOSTRI CONTEMPORANEI

Città del Vaticano, 13 ottobre 2012 (VIS). Prima del pranzo con i Padri che prendono parte al Sinodo sulla nuova evangelizzazione, con i Vescovi che hanno partecipato al Concilio Vaticano II e con i Presidenti delle Conferenze Episcopali, Benedetto XVI ha rivolto parole di saluto ai commensali con un breve discorso.

una bella tradizione creata dal Beato Papa Giovanni Paolo II di coronare il Sinodo con un pranzo comune. Per me è una grande gioia che alla mia destra ci sia Sua Santità il Patriarca Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, e, dall’altra parte, l’Archbishop Rowan Williams from the Anglican Communion".

"Per me questa comunione è un segno che siamo in cammino verso l’unità e che nel cuore andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà ad andare avanti anche esteriormente. Questa gioia, mi sembra, ci dia forza anche nel mandato dell’evangelizzazione. Synodos vuol dire 'cammino comune', 'essere in cammino comune', e così la parola synodos mi fa pensare al famoso cammino del Signore con i due discepoli di Emmaus, che sono un po’ un’immagine del mondo agnostico di oggi. Gesù, la loro speranza, era morto; il mondo vuoto; sembrava che Dio realmente o non ci fosse o non si interessasse di noi. Con questa disperazione nel cuore, e tuttavia con una piccola fiamma di fede, vanno avanti. Il Signore cammina misteriosamente con loro e li aiuta a capire meglio il mistero di Dio, la sua presenza nella storia, il suo camminare silenziosamente con noi. Alla fine, nella cena, quando già le parole del Signore e il loro ascolto avevano acceso il cuore e illuminato la mente, lo riconoscono nella cena e finalmente il cuore comincia a vedere".

"Così nel Sinodo siamo insieme con i nostri contemporanei in cammino. Preghiamo il Signore perché ci illumini, ci accenda il cuore affinché diventi veggente, ci illumini la mente; e preghiamo affinché, nella cena, nella comunione eucaristica, possiamo realmente essere aperti, vederlo e così accendere anche il mondo e dare la sua luce a questo nostro mondo".

Il Papa ha annunciato inoltre che proprio per il pranzo, la sessione vespertina del Sinodo di ieri, venerdì, avrebbe avuto inizio più tardi del solito. "Stasera cominciamo non alle quattro e mezza - mi sembra disumano -, ma alle sei meno un quarto".


ACCORDO FRA SANTA SEDE E GUINEA EQUATORIALE

Città del Vaticano, 13 ottobre 2012 (VIS). La Santa Sede e la Repubblica di Guinea Equatoriale hanno firmato oggi a Mongomo un Accordo sulle relazioni tra la Chiesa Cattolica e lo Stato. Il Documento è a firma del Signor Teodoro Obiang Nguema Mbasogo e di numerose altre Autorità governative.

Per la Santa Sede ha firmato l'Arcivescovo Piero Pioppo, Nunzio Apostolico in Guinea Equatoriale e per la Repubblica di Guinea Equatoriale, il Signor Agapito Mba Mokuy, Ministro degli Affari Esteri.

L'Accordo, che consta di 19 articoli e di un Protocollo Addizionale, entrerà in vigore con lo scambio degli strumenti di ratifica.

"Nell'ambito dell'indipendenza e dell'autonomia della Chiesa e dello Stato, e nel solco del comune desiderio di collaborazione, viene fissato il quadro giuridico dei rapporti reciproci. In particolare, è riconosciuta la personalità giuridica della Chiesa e delle sue Istituzioni. L'Accordo riguarda anche il matrimonio canonico, i luoghi di culto, le istituzioni educative, l'assistenza spirituale ai fedeli cattolici negli ospedali e nelle carceri.


ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 15 ottobre 2012 (VIS). Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Duitama-Sogamoso (Colombia), presentata dal Vescovo Carlos Prada Sanmiguel, in conformità al canone 401, paragrafo 2, del Codice di Diritto Canonico.

Sabato 13 ottobre il Santo Padre ha nominato il Cardinale Gaudencio B. Rosales, Arcivescovo emerito di Manila (Filippine), Suo Inviato Speciale alla X Assemblea Plenaria della Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia (FABC), che si terrà in Vietnam, presso lo "Xuân Lôc Diocese Pastoral Centre" (Centro Pastorale della Diocesi di Xuân Lôc), dal 19 al 25 novembre 2012, e la cui cerimonia conclusiva avrà luogo nella Cattedrale di Ho Chi Minh City.

venerdì 12 ottobre 2012

"AGGIORNAMENTO" NON SIGNIFICA ROTTURA CON LA TRADIZIONE, MA ESPRESSIONE DI CONTINUA VITALITÀ

Città del Vaticano, 12 ottobre 2012 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto i Vescovi che parteciparono al Concilio Ecumenico Vaticano II ed i Presidenti delle Conferenze Episcopali presenti ieri all'inaugurazione dell'anno della Fede.

Il Papa che partecipò al Vaticano II come perito conciliare ha detto ai Presuli giunti a Roma: "Sono tanti i ricordi che affiorano alla nostra mente e che ognuno ha ben impressi nel cuore di quel periodo così vivace, ricco e fecondo che è stato il Concilio; non voglio, però, dilungarmi troppo, ma – riprendendo alcuni elementi della mia omelia di ieri – vorrei ricordare solamente come una parola, lanciata dal Beato Giovanni XXIII quasi in modo programmatico, ritornava continuamente nei lavori conciliari: la parola 'aggiornamento'".

"A cinquant’anni di distanza dall’apertura di quella solenne Assise della Chiesa qualcuno si domanderà se quell’espressione non sia stata, forse fin dall’inizio, non del tutto felice. Penso che sulla scelta delle parole si potrebbe discutere per ore e si troverebbero pareri continuamente discordanti, ma sono convinto che l’intuizione che il Beato Giovanni XXIII compendiò con questa parola sia stata e sia tuttora esatta. Il Cristianesimo non deve essere considerato come 'qualcosa del passato', né deve essere vissuto con lo sguardo perennemente rivolto 'all’indietro', perché Gesù Cristo è ieri, oggi e per l’eternità. Il Cristianesimo è segnato dalla presenza del Dio eterno, che è entrato nel tempo ed è presente ad ogni tempo, perché ogni tempo sgorga dalla sua potenza creatrice, dal suo eterno 'oggi'".

"Per questo il Cristianesimo è sempre nuovo. Non lo dobbiamo mai vedere come un albero pienamente sviluppatosi dal granellino di senape evangelico, che è cresciuto, ha donato i suoi frutti, e un bel giorno invecchia e arriva al tramonto la sua energia vitale. Il Cristianesimo è un albero che è (...) sempre giovane. E questa attualità, questo 'aggiornamento' non significa rottura con la tradizione, ma ne esprime la continua vitalità; non significa ridurre la fede, abbassandola alla moda dei tempi, al metro di ciò che ci piace, a ciò che piace all’opinione pubblica, ma è il contrario: esattamente come fecero i Padri conciliari, dobbiamo portare l’'oggi' che viviamo alla misura dell’evento cristiano, dobbiamo portare l’'oggi' del nostro tempo nell’'oggi' di Dio".

"Il Concilio è stato un tempo di grazia in cui lo Spirito Santo ci ha insegnato che la Chiesa, nel suo cammino nella storia, deve sempre parlare all’uomo contemporaneo, ma questo può avvenire solo per la forza di coloro che hanno radici profonde in Dio, si lasciano guidare da Lui e vivono con purezza la propria fede; non viene da chi si adegua al momento che passa, da chi sceglie il cammino più comodo. Il Concilio l’aveva ben chiaro, quando nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa 'Lumen Gentium' (...) ha affermato che tutti nella Chiesa sono chiamati alla santità secondo il detto dell’Apostolo Paolo 'Questa infatti è la volontà di Dio, la vostra santificazione': la santità mostra il vero volto della Chiesa".

"La memoria del passato è preziosa, - ha concluso il Papa - ma non è mai fine a se stessa. L’Anno della fede che abbiamo iniziato ieri ci suggerisce il modo migliore di ricordare e commemorare il Concilio: concentrarci sul cuore del suo messaggio, che del resto non è altro che il messaggio della fede in Cristo, unico Salvatore del mondo, proclamata all’uomo del nostro tempo. Anche oggi quello che è importante ed essenziale è portare il raggio dell’amore di Dio nel cuore e nella vita di ogni uomo e di ogni donna, e portare gli uomini e le donne di ogni luogo e di ogni epoca a Dio".

BENEDETTO XVI FA SUE INDIMENTICABILI PAROLE DI GIOVANNI XXIII

Città del Vaticano, 12 ottobre 2012 (VIS). Alle 21:00 di ieri il Santo Padre si è affacciato alla finestra del suo studio per salutare i numerosi partecipanti alla fiaccolata promossa dall'Azione Cattolica Italiana (ACI) in collaborazione con la Diocesi di Roma, in occasione dell'apertura dell'Anno della Fede e nel cinquantesimo anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II. La processione, partita alla 19:30 da Castel Sant'Angelo, si colloca nell'ambito della manifestazione "La Chiesa bella del Concilio", iniziativa dell'ACI e della Diocesi di Roma.

"Buona sera a tutti voi e grazie per essere venuti - ha detto il Papa - Cinquant’anni fa, in questo giorno, anche io sono stato qui in Piazza, con lo sguardo verso questa finestra, dove si è affacciato il buon Papa, il Beato Papa Giovanni e ha parlato a noi con parole indimenticabili, parole piene di poesia, di bontà, parole del cuore".

"Eravamo felici – direi – e pieni di entusiasmo. Il grande Concilio Ecumenico era inaugurato; eravamo sicuri che doveva venire una nuova primavera della Chiesa, una nuova Pentecoste, con una nuova presenza forte della grazia liberatrice del Vangelo".

"Anche oggi siamo felici, portiamo gioia nel nostro cuore, ma direi una gioia forse più sobria, una gioia umile. In questi cinquant’anni abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste e si traduce, sempre di nuovo, in peccati personali, che possono anche divenire strutture del peccato. Abbiamo visto che nel campo del Signore c’è sempre anche la zizzania. Abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: 'il Signore dorme e ci ha dimenticato'".

"Questa è una parte delle esperienze fatte in questi cinquant’anni, ma abbiamo anche avuto una nuova esperienza della presenza del Signore, della sua bontà, della sua forza. Il fuoco dello Spirito Santo, il fuoco di Cristo non è un fuoco divoratore, distruttivo; è un fuoco silenzioso, è una piccola fiamma di bontà, di bontà e di verità, che trasforma, dà luce e calore. Abbiamo visto che il Signore non ci dimentica. Anche oggi, a suo modo, umile, il Signore è presente e dà calore ai cuori, mostra vita, crea carismi di bontà e di carità che illuminano il mondo e sono per noi garanzia della bontà di Dio. Sì, Cristo vive, è con noi anche oggi, e possiamo essere felici anche oggi perché la sua bontà non si spegne; è forte anche oggi!".

"Alla fine, oso fare mie le parole indimenticabili di Papa Giovanni: 'andate a casa, date un bacio ai bambini e dite che è del Papa'".

"In questo senso, di tutto cuore vi imparto la mia Benedizione: "Sia benedetto il nome del Signore ……'".


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