Città
del Vaticano, 28 luglio 2014
(VIS). Alle 15:00 di sabato 26 luglio, il Santo Padre Francesco è
partito in elicottero dall’eliporto vaticano per la Visita
Pastorale a Caserta. Al Suo arrivo nell’eliporto della Scuola
Sottufficiali dell’Aeronautica Militare presso la Reggia di
Caserta, il Papa è stato accolto dal Vescovo Giovanni D’Alise,
Vescovo di Caserta e dalle Autorità locali. Successivamente,
raggiunta in auto la Reggia di Caserta, intorno alle ore 16:00, il
Santo Padre ha incontrato, nella Cappella Palatina, i Sacerdoti della
diocesi rispondendo alle loro domande e consegnando al Vescovo il
discorso che aveva preparato.
Papa
Francesco ha affermato che i Vescovi devono dare l'esempio dell'unità
che Gesù ha chiesto al Padre per la Chiesa. "Non si può andare
sparlando uno dell'altro (...) Nell'unità della Chiesa è importante
l'unità tra i Vescovi" ed ha sottolineato che è nei conflitti
che "il diavolo (...) festeggia!
È
lui che guadagna". I Vescovi devono "sempre essere
d’accordo: ma d’accordo nell’unità, non nell’uniformità.
Ognuno ha il suo carisma, ognuno ha il suo modo di pensare, di vedere
le cose: questa varietà a volte è frutto di sbagli, ma tante volte
è frutto dello stesso Spirito. (...) Lo stesso Spirito che fa la
diversità, poi è riuscito a fare l’unità; un’unità nella
diversità di ognuno, senza che nessuno perda la propria
personalità".
Alla
richiesta di uno suo suggerimento
per una pastorale che senza mortificare la pietà popolare, possa
rilanciare il primato del Vangelo, il Santo Padre ha detto: "La
pietà popolare vera nasce dal quel 'sensus fidei' di cui parla
l'Enciclica 'Lumen Gentium' e guida nella devozione dei Santi, della
Madonna, anche con espressioni folkloristiche nel senso buono della
parola. Per questo la pietà popolare è fondamentalmente
inculturata, non può essere una pietà popolare di laboratorio,
asettica, ma nasce sempre dalla nostra vita".
Alla
domanda sull'identità del sacerdote del terzo millennio e su come
superare la crisi esistenziale dei sacerdoti suscitata dalla
rivoluzione linguistica, semantica, culturale della testimonianza
evangelica, il Santo Padre ha risposto "Con creatività. (...) È
il comandamento che Dio ha dato ad Adamo: 'Va e fa crescere la
Terra'". La condizione per essere creativi nello Spirito, nello
Spirito del Signore Gesù, è soltanto la preghiera, non c'è altra
strada. "Un Vescovo che non prega, un prete che non prega ha
chiuso la porta, ha chiuso la strada della creatività".
Alla
domanda su quale potrebbe essere il fondamento di una spiritualità
del prete diocesano, il Santo Padre ha risposto che il sacerdote deve
avere una capacità di contemplazione sia verso Dio sia verso gli
uomini. "È
un uomo che guarda, che riempie i suoi occhi e il suo cuore di
questa contemplazione: con il Vangelo davanti a Dio, e con i problemi
umani davanti agli uomini. In questo senso deve essere un
contemplativo. Non bisogna fare confusione: il monaco è un’altra
cosa".
Il
Papa ha poi sottolineato che il centro della spiritualità del
sacerdote diocesano è nella diocesanità", che significa "avere
un rapporto con il Vescovo e un rapporto con gli altri sacerdoti.
(...) È
tutto qui: è semplice, ma al tempo stesso non è facile. (...) E
qual è il nemico più grande di questi due rapporti? Le chiacchiere
(...). Il diavolo sa che quel seme gli dà frutti e semina bene
(...). Un uomo solo finisce amareggiato, non è fecondo e chiacchiera
sugli altri. Questa è un'aria che non fa bene, è proprio quello che
impedisce quel rapporto evangelico e spirituale e fecondo con il
Vescovo e con il presbiterio". Papa Francesco ha ricordato che è
meglio dire le cose in faccia e non abbandonarsi alle chiacchiere
perché "Il diavolo è felice con quel 'banchetto', perché così
attacca proprio il centro della spiritualità del clero diocesano".
infine il Papa si è soffermato sul segno dell'amarezza dei
sacerdoti, dell'immagine di una Chiesa degli arrabbiati. "Uno
può arrabbiarsi: è anche sano arrabbiarsi una volta. Ma lo stato di
arrabbiamento non è del Signore e porta alla tristezza e alla
disunione", ha concluso.
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