Città
del Vaticano, 3 aprile 2013
(VIS). In occasione della VI Giornata Mondiale sull'Autismo, (2
aprile), l'Arcivescovo Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio
Consiglio per gli Operatori Sanitari, ha reso pubblico il seguente
Messaggio:
"Fratelli
e Sorelle carissimi, in occasione della VI Giornata Mondiale
sull’Autismo, che quest’anno ricorre nel tempo liturgico delle
festività Pasquali, il Pontificio Consiglio per gli Operatori
Sanitari intende manifestare la sollecitudine della Chiesa per le
persone autistiche e per le loro famiglie, invitando le comunità
cristiane e le persone di buona volontà ad esprimere autentica
solidarietà verso di esse.
Desidero
prendere lo spunto della mia riflessione dall’atteggiamento di Gesù
che si accosta e cammina con i due discepoli verso Emmaus. Lo sguardo
segnato dallo smarrimento e, ancor più, dallo stupore che cadenza il
passo di Clèopa e Simone potrebbe essere tratto analogo, ed
altrettanto analogamente ritrovarsi, in quello che segna il volto ed
i cuori dei genitori che hanno un figlio od una figlia affetta da
autismo.
Autismo:
una parola che fa paura ancora oggi nonostante in moltissime culture
che, tradizionalmente escludevano le minorazioni, si sia iniziato ad
accettare socialmente i “diversamente abili”, a smantellare molti
dei pregiudizi che circondano le persone con disabilità e persino i
loro genitori. Definire qualcuno un autistico sembra comportare
automaticamente un giudizio negativo su chi ne è colpito e,
implicitamente, una sentenza di allontanamento definitivo dalla
società. D’altro lato la persona appare incapace di comunicare in
modo proficuo con gli altri, talvolta come recluso in una “campana
di vetro”, il suo imperscrutabile, ma per noi meraviglioso,
universo interiore.
È
questa un’immagine 'tipica e stereotipata' del bambino
autistico che necessita di una profonda rivisitazione. Come un filo
conduttore, sin dalla sua nascita, la Chiesa ha sempre manifestato la
sua attenzione a questo aspetto della Medicina con testimonianze
concrete a livello universale. Soprattutto, è testimonianza l’Amore
oltre lo stigma, quello stigma sociale che isola l’ammalato e lo fa
sentire un corpo estraneo: faccio riferimento a quel senso di
solitudine che spesso viene raccontato nella moderna società ma che
diventa ancora più presente nella moderna sanità, perfetta nella
sua “tecnicità” ma sempre più priva e disattenta per quella
dimensione affettiva che dovrebbe, invece, essere l’aspetto
qualificante di ogni atto o percorso terapeutico.
Di
fronte ai problemi ed alle difficoltà che incontrano questi bambini
ed i loro genitori, la Chiesa propone con umiltà la via del servizio
al fratello sofferente, accompagnandolo con compassione e tenerezza
nel suo tortuoso percorso umano e psico-relazionale, avvalendosi
dell’aiuto delle parrocchie, delle associazioni, dei movimenti
ecclesiali e delle persone di buona volontà.
Cari
fratelli e sorelle, al porsi dell’ascolto deve accompagnarsi
necessariamente una autentica solidarietà fraterna. Non deve mai
mancare l’attenzione globale alla persona “fragile” come può
essere un malato di autismo: questa si concretizza con il senso di
vicinanza che ogni operatore, ognuno nel suo ruolo, deve saper
trasmettere al suo malato ed alla sua famiglia, non facendolo sentire
un numero ma rendendo concreta la situazione di un cammino condiviso,
fatto di gesti, atteggiamenti, parole - magari non eclatanti - ma
suggestivi di una quotidianità il più vicina alla normalità. Ciò
significa ascoltare l’esortazione, imperiosa, a non perdere di
vista la persona nella sua integralità: nessuna procedura, per
quanto perfetta, potrà risultare “efficace” se privata del
“sale” dell’Amore, di quell’Amore che ognuno di questi
Malati, se lo guardate negli occhi, vi chiede. Il loro sorriso, la
serenità di una famiglia che vede il suo caro al centro della
complessa articolazione che ognuno di noi, per il suo specifico
compito, è chiamato a gestire per la sua vita, la condivisione
percepita e realizzata: sarà questo il miglior “bilancio” che ci
arricchirà.
In
pratica, si tratta di accogliere i bambini autistici nei diversi
settori delle attività sociali, educative, catechistiche, liturgiche
in un modo corrispondente e proporzionato alla loro capacità
relazionale. Tale solidarietà, per chi ha ricevuto il dono della
Fede, diventa presenza amorosa e vicinanza compassionevole a chi
soffre, sull’esempio e ad imitazione di Gesù Cristo, il Buon
Samaritano che con la sua passione, morte e risurrezione ha redento
l’umanità.
Il
Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, nell’ Anno della
Fede, desidera condividere con le persone che soffrono per l’autismo,
la speranza e la certezza che l’adesione all’Amore ci permette di
riconoscere Cristo Risorto ogni volta che si fa nostro prossimo nel
cammino della vita. Sia di riferimento quanto affermato da Giovanni
Paolo II, nella cui intercessione confidiamo e di cui ricordiamo,
proprio oggi, l’ottavo anniversario del Suo ritorno alla casa del
Padre: 'La qualità di vita all'interno di una comunità si misura in
buona parte dall'impegno nell'assistenza ai più deboli e ai più
bisognosi e nel rispetto della loro dignità di uomini e di donne. Il
mondo dei diritti non può essere appannaggio solo dei sani. Anche la
persona portatrice di handicap dovrà essere facilitata a
partecipare, per quanto le è possibile, alla vita della società ed
essere aiutata ad attuare tutte le sue potenzialità di ordine
fisico, psichico e spirituale. Soltanto se vengono riconosciuti i
diritti dei più deboli una società può dire di essere fondata sul
diritto e sulla giustizia”. (Giovanni Paolo II, Messaggio ai
partecipanti al Simposio Internazionale su 'Dignità e diritti della
persona con handicap mentale'".
Sia
luce costante quanto affermato, manifestando la propria vicinanza ai
poveri e ai sofferenti, dal Santo Padre Francesco nei primi giorni
del Suo Pontificato: “dobbiamo tenere viva nel mondo la sete
dell’assoluto, non permettendo che prevalga una visione della
persona umana ad una sola dimensione, secondo cui l’uomo si riduce
a ciò che produce e a ciò che consuma: è questa una delle insidie
più pericolose per il nostro tempo.
Mentre
auspico la collaborazione di tutti per una risposta corale e
compassionevole alle numerose istanze che ci pervengono dai nostri
fratelli e sorelle affetti da autismo e dalle loro famiglie, affido
le sofferenze, le gioie e le speranze di questi ultimi alla Madre di
Cristo e “Salute degli Infermi” che, stando sotto la Croce, ci ha
insegnato a fermarci accanto a tutte le croci dell’Uomo di oggi.
Alle
persone autistiche, alle loro famiglie ed a tutti coloro che sono
impegnati al loro servizio, confermando la mia vicinanza e preghiera,
invio il mio personale ed affettuoso augurio per una serena e gioiosa
Pasqua con il Signore Risorto".
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