Città
del Vaticano, 15 settembre 2012 (VIS). La Basilica greco-melkita di
St. Paul ad Harissa ha accolto nel pomeriggio di ieri il Santo Padre
Benedetto XVI che ha lì firmato l'Esortazione Apostolica
Post-Sinodale "Ecclesia in Medio Oriente". La Basilica fa
parte di un grande complesso che comprende anche un seminario
maggiore e una "casa di scrittori" dediti allo studio dei
testi sacri ed alla traduzione in arabo di testi del magistero. Il
sito sorge nel 1909 come sede della neocostituita "Società dei
Missionari di San Paolo".
Il
Santo Padre è stato accolto dal Patriarca greco-melkita Sua
Beatitudine Gregorios III Laham B.S. Dopo il canto d'ingresso secondo
il rito bizantino, il Papa ha venerato le Sante Icone custodite nella
Basilica. Dopo l'intervento dell'Arcivescovo Nikola Eterovic,
Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, si è tenuto il canto
d'inizio secondo il rito maronita.
Dopo
le letture, Benedetto XVI ha salutato i Patriarchi, il gruppo dei
Vescovi orientali e latini, le delegazioni ortodosse, musulmane e
druse, i rappresentanti del mondo della cultura e della società
civile e la comunità greco-melkita. "La vostra presenza
solennizza la firma dell’Esortazione apostolica post-sinodale
Ecclesia in Medio Oriente, e testimonia che questo documento,
destinato certamente alla Chiesa universale, riveste un’importanza
particolare per l’intero Medio Oriente".
"La
felice coabitazione dell'Islam e del Cristianesimo, due religioni che
hanno contribuito a creare grandi culture, costituisce l'originalità
della vita sociale, politica e religiosa in Libano. Non si può che
gioire per questa realtà che bisogna assolutamente incoraggiare.
Confido questo desiderio ai responsabili religiosi del vostro Paese.
"È
provvidenziale - ha proseguito il Pontefice - che questo atto abbia
luogo proprio nel giorno della Festa dell’Esaltazione della Santa
Croce, la cui celebrazione è nata in Oriente nel 335, all’indomani
della Dedicazione della Basilica della Resurrezione costruita sul
Golgota e sul sepolcro di Nostro Signore dall’imperatore Costantino
il Grande, che voi venerate come santo. Fra un mese si celebrerà il
1700° anniversario dell’apparizione che gli fece vedere, nella
notte simbolica della sua incredulità, il monogramma di Cristo
sfavillante, mentre una voce gli diceva: 'In questo segno,
vincerai!".
"Esiste
un legame inseparabile tra la Croce e la Risurrezione che non può
essere dimenticato dal cristiano. Senza questo legame - ha
sottolineato il Santo Padre - esaltare la Croce significherebbe
giustificare la sofferenza e la morte non vedendo in esse che una
fine fatale. Per un cristiano, esaltare la Croce vuol dire
partecipare alla totalità dell’amore incondizionato di Dio per
l’uomo. È porre un atto di fede! Esaltare la Croce, nella
prospettiva della Risurrezione, è desiderare di vivere e manifestare
la totalità di questo amore. È porre un atto d’amore! Esaltare la
Croce porta ad impegnarsi ad essere araldi della comunione fraterna
ed ecclesiale, fonte della vera testimonianza cristiana. È porre un
atto di speranza!".
"Considerando
la situazione attuale delle Chiese nel Medio Oriente, i Padri
sinodali hanno potuto riflettere sulle gioie e le pene, i timori e le
speranze dei discepoli di Cristo che vivono in questi luoghi. Tutta
la Chiesa ha potuto così ascoltare il grido ansioso e percepire lo
sguardo disperato di tanti uomini e donne che si trovano in
situazioni umane e materiali ardue, che vivono forti tensioni nella
paura e nell’inquietudine, e che vogliono seguire Cristo – Colui
che dà senso alla loro esistenza – ma che ne sono spesso
impediti".
"Nello
stesso tempo, la Chiesa ha potuto ammirare quanto vi è di bello e di
nobile in queste Chiese su queste terre. Come non rendere grazie a
Dio in ogni momento per tutti voi, cari cristiani del Medio Oriente!
Come non lodarlo per il vostro coraggio nella fede? Come non
ringraziarlo per la fiamma del suo amore infinito che voi continuate
a mantenere viva e ardente in questi luoghi che sono stati i primi ad
accogliere il suo Figlio incarnato? Come non cantargli la nostra
riconoscenza per gli slanci di comunione ecclesiale e fraterna, per
la solidarietà umana manifestata senza sosta verso tutti i figli di
Dio?".
"Ecclesia
in Medio Oriente permette di ripensare il presente per considerare il
futuro con lo stesso sguardo di Cristo. Essa (...) vuole tracciare
una via per ritrovare l’essenziale: la sequela Christi, in un
contesto difficile e talvolta doloroso, un contesto che potrebbe far
nascere la tentazione di ignorare o dimenticare la Croce gloriosa. È
proprio adesso che bisogna celebrare la vittoria dell’amore
sull’odio, del perdono sulla vendetta, del servizio sul dominio,
dell’umiltà sull’orgoglio, dell’unità sulla divisione. Alla
luce della festa odierna e in vista di una fruttuosa applicazione
dell’Esortazione, vi invito tutti a non avere paura, a rimanere
nella verità e a coltivare la purezza della fede. Questo è il
linguaggio della Croce gloriosa! (...) saper convertire le nostre
sofferenze in grido d’amore verso Dio e di misericordia verso il
prossimo; (...) saper anche trasformare degli esseri attaccati e
feriti nella loro fede e nella loro identità, in vasi d’argilla
pronti ad essere colmati dall’abbondanza dei doni divini più
preziosi dell’oro. Non si tratta di un linguaggio puramente
allegorico, ma di un appello pressante a porre degli atti concreti
che configurano sempre più a Cristo, atti che aiutano le diverse
Chiese a riflettere la bellezza della prima comunità dei credenti".
"Ecclesia
in Medio Oriente offre elementi che possono aiutare per un esame di
coscienza personale e comunitario, per una valutazione obiettiva
dell’impegno e del desiderio di santità di ogni discepolo di
Cristo. L’Esortazione apre all’autentico dialogo interreligioso
basato sulla fede in Dio Uno e Creatore. Essa vuole anche contribuire
a un ecumenismo pieno di fervore umano, spirituale e caritativo,
nella verità e nell’amore evangelici".
"In
tutte le sue parti, l’Esortazione vorrebbe aiutare ciascun
discepolo del Signore a vivere pienamente e a trasmettere realmente
ciò che è diventato attraverso il Battesimo: (...) un essere
illuminato da Dio, una lampada nuova nell’oscurità inquietante del
mondo. (...) Questo documento vuole contribuire a spogliare la fede
da ciò che la imbruttisce, da tutto ciò che può offuscare lo
splendore della luce di Cristo. La comunione è allora un’autentica
adesione a Cristo, e la testimonianza è un’irradiazione del
Mistero pasquale che conferisce un senso pieno alla Croce gloriosa".
"'Non
temere, piccolo gregge' e ricordati della promessa fatta a
Costantino: 'In questo segno, tu vincerai!'. Chiese in Medio Oriente,
non temete, perché il Signore è veramente con voi fino alla fine
del mondo! Non temete, perché la Chiesa universale vi accompagna con
la sua vicinanza umana e spirituale! È con questi sentimenti di
speranza e di incoraggiamento a essere protagonisti attivi della fede
attraverso la comunione e la testimonianza, che domenica consegnerò
l’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente ai miei
venerati Fratelli (...) Possa Dio concedere a tutti i popoli del
Medio Oriente di vivere nella pace, nella fraternità e nella libertà
religiosa!", ha concluso Benedetto XVI.
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