Rivolgendosi ai pellegrini convenuti in Piazza San Pietro, il Papa ha spiegato che: Nelle prossime catechesi, accostando la Sacra Scrittura, la grande tradizione dei Padri della Chiesa, dei Maestri di spiritualità, della Liturgia, vogliamo imparare a vivere ancora più intensamente il nostro rapporto con il Signore, quasi una ‘Scuola di preghiera’”.
“Sappiamo bene, infatti” – ha detto il Papa – “che la preghiera non va data per scontata: occorre imparare a pregare, quasi acquisendo sempre di nuovo quest’arte; anche coloro che sono molto avanzati nella vita spirituale sentono sempre il bisogno di mettersi alla scuola di Gesù per apprendere a pregare con autenticità”.
In questa prima catechesi Benedetto XVI ha proposto “alcuni esempi di preghiera presenti nelle antiche culture, per rilevare come, praticamente sempre e dappertutto ci si sia rivolti a Dio. Nell’antico Egitto, ad esempio, un uomo cieco, chiedendo alla divinità di restituirgli la vista, attesta qualcosa di universalmente umano, qual è la pura e semplice preghiera di domanda da parte di chi si trova nella sofferenza”.
“In quegli eccelsi capolavori della letteratura di tutti i tempi che sono le tragedie greche, ancor oggi, dopo venticinque secoli, lette, meditate e rappresentate, sono contenute delle preghiere che esprimono il desiderio di conoscere Dio e di adorare la sua maestà”.
“In ogni preghiera, infatti” – ha ribadito il Pontefice – “si esprime sempre la verità della creatura umana, che da una parte sperimenta debolezza e indigenza, e perciò chiede aiuto al Cielo, e dall’altra è dotata di una straordinaria dignità, perché, preparandosi ad accogliere la Rivelazione divina, si scopre capace di entrare in comunione con Dio”.
“L’uomo di tutti i tempi prega perché non può fare a meno di chiedersi quale sia il senso della sua esistenza, che rimane oscuro e sconfortante, se non viene messo in rapporto con il mistero di Dio e del suo disegno sul mondo. La vita umana è un intreccio di bene e male, di sofferenza immeritata e di gioia e bellezza, che spontaneamente e irresistibilmente ci spinge a chiedere a Dio quella luce e quella forza interiori che ci soccorrano sulla terra e dischiudano una speranza che vada oltre i confini della morte”.
“All’inizio di questo nostro cammino nella Scuola della Preghiera vogliamo allora chiedere al Signore” – ha concluso Benedetto XVI – “che illumini la nostra mente e il nostro cuore perché il rapporto con Lui nella preghiera sia sempre più intenso, affettuoso, costante. Ancora una volta diciamoGli: ‘Signore, insegnaci a pregare’”.
AG/ VIS 20110504 (430)
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