Alle ore 8:10 (ora locale) il Papa è partito dall’aeroporto romano di Ciampino ed è atterrato alle 11:30 ad Edimburgo, capitale della Scozia, dove è stato ricevuto dal Principe Filippo, Duca di Edinburgo e consorte di Sua Maestà la Regina Elisabetta II d’Inghilterra. Dall’aeroporto il Papa ha raggiunto in autovettura il Palazzo Reale di Holyroodhouse (Casa della Santa Croce) residenza ufficiale della Regina in Scozia durante la stagione estiva. Il palazzo fu costruito nel 1128 come monastero agostiniano, e dedicato alla Santa Croce da re Davide I di Scozia che ebbe, secondo la leggenda, la visione di un crocifisso tra le corna di un cervo che lo stava attaccando. Gli alloggi reali attigui al monastero furono ampliati nel XVI secolo e trasformati in Palazzo Reale. Gli ultimi rifacimenti risalgono al XX secolo quando re Giorgio V ne fece la residenza reale estiva.
Al suo arrivo al Palazzo di Holyroodhouse il Santo Padre è stato accolto da Sua Maestà la Regina Elisabetta II e dal Duca di Edimburgo all’ingresso del Palazzo. Dopo gli onori militari e l’esecuzione degli inni nazionali, il Papa ha avuto un incontro privato con la Regina nella Morning Room. Al termine del quale, il Pontefice è stato accompagnato al grande gazebo (Marquee) allestito nel parco sul retro del Palazzo Reale dove si trovavano gli ospiti illustri, circa 400 persone, tra cui rappresentanti politici, della società civile, delle Chiese anglicana e cattolica britannica, oltre ad alcuni rappresentanti del Parlamento Scozzese.
A una introduzione musicale delle cornamuse scozzesi, ha fatto seguito un discorso della Regina Elisabetta II e quindi del Pontefice Benedetto XVI.
“Il nome di Holyroodhouse” – ha detto il Papa – “evoca la ‘Santa Croce’ e fa volgere lo sguardo alle profonde radici cristiane che sono tuttora presenti in ogni strato della vita britannica. I monarchi d’Inghilterra e Scozia erano cristiani sin dai primissimi tempi ed includono straordinari Santi come Edoardo il Confessore e Margherita di Scozia. Molti di loro hanno esercitato coscienziosamente i loro doveri sovrani alla luce del Vangelo, modellando in tal modo la nazione nel bene al livello più profondo. Ne risultò che il messaggio cristiano è diventato parte integrale della lingua, del pensiero e della cultura dei popoli di queste isole per più di un millennio. Il rispetto dei vostri antenati per la verità e la giustizia, per la clemenza e la carità giungono a voi da una fede che rimane una forza potente per il bene nel vostro regno, con grande beneficio parimenti di cristiani e non cristiani”.
“Troviamo molti esempi di questa forza per il bene lungo tutta la lunga storia della Gran Bretagna. (...) Attraverso figure come William Wilberforce e David Livingstone, la Gran Bretagna è direttamente intervenuta per fermare la tratta internazionale degli schiavi; (...) donne come Florence Nightingale che servirono i poveri e i malati, ponendo nuovi standard nell’assistenza sanitaria che successivamente vennero copiati ovunque. Il Cardinale John Henry Newman, la cui bontà, eloquenza ed azione furono un onore per i propri concittadini e concittadine. Questi e molti altri come loro furono mossi da una fede profonda, nata e cresciuta in queste isole”.
“Pure nella nostra epoca” – ha detto ancora il Papa – “possiamo ricordare come la Gran Bretagna e i suoi capi si opposero ad una tirannia nazista che aveva in animo di sradicare Dio dalla società e negava a molti la nostra comune umanità, specialmente gli ebrei, che venivano considerati non degni di vivere. Desidero, inoltre, ricordare l’atteggiamento del regime verso pastori cristiani e verso religiosi che proclamarono la verità nell’amore; si opposero ai nazisti e pagarono con la propria vita la loro opposizione”.
“Mentre riflettiamo sui moniti dell’estremismo ateo del ventesimo secolo, non possiamo mai dimenticare come l’esclusione di Dio, della religione e della virtù dalla vita pubblica conduce in ultima analisi ad una visione monca dell’uomo e della società”.
“Sessantacinque anni orsono la Gran Bretagna” – ha ricordato il Pontefice – “giocò un ruolo essenziale nel forgiarsi del consenso internazionale del dopo-guerra, il che favorì la fondazione delle Nazioni Unite e diede inizio ad un periodo di pace e di prosperità in Europa, sino a quel momento sconosciuto”. Citando la firma dell’Accordo del Venerdì Santo e la devoluzione di poteri all’Assemblea dell’Irlanda del Nord, il Papa ha affermato: “Il governo di Vostra Maestà e quello dell’Irlanda, unitamente ai leader politici, religiosi e civili dell’Irlanda del Nord, hanno sostenuto la nascita di una risoluzione pacifica del conflitto locale. Incoraggio quanti sono coinvolti a continuare a camminare coraggiosamente insieme sulla via tracciata verso una pace giusta e duratura”.
“Il governo e il popolo sono coloro che forgiano le idee che hanno tutt’oggi un impatto ben al di là delle Isole britanniche. Ciò impone loro un dovere particolare di agire con saggezza per il bene comune. Allo stesso modo, poiché le loro opinioni raggiungono un così vasto uditorio, i media britannici hanno una responsabilità più grave di altri ed una opportunità più ampia per promuovere la pace delle nazioni, lo sviluppo integrale dei popoli e la diffusione di autentici diritti umani. Possano tutti i britannici continuare a vivere dei valori dell’onestà, del rispetto e dell’equilibrio che hanno guadagnato loro la stima e l’ammirazione di molti”.
“Oggi il Regno Unito” – ha concluso il Pontefice – “si sforza di essere una società moderna e multiculturale. In questo compito stimolante, possa mantenere sempre il rispetto per quei valori tradizionali e per quelle espressioni culturali che forme più aggressive di secolarismo non stimano più, né tollerano più. Non si lasci oscurare il fondamento cristiano che sta alla base delle sue libertà; e possa quel patrimonio, che ha sempre servito bene la nazione, plasmare costantemente l’esempio del Suo governo e del Suo popolo nei confronti dei due miliardi di membri del Commonwealth, come pure della grande famiglia di nazioni anglofone in tutto il mondo”.
Al termine del discorso, seguendo la tradizione, la Regina Elisabetta ha accompagnato il Papa, passeggiando lungo la prima fila degli invitati presentando i più autorevoli ospiti e conversando con loro, ed infine nel cortile interno del Palazzo dove era presente un gruppo di giovani studenti scozzesi in abiti tradizionali.
Preso congedo dalla Regina e dal Duca di Edinburgo all’ingresso principale del Palazzo di Holyroodhouse, il Papa si è recato alla residenza del Cardinale Michael Patrick O’Brien, Arcivescovo di Saint Andrews and Edinburgh per il pranzo.
PV-REGNO UNITO/ VIS 20100916 (1090)
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