CITTA' DEL VATICANO, 12 MAR. 2008 (VIS). Prima dell'Udienza Generale, tenutasi nell'Aula Paolo VI, il Papa ha incontrato nella Basilica Vaticana un numeroso gruppo di studenti italiani ai quali ha detto: "La scuola oggi affronta notevoli sfide che emergono nel campo dell'educazione delle nuove generazioni. Per questo motivo la scuola non può essere soltanto luogo di apprendimento nozionistico, ma è chiamata ad offrire agli alunni l'opportunità di approfondire validi messaggi di carattere culturale, sociale, etico e religioso".
"Chi insegna" - ha detto ancora il Pontefice - "non può non percepire anche il risvolto morale di ogni umano sapere, perché l'uomo conosce per agire e l'agire è frutto della sua conoscenza. Nell'odierna società, segnata da rapidi e profondi mutamenti voi, cari giovani che volete seguire Cristo, abbiate cura di aggiornare la vostra formazione spirituale, cercando di comprendere sempre più i contenuti della fede. Potrete così essere pronti a rispondere senza esitazioni a chi vi domanda ragione della vostra adesione al Signore".
In un secondo tempo Benedetto XVI si è recato nell'Aula Paolo VI dove erano ad attenderlo migliaia di fedeli di tutto il mondo ed ha tenuto la catechesi dedicata alle due grandi figure del cristianesimo antico Boezio e Cassiodoro.
"Boezio" - ha ricordato il Pontefice - "nato a Roma nel 480 circa dalla nobile stirpe degli Anicii, entrò ancora giovane nella vita pubblica, raggiungendo già a venticinque anni la carica di senatore. (...) Nonostante l'attività pubblica, non trascurò gli studi, dedicandosi in particolare all'approfondimento di temi di ordine filosofico-religioso. In questo ambito, cioè nell'impegno di promuovere l'incontro delle culture, utilizzò le categorie della filosofia greca per proporre la fede cristiana, anche qui in ricerca di una sintesi fra il patrimonio ellenistico-romano e il messaggio evangelico. Proprio per questo Boezio è stato qualificato come l'ultimo rappresentate della cultura romana antica e il primo degli intellettuali medievali".
"La sua opera certamente più nota è il 'De consolatione philosophiae', che egli compose in carcere per dare un senso alla sua ingiusta detenzione. Era stato infatti accusato di complotto contro il re Teodorico per aver assunto la difesa in giudizio di un amico, il senatore Albino. (...) Processato e condannato a morte, fu giustiziato il 23 ottobre del 524".
"Proprio per questa sua drammatica fine" - ha proseguito il Pontefice - "egli può parlare dall'interno della propria esperienza anche all'uomo contemporaneo e soprattutto alle tantissime persone che subiscono la sua stessa sorte a causa dell'ingiustizia presente in tanta parte della 'giustizia umana'".
"La filosofia è, secondo Boezio, la vera medicina dell'anima. (lib. 1) (...)" e "l'uomo può sperimentare l'autentica felicità unicamente nella propria interiorità. (lib. II). Dio comunque resta il bene supremo verso cui tende ogni essere umano anche senza saperlo (lib. III)".
Menzionando la triste esperienza di detenzione vissuta da Boezio, il Papa ha affermato: "Particolarmente assurda è poi la condizione di chi, ancora come Boezio (...), viene torturato a morte senza alcun altro motivo che non sia quello delle proprie convinzioni ideali, politiche e religiose. Boezio, simbolo di un numero immenso di detenuti ingiustamente di tutti i tempi e di tutte le latitudini, è di fatto oggettiva porta di ingresso alla contemplazione del misterioso Crocifisso del Golgota".
Benedetto XVI ha dedicato la seconda parte della catechesi al contemporaneo di Boezio, Marco Aurelio Cassiodoro "un calabrese nato a Squillace verso il 485, che morì pieno di giorni a Vivarium introno al 580. Uomo di alto livello sociale" - ha detto il Papa - "si dedicò alla vita politica e all'impegno culturale come pochi altri nell'occidente romano del suo tempo".
Con il fine di "recuperare, conservare e trasmettere ai posteri l'immenso patrimonio culturale degli antichi" - ha spiegato il Pontefice - Cassiodoro "fondò 'Vivarium', un cenobio in cui tutto era organizzato in modo tale che fosse stimato come preziosissimo e irrinunciabile il lavoro intellettuale dei monaci. E questo senza nessuno scapito per l'impegno spirituale monastico e cristiano e per l'attività caritativa verso i poveri".
"Nel suo insegnamento" - ha ricordato ancora il Papa - "(...), soprattutto nel trattato 'De anima' e nelle 'Institutiones divinarum litterarum', la preghiera, (...), ha sempre una posizione centrale quale nutrimento necessario per tutti. (...) La ricerca di Dio, tesa alla sua contemplazione - annota Cassiodoro - "resta lo scopo permanente della vita monastica. Egli aggiunge però che, con l'aiuto della grazia divina, una migliore fruizione della Parola rivelata si può raggiungere con l'utilizzazione delle conquiste scientifiche e degli strumenti culturali 'profani'".
"Viviamo infatti anche noi" - ha concluso il Pontefice - "in un tempo di incontro delle culture, di pericolo della violenza che distrugge le culture, e del necessario impegno di trasmettere i grandi valori e di insegnare alla nuove generazioni la via della riconciliazione e della pace. Questa via troviamo orientandoci verso il Dio con il volto umano, il Dio rivelatosi a noi in Cristo".
AG/BOEZIO:CASSIODORO/... VIS 20080312 (780)
"Chi insegna" - ha detto ancora il Pontefice - "non può non percepire anche il risvolto morale di ogni umano sapere, perché l'uomo conosce per agire e l'agire è frutto della sua conoscenza. Nell'odierna società, segnata da rapidi e profondi mutamenti voi, cari giovani che volete seguire Cristo, abbiate cura di aggiornare la vostra formazione spirituale, cercando di comprendere sempre più i contenuti della fede. Potrete così essere pronti a rispondere senza esitazioni a chi vi domanda ragione della vostra adesione al Signore".
In un secondo tempo Benedetto XVI si è recato nell'Aula Paolo VI dove erano ad attenderlo migliaia di fedeli di tutto il mondo ed ha tenuto la catechesi dedicata alle due grandi figure del cristianesimo antico Boezio e Cassiodoro.
"Boezio" - ha ricordato il Pontefice - "nato a Roma nel 480 circa dalla nobile stirpe degli Anicii, entrò ancora giovane nella vita pubblica, raggiungendo già a venticinque anni la carica di senatore. (...) Nonostante l'attività pubblica, non trascurò gli studi, dedicandosi in particolare all'approfondimento di temi di ordine filosofico-religioso. In questo ambito, cioè nell'impegno di promuovere l'incontro delle culture, utilizzò le categorie della filosofia greca per proporre la fede cristiana, anche qui in ricerca di una sintesi fra il patrimonio ellenistico-romano e il messaggio evangelico. Proprio per questo Boezio è stato qualificato come l'ultimo rappresentate della cultura romana antica e il primo degli intellettuali medievali".
"La sua opera certamente più nota è il 'De consolatione philosophiae', che egli compose in carcere per dare un senso alla sua ingiusta detenzione. Era stato infatti accusato di complotto contro il re Teodorico per aver assunto la difesa in giudizio di un amico, il senatore Albino. (...) Processato e condannato a morte, fu giustiziato il 23 ottobre del 524".
"Proprio per questa sua drammatica fine" - ha proseguito il Pontefice - "egli può parlare dall'interno della propria esperienza anche all'uomo contemporaneo e soprattutto alle tantissime persone che subiscono la sua stessa sorte a causa dell'ingiustizia presente in tanta parte della 'giustizia umana'".
"La filosofia è, secondo Boezio, la vera medicina dell'anima. (lib. 1) (...)" e "l'uomo può sperimentare l'autentica felicità unicamente nella propria interiorità. (lib. II). Dio comunque resta il bene supremo verso cui tende ogni essere umano anche senza saperlo (lib. III)".
Menzionando la triste esperienza di detenzione vissuta da Boezio, il Papa ha affermato: "Particolarmente assurda è poi la condizione di chi, ancora come Boezio (...), viene torturato a morte senza alcun altro motivo che non sia quello delle proprie convinzioni ideali, politiche e religiose. Boezio, simbolo di un numero immenso di detenuti ingiustamente di tutti i tempi e di tutte le latitudini, è di fatto oggettiva porta di ingresso alla contemplazione del misterioso Crocifisso del Golgota".
Benedetto XVI ha dedicato la seconda parte della catechesi al contemporaneo di Boezio, Marco Aurelio Cassiodoro "un calabrese nato a Squillace verso il 485, che morì pieno di giorni a Vivarium introno al 580. Uomo di alto livello sociale" - ha detto il Papa - "si dedicò alla vita politica e all'impegno culturale come pochi altri nell'occidente romano del suo tempo".
Con il fine di "recuperare, conservare e trasmettere ai posteri l'immenso patrimonio culturale degli antichi" - ha spiegato il Pontefice - Cassiodoro "fondò 'Vivarium', un cenobio in cui tutto era organizzato in modo tale che fosse stimato come preziosissimo e irrinunciabile il lavoro intellettuale dei monaci. E questo senza nessuno scapito per l'impegno spirituale monastico e cristiano e per l'attività caritativa verso i poveri".
"Nel suo insegnamento" - ha ricordato ancora il Papa - "(...), soprattutto nel trattato 'De anima' e nelle 'Institutiones divinarum litterarum', la preghiera, (...), ha sempre una posizione centrale quale nutrimento necessario per tutti. (...) La ricerca di Dio, tesa alla sua contemplazione - annota Cassiodoro - "resta lo scopo permanente della vita monastica. Egli aggiunge però che, con l'aiuto della grazia divina, una migliore fruizione della Parola rivelata si può raggiungere con l'utilizzazione delle conquiste scientifiche e degli strumenti culturali 'profani'".
"Viviamo infatti anche noi" - ha concluso il Pontefice - "in un tempo di incontro delle culture, di pericolo della violenza che distrugge le culture, e del necessario impegno di trasmettere i grandi valori e di insegnare alla nuove generazioni la via della riconciliazione e della pace. Questa via troviamo orientandoci verso il Dio con il volto umano, il Dio rivelatosi a noi in Cristo".
AG/BOEZIO:CASSIODORO/... VIS 20080312 (780)
Nessun commento:
Posta un commento