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lunedì 25 febbraio 2008

APRIRE CUORE ASCOLTO FIDUCIOSO PAROLA DI DIO

CITTA' DEL VATICANO, 24 FEB. 2008 (VIS). A mezzogiorno, di ritorno dalla visita pastorale alla parrocchia romana di Santa Maria Liberatrice a Testaccio, il Papa si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, per recitare l'Angelus con le migliaia di fedeli convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale.

  "In questa terza Domenica di Quaresima" - ha detto il Papa - "la liturgia ripropone quest'anno uno dei testi più belli e profondi della Bibbia: il dialogo tra Gesù e la Samaritana".

  Nel dialogo con la Samaritana "Gesù parlò di una 'acqua viva' capace di estinguere la sete e diventare in lei 'sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna'; dimostrò inoltre di conoscere la sua vita personale; rivelò che era giunta l'ora di adorare l'unico vero Dio in spirito e verità; e infine le confidò - cosa rarissima - di essere il Messia".

  "Il tema della sete" - ha commentato il Pontefice - "attraversa tutto il Vangelo di Giovanni: dall'incontro con la Samaritana, alla grande profezia durante la festa delle Capanne (Gv 7,37-38), fino alla Croce, quando Gesù, prima di morire, disse per adempiere la Scrittura: 'Ho sete' (Gv 19,28). La sete di Cristo è una porta di accesso al mistero di Dio, che si è fatto assetato per dissetarci, così come si è fatto povero per arricchirci (cfr 2 Cor 8,9). Sì, Dio ha sete della nostra fede e del nostro amore. Come un padre buono e misericordioso desidera per noi tutto il bene possibile e questo bene è Lui stesso".

  "La donna di Samaria" - ha proseguito Papa Benedetto XVI - "invece rappresenta l'insoddisfazione esistenziale di chi non ha trovato ciò che cerca: ha avuto 'cinque mariti' ed ora convive con un altro uomo; il suo andare e venire dal pozzo per prendere acqua esprime un vivere ripetitivo e rassegnato. Tutto però cambiò per lei quel giorno, grazie al colloquio con il Signore Gesù, che la sconvolse a tal punto da indurla a lasciare la brocca dell'acqua e a correre per dire alla gente del villaggio: 'Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?' (Gv 4,28-29)".

  "Cari fratelli e sorelle" - ha concluso il Papa - "anche noi apriamo il cuore all'ascolto fiducioso della parola di Dio per incontrare, come la Samaritana, Gesù che ci rivela il suo amore e ci dice: il Messia, il tuo salvatore 'sono io, che ti parlo' (Gv 4,26). Ci ottenga questo dono Maria, prima e perfetta discepola del Verbo fatto carne".

 Al termine della recita dell'Angelus il Papa ha ricordato le "Recenti inondazioni" che "hanno devastato ampie zone costiere dell'Ecuador, provocando gravissimi danni, che si aggiungono a quelli già causati dall'eruzione del vulcano Tungurahua" ed ha detto: "Mentre affido al Signore le vittime di tale calamità, esprimo la mia personale vicinanza a quanti stanno vivendo ore di angoscia e di tribolazione e invito tutti ad una fraterna solidarietà, affinché le popolazioni di quelle zone possano ritornare, quanto prima, alla normalità della vita quotidiana".
ANG/SAMARITANA:ECUADOR/...                       VIS 20080225 (510)


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