Inizio - VIS Vaticano - Ricevere VIS - Contattaci - Calendario VIS

Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

ultime 5 notizie

VISnews anche in Twitter Anche in YouTube

giovedì 17 gennaio 2008

BENEDETTO XVI: TENER DESTA SENSIBILITÀ PER LA VERITA'


CITTA' DEL VATICANO, 17 GEN. 2008 (VIS). Nella giornata di ieri, il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, ha inviato una lettera al Magnifico Rettore dell'Università "La Sapienza" di Roma, nella quale spiega i motivi per i quali il Santo Padre non ha partecipato, oggi, all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Ateneo.

  "Essendo purtroppo venuti meno" - scrive il Porporato - "per iniziativa di un gruppo decisamente minoritario di Professori ed alunni, i presupposti per un'accoglienza dignitosa e tranquilla, è stato giudicato opportuno soprassedere alla prevista visita per togliere ogni pretesto a manifestazioni che si sarebbero rilevate incresciose per tutti".

  Tuttavia, scrive il Cardinale Bertone, poiché la grande maggioranza di Professori e studenti desiderano ascoltare "una parola culturalmente significativa, da cui trarre indicazioni stimolanti nel personale cammino di ricerca della verità, il Santo Padre ha disposto che Le sia inviato il testo da Lui personalmente preparato per l'occasione".

  Nel discorso inviato, letto alla fine dell'inaugurazione dell'anno accademico, Benedetto XVI scrive che nella lectio magistralis tenuta all'Università di Ratisbona, nel settembre 2006, in occasione del Viaggio Apostolico in Germania, aveva parlato "sì, da Papa, ma soprattutto nella veste del già Professore di quella mia università. (...) Nell'Università 'La Sapienza', però, l'antica Università di Roma, sono invitato proprio come Vescovo di Roma, e perciò devo parlare come tale".

  "Certo" - continua il Pontefice - "'La Sapienza' era un tempo l'università del Papa, ma oggi è un'università laica con quell'autonomia che, in base al suo stesso concetto fondativo, ha fatto sempre parte della natura di università, la quale deve essere legata esclusivamente all'autorità della verità".

  "Il Papa è anzitutto Vescovo di Roma e come tale," - ha precisato il Pontefice tratteggiando la natura e la missione del Papato - "in virtù della successione all'Apostolo Pietro, ha una responsabilità episcopale nei riguardi dell'intera Chiesa cattolica. La parola 'vescovo' 'episkopos', che nel suo significato immediato rimanda a 'sorvegliante', già nel Nuovo Testamento è stata fusa insieme con il concetto biblico di Pastore (...) Il Vescovo - il Pastore - è l'uomo che si prende cura di questa comunità (...). Ma questa comunità della quale il Vescovo si prende cura - grande o piccola che sia - vive nel mondo; le sue condizioni, il suo cammino, il suo esempio e la sua parola influiscono inevitabilmente su tutto il resto della comunità umana nel suo insieme".

  "Il Papa parla come rappresentante di una comunità credente (...); parla come rappresentante di una comunità che custodisce in sé un tesoro di conoscenza e di esperienza etiche, che risulta importante per l'intera umanità: in questo senso parla come rappresentante di una ragione etica".

  Benedetto XIV si chiede, a continuazione: "E che cos'è l'università? Qual'è il suo compito?" e risponde: "Penso si possa dire che la vera, intima origine dell'università stia nella brama di conoscenza che è propria dell'uomo. Egli vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole verità".

  "L'uomo vuole conoscere - vuole verità. Verità è innanzitutto una cosa del vedere, del comprendere, della 'theoria', come la chiama la tradizione greca. Ma la verità" - spiega il Papa - "non è soltanto teorica. (...) Ma verità significa di più che sapere: la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene. (...) Qual'è quel bene che ci rende veri? La verità ci rende buoni, e la bontà è vera: è questo l'ottimismo che vive nella fede cristiana, perché ad essa è stata concessa la visione del 'Logos', della Ragione creatrice che, nell'incarnazione di Dio, si è rivelata insieme come il Bene, come la Bontà stessa".

  In questo contesto il Santo Padre ricorda l'esempio delle università medievali dove alle Facoltà di Filosofia e Teologia era affidata la ricerca "sull'essere uomo nella sua totalità e con ciò il compito di tener desta la sensibilità per la verità". Citando la formula trovata dal Concilio di Calcedonia per la cristologia, Papa Benedetto XVI afferma: "filosofia e teologia devono rapportarsi tra loro 'senza confusione e senza separazione'".

  "'Senza confusione'" - spiega il Papa - "vuol dire che ognuna delle due deve conservare la propria identità. La filosofia deve rimanere veramente una ricerca della ragione nella propria libertà e nella propria responsabilità" e "La teologia deve continuare ad attingere ad un tesoro di conoscenza che non ha inventato essa stessa, che sempre la supera e che, non essendo mai totalmente esauribile mediante la riflessione, proprio per questo avvia sempre di nuovo il pensiero".

  "Senza separazione" significa che "la filosofia non ricomincia ogni volta dal punto zero del soggetto pensante in modo isolato, ma sta nel grande dialogo della sapienza storica, che essa criticamente e insieme docilmente sempre di nuovo accoglie e sviluppa; ma non deve neppure chiudersi davanti a ciò che le religioni ed in particolare la fede cristiana hanno ricevuto e donato all'umanità come indicazione del cammino".

  "Certo" - osserva Benedetto XVI - "molto di ciò che dicono la teologia e la fede può essere fatto proprio soltanto all'interno della fede e quindi non può presentarsi come esigenza per coloro ai quali questa fede rimane inaccessibile. È vero, però, al contempo che il messaggio della fede cristiana" è "una forza purificatrice per la ragione stessa, che aiuta ad essere più se stessa. Il messaggio cristiano, in base alla sua origine, dovrebbe essere sempre un incoraggiamento verso la verità e così una forza contro la pressione del potere e degli interessi".

  Il Papa, poi, parla dei tempi moderni dove "si sono dischiuse nuove dimensioni del sapere, che nell'università sono valorizzate soprattutto in due grandi ambiti: (...) nelle scienze naturali" e "nelle scienze storiche e umanistiche" e constata con soddisfazione che nello stesso tempo "sono cresciuti anche la conoscenza e il riconoscimento dei diritti e della dignità dell'uomo".

  Nonostante tutto, "il pericolo della caduta nella disumanità non è mai semplicemente scongiurato" ed in particolare "il pericolo del mondo occidentale (...) è oggi che l'uomo, proprio in considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti alla questione della verità. E ciò significa allo stesso tempo che la ragione, alla fine, si piega davanti alla pressione degli interessi e all'attrattiva dell'utilità, costretta a riconoscerla come criterio ultimo".

  "Esiste il pericolo che la filosofia, non sentendosi più capace del suo vero compito, si degradi in positivismo; che la teologia col suo messaggio rivolto alla ragione, venga confinata nella sfera privata di un gruppo più o meno grande", ha affermato il Pontefice.

  Infine, Benedetto XVI si chiede: "Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell'università?" E  risponde: "Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà".

  "Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa ed in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale" - conclude Benedetto XVI - "è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana".
AC/VERITA'/UNIVERSITÀ LA SAPIENZA                            VIS 20080117 (1150)


Nessun commento:

Posta un commento

Copyright © VIS - Vatican Information Service