CITTA' DEL VATICANO, 15 NOV. 2005 (VIS). L'Arcivescovo Giovanni Lajolo, Segretario per i Rapporti con gli Stati, ha pronunciato oggi un discorso durante un Congresso promosso dall'Ambasciata di Polonia presso la Santa Sede su: "La Diplomazia Concordataria della Santa Sede nel XX secolo: Tipologia dei Concordati".
L'Arcivescovo Lajolo ha iniziato il suo discorso ricordando che: "Convenzionalmente si considera come primo concordato della storia quello di Worms del 1122. La 'Concordia' o 'Pax Wormatiensis' tra Callisto II e l'imperatore Enrico V pose fine all'aspra controversia a proposito delle investiture dei vescovi, allora anche principi temporali e feudatari imperiali".
"Agli inizi dell'epoca moderna" - ha proseguito l'Arcivescovo - "risalgono i vari concordati con i sovrani, i quali rivendicavano ampi spazi di controllo sull'organizzazione e la vita della Chiesa, sopratutto per quanto riguardava la nomina agli uffici ecclesiastici, a cominciare dai vescovi diocesani. Emblematico, al riguardo, è il Concordato fra Leone X e Francesco I di Francia, del 18 agosto 1516".
Il Segretario per i Rapporti con gli Stati ha precisato che dalla Rivoluzione Francese al primo conflitto mondiale "la Chiesa si trova di fronte un nuovo tipo di Stato, non più confessionale e talvolta anche non più a regime monarchico". Per esempio, "Di particolare rilevanza all'inizio di questo periodo è la 'Convenzione fra Pio VI e il Governo francese' del 1801, il cosiddetto 'Concordato Napoleonico', che regolerà i rapporti fra Chiesa e Stato in Francia".
In merito al periodo che va dal Pontificato di Papa Benedetto XV (1914-1922) e il Concilio Vaticano II (1962-1965), l'Arcivescovo Lajolo ha precisato: "Di per sé il Pontificato di Papa Dalla Chiesa non ha visto la stipulazione di molti accordi", però "nella Pentecoste del 1917 Benedetto XV promulgò il 'Codex Iuris Canonici'. I concordati e gli accordi degli anni successivi avranno anche lo scopo di regolare la vita ecclesiale nei diversi Paesi in conformità alle norme contenute in questo testo legislativo".
Nel corso del Pontificato di Papa Pio XI, ha ricordato l'Arcivescovo Lajolo, si firmarono i Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) che comprendono "il Trattato Lateranense, il Concordato fra la Santa Sede e l'Italia e la Convenzione finanziaria". Durante i diciannove anni di Pontificato di Papa Pio XII (1939-1958) "l'attività concordataria della Santa Sede fu intensa". Tra gli accordi di maggiore rilevanza di questo Pontificato sono i Concordati con il Portogallo (1940) e con la Spagna (1953).
L'Arcivescovo Lajolo ha ricordato inoltre che: "Il breve Pontificato di Giovanni XXIII fu contrassegnato specialmente dall'indizione e dall'apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), che il successore Paolo VI portò a conclusione. (...) Gli insegnamenti e disposizioni conciliari hanno però avuto un influsso - e non irrilevante - sulla successiva attività concordataria della Santa Sede". Prova di ciò, ha detto l'Arcivescovo è "nell'istituzione delle Conferenze Episcopali".
Successivamente l'Arcivescovo Lajolo ha fatto riferimento al Pontificato di Paolo VI ed ha sottolineato che "Il Pontificato di Paolo VI (1963-1978) costituisce una stagione concordataria particolarmente intensa" durante la quale furono firmati più di quaranta accordi, nella maggior parte con i Paesi dell'Europa Occidentale e dell'America Latina, oltre l'accordo con la Repubblica di Tunisia (1964), il primo accordo della Santa Sede con un Paese di religione musulmana.
L'Arcivescovo Lajolo ha ricordato quella che è stata chiamata la "Ostpolitik" della Santa Sede e le intese parziali raggiunte mediante l'Atto con Protocollo fra la Santa Sede e l'Ungheria nel 1964, gli accordi del 1966 con la Jugoslavia, cioè il Protocollo sulle conversazioni intercorse tra le due Parti e lo Scambio di lettere sulla nomina di Rappresentanti diplomatici permanenti di carattere ufficioso e l'Accordo del 1974 con la Polonia per istituzionalizzare i gruppi di lavoro bilaterali. "Non posso omettere" - ha affermato l'Arcivescovo Lajolo - "un deferente omaggio alla memoria del Cardinale Agostino Casaroli, che fu uno dei principali artefici di questa fase della diplomazia della Santa Sede".
Durante i 26 anni di Pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005) l'attività concordataria "si allarga a Continenti e Paesi, con i quali fino ad allora aveva avuto poco o nulla a che fare. (...) In questo conteso meritano una particolare attenzione i due accordi conclusi con Israele, cioè l'Accordo fondamentale del 30 dicembre 1993 e l'Accordo sulla personalità giuridica delle istituzioni cattoliche del 1997; com'è noto" - ha spiegato il Presule - "la Santa Sede si attende che, essendo entrati entrambi in vigore con lo scambio degli strumenti di ratifica, trovino doverosa esecuzione anche nell'ambito giuridico interno dello Stato d'Israele".
Con Giovanni Paolo II fu anche firmato l'Accordo di base con l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina del 2000 e numerosi accordi con diversi paesi africani: Marocco, Gabon, Costa d'Avorio e il Camerun, oltre che con l'Organizzazione dell'Unità Africana. Nel 1984 vi fu la revisione del Concordato Lateranense con lo Stato Italiano e ci conclusero cinque accordi con la Spagna.
L'Attività concordataria dei paesi europei "ha avuto una forte accelerazione dopo la 'grande svolta del 1989'" quando la Santa Sede "ha sottoscritto accordi con vari Stati del blocco comunista, con l'Albania, con la Croazia e la Slovenia ed anche con la maggior parte dei nuovi Länder della Germania già compresi nell'ex DDR.
"In questi primi mesi del Pontificato di Benedetto XVI" - ha detto ancora l'Arcivescovo Lajolo - sono stati sottoscritti Accordi con il Panama, e il 12 luglio con la Francia un Avenant alle Convenzioni del 1828 e agli Avenants del 1974 e 1999, riguardante la Chiesa di Trinità dei Monti. "Per le prossime settimana è prevista la firma di un Accordo con la Libera Città Anseatica di Amburgo".
L'Arcivescovo Lajolo ha spiegato anche quali sono stati i soggetti degli accordi ed in merito ha detto: "Normalmente la Santa Sede conclude accordi con gli Stati" ed "anche accordi con soggetti sovranazionali".
"I concordati e gli altri accordi" - ha detto ancora l'Arcivescovo Lajolo - "vengono stipulati con Paesi retti da diverse forme di governo, senza che per principio una di queste venga escluso. Si è dunque rimproverato alla Santa Sede di aver talvolta accettato di concludere accordi anche con regimi totalitari, dando loro in qualche modo un avallo morale e facilitandone la presenza nel conteso internazionale. In merito va però precisato anzitutto che con tali accordi la Santa Sede non ha mai riconosciuto un determinato regime; a norma del diritto internazionale, chi stipula l'accordo è lo Stato, che resta, e non il governo, o il regime, che invece passa. Né si può dimenticare che la Santa Sede, nel concludere degli accordi, mira a proteggere la libertà della Chiesa in un Paese e il diritto di libertà religiosa dei singoli fedeli e dei cittadini, e questo può risultare ancor più necessario proprio quando chi governa lo Stato non rispetta pienamente i diritti fondamentali".
In merito al contenuto degli accordi, l'Arcivescovo, data l'impossibilità di menzionarli tutti, ha citato i rapporti diplomatici con la Santa Sede; lo status della religione cattolica e della Chiesa, il patrimonio artistico e culturale, il riconoscimento del matrimonio canonico, ecc.
.../CONCORDATI/LAJOLO VIS 20051115 (1150)
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