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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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domenica 31 marzo 2013

PAPA FRANCESCO: "LA MISERICORDIA DI DIO PUÒ FAR FIORIRE ANCHE LA TERRA PIÙ ARIDA"

Città del Vaticano, 31 marzo 2013 (VIS). Alle 10:15 di questa mattina, Domenica di Pasqua, il Santo Padre Francesco ha celebrato in Piazza San Pietro la solenne Messa della Risurrezione del Signore. Alla celebrazione, che ha avuto inizio con il rito del "Resurrexit" - la venerazione dell'icona del Risorto, posta accanto all'altare papale - hanno partecipato fedeli romani e pellegrini di tutto il mondo. Il Papa non ha tenuto l'omelia poiché dopo la Messa ha pronunciato il Messaggio pasquale ed ha impartito la Benedizione "Urbi et Orbi". È stata la prima Messa di Pasqua del nuovo Vescovo di Roma.

Piazza San Pietro era adornata da una splendida decorazione floreale. Più di 40.000 fiori, donati dai coltivatori olandesi, hanno trasformato il sagrato della Basilica in un magnifico giardino, in cui spiccavano i narcisi gialli e i lilium bianchi, colori della Pasqua e della bandiera pontificia, che rappresentano la purezza del sacrificio di Gesù e la gloria della sua risurrezione, mentre i fiori di colore rosa simboleggiano la luce di Cristo risorto che disperde le tenebre.

Alle 12:00, dalla Loggia delle Benedizioni, il Santo Padre Francesco si è rivolto alle centinaia di migliaia di fedeli convenuti in Piazza San Pietro e a tutti coloro che hanno seguito la Santa Messa a mezzo della radio e della televisione ed ha pronunciato il Messaggio pasquale. "La misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida" ha detto il Papa che ha pregato per la pace in Medio Oriente - "in particolare tra Israeliani e Palestinesi, che faticano a trovare la strada della concordia"-, la pace in Iraq, Siria, Mali, Nigeria, le regione orientale del Congo, la Repubblica Centroafricana e la Corea del Nord. Successivamente il Papa ha impartito la Benedizione "Urbi et Orbi". Di seguito pubblichiamo il testo integrale del Messaggio pasquale.

"Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero, buona Pasqua! Buona Pasqua!

Che grande gioia per me potervi dare questo annuncio: Cristo è risorto! Vorrei che giungesse in ogni casa, in ogni famiglia, specialmente dove c’è più sofferenza, negli ospedali, nelle carceri… Soprattutto vorrei che giungesse a tutti i cuori, perché è lì che Dio vuole seminare questa Buona Notizia: Gesù è risorto, c’è la speranza per te, non sei più sotto il dominio del peccato, del male! Ha vinto l’amore, ha vinto la misericordia! Sempre vince la misericordia di Dio!

Anche noi, come le donne discepole di Gesù, che andarono al sepolcro e lo trovarono vuoto, possiamo domandarci che senso abbia questo avvenimento. Che cosa significa che Gesù è risorto? Significa che l’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte; significa che l’amore di Dio può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore. E questo può farlo l'amore di Dio.

Questo stesso amore per cui il Figlio di Dio si è fatto uomo ed è andato fino in fondo nella via dell’umiltà e del dono di sé, fino agli inferi, all’abisso della separazione da Dio, questo stesso amore misericordioso ha inondato di luce il corpo morto di Gesù e lo ha trasfigurato, lo ha fatto passare nella vita eterna. Gesù non è tornato alla vita di prima, alla vita terrena, ma è entrato nella vita gloriosa di Dio e ci è entrato con la nostra umanità, ci ha aperto ad un futuro di speranza.

Ecco che cos’è la Pasqua: è l’esodo, il passaggio dell’uomo dalla schiavitù del peccato, del male alla libertà dell’amore, del bene. Perché Dio è vita, solo vita, e la sua gloria siamo noi, l’uomo vivente.

Cari fratelli e sorelle, Cristo è morto e risorto una volta per sempre e per tutti, ma la forza della Risurrezione, questo passaggio dalla schiavitù del male alla libertà del bene, deve attuarsi in ogni tempo, negli spazi concreti della nostra esistenza, nella nostra vita di ogni giorno. Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve attraversare! Soprattutto il deserto che c’è dentro di lui, quando manca l’amore di Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona. Ma la misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite.

Allora, ecco l’invito che rivolgo a tutti: accogliamo la grazia della Risurrezione di Cristo! Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire tutto il creato e far fiorire la giustizia e la pace.

E così domandiamo a Gesù risorto, che trasforma la morte in vita, di mutare l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace. Sì, Cristo è la nostra pace e attraverso di Lui imploriamo pace per il mondo intero.

Pace per il Medio Oriente, in particolare tra Israeliani e Palestinesi, che faticano a trovare la strada della concordia, affinché riprendano con coraggio e disponibilità i negoziati per porre fine a un conflitto che dura ormai da troppo tempo. Pace in Iraq, perché cessi definitivamente ogni violenza, e, soprattutto, per l’amata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione. Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?

Pace per l’Africa, ancora teatro di sanguinosi conflitti. In Mali, affinché ritrovi unità e stabilità; e in Nigeria, dove purtroppo non cessano gli attentati, che minacciano gravemente la vita di tanti innocenti, e dove non poche persone, anche bambini, sono tenuti in ostaggio da gruppi terroristici. Pace nell’est della Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centroafricana, dove in molti sono costretti a lasciare le proprie case e vivono ancora nella paura.

Pace in Asia, soprattutto nella Penisola coreana, perché superino le divergenze e maturi un rinnovato spirito di riconciliazione.

Pace a tutto il mondo, ancora così diviso dall’avidità di chi cerca facili guadagni, ferito dall’egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo; la tratta delle persone è proprio la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo!. Pace a tutto il mondo, dilaniato dalla violenza legata al narcotraffico e dallo sfruttamento iniquo delle risorse naturali! Pace a questa nostra Terra! Gesù risorto porti conforto a chi è vittima delle calamità naturali e ci renda custodi responsabili del creato.

Cari fratelli e sorelle, a tutti voi che mi ascoltate da Roma e da ogni parte del mondo, rivolgo l’invito del Salmo: «Rendete grazie al Signore perché è buono, / perché il suo amore è per sempre. / Dica Israele: / “Il suo amore è per sempre”» (Sal 117,1-2)".

Successivamente Papa Francesco, invece dei saluti nelle diverse lingue, ha pronunciato brevi parole in italiano per augurare Buona Pasqua a tutti. Di seguito riportiamo le sue parole:

"Cari fratelli e sorelle,
giunti da ogni parte del mondo in questa piazza, cuore della cristianità, e tutti voi che siete collegati attraverso i mezzi della comunicazione, rinnovo il mio augurio: Buona Pasqua! Portate nelle vostre famiglie e nei vostri paesi il messaggio di gioia, di speranza, e di pace che ogni anno, in questo giorno, si rinnova con forza. Il Signore Risorto, vincitore del peccato e della morte, sia di sostegno a tutti, specialmente ai più deboli e bisognosi. Grazie per la vostra presenza e la testimonianza della vostra fede. Un pensiero e un grazie in particolare per il dono dei bellissimi fiori che provengono dai Paesi Bassi. A tutti ripeto con affetto: Cristo Risorto guidi tutti voi e l'intera umanità su sentieri di giustizia, di amore e di pace".

Infine Papa Francesco ha impartito la benedizione "Urbi et Orbi".

VEGLIA DI PASQUA: "ABBIAMO PAURA DELLE SORPRESE DI DIO. EGLI CI SORPRENDE SEMPRE".

Città del Vaticano, 31 marzo 2013 (VIS). Alle ore 20.30 di ieri sera il Santo Padre Francesco ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la solenne Veglia nella Notte Santa di Pasqua. Il Rito ha avuto inizio nell’atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. Alla processione verso l’Altare con il cero pasquale acceso e al canto dell’Exsultet, hanno fanno seguito la Liturgia della Parola, la Liturgia Battesimale - nel corso della quale il Papa ha amministrato i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima e Prima Comunione) a 4 neofiti, provenienti da: Italia, Albania, Russia e Stati Uniti d’America - e la Liturgia Eucaristica, concelebrata con i Cardinali.

Dopo la proclamazione del Santo Vangelo il Santo Padre ha commentato nell'omelia la pagina evangelica che narra di come le sante donne si recano al sepolcro di Gesù, incontrano gli angeli e la tomba vuota. "Abbiamo paura delle sorprese di Dio. Cari fratelli e sorelle, nella nostra vita abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende sempre! Il Signore è così", ha detto Papa Francesco. Di seguito pubblichiamo il testo dell'omelia pronunciata da Papa Francesco.

"Cari fratelli e sorelle!

Nel Vangelo di questa Notte luminosa della Vigilia Pasquale incontriamo per prime le donne che si recano al sepolcro di Gesù con gli aromi per ungere il suo corpo. Vanno per compiere un gesto di compassione, di affetto, di amore, un gesto tradizionale verso una persona cara defunta, come ne facciamo anche noi. Avevano seguito Gesù, l’avevano ascoltato, si erano sentite comprese nella loro dignità e lo avevano accompagnato fino alla fine, sul Calvario, e al momento della deposizione dalla croce. Possiamo immaginare i loro sentimenti mentre vanno alla tomba: una certa tristezza, il dolore perché Gesù le aveva lasciate, era morto, la sua vicenda era terminata. Ora si ritornava alla vita di prima. Però nelle donne continuava l’amore, ed è l’amore verso Gesù che le aveva spinte a recarsi al sepolcro.

Ma a questo punto avviene qualcosa di totalmente inaspettato, di nuovo, che sconvolge il loro cuore e i loro programmi e sconvolgerà la loro vita: vedono la pietra rimossa dal sepolcro, si avvicinano, e non trovano il corpo del Signore. È un fatto che le lascia perplesse, dubbiose, piene di domande: 'Che cosa succede?', 'Che senso ha tutto questo?'. Non capita forse anche a noi così quando qualcosa di veramente nuovo accade nel succedersi quotidiano dei fatti? Ci fermiamo, non comprendiamo, non sappiamo come affrontarlo. La novità spesso ci fa paura, anche la novità che Dio ci porta, la novità che Dio ci chiede. Siamo come gli Apostoli del Vangelo: spesso preferiamo tenere le nostre sicurezze, fermarci ad una tomba, al pensiero verso un defunto, che alla fine vive solo nel ricordo della storia come i grandi personaggi del passato. Abbiamo paura delle sorprese di Dio. Cari fratelli e sorelle, nella nostra vita abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende sempre! Il Signore è così.

Fratelli e sorelle, non chiudiamoci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita! Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela. Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui.

Ma torniamo al Vangelo, alle donne e facciamo un passo avanti. Trovano la tomba vuota, il corpo di Gesù non c’è, qualcosa di nuovo è avvenuto, ma tutto questo ancora non dice nulla di chiaro: suscita interrogativi, lascia perplessi, senza offrire una risposta. Ed ecco due uomini in abito sfolgorante, che dicono: 'Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto'. Quello che era un semplice gesto, un fatto, compiuto certo per amore - il recarsi al sepolcro – ora si trasforma in avvenimento, in un evento che cambia veramente la vita. Nulla rimane più come prima, non solo nella vita di quelle donne, ma anche nella nostra vita e nella nostra storia dell’umanità. Gesù non è un morto, è risorto, è il Vivente!

Non è semplicemente tornato in vita, ma è la vita stessa, perché è il Figlio di Dio, che è il Vivente. Gesù non è più nel passato, ma vive nel presente ed è proiettato verso il futuro, Gesù è l’'oggi' eterno di Dio. Così la novità di Dio si presenta davanti agli occhi delle donne, dei discepoli, di tutti noi: la vittoria sul peccato, sul male, sulla morte, su tutto ciò che opprime la vita e le dà un volto meno umano. E questo è un messaggio rivolto a me, a te, cara sorella, e a te caro fratello. Quante volte abbiamo bisogno che l’Amore ci dica: perché cercate tra i morti colui che è vivo? I problemi, le preoccupazioni di tutti i giorni tendono a farci chiudere in noi stessi, nella tristezza, nell’amarezza… e lì sta la morte. Non cerchiamo lì Colui che è vivo!

Accetta allora che Gesù Risorto entri nella tua vita, accoglilo come amico, con fiducia: Lui è la vita! Se fino ad ora sei stato lontano da Lui, fa’ un piccolo passo: ti accoglierà a braccia aperte. Se sei indifferente, accetta di rischiare: non sarai deluso. Se ti sembra difficile seguirlo, non avere paura, affidati a Lui, stai sicuro che Lui ti è vicino, è con te e ti darà la pace che cerchi e la forza per vivere come Lui vuole.

C’è un ultimo semplice elemento che vorrei sottolineare nel Vangelo di questa luminosa Veglia Pasquale. Le donne si incontrano con la novità di Dio: Gesù è risorto, è il Vivente! Ma di fronte alla tomba vuota e ai due uomini in abito sfolgorante, la loro prima reazione è di timore: 'tenevano il volto chinato a terra' - nota san Luca -, non avevano il coraggio neppure di guardare. Ma quando ascoltano l’annuncio della Risurrezione, l’accolgono con fede. E i due uomini in abito sfolgorante introducono un verbo fondamentale: ricordate. 'Ricordatevi come vi parlò, quando era ancora in Galilea… Ed esse si ricordarono delle sue parole'. Questo è l’invito a fare memoria dell’incontro con Gesù, delle sue parole, dei suoi gesti, della sua vita; ed è proprio questo ricordare con amore l’esperienza con il Maestro che conduce le donne a superare ogni timore e a portare l’annuncio della Risurrezione agli Apostoli e a tutti gli altri. Fare memoria di quello che Dio ha fatto e fa per me, per noi, fare memoria del cammino percorso; e questo spalanca il cuore alla speranza per il futuro. Impariamo a fare memoria di quello che Dio ha fatto nella nostra vita!

In questa Notte di luce, invocando l’intercessione della Vergine Maria, che custodiva ogni avvenimento nel suo cuore, chiediamo che il Signore ci renda partecipi della sua Risurrezione: ci apra alla sua novità che trasforma, alle sorprese di Dio, tanto belle; ci renda uomini e donne capaci di fare memoria di ciò che Egli opera nella nostra storia personale e in quella del mondo; ci renda capaci di sentirlo come il Vivente, vivo ed operante in mezzo a noi; ci insegni, cari fratelli e sorelle, ogni giorno a non cercare tra i morti Colui che è vivo. Amen".


INTENZIONI DI PREGHIERA DEL SANTO PADRE PER APRILE 2013

Città del Vaticano, 30 marzo 2013 (VIS). Di seguito riportiamo le intenzioni per il mese di aprile affidate dal Papa all'Apostolato della preghiera:

Generale: "Perché la celebrazione pubblica e orante della fede sia sorgente di vita per i fedeli".

Missionaria: "Perché la Chiese particolari dei territori di missione siano segno e strumento di speranza e di risurrezione".


AVVISO

Città del Vaticano, 31 marzo 2013 (VIS). Abitualmente durante la Settimana Santa il servizio del V.I.S. non viene trasmesso, ma quest'anno, eccezionalmente, il Vatican Information Service ha trasmesso tutte le notizie relative alle celebrazioni presiedute dal nuovo Papa Francesco durante il Triduo Pasquale.

Nell'augurare a tutti i nostri lettori Buona Pasqua informiamo che domani, lunedì 1° e martedì 2 aprile, giorni di vacanza in Vaticano, il servizio del V.I.S. non sarà trasmesso. Le trasmissioni riprenderanno mercoledì 3 aprile.

sabato 30 marzo 2013

IL PAPA: "MI PONGO ANCH’IO CON VOI DAVANTI ALLA SACRA SINDONE"

Città del Vaticano, 30 marzo 2013 (VIS). Dalle ore 17:15 alle ore 18:40 di oggi, Sabato Santo, viene effettuata nella Cattedrale di Torino un’ostensione straordinaria della Sindone, trasmessa da RaiUno in mondovisione. L’iniziativa si colloca nell’ambito dell’Anno della Fede indetto dal Santo Padre Benedetto XVI.

Per l’occasione, Papa Francesco ha registrato un video-messaggio, il cui testo pubblichiamo di seguito:

"Cari fratelli e sorelle,

mi pongo anch’io con voi davanti alla sacra Sindone, e ringrazio il Signore che ci offre, con gli strumenti di oggi, questa possibilità.

Anche se avviene in questa forma, il nostro non è un semplice osservare, ma è un venerare, è uno sguardo di preghiera. Direi di più: è un lasciarsi guardare. Questo Volto ha gli occhi chiusi, è il volto di un defunto, eppure misteriosamente ci guarda, e nel silenzio ci parla. Come è possibile? Come mai il popolo fedele, come voi, vuole fermarsi davanti a questa Icona di un Uomo flagellato e crocifisso? Perché l’Uomo della Sindone ci invita a contemplare Gesù di Nazaret. Questa immagine – impressa nel telo – parla al nostro cuore e ci spinge a salire il Monte del Calvario, a guardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzio eloquente dell’amore.

Lasciamoci dunque raggiungere da questo sguardo, che non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore. Ascoltiamo ciò che vuole dirci, nel silenzio, oltrepassando la stessa morte. Attraverso la sacra Sindone ci giunge la Parola unica ed ultima di Dio: l’Amore fatto uomo, incarnato nella nostra storia; l’Amore misericordioso di Dio che ha preso su di sé tutto il male del mondo per liberarci dal suo dominio. Questo Volto sfigurato assomiglia a tanti volti di uomini e donne feriti da una vita non rispettosa della loro dignità, da guerre e violenze che colpiscono i più deboli… Eppure il Volto della Sindone comunica una grande pace; questo Corpo torturato esprime una sovrana maestà. È come se lasciasse trasparire un’energia contenuta ma potente, è come se ci dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza; la forza dell’amore di Dio, la forza del Risorto vince tutto.

Per questo, contemplando l’Uomo della Sindone, faccio mia, in questo momento, la preghiera che san Francesco d’Assisi pronunciò davanti al Crocifisso:

Altissimo e glorioso Dio,
illumina le tenebre del cuore mio.
E dammi fede retta, speranza certa, carità perfetta,
senno e conoscimento, Signore,
che faccia il tuo santo e verace comandamento. Amen".

PAPA FRANCESCO: IN QUESTA NOTTE DEVE RIMANERE UNA SOLA PAROLA, CHE È LACROCE STESSA.

Città del Vaticano, 30 marzo 2013 (VIS). Alle 17:00 di ieri, Venerdì Santo, il Santo Padre ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la celebrazione della Passione del Signore. Durante la Liturgia della Parola è stato riascoltato il racconto della Passione secondo Giovanni, quindi il Predicatore della Casa Pontificia, Padre Raniero Cantalamessa, O.F.M.Cap., ha tenuto l'omelia. La Liturgia della Passione è proseguita con la Preghiera universale e l'adorazione della Santa Croce e si è conclusa con la Santa Comunione.

Alle 21:15, il Santo Padre Francesco ha presieduto per la prima volta il pio esercizio della Via Crucis al Colosseo. I testi delle meditazioni e delle preghiere proposte quest’anno per le stazioni della Via Crucis sono stati preparati da due giovani libanesi, guidati dal Cardinale Béchara Boutros Raï, O.M.M., Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano). Le immagini del libretto ad uso dei fedeli riproducevano le stazioni realizzate da un anonimo francescano di Betlemme del secolo XIX. Più di centomila persone, fra le quali moltissimi giovani, e un nutrito gruppo proveniente dal Libano, hanno preso parte alla Via Crucis.

Il Santo Padre ha seguito la Via Crucis, trasmessa in mondovisione, da un piccolo palco sulle pendici del Palatino. Le torce accanto alla Croce sono state tenute da due giovani della Diocesi di Roma e da due giovani libanesi, mentre la Croce è stata portata, oltre che dal Cardinale Agostino Vallini, Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma, da due seminaristi cinesi, da due frati francescani della Custodia di Terra Santa, da due religiose dell’Africa e da due religiose del Libano, da due giovani del Brasile, da due famiglie provenienti dall’Italia e dall’India e da un malato dell’UNITALSI.

Al termine della Via Crucis, il Papa Francesco ha rivolto le parole che riportiamo di seguito:

"Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio di aver partecipato numerosi a questo momento di intensa preghiera. E ringrazio anche tutti coloro che si sono uniti a noi tramite i mezzi di comunicazione, specialmente le persone malate e anziane.

Non voglio aggiungere tante parole. In questa notte deve rimanere una sola parola, che è la Croce stessa. La Croce di Gesù è la Parola con cui Dio ha risposto al male del mondo. A volte ci sembra che Dio non risponda al male, che rimanga in silenzio. In realtà Dio ha parlato, ha risposto, e la sua risposta è la Croce di Cristo: una Parola che è amore, misericordia, perdono. È anche giudizio: Dio ci giudica amandoci. Ricordiamo questo: Dio ci giudica amandoci. Se accolgo il suo amore sono salvato, se lo rifiuto sono condannato, non da Lui, ma da me stesso, perché Dio non condanna, Lui solo ama e salva.

Cari fratelli, la parola della Croce è anche la risposta dei cristiani al male che continua ad agire in noi e intorno a noi. I cristiani devono rispondere al male con il bene, prendendo su di sé la Croce, come Gesù. Questa sera abbiamo sentito la testimonianza dei nostri fratelli del Libano: sono loro che hanno composto queste belle meditazioni e preghiere. Li ringraziamo di cuore per questo servizio e soprattutto per la testimonianza che ci danno. Lo abbiamo visto quando il Papa Benedetto è andato in Libano: abbiamo visto la bellezza e la forza della comunione dei cristiani di quella Terra e dell’amicizia di tanti fratelli musulmani e di molti altri. È stato un segno per il Medio Oriente e per il mondo intero: un segno di speranza.

Allora continuiamo questa Via Crucis nella vita di tutti i giorni. Camminiamo insieme sulla via della Croce, camminiamo portando nel cuore questa Parola di amore e di perdono. Camminiamo aspettando la Risurrezione di Gesù, che ci ama tanto. È tutto amore".

venerdì 29 marzo 2013

IL PAPA A CASAL DEL MARMO: "COME PRETE E COME VESCOVO DEVO ESSERE AL VOSTRO SERVIZIO"

Città del Vaticano, 29 marzo 2013 (VIS). Alle 17.00 di ieri pomeriggio, Giovedì Santo, Papa Francesco si è recato all’Istituto Penale per Minori di Casal del Marmo ed alle 17:30 ha celebrato la Messa "in Coena Domini", la prima Messa del Triduo Pasquale, per i cinquanta ragazzi e ragazze detenuti nel carcere minorile situato fuori Roma. Il Papa ha lavato i piedi a dieci ragazzi e due ragazze e nell'omelia ha sottolineato il dovere di aiutare gli altri: "Come prete e come vescovo devo essere al vostro servizio. Ma è un dovere che mi viene dal cuore: lo amo".

Al momento della lavanda dei piedi, Papa Francesco si è inginocchiato per sei volte, ogni volta ha lavato i piedi a due dei giovani che erano vicini. Il Santo Padre ha versato l'acqua, asciugato i piedi dei ragazzi e poi baciato uno dei piedi di ognuno dei giovani. Due dei giovani alle quali ha lavato i piedi erano ragazze, una italiana e l'altra proveniente da un paese dell'Europa dell'est. Di seguito pubblichiamo il testo completo dell'omelia che il Pontefice ha pronunciato dopo la lettura del Vangelo:

"Questo è commovente. Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli. Pietro non capiva nulla, rifiutava. Ma Gesù gli ha spiegato. Gesù - Dio - ha fatto questo! E Lui stesso spiega ai discepoli: 'Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come ho fatto io' (Gv 13,12-15). È l’esempio del Signore: Lui è il più importante e lava i piedi, perché fra noi quello che è il più alto deve essere al servizio degli altri. E questo è un simbolo, è un segno, no?

Lavare i piedi è: 'io sono al tuo servizio'. E anche noi, fra noi, non è che dobbiamo lavare i piedi tutti i giorni l’uno all’altro, ma che cosa significa questo? Che dobbiamo aiutarci, l’un l’altro. A volte mi sono arrabbiato con uno, con un’altra … ma… lascia perdere, lascia perdere, e se ti chiede un favore, fatelo. Aiutarci l’un l’altro: questo Gesù ci insegna e questo è quello che io faccio, e lo faccio di cuore, perché è mio dovere. Come prete e come vescovo devo essere al vostro servizio. Ma è un dovere che mi viene dal cuore: lo amo. Amo questo e amo farlo perché il Signore così mi ha insegnato. Ma anche voi, aiutateci: aiutateci sempre. L’un l’altro. E così, aiutandoci, ci faremo del bene. Adesso faremo questa cerimonia di lavarci i piedi e pensiamo, ciascuno di noi pensi: 'Io davvero sono disposta, sono disposto a servire, ad aiutare l’altro?'. Pensiamo questo, soltanto. E pensiamo che questo segno è una carezza di Gesù, che fa Gesù, perché Gesù è venuto proprio per questo: per servire, per aiutarci".

Con il Santo Padre hanno concelebrato il Cardinale Vicario Agostino Vallini, l'Arcivescovo Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato per gli Affari Generali, il Monsignor Alfred Xuereb, Segretario del Papa, il Cappellano del carcere minorile, il Padre cappuccino Gaetano Greco ed un suo confratello. Hanno preso parte alla Messa, celebrata nella Cappella dedicata al "Padre misericordioso", circa 50 giovani fra i quali 11 ragazze, tutti detenuti nel carcere. Al termine Papa Francesco ha salutato la Famiglia dell'Istituto nella palestra del carcere, presente il Ministro della Giustizia italiana, Paola Severino. I giovani dell'Istituto di pena hanno donato al Papa un crocifisso di legno ed un inginocchiatoio, sempre in legno, realizzati da loro stessi nel laboratorio artigianale di Casal del Marmo.

Prima della partenza, Papa Francesco ha ringraziato i giovani per la loro accoglienza e ha detto loro: "Non lasciatevi rubare la speranza!". Un giovane ha chiesto al Papa perché avesse deciso di recarsi in visita nell'Istituto penitenziario ed il Papa ha risposto che a spingerlo era stato un sentimento che è venuto dal cuore. Prima di decidere la visita a Casal del Marmo, il Papa aveva chiesto: "Dove sono quelli che forse mi aiuteranno di più ad essere umile, ad essere servitore come deve essere un vescovo? Dove sono quelli a cui piacerebbe una mia visita? E mi hanno detto "Casal del Marmo, forse". E quando me l'hanno detto, sono venuto qui. Ma dal cuore è venuto quello, soltanto. Le cose del cuore non hanno spiegazione, vengono solo. Grazie, eh!". Papa Francesco, prima di congedarsi ha infine salutato tutti con queste parole: "Adesso mi congedo. Grazie tante della vostra accoglienza. Pregate per me e non lasciatevi rubare la speranza. Sempre avanti!. Grazie tante!".

VARIAZIONI NELLO SCUDO PAPALE

 
Città del Vaticano, 29 marzo 2013 (VIS). Il sito web del Vaticano ha pubblicato la nuova versione dello scudo papale che prevede la modifica della stella, che invece di 5 punte ne ha 8, come le 8 beatitudini. È stato modificato graficamente anche il fiore di nardo, che indica San Giuseppe, Patrono della Chiesa universale, ora molto più simile al disegno del fiore. Infine, il motto "miserando atque eligendo" è stato inserito in un cartiglio bianco con bordi rossi, sottostante lo scudo. Il simbolo dei Gesuiti rimane invariato. Ulteriori particolari sullo scudo si trovano su http://visnews-ita.blogspot.it di martedì 19 marzo, "Lo scudo di Francesco".






giovedì 28 marzo 2013

IL PAPA AI SACERDOTI: L'INSODDISFAZIONE DI ALCUNI DERIVA DALL'USCIRE POCO DA SE STESSI

Città del Vaticano, 28 marzo 2013 (VIS). Nell'omelia della Santa Messa del Crisma Papa Francesco ha detto ai sacerdoti del mondo intero: "Il sacerdote che esce poco da sé, che unge poco (...) si perde il meglio del nostro popolo, quello che è capace di attivare la parte più profonda del suo cuore presbiterale. Chi non esce da sé, invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore. Tutti conosciamo la differenza: l’intermediario e il gestore 'hanno già la loro paga' e siccome non mettono in gioco la propria pelle e il proprio cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce dal cuore. Da qui deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità, invece di essere pastori con 'l’odore delle pecore' - questo io vi chiedo: siate pastori con l''odore delle pecore', che si senta quello -; invece di essere pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini".

Nella solenne Messa crismale del Giovedì Santo celebrata nella Basilica di San Pietro, presieduta dal Santo Padre e concelebrata dai Cardinali, dai Patriarchi, dagli Arcivescovi, Vescovi, Presbiteri (diocesani e religiosi) presenti a Roma (circa 2.000 e più di 10.000 fedeli), Papa Francesco ha anche sottolineato che: "Il buon sacerdote si riconosce da come viene unto il suo popolo; questa è una prova chiara. (...) Non è precisamente nelle autoesperienze o nelle introspezioni reiterate che incontriamo il Signore: i corsi di autoaiuto nella vita possono essere utili, però vivere la nostra vita sacerdotale passando da un corso all’altro, di metodo in metodo, porta a diventare pelagiani, a minimizzare il potere della grazia, che si attiva e cresce nella misura in cui, con fede, usciamo a dare noi stessi e a dare il Vangelo agli altri".

Papa Francesco ha ricordato il giorno dell'ordinazione ed ha spiegato il significato dell'unzione sacerdotale: "essere per " gli altri. "Quando ci rivestiamo con la nostra umile casula può farci bene sentire sopra le spalle e nel cuore il peso e il volto del nostro popolo fedele, dei nostri santi e dei nostri martiri, che in questo tempo sono tanti!"

La bellezza di quanto è liturgico, ha sottolineato Papa Francesco "non è semplice ornamento e gusto per i drappi, bensì presenza della gloria del nostro Dio che risplende nel suo popolo vivo e confortato (...). L'unzione, cari fratelli, non è per profumare noi stessi e tanto meno perché la conserviamo in un'ampolla, perché l'olio diventerebbe rancido ... e il cuore amaro".

Nell'esortare i sacerdoti alla loro missione pastorale, il Papa ha commentato: "La nostra gente gradisce il Vangelo predicato con l'unzione, gradisce quando il Vangelo che predichiamo giunge alla sua vita quotidiana, quando scende come l'olio di Aronne fino ai bordi della realtà, quando illumina le situazioni limite, 'le periferie' dove il popolo fedele è più esposto all'invasione di quanti vogliono saccheggiare la sua fede. La gente ci ringrazia perché sente che abbiamo pregato con le realtà della sua vita di ogni giorno, le sue pene e le sue gioie, le sue angustie e le sue speranze. E quando sente che il profumo dell'Unto, di Cristo, giunge attraverso di noi, è incoraggiata ad affidarci tutto quello che desidera arrivi al Signore: 'preghi per me, padre, perché ho questo problema', 'mi benedica, padre', 'preghi per me'".

"Ciò che intendo sottolineare - ha aggiunto il Papa - è che dobbiamo ravvivare sempre la grazia e intuire in ogni richiesta, a volte inopportuna, a volte puramente materiale o addirittura banale - ma lo è solo apparentemente - il desiderio della nostra gente di essere unta con l'olio profumato, perché sa che noi lo abbiamo. Intuire e sentire, come sentì il Signore l'angoscia piena di speranza dell'emorroissa quando toccò il lembo del suo mantello".

Al termine dell'omelia, il Santo Padre, ha esortato i fedeli laici con queste parole: "siate vicini ai vostri sacerdoti con l'affetto e con la preghiera perché siano sempre Pastori secondo il cuore di Dio".

Nella Messa del Crisma che apre il Triduo Pasquale della Settimana Santa e che si celebra in tutte le cattedrali del mondo, i sacerdoti rinnovano le promesse sacerdotali, di povertà, castità e obbedienza. Il Papa benedice gli oli dei catecumeni e degli infermi e il crisma - olio misto a profumo - che viene impiegato nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell'Ordine.






PROMULGAZIONE DI DECRETI

Città del Vaticano, 28 marzo 2013 (VIS). Mercoledì 27 marzo 2013, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza il Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti:

MIRACOLO:

- attribuito all'intercessione della Venerabile Serva di Dio Maria Teresa Bonzel (al secolo: Regina Cristina Guglielmina), Fondatrice delle Povere Suore Francescane dell'Adorazione Perpetua di Olpe; nata ad Olpe (Germania) il 17 settembre 1830 ed ivi morta il 6 febbraio 1905.

MARTIRIO

- Servi di Dio Emanuele Basulto Jiménez, Vescovo di Jaén (Spagna), e 5 Compagni; uccisi in odio alla Fede in Spagna tra il 1936 e il 1937;

- Servi di Dio Giuseppe Massimo Moro Briz e 4 Compagni, Sacerdoti della Diocesi di Ávila (Spagna); uccisi in odio alla Fede in Spagna nel 1936;

- Servo di Dio Vladimiro Ghika, Sacerdote diocesano; nato ad Istanbul (Turchia) il 25 dicembre 1873 e ucciso in odio alla Fede a Bucarest (Romania) il 16 maggio 1954;

- Servi di Dio Gioacchino Jovaní Marín e 14 Compagni, della Società dei Sacerdoti Operai Diocesani; uccisi in odio alla Fede in Spagna tra il 1936 e il 1938;

- Servi di Dio Andrea da Palazuelo (al secolo: Michele Francesco González Ganzález), Sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, e 31 Compagni; uccisi in odio alla Fede in Spagna tra il 1936 e il 1937;

- Servo di Dio Giuseppe Girotti, Sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Predicatori; nato ad Alba (Italia) il 19 luglio 1905 e ucciso in odio alla Fede a Dachau (Germania) nel 1945;

- Servo di Dio Stefano Sándor, Laico professo della Società di San Francesco di Sales; nato a Szolnok (Ungheria) il 26 ottobre 1914 ed ucciso in odio alla Fede a Budapest (Ungheria) l'8 giugno 1953;

- Servo di Dio Rolando Rivi, Alunno del Seminario; nato a San Valentino di Castellarano (Italia) il 7 gennaio 1931 e ucciso in odio alla Fede a Piane di Monchio (Italia) il 13 aprile 1945.

VIRTÙ EROICHE

- Servo di Dio Eladio Mozas Santamera, Sacerdote diocesano, Fondatore delle Suore Giuseppine della Ss.ma Trinità; nato a Miedes de Atienza (Spagna) il 18 febbraio 1837 e morto a Plasencia (Spagna) il 18 marzo 1897;

- Servo di Dio Emanuele Aparicio Navarro, Sacerdote diocesano; nato a Madrid (Spagna) l'11 dicembre 1902 ed ivi morto il 28 agosto 1964;

- Servo di Dio Mosè Lira Serafín, Sacerdote professo dei Missionari dello Spirito Santo, Fondatore della Congregazione dei Missionari della Carità di Maria Immacolata; nato a Tlatempa (Messico) il 16 settembre 1893 e morto a Città del Messico (Messico) il 25 giugno 1950;

- Servo di Dio Generoso del Ss.mo Crocifisso (al secolo: Angelo Fontanarosa), Sacerdote professo della Congregazione della Passione di Gesù Cristo; nato a Vetralla (Italia) il 6 novembre 1881 e morto a Mascalucia (Italia) il 9 gennaio 1966;

- Servo di Dio Olinto Marella, Sacerdote diocesano; nato a Pellestrina (Italia) il 14 giugno 1882 e morto a San Lazzaro di Savena (Italia) il 6 settembre 1969;

- Servo di Dio Antonio Kowalczyk, Fratello Laico della Congregazione dei Missionari Oblati della Beata Vergine Maria Immacolata; nato a Dzierzanów (Polonia) il 4 giugno 1866 e morto a Edmonton (Canada) il 10 luglio 1947;
- Serva di Dio Silvia Cardoso Ferreira da Silva, Laica; nata a Paços de Ferreira (Portogallo) il 26 luglio 1882 e morta a Porto (Portogallo) il 2 novembre 1950.



ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 28 marzo 2013 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Vescovo Mario Aurelio Poli, Arcivescovo Metropolita dell'Arcidiocesi di Buenos Aires (superficie: 203; popolazione: 2.891.082; cattolici: 2.647.000; sacerdoti: 834; religiosi: 2.379; diaconi permanenti: 7), Argentina. L'Arcivescovo eletto è nato a Buenos Aires (Argentina), nel 1947 ed è stato ordinato sacerdote nel 1978. Dal 1978 al 1980 è stato Vicario parrocchiale nella Parrocchia di San Cayetano; dal 1980 al 1987 è stato Superiore nel Seminario Maggiore; dal 1988 al 1991 è stato Cappellano delle Siervas del Espíritu Santo; dal 1988 al 1992 è stato Assistente ecclesiastico dell’Associazione laicale Fraternidades y Agrupaciones Santo Tomás de Aquino. È stato anche Direttore dell’Istituto Vocazionale «San José» (corso propedeutico al Seminario Maggiore). È stato membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio presbiterale. Dal 1980 ha insegnato Storia Ecclesiastica nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Cattolica Argentina. Nel 2002 è stato nominato Vescovo Ausiliare di Buenos Aires ed ha ricevuto l’Ordinazione episcopale il 20 aprile 2002. Nel 2008 è stato nominato Vescovo residenziale della Diocesi di Santa Rosa. In seno alla Conferenza Episcopale Argentina è stato membro della Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica e di quella per i Ministeri. Attualmente è Presidente della Commissione Episcopale per la Catechesi e la Pastorale Biblica.

mercoledì 27 marzo 2013

PRIMA UDIENZA GENERALE DI PAPA FRANCESCO: SEGUIRE GESÙ VUOL DIRE IMPARARE AD USCIRE DA NOI STESSI

Città del Vaticano, 27 marzo 2013 (VIS). "Sono lieto di accogliervi in questa mia prima Udienza generale", ha detto Papa Francesco alle migliaia di fedeli convenuti in Piazza San Pietro per ascoltare la prima catechesi del Vescovo di Roma. "Con grande riconoscenza e venerazione - ha proseguito il Santo Padre - raccolgo il 'testimone' dalle mani del mio amato predecessore Benedetto XVI. Dopo la Pasqua riprenderemo le catechesi dell’Anno della fede. Oggi vorrei soffermarmi sulla Settimana Santa. Con la Domenica delle Palme abbiamo iniziato questa Settimana – centro di tutto l’Anno Liturgico – in cui accompagniamo Gesù nella sua Passione, Morte e Risurrezione".

"Ma - si è chiesto il Papa - che cosa può voler dire vivere la Settimana Santa per noi? Che cosa significa seguire Gesù nel suo cammino sul Calvario verso la Croce e la Risurrezione? Nella sua missione terrena, Gesù ha percorso le strade della Terra Santa; ha chiamato dodici persone semplici perché rimanessero con Lui, condividessero il suo cammino e continuassero la sua missione (...). Ha parlato a tutti, senza distinzione, ai grandi e agli umili, al giovane ricco e alla povera vedova, ai potenti e ai deboli; ha portato la misericordia e il perdono di Dio; ha guarito, consolato, compreso; ha dato speranza; ha portato a tutti la presenza di Dio che si interessa di ogni uomo e ogni donna, come fa un buon padre e una buona madre verso ciascuno dei suoi figli".

"Dio - ha sottolineato Papa Francesco - non ha aspettato che andassimo da Lui, ma è Lui che si è mosso verso di noi (...). Gesù ha vissuto le realtà quotidiane della gente più comune: (...) ha pianto davanti alla sofferenza di Marta e Maria per la morte del fratello Lazzaro (...); ha subito anche il tradimento di un amico. In Lui Dio ci ha dato la certezza che è con noi, in mezzo a noi. (...) Gesù non ha casa perché la sua casa è la gente, siamo noi, la sua missione è aprire a tutti le porte di Dio, essere la presenza di amore di Dio".

"Nella Settimana Santa noi viviamo il vertice di questo cammino, di questo disegno di amore che percorre tutta la storia dei rapporti tra Dio e l’umanità. Gesù entra in Gerusalemme per compiere l’ultimo passo, in cui riassume tutta la sua esistenza: si dona totalmente, non tiene nulla per sé, neppure la vita. Nell’Ultima Cena, con i suoi amici, condivide il pane e distribuisce il calice 'per noi'. Il Figlio di Dio si offre a noi, consegna nelle nostre mani il suo Corpo e il suo Sangue per essere sempre con noi (...). E nell’Orto degli Ulivi, come nel processo davanti a Pilato, non oppone resistenza, si dona".

"Gesù non vive questo amore che conduce al sacrificio in modo passivo o come un destino fatale; certo non nasconde il suo profondo turbamento umano di fronte alla morte violenta, ma si affida con piena fiducia al Padre. Gesù si è consegnato volontariamente alla morte (...) per dimostrare il suo amore per noi. (...) Ciascuno di noi può dire: Gesù mi ha amato e ha consegnato se stesso per me".

"Che cosa significa tutto questo per noi? Significa che questa è anche la mia, la tua, la nostra strada. Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore, (...) vuol dire imparare ad uscire da noi stessi (...) per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto".

"Vivere la Settimana Santa è entrare sempre più nella logica di Dio, nella logica della Croce, che non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita. È entrare nella logica del Vangelo. Seguire, accompagnare Cristo, rimanere con Lui esige un 'uscire' (...) da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio. Dio è uscito da se stesso per venire in mezzo a noi, (...) per portarci la misericordia di Dio che salva e dona speranza. Anche noi, se vogliamo seguirlo e rimanere con Lui, non dobbiamo accontentarci di restare nel recinto delle novantanove pecore, dobbiamo 'uscire', cercare con Lui la pecorella smarrita, quella più lontana".

"Spesso - ha affermato il Papa - ci accontentiamo di qualche preghiera, di una Messa domenicale distratta e non costante, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo questo coraggio di 'uscire' per portare Cristo. Siamo un po’ come san Pietro. Non appena Gesù parla di passione, morte e risurrezione, di dono di sé, di amore verso tutti, l’Apostolo lo prende in disparte e lo rimprovera. Quello che dice Gesù sconvolge i suoi piani, appare inaccettabile, mette in difficoltà le sicurezze che si era costruito, la sua idea di Messia. E Gesù (...) rivolge a Pietro forse una delle parole più dure dei Vangeli: 'Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini'. Dio pensa sempre con misericordia (...) come il padre che attende il ritorno del figlio e gli va incontro, lo vede venire quando è ancora lontano… il segno che lo aspettava di cuore nella terrazza della sua casa; Dio pensa come il samaritano che non passa vicino al malcapitato commiserandolo o guardando dall'altra parte, ma soccorrendolo senza chiedere nulla in cambio; senza chiedere se era ebreo, se era pagano, se era samaritano, se era ricco, se era povero".

"La Settimana Santa - ha concluso Papa Francesco - è un tempo di grazia che il Signore ci dona per aprire le porte del nostro cuore, della nostra vita, delle nostre parrocchie - che pena tante parrocchie chiuse! - dei movimenti, delle associazioni, ed 'uscire' incontro agli altri, farci noi vicini per portare la luce e la gioia della nostra fede. Uscire sempre! E questo con amore e con la tenerezza di Dio".

Al termine della catechesi e delle sintesi nelle diverse lingue che sono state lette dai lettori, il Papa ha salutato tutti i gruppi in italiano. Ancora in italiano si è rivolto agli universitari che partecipano all'incontro internazionale promosso dalla Prelatura dell'Opus Dei, ringraziandoli per le loro preghiere e per il loro affetto al Papa. "Con la vostra presenza nel mondo universitario, ognuno di voi possa realizzare quanto auspicava San Josemaría Escrivá: 'è in mezzo alle cose più materiali della terra che ci dobbiamo santificare, servendo Dio e tutti gli uomini'".




APPELLO DEL PAPA PERCHÉ CESSINO VIOLENZE NELLA REPUBBLICA CENTROAFRICANA

Città del Vaticano, 27 marzo 2013 (VIS). Al termine della catechesi il Santo Padre ha lanciato un appello perché cessino le violenze nella Repubblica Centroafricana. "Seguo con attenzione - ha detto - quanto sta accadendo in queste ore nella Repubblica Centroafricana e desidero assicurare la mia preghiera per tutti coloro che soffrono, in particolare per i parenti delle vittime, i feriti e le persone che hanno perso la propria casa e che sono state costrette a fuggire. Faccio appello perché cessino immediatamente le violenze e i saccheggi, e si trovi quanto prima una soluzione politica alla crisi che ridoni la pace e la concordia a quel caro Paese, da troppo tempo segnato da conflitti e divisioni".



INSEDIAMENTO DEL VESCOVO DI ROMA SULLA CATTEDRA ROMANA

Città del Vaticano, 27 marzo 2013 (VIS). La solenne Celebrazione eucaristica con l’insediamento sulla Cattedra romana del Vescovo di Roma Francesco avrà luogo nella Basilica Laterana Domenica 7 aprile, seconda Domenica di Pasqua o “della misericordia”, alle ore 17.30.

DOCUMENTARIO IN DVD SULL'ELEZIONE DI PAPA FRANCESCO

Città del Vaticano, 27 marzo 2013 (VIS). "Francesco - Elezione di un Papa che viene dalla fine del mondo" è il titolo del documentario realizzato dal Centro Televisivo Vaticano, in collaborazione con l'"Officina della Comunicazione" (OC), con Rai Eri e con il quotidiano "Il Corriere della Sera". In formato DVD, sarà in vendita nelle edicole il 2 aprile prossimo.

Il documentario presenta la rinuncia di Papa Benedetto XVI, i giorni della Sede Vacante e il Conclave che ha portato all'elezione del Cardinale Jorge Mario Bergoglio al soglio pontificio, e ricostruisce attraverso le immagini e le interviste inedite a quattro Cardinali - Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro; Oscar Rodriguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras); Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ed Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio - le fasi più importanti di questo periodo, culminato con l'incontro dei due Pontefici, sabato scorso a Castel Gandolfo.

Il DVD sarà in edicola con "Il Corriere della Sera", al prezzo aggiuntivo, in Italia, di 10,90 euro. Realizzato in tempi record, è stato presentato questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede, dall'Arcivescovo Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali; dal Monsignor Dario Eduardo Viganò, Direttore del Centro Televisivo Vaticano e dal Dottor Ferruccio De Bortoli, Direttore de "Il Corriere della Sera".


martedì 26 marzo 2013

PAPA FRANCESCO: MESSA "IN COENA DOMINI" SIA SEMPLICE E INTIMA

Città del Vaticano, 26 marzo 2013 (VIS). La Santa Messa che Papa Francesco celebrerà il Giovedì Santo nella Cappella dell'Istituto Penale Minorile (IPM) di Casal del Marmo sarà per sua espressa volontà molto semplice, ha informato Padre Federico Lombardi, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Insieme al Papa concelebreranno il Cardinale Agostino Vallini, Suo Vicario Generale per la Diocesi di Roma, il Padre Gaetano Greco, cappellano del carcere minorile. Saranno presenti due diaconi: Fra Roi Jenkins Albuen, terziario cappuccino dell'Addolorata ed il Padre colombiano Pedro Acosta.

Alla celebrazione prenderanno parte circa 50 giovani, fra cui 11 ragazze, tutti ospiti dell'Istituto di pena. Il Papa laverà i piedi a dodici giovani di nazionalità e confessione religiosa diversa. Le letture e la preghiera dei fedeli saranno letti dai giovani ospiti.

Al termine della Messa il Papa incontrerà i giovani e il personale dell'IPM nella palestra dell'Istituto. È prevista la partecipazione di 150 persone. Tra la autorità presenti è da segnalare il ministro della Giustizia Paola Severino, il Capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile, Presidente Caterina Chinnici, il Comandante della Polizia Penitenziaria I.P.M. Casal del marmo, Saulo Patrizi e la Direttrice di Casal del Marmo, Liana Giambartolomei.

I giovani doneranno al Papa un crocifisso in legno e un inginocchiatoio sempre in legno, realizzato da loro stessi nel laboratorio artigianale di Casal del Marmo, mentre il Santo Padre regalerà uova e colombe pasquali a tutti.

Dato il carattere intimo della visita pastorale, la presenza dei giornalisti sarà limitata all'esterno dell'edificio e non ci sarà una trasmissione televisiva in diretta.

TELEGRAMMA DI PAPA FRANCESCO AL RABBINO CAPO DELLA COMUNITÀ EBRAICA DI ROMA IN OCCASIONE DELLA PASQUA EBRAICA

Città del Vaticano, 26 marzo 2013 (VIS). Papa Francesco ha indirizzato un telegramma di auguri al Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Di Segni, per la festa di "Pesach", la Pasqua ebraica che cade oggi, 26 marzo.

Il Vescovo di Roma ringrazia il Rabbino per la sua presenza alle celebrazioni di inizio del suo Ministero Petrino, ed estende a tutta la comunità ebraica di Roma "gli auguri più fervidi per la grande festa di Pesach".".

"L'Onnipotente, che ha liberato il suo popolo dalla schiavitù dell'Egitto per guidarlo alla terra promessa, continui a liberarvi da ogni male e ad accompagnarvi con la sua benedizione. Vi chiedo di pregare per me, mentre assicuro la mia preghiera per voi, confidando di poter approfondire i legami di stima e di amicizia reciproca".

Il testo del telegramma è stato pubblicato sulla prima pagina del sito web della comunità ebraica di Roma, nella quale si rende noto che il Rabbino Di Segni ha accolto con grande piacere gli auguri del Pontefice che ringrazierà di qui a poco porgendo a sua volta al Papa i suoi migliori auguri per la Pasqua cristiana.

MESSA IN COENA DOMINI IN FORMA RISERVATA ESCLUSIVAMENTE AI RAGAZZI E AL PERSONALE IN SERVIZIO PRESSO L'ISTITUTO PENALE MINORILE DI CASAL DEL MARMO

Città del Vaticano, 26 marzo 2013 (VIS). Un Comunicato del Ministero della Giustizia italiano, pubblicato questa mattina, rende noto che La Messa "in coena Domini" che Papa Francesco celebrerà nella Cappella dell'Istituto Penale Minorile di Roma Casal del Marmo (IPM) si svolgerà in forma riservata esclusivamente ai ragazzi e al personale in servizio presso l'Istituto, alla presenza del Ministro della Giustizia Paola Severino e del Capo del Dipartimento Giustizia Minorile Caterina Chinnici.

Al termine della cerimonia religiosa, il Papa incontrerà i ragazzi e il personale di Casal del Marmo nella palestra dell'Istituto. L'accesso dei giornalisti al complesso penitenziario sarà limitato all'area esterna dell'Istituto, e le immagini della visita del Pontefice saranno a cura del Centro Televisivo Vaticano che provvederà a trasmetterle alle emittenti interessate.

NEL MESSAGGIO PASQUALE I CAPI DELLE CHIESE CRISTIANE DI GERUSALEMME RICORDANO VITTIME VIOLENZA E OPPRESSIONE

Città del Vaticano, 26 marzo 2013 (VIS). Nel Messaggio di Pasqua i Capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme invitano i fedeli di tutto il mondo a recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa e lanciano un appello ecumenico a "visitare le nostre Chiese, a camminare con le pietre vive di questa Terra sulle orme di Cristo Risorto". "La presenza cristiana qui nella Città Madre della nostra fede - si legge nel testo - continua ad essere un faro di luce di Cristo risorto, del quale i primi discepoli furono testimoni davanti al sepolcro vuoto".

"Invitiamo - prosegue il messaggio - tutti gli uomini di fede e di buona volontà del mondo, in particolare quelli che rivestono ruoli di autorità, a lottare per la giustizia e la pace tra le nazioni. In particolare preghiamo per la Siria, Libano, Palestina e Israele, Egitto, in Iraq, e ovunque ci siano agitazioni politiche. Preghiamo per tutte le vittime della violenza e dell'oppressione, per i prigionieri, per chi vive con la mancanza di sicurezza, e coloro che sono sfollati e rifugiati, soprattutto qui nella nostra terra".

I Capi delle Chiese cristiane concludono il messaggio chiedendo a tutti coloro che non possono recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa, di "sostenere i popoli di questa terra nelle loro preghiere" e sottolineano che la presenza cristiana nella regione continua a diminuire.

MONSIGNOR CHULLIKATT ALL'O.N.U.: UN TRATTATO CHE PROIBISCA IL TRASFERIMENTO DI ARMI QUANDO DIA LUOGO A VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI

Città del Vaticano, 26 marzo 2013 (VIS). "È necessario adottare un trattato che proibisca il trasferimento di armi quando dia luogo a violazioni di diritti umani e umanitari", ha affermato l'Arcivescovo Francis Chullikatt, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite, nel corso della Conferenza Finale delle Nazioni unite sul Trattato del Commercio delle Armi in corso fino al 28 marzo a New York.

Nel suo intervento l'Arcivescovo Chullikatt ha invitato le delegazioni dei diversi paesi a lavorare insieme e consensualmente per dar vita ad uno storico trattato che controlli il commercio internazionale di armi. L'Arcivescovo ha inoltre ricordato che dall'inizio dei negoziati la Santa Sede ha sollecitato "un Trattato sul Commercio delle Armi forte, efficace e credibile, che abbia un impatto reale e duraturo su tutte le popolazioni che aspirano a vivere in un mondo più sicuro e protetto".

La Santa Sede ha altresì "sottolineato che un sistema responsabile di commercio internazionale delle armi deve fornire forti protezioni contro il trasferimento di armi verso paesi in cui tali armi sono usate contro le popolazioni civili, in violazione alle leggi internazionalmente concordate sui diritti umani ed umanitari. Inoltre, la Santa Sede ha esortato le delegazioni a riorientare le norme del commercio delle armi: passare da una norma concepita alla luce del mero interesse economico ad una norma che assegni importanza primaria agli interessi umani ed alla protezione della vita umana e della famiglia", ha concluso il Presule.
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