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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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martedì 28 gennaio 2014

TRENTACINQUE VESCOVI A CUBA PER MIGLIORARE LE STRATEGIE DELLA COMUNICAZIONE ECCLESIALE

Città del Vaticano, 28 gennaio 2014 (VIS). Nel febbraio prossimo, all'Avana (Cuba), il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali organizza un Seminario sulla comunicazione. Nel corso dell'incontro, della durata di quattro giorni, trentacinque Vescovi dell'America Centrale e del Caribe rifletteranno sul significato della comunicazione nel mondo attuale, sul modo di comunicare e sull'oggetto della comunicazione.

L'Arcivescovo Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ha annunciato che il Seminario avrà come punto di partenza il Messaggio del Papa per la Giornata delle Comunicazioni Sociali: "Comunicazione al servizio di una autentica cultura dell'incontro", con l'obiettivo di offrire ai Vescovi gli strumenti per migliorare le strategie della comunicazione nelle loro diocesi.

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 28 gennaio 2014 (VIS). Il Santo Padre Francesco ha nominato Segretario del Collegio Cardinalizio l'Arcivescovo Ilson de Jesús Montanari, Segretario della Congregazione per i Vescovi.

IN MEMORIAM

Città del Vaticano, 28 gennaio 2014 (VIS). Di seguito riportiamo i dati relativi ai Presuli mancati nelle ultime settimane:

- Il Vescovo Arvaldis Andrejs Brumanis, emerito di Liepaja (Lettonia), il 17 dicembre, all'età di 87 anni.

- Il Cardinale Ricard María Carles Gordó, Arcivescovo emerito di Barcellona (Spagna) il 17 dicembre, all'età di 87 anni.

- Il Vescovo Francisco Manuel Vieira, emerito di Osasco, São Paulo (Brasile) il 23 dicembre, all'età di 88 anni.
- Il Vescovo Soane Lilo Foliaki, S.M., emerito di Tonga (Tonga), il 24 dicembre, all'età di 80 anni.
- Il Vescovo Joaquim Gonçalves, emerito di Vila Real (Portogallo), il 31 dicembre, all'età di 77 anni.

- Il Vescovo Salvatore Nicolosi, emerito di Noto (Italia), il 10 gennaio, all'età di 91 anni.

- Il Vescovo Alphonsus Augustus Sowada, O.S.C, emerito di Agats (Indonesia), l'11 gennaio, all'età di 80 anni.

- Il Vescovo Francis Deniau, emerito di Nevers (Francia), il 12 gennaio, all'età di 77 anni.

- Il Vescovo José de Jesús Garcia Ayala, emerito di Campeche (Messico), il 15 gennaio, all'età di 103 anni.

- Il Vescovo John Mackey, emerito di Auckland (Nuova Zelanda), il 20 gennaio, all'età di 96 anni.

- Il Vescovo Kurt Krenn, emerito di Sankt Pölten (Austria), il 25 gennaio, all'età di 77 anni.

lunedì 27 gennaio 2014

PROMULGAZIONE DECRETI

Città del Vaticano, 27 gennaio 2014 (VIS). Il Santo Padre Francesco ha ricevuto questa mattina in Udienza privata il Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell'Udienza il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti:

MARTIRIO:

- del Servo di Dio Pietro Asúa Mendía, Sacerdote diocesano; nato a Valmaseda (Vizcaya, Spagna) il 30 agosto 1890 e ucciso, in odio alla Fede, a Liendo (Santander, Spagna) il 29 agosto 1936;

VIRTÙ EROICHE

- del Servo di Dio Giuseppe Girelli, Sacerdote diocesano; italiano (1886-1978).

- del Servo di Dio Zaccaria di Santa Teresa (al secolo: Zaccaria Salteráin Vizcarra), Sacerdote professo dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi; spagnolo, (1887-1957).

- della Serva di Dio Marcella Mallet, Fondatrice delle Suore della Carità di Québec; canadese, (1805-1871).

- della Serva di Dio Maria Benedetta Arias, Fondatrice delle Suore Ancelle di Gesù nel Sacramento; argentina (1822-1894).

- della Serva di Dio Margherita del Sacro Cuore di Gesù (al secolo: Virginia De Brincat), Fondatrice delle Suore Francescane del Cuore di Gesù; maltese (1862-1952).

- della Serva di Dio Serafina (al secolo: Noemy Cinque), Suora professa della Congregazione delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo; brasiliana, (1913-1988).

- della Serva di Dio Elisabetta Sanna, vedova Laica, Terziaria professa dell'Ordine dei Minimi di San Francesco, del Sodalizio dell'Unione dell'Apostolato Cattolico fondato da San Vincenzo Pallotti; italiana, (1788-1857).

ANGELUS: DIO PREFERISCE PARTIRE DALLA PERIFERIA, DAGLI ULTIMI, PER RAGGIUNGERE TUTTI

Città del Vaticano, 26 gennaio 2014 (VIS). Gli inizi della vita pubblica di Gesù, dalla "Galilea delle genti", come viene indicata dal profeta Isaia, sono stati il tema delle riflessioni di Papa Francesco prima della recita dell'Angelus domenicale con le migliaia di persone convenute in Piazza San Pietro.

"La missione di Gesù - ha detto Papa Francesco - non parte da Gerusalemme, cioè dal centro religioso, centro anche sociale e politico, ma parte da una zona periferica, una zona disprezzata dai giudei più osservanti, a motivo della presenza in quella regione di diverse popolazioni straniere (...). È una terra di frontiera, una zona di transito dove si incontrano persone diverse per razza, cultura e religione. La Galilea diventa così il luogo simbolico per l’apertura del Vangelo a tutti i popoli. Da questo punto di vista, la Galilea assomiglia al mondo di oggi: compresenza di diverse culture, necessità di confronto e necessità di incontro. Anche noi siamo immersi ogni giorno in una 'Galilea delle genti', e in questo tipo di contesto possiamo spaventarci e cedere alla tentazione di costruire recinti per essere più sicuri, più protetti. Ma Gesù ci insegna che la Buona Novella, che Lui porta, non è riservata a una parte dell’umanità, è da comunicare a tutti. È un lieto annuncio destinato a quanti lo aspettano, ma anche a quanti forse non attendono più nulla e non hanno nemmeno la forza di cercare e di chiedere".

"Partendo dalla Galilea, Gesù ci insegna che nessuno è escluso dalla salvezza di Dio, anzi, che Dio preferisce partire dalla periferia, dagli ultimi, per raggiungere tutti. Ci insegna un metodo, il suo metodo, che però esprime il contenuto, cioè la misericordia del Padre. 'Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata. Uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo'".

"Gesù comincia la sua missione non solo da un luogo decentrato, ma anche da uomini che si direbbero, così si può dire, 'di basso profilo'. Per scegliere i suoi primi discepoli e futuri apostoli, non si rivolge alle scuole degli scribi e dei dottori della Legge, ma alle persone umili, alle persone semplici, che si preparano con impegno alla venuta del Regno di Dio. Gesù va a chiamarli là dove lavorano, sulla riva del lago: sono pescatori. Li chiama, ed essi lo seguono, subito. Lasciano le reti e vanno con Lui: la loro vita diventerà un’avventura straordinaria e affascinante".

"Il Signore chiama anche oggi! Il Signore passa per le strade della nostra vita quotidiana. Anche oggi in questo momento, qui, il Signore passa per la piazza. Ci chiama ad andare con Lui, a lavorare con Lui per il Regno di Dio, nelle 'Galilee' dei nostri tempi".

I MALATI DI LEBBRA E IL DESIDERIO DI PACE NELLE PREGHIERE DEL PAPA

Città del Vaticano, 26 gennaio 2014 (VIS). Al termine della recita dell'Angelus, in merito alla celebrazione, oggi, della Giornata mondiale dei malati di lebbra, il Santo Padre ha detto: "Questa malattia, pur essendo in regresso, purtroppo colpisce ancora molte persone in condizione di grave miseria. È importante mantenere viva la solidarietà con questi fratelli e sorelle. Ad essi assicuriamo la nostra preghiera".

Nel ricordare quanti in questi giorni hanno perso la vita nei violenti scontri in Ucraina, il Papa ha assicurato la sua preghiera per i defunti e le loro famiglie.

"Vorrei rivolgere - ha proseguito Papa Francesco - un pensiero a Cocò Campolongo, che a tre anni è stato bruciato in macchina a Cassano allo Jonio. (...) Preghiamo con Cocò, che sicuro è con Gesù in cielo, per le persone che hanno fatto questo reato, perché si pentano e si convertano al Signore".

"Nei prossimi giorni - ha detto ancora il Papa - milioni di persone, che vivono nell’Estremo Oriente o sparse in varie parti del mondo, tra cui cinesi, coreani e vietnamiti, celebrano il capodanno lunare. A tutti loro auguro un’esistenza colma di gioia e di speranza".

Prima di salutare i fedeli presenti in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha dedicato alcune parole a Maria Cristina di Savoia, vissuta nella prima metà del secolo diciannovesimo, regina delle due Sicilie, proclamata Beata sabato scorso a Napoli. "Donna di profonda spiritualità e di grande umiltà - ha detto - seppe farsi carico delle sofferenze del suo popolo, diventando vera madre dei poveri. Il suo straordinario esempio di carità testimonia che la vita buona del Vangelo è possibile in ogni ambiente e condizione sociale".

Al termine della preghiera dell'Angelus, al termine della "Carovana della Pace", un bambino e una bambina dell'Azione Cattolica della Diocesi di Roma, invitati nell'appartamento pontificio, hanno letto a nome dell'ACR di Roma, un Messaggio di pace ed hanno liberato due colombe, simbolo di pace.

FRA I CRISTIANI L’UNITÀ È SEMPRE SUPERIORE AL CONFLITTO

Città del Vaticano, 26 gennaio 2014 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, Solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, si è conclusa la XLVII Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, sul tema: "Cristo non può essere diviso", con la celebrazione di secondi Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Hanno preso parte alla celebrazione i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma.

Nell'omelia, Papa Francesco, nel riferirsi al tema della Settimana, desunto alla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, ha affermato: "L’Apostolo ha appreso con grande tristezza che i cristiani di Corinto sono divisi in diverse fazioni. (...) Neppure coloro che intendono rifarsi a Cristo possono essere elogiati da Paolo, perché usano il nome dell’unico Salvatore per prendere le distanze da altri fratelli all’interno della comunità. In altre parole, l’esperienza particolare di ciascuno, il riferimento ad alcune persone significative della comunità, diventano il metro di giudizio della fede degli altri".

"In questa situazione di divisione, Paolo esorta i cristiani di Corinto, 'per il nome del Signore Nostro Gesù Cristo', ad essere tutti unanimi nel parlare, perché tra di loro non vi siano divisioni, bensì perfetta unione di pensiero e di sentire. La comunione che l’Apostolo invoca però, - ha sottolineato il Papa - non potrà essere frutto di strategie umane. La perfetta unione tra i fratelli, infatti, è possibile solo in riferimento al pensiero e ai sentimenti di Cristo. Questa sera, mentre siamo qui riuniti in preghiera, avvertiamo che Cristo, che non può essere diviso, vuole attirarci a sé, verso i sentimenti del suo cuore, verso il suo totale e confidente abbandono nelle mani del Padre, verso il suo radicale svuotarsi per amore dell’umanità. Solo Lui può essere il principio, la causa, il motore della nostra unità".

"Mentre ci troviamo alla sua presenza, diventiamo ancora più consapevoli che non possiamo considerare le divisioni nella Chiesa come un fenomeno in qualche modo naturale, inevitabile per ogni forma di vita associativa. Le nostre divisioni feriscono il suo corpo, feriscono la testimonianza che siamo chiamati a rendergli nel mondo". A questo proposito il Papa ha citato il Decreto sull'Ecumenismo "Unitatis redintegratio", del Concilio Vaticano II, che afferma: 'Da Cristo Signore la Chiesa è stata fondata una e unica, eppure molte comunioni cristiane propongono se stesse agli uomini come la vera eredità di Gesù Cristo. Tutti invero asseriscono di essere discepoli del Signore, ma hanno opinioni diverse e camminano per vie diverse, come se Cristo stesso fosse diviso'. E, quindi, aggiunge: 'Tale divisione non solo si oppone apertamente alla volontà di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura'".

"Tutti noi siamo stati danneggiati dalle divisioni. Tutti noi non vogliamo diventare uno scandalo. E per questo tutti noi camminiamo insieme, fraternamente, sulla strada verso l’unità, facendo unità anche nel camminare, quell’unità che viene dallo Spirito Santo e che ci porta una singolarità speciale, che soltanto lo Spirito Santo può fare: la diversità riconciliata. Il Signore ci aspetta tutti, ci accompagna tutti, è con tutti noi in questo cammino dell’unità".

"Cristo non può essere diviso! Questa certezza deve incoraggiarci e sostenerci a proseguire con umiltà e con fiducia nel cammino verso il ristabilimento della piena unità visibile tra tutti i credenti in Cristo. Mi piace pensare in questo momento all’opera del beato Giovanni XXIII e del beato Giovanni Paolo II. (...) Papa Giovanni aprendo vie nuove e prima quasi impensate, Papa Giovanni Paolo proponendo il dialogo ecumenico come dimensione ordinaria ed imprescindibile della vita di ogni Chiesa particolare. Ad essi associo anche Papa Paolo VI, altro grande protagonista del dialogo, di cui ricordiamo proprio in questi giorni il cinquantesimo anniversario dello storico abbraccio a Gerusalemme con il Patriarca di Costantinopoli Atenagora".

"L’opera di questi Pontefici ha fatto sì che la dimensione del dialogo ecumenico sia diventata un aspetto essenziale del ministero del Vescovo di Roma, tanto che oggi non si comprenderebbe pienamente il servizio petrino senza includervi questa apertura al dialogo con tutti i credenti in Cristo. Possiamo dire anche che il cammino ecumenico ha permesso di approfondire la comprensione del ministero del Successore di Pietro e dobbiamo avere fiducia che continuerà ad agire in tal senso anche per il futuro. Mentre guardiamo con gratitudine ai passi che il Signore ci ha concesso di compiere, e senza nasconderci le difficoltà che oggi il dialogo ecumenico attraversa, chiediamo di poter essere tutti rivestiti dei sentimenti di Cristo, per poter camminare verso l’unità da lui voluta. E camminare insieme è già fare unità!".

Infine Papa Francesco ha rivolto i suoi fraterni saluti al Metropolita Gennadios, rappresentante del Patriarcato ecumenico, a Sua Grazia David Moxon, rappresentante a Roma dell’Arcivescovo di Canterbury, e a tutti i rappresentanti delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali, presenti nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. "Con questi due fratelli, in rappresentanza di tutti - ha ricordato il Papa - abbiamo pregato nel Sepolcro di Paolo e abbiamo detto fra noi: 'Preghiamo perché lui ci aiuti in questa strada, in questa strada dell’unità, dell’amore, facendo strada di unità'. L’unità non verrà come un miracolo alla fine: l’unità viene nel cammino, la fa lo Spirito Santo nel cammino. Se noi non camminiamo insieme, se noi non preghiamo gli uni per gli altri, se noi non collaboriamo in tante cose che possiamo fare in questo mondo per il Popolo di Dio, l’unità non verrà! Essa si fa in questo cammino, in ogni passo, e non la facciamo noi: la fa lo Spirito Santo, che vede la nostra buona volontà".

"Cari fratelli e sorelle, preghiamo il Signore Gesù, che ci ha reso membra vive del suo Corpo - ha concluso il Pontefice - affinché ci mantenga profondamente uniti a Lui, ci aiuti a superare i nostri conflitti, le nostre divisioni, i nostri egoismi; e ricordiamo che l’unità è sempre superiore al conflitto! E ci aiuti ad essere uniti gli uni agli altri da un’unica forza, quella dell’amore, che lo Spirito Santo riversa nei nostri cuori".

PAPA FRANCESCO AL CENTRO ITALIANO FEMMINILE: SI ALLARGHINO GLI SPAZI PER UNA PRESENZA FEMMINILE PIÙ CAPILLARE ED INCISIVA NELLA CHIESA

Città del Vaticano, 25 gennaio 2014 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto in udienza le rappresentanti del CIF (Centro Italiano Femminile), in occasione del Congresso nazionale. Il CIF fu istituito nel 1944 con l'obiettivo di coordinare le donne e le associazioni di ispirazione cristiana che contribuivano alla ricostruzione dell'Italia con la partecipazione democratica, la promozione umana e la solidarietà. Attualmente il CIF è composto da donne che si propongono di realizzare con le istituzioni il pieno esercizio del diritto di cittadinanza e collaborano con donne di culture diverse. Il CIF opera in campo civile, sociale e culturale per contribuire alla costruzione di una democrazia solidale ed una convivenza fondata sul rispetto dei diritti umani e della dignità della persona secondo lo spirito e i principi cristiani, la Costituzione e le leggi italiane e le norme del diritto comunitario e internazionale.

Nel suo discorso il Papa ha ringraziato le rappresentanti del CIF per le opere attuate in questi sessanti anni e per la loro testimonianza circa il ruolo della donna nella società e nella comunità ecclesiale. "Nell'arco di questi ultimi decenni, - ha affermato il Papa - accanto ad altre trasformazioni culturali e sociali, anche l’identità e il ruolo della donna, nella famiglia, nella società e nella Chiesa, hanno conosciuto mutamenti notevoli, e in genere la partecipazione e la responsabilità delle donne è andata crescendo".

"In questo processo è stato ed è importante anche il discernimento da parte del Magistero dei Papi. In modo speciale va menzionata la Lettera apostolica del 1988 'Mulieris dignitatem', del beato Giovanni Paolo II, sulla dignità e vocazione della donna (...), e ricordiamo anche il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1995 sul tema 'La donna: educatrice di pace'. Anch’io - ha aggiunto il Papa - ho ricordato l’indispensabile apporto della donna nella società (...); mi sono rallegrato nel vedere molte donne condividere alcune responsabilità pastorali con i sacerdoti nell’accompagnamento di persone, famiglie e gruppi, come nella riflessione teologica; ed ho auspicato che si allarghino gli spazi per una presenza femminile più capillare ed incisiva nella Chiesa".

"Se nel mondo del lavoro e nella sfera pubblica è importante l’apporto più incisivo del genio femminile, tale apporto rimane imprescindibile nell’ambito della famiglia, che per noi cristiani non è semplicemente un luogo privato, ma quella 'Chiesa domestica', la cui salute e prosperità è condizione per la salute e prosperità della Chiesa e della società stessa. (...)
A questo punto viene spontaneo chiedersi: come è possibile crescere nella presenza efficace in tanti ambiti della sfera pubblica, nel mondo del lavoro e nei luoghi dove vengono adottate le decisioni più importanti, e al tempo stesso mantenere una presenza e un’attenzione preferenziale e del tutto speciale nella e per la famiglia?".

nel dialogo con Dio, illuminato dalla sua Parola - ha affermato Papa Francesco - che la donna cristiana cerca sempre nuovamente di rispondere alla chiamata del Signore, nel concreto della sua condizione. Una preghiera, questa, sempre sostenuta dalla presenza materna di Maria. Lei, che ha custodito il suo Figlio divino, che ha propiziato il suo primo miracolo alle nozze di Cana, che era presente sul Calvario ed alla Pentecoste, vi indichi la strada da percorrere per approfondire il significato e il ruolo della donna nella società e per essere pienamente fedeli al Signore Gesù Cristo e alla vostra missione nel mondo".

IL CARDINALE SARAH INVIATO SPECIALE DEL SANTO PADRE NELLE ZONE COLPITE DAL TIFONE HAIYAN-YOLANDA

Città del Vaticano, 25 gennaio 2014 (VIS). Il Cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum", visiterà a nome di Papa Francesco, le zone colpite, l'8 novembre scorso, dal tifone Haiyan-Yolanda, per portare un segno di conforto e spirituale vicinanza alla popolazione, che sta ora affrontando il momento della ricostruzione di quanto devastato dalla calamità naturale, e promuovere la rete degli aiuti di chi sta già operando sul posto.

La missione, informa un Comunicato di "Cor Unum", si svolgerà dal 26 al 31 gennaio, e si snoderà attraverso tre momenti di particolare rilievo: l'incontro con i Vescovi filippini, riuniti in questi giorni in Conferenza Episcopale; l'incontro con il Presidente della Repubblica delle Filippine, Benigno Aquino III; e la visita alla località di Tacloban, che risulta la più colpita dal tifone.

Nel contesto della visita, il Cardinale Sarah presenterà, a nome del Santo Padre, l'impegno a realizzare, attraverso "Cor Unum", un progetto per la costruzione ex-novo di un orfanotrofio e una casa per gli anziani. L'edificio comprenderà tra l'altro un piccolo convento per le suore, una cappella, e un dispensario.

Abbattutosi sulle isole Visayas (Filippine centrali), Haiyan-Yolanda ha fatto - secondo i rapporti di Caritas Filippine/Nassa diffusi in queste settimane - oltre 5.500 morti, più di 26mila feriti e quasi 2mila dispersi. Gli sfollati sarebbero circa 3,8 milioni, appartenenti a più di 851mila famiglie. In totale si tratta di quasi 12 milioni di persone che hanno subito danni o perdite a vario titolo, sparsi in 574 fra municipalità e città diverse, e si teme adesso il problema delle epidemie.

Non appena appresa la notizia, il Santo Padre aveva deciso di stanziare, attraverso "Cor Unum", un primo contributo di emergenza di 150 mila dollari per il soccorso alle popolazioni, a sostegno delle opere di assistenza svolte in favore degli sfollati e degli alluvionati, che si sono aggiunti ai fondi stanziati da tutta la Chiesa nel suo complesso, le Chiese locali, le parrocchie in tutto il mondo, la rete delle Caritas, e le altre agenzie nazionali e diocesane impegnate in opere di carità.

UDIENZE

Città del Vaticano, 27 gennaio 2014 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza otto Presuli della Conferenza Episcopale di Austria, in Visita “ad Limina Apostolorum”:

- Il Cardinale Christoph Schönborn, Arcivescovo di Wien, con i Vescovi Ausiliari: Vescovo Franz Scharl e Vescovo Stephan Turnovszky.

- Il Vescovo Ägidius Johann Zsifkovics, di Eisenstadt.

- Il Vescovo Ludwig Schwarz, di Linz.

- Il Klaus Küng, di Sankt Pölten, con l'Ausiliare Vescovo Anton Leichtfried.

- Il Vescovo Christian Werner, Ordinario Militare.

Sabato 25 gennaio il Santo Padre ha ricevuto in udienza:

- Il Cardinale Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

- Il Padre José Gabriel Funes, S.I., Direttore della Specola Vaticana con il Padre Jozef Marian Maj, S.I., Vice Direttore Amministrativo.

- Il Signor Bray Barnes, Presidente della Conferenza Internazionale Cattolica dello Scoutismo; con il Signor Roberto Cociancich ed il Reverendo Jaques Gagey.

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 27 gennaio 2014 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcieparchia di Akka dei Greco-Melkiti (Israele) presentata dall'Arcivescovo Elias Chacour, in conformità al canone 210 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.

- Ha nominato l'Arcivescovo Moussa El-Hage, O.A.M., Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis dell’Arcieparchia di Akka dei Greco-Melkiti (cattolici: 76.700; sacerdoti: 36; religiosi: 36; diaconi permanenti: 5), Israele, attualmente Arcivescovo di Haifa e Terra Santa dei Maroniti (Israele) ed Esarca Patriarcale maronita per Gerusalemme, Palestina e Giordania.

Sabato 25 gennaio il Santo Padre:

- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Mamfe, (Camerun), presentata dal Vescovo Francis Teke Lysinge, per raggiunti limiti d'età. Gli succede il Vescovo Andrew Nkea Fuanya, Coadiutore della medesima Diocesi.

- Ha nominato il Canonico Antonio Suetta, Vescovo della diocesi di Ventimiglia-San Remo (superficie: 715; popolazione: 157.150; cattolici: 151.500; sacerdoti: 101; religiosi: 268; diaconi permanenti: 8), Italia. Il Vescovo eletto è nato nel 1962 a Loano (Italia) ed è stato ordinato sacerdote nel 1986. Dal 1987 al 1996 è stato Vicario parrocchiale della parrocchia di Ceslo-Arzeno d’Oneglia; dal 1991 al 1994 Amministratore parrocchiale della medesima parrocchia; dal 1995 al 1997 Amministratore parrocchiale e, in seguito Parroco di Caravonica; dal 1997 al 2009 Parroco-Prevosto di Borgo Verezzi e Direttore della Caritas diocesana. È stato Cappellano delle Carceri di Imperia mentre svolgeva il suo incarico di Vicario parrocchiale di “San Giovanni” in Oneglia; fino al 2009 è stato Co-fondatore e Presidente della Cooperativa Sociale “Il Cammino” per l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani in difficoltà (riabilitazione di ex tossicodipendenti e di ex carcerati). Ha insegnato, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, Teologia Fondamentale, Ecclesiologia e Mariologia e, dal 2003, insegna le medesime materie nel corso teologico al Seminario maggiore. Dal 2005 svolge l’incarico di Economo Diocesano; dal settembre 2011 è Rettore del Seminario diocesano di Albenga-Imperia, mantenendo l’Ufficio di Economo; dal 2009 è Canonico del Capitolo della Cattedrale. Succede al Vescovo Alberto Maria Careggio, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima diocesi presentata per raggiunti limiti d'età.

- Ha nominato Consigliere dello Stato della Città del Vaticano, il Professore Vincenzo Buonomo, Capo Ufficio della Rappresentanza Pontificia presso le Organizzazioni e Organismi delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (F.A.O., I.F.A.D., P.A.M.) e Direttore del Corso di laurea in Giurisprudenza presso la Pontificia Università Lateranense in Roma.

venerdì 24 gennaio 2014

IL SANTO PADRE AL PRESIDENTE HOLLANDE: COLLABORARE COSTRUTTIVAMENTE NELLE QUESTIONI DI INTERESSE COMUNE

Città del Vaticano, 24 gennaio 2014 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza il Presidente della Repubblica Francese, Signor François Hollande, il quale si è successivamente incontrato con l'Arcivescovo Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, che era accompagnato dall'Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Nel corso dei cordiali colloqui, è stato rilevato il contributo della religione al bene comune. Nel richiamare i buoni rapporti esistenti tra la Francia e la Santa Sede, è stato ribadito il reciproco impegno a mantenere un dialogo regolare tra lo Stato e la Chiesa cattolica e a collaborare costruttivamente nelle questioni di interesse comune.

Nel contesto della difesa e della promozione della dignità della persona umana, si sono passati in rassegna alcuni argomenti di attualità, quali la famiglia, la bioetica, il rispetto delle comunità religiose e la tutela dei luoghi di culto.

La conversazione è proseguita su temi di carattere internazionale, quali la povertà e lo sviluppo, le migrazioni e l’ambiente. Ci si è soffermati, in particolare, sui conflitti in Medio Oriente e in alcune regioni dell’Africa, auspicando che, nei diversi Paesi interessati, la pacifica convivenza sociale possa essere ristabilita attraverso il dialogo e la partecipazione di tutte le componenti della società, nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle minoranze etniche e religiose.

IL PAPA ALLA ROTA ROMANA: DIETRO OGNI CAUSA, CI SONO PERSONE CHE ATTENDONO GIUSTIZIA

Città del Vaticano, 24 gennaio 2014 (VIS). "Il vostro ministero, cari giudici e operatori del Tribunale della Rota Romana, (...), è un servizio peculiare a Dio Amore, che è vicino ad ogni persona. (...) Mentre svolgete il lavoro giudiziario, non dimenticate che siete pastori! Dietro ogni pratica, ogni posizione, ogni causa, ci sono persone che attendono giustizia".

Con queste parole il Papa si è rivolto ai Prelati Uditori, agli Officiali e Collaboratori del Tribunale Apostolico della Rota Romana che ha incontrato per la prima volta in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. "La dimensione giuridica e la dimensione pastorale del ministero ecclesiale - ha ricordato il Papa - non sono in contrapposizione, perché entrambe concorrono alla realizzazione delle finalità e dell’unità di azione proprie della Chiesa".

"L’attività giudiziaria ecclesiale, che si configura come servizio alla verità nella giustizia - ha sottolineato il Pontefice - ha infatti una connotazione profondamente pastorale, perché finalizzata al perseguimento del bene dei fedeli e alla edificazione della comunità cristiana. (...) Inoltre, cari Giudici, mediante il vostro specifico ministero, voi offrite un competente contributo per affrontare le tematiche pastorali emergenti".

Successivamente il Papa ha tracciato un breve profilo del giudice ecclesiastico dal punto di vista umano, giudiziario e pastorale. "Anzitutto il profilo umano: al giudice è richiesta una maturità umana che si esprime nella serenità di giudizio e nel distacco da vedute personali. Fa parte anche della maturità umana la capacità di calarsi nella mentalità e nelle legittime aspirazioni della comunità in cui si svolge il servizio. Così egli si farà interprete di quell’'animus communitatis' che caratterizza la porzione di Popolo di Dio destinataria del suo operato e potrà praticare una giustizia non legalistica e astratta, ma adatta alle esigenze della realtà concreta".

"Il secondo aspetto è quello giudiziario. Oltre ai requisiti di dottrina giuridica e teologica, nell’esercizio del suo ministero il giudice si caratterizza per la perizia nel diritto, l’obiettività di giudizio e l’equità, giudicando con imperturbabile e imparziale equidistanza. Inoltre nella sua attività è guidato dall’intento di tutelare la verità, nel rispetto della legge, senza tralasciare la delicatezza e umanità proprie del pastore di anime".

"Il terzo aspetto è quello pastorale. In quanto espressione della sollecitudine pastorale del Papa e dei Vescovi, al giudice è richiesta non soltanto provata competenza, ma anche genuino spirito di servizio. Egli è il servitore della giustizia, chiamato a trattare e giudicare la condizione dei fedeli che con fiducia si rivolgono a lui, imitando il Buon Pastore che si prende cura della pecorella ferita. Per questo - ha concluso il Pontefice - è animato dalla carità pastorale; quella carità che Dio ha riversato nei nostri cuori mediante 'lo Spirito Santo che ci è stato dato'. La carità - scrive San Paolo - 'è il vincolo della perfezione' e costituisce l’anima anche della funzione del giudice ecclesiastico"

UDIENZE

Città del Vaticano, 24 gennaio 2014 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza:

- L'Arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

- S.E. Monsignor Pio Vito Pinto, Decano del Tribunale della Rota Romana.


ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 24 gennaio 2014 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- Il Vescovo Ronald William Gainer, Vescovo di Harrisburg (superficie: 19.839; popolazione: 2.224.542; cattolici: 249.238; sacerdoti: 169; religiosi: 369; diaconi permanenti: 69), Stati Uniti d'America. È stato finora Vescovo di Lexington, Stati Uniti d'America.

- Il Reverendo Herwig Gössl, Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Bamberg (superficie: 10.290; popolazione: 2.163.804; cattolici: 713.781; sacerdoti: 475; religiosi: 778; diaconi permanenti: 49), Germania. Il Vescovo eletto è nato nel 1967 a Monaco di Baviera (Germania) ed è stato ordinato sacerdote nel 1993. Dopo il servizio pastorale in diverse parrocchie a Bayreuth, Hannberg e Weisendorf, nel 2006 è stato nominato Parroco del raggruppamento parrocchiale di Erlangen Nord-West. Nel 2007, è stato nominato Vice-rettore del Seminario Maggiore di Bamberg e membro della Commissione liturgica diocesana. Nel 2008 è stato nominato Vice-Rettore del Seminario Maggiore delle diocesi di Bamberg e Würzburg e Responsabile della pastorale vocazionale.

- Il Monsignore Myron Joseph Cotta, Vescovo Ausiliare di Sacramento (superficie: 110.325; popolazione: 3.589.000; cattolici: 997.000; sacerdoti: 291; religiosi: 316; diaconi permanenti: 143), Stati Uniti d'America. Il Vescovo eletto è nato nel 1953 a Dos Palos (Stati Uniti d'America) ed è stato ordinato sacerdote nel 1987. Dal 1987 al 1989 è stato Vicario Parrocchiale della Saint Anthony Parish ad Atwater; dal 1989 al 1992 Amministratore del Santuario Our Lady of Fatima a Laton; dal 1992 al 1999 Parroco della Our Lady of Miracles Parish a Gustine e nel 1994 anche Amministratore Parrocchiale della Holy Rosary Parish a Hilmar; dal 1999 al 2010 Vicario Generale, Moderatore della Curia, Vicario per il Clero, Direttore dell’Ufficio per la Formazione Permanente del Clero, Direttore dell’Ufficio per la Propagazione della Fede, Direttore del Pastoral Support of Priests, Supervisore del Safe Environment Program, Direttore del Sensitive Claim Board e Membro del Diocesan Finance Council; dal 2010 al 2011 Amministratore Diocesano; dal 1998 Membro del Diocesan Personnel Board); dal 1999 Consultore Diocesano; dal 2011 Vicario Generale e Moderatore della Curia.

- Il Monsignor Antonio Bartolacci, Prelato Uditore del Tribunale della Rota Romana, finora Capo della Cancelleria del medesimo Tribunale.

- Il Padre Manuel Saturino da Costa Gomes, S.C.I., Prelato Uditore del Tribunale della Rota Romana, finora Docente di Diritto Canonico presso la Facoltà di Teologia e Direttore dell'Istituto Superiore di Diritto Canonico nella Universidade Católica Portuguesa, Giudice del Tribunale Patriarcale di Lisboa.

giovedì 23 gennaio 2014

UNA CHIESA CHE VUOLE COMUNICARE

Città del Vaticano, 23 gennaio 2014 (VIS). Questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, l'Arcivescovo Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e la Professoressa Chiara Giaccardi, della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Italia), sono intervenuti alla conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre per la XLVIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema: "Comunicazione al servizio di un'autentica cultura dell'incontro".

"In questo Messaggio - ha spiegato l'Arcivescovo Celli - emerge a tutto tondo l'immagine di una Chiesa che vuole comunicare, che vuole dialogare con l'uomo e la donna di oggi nella consapevolezza del ruolo che le è stato affidato in questo contesto. Ripetutamente il Papa ha sottolineato il tema della cultura dell'incontro invitando la Chiesa e i suoi membri a confrontarsi con alcune dimensioni ed esigenze proprie di tale cultura. In questo messaggio emergono vistosamente due ampie tensioni. La prima parte del Messaggio, infatti, si rivolge al mondo 'laico' della comunicazione, vale a dire il Papa offre delle riflessioni valide anche per coloro che non hanno fatto un'opzione religiosa nella propria vita, ma che ugualmente sono chiamati a percepire o già sentono la profonda valenza umana del mondo della comunicazione".

"È però rivolgendosi ai discepoli del Signore che il Messaggio acquista particolari colorazioni e frequenze profonde. Mi pare altamente suggestivo il riferimento alla parabola del buon samaritano per aiutarci a capire la comunicazione in termini di prossimità. (...) Ed è in questa prospettiva che emerge una sfida per tutti noi che cerchiamo di essere discepoli del Signore. E la sfida è proprio poter scoprire che 'La rete digitale può essere un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane'".

Il Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali ha sottolineato che il Messaggio è "eminentemente francescano" perché emerge "una profonda sintonia tra l'immagine della Chiesa così come Lui la sta tratteggiando e il mondo della comunicazione. (...) È innegabile che parlare di cultura dell'incontro è prestare attenzione all'altro e la Chiesa non può sottrarsi alla necessità 'di fare compagnia, di andare al di là del semplice ascolto; una Chiesa che accompagna il cammino mettendosi in cammino con la gente. (...) C'è una trilogia che risuona ampiamente in questi testi: vicinanza, prossimità, incontro. (...) Se la cultura dell'incontro è attenzione e prossimità all'uomo in quello che è la concretezza del suo cammino quotidiano deve essere in grado, in un dialogo rispettoso, di portare l'uomo e la donna di oggi all'incontro con Cristo".

Nel suo intervento la Professoressa Giaccardi ha affermato che partendo dalla dimensione fondamentale dell'incontro, il Papa offre almeno tre indicazioni chiare per interpretare il mondo contemporaneo dove i mezzi di comunicazione, in particolare quelli digitali, sono così pervasivamente presenti. "Innanzitutto - ha detto - 'la comunicazione è in definitiva una conquista umana più che tecnologica'. La tecnologia può facilitare od ostacolare, ma non ci determina. (...) Se il primato è dell'antropologico sul tecnologico, ogni determinismo è da rifiutare: la rete non ci rende più socievoli, né più soli. Non usiamola quindi come alibi o come capro espiatorio di responsabilità che sono invece nostre. Secondo: 'capire la comunicazione in termini di prossimità': dire che la comunicazione non è prima di tutto trasmissione di contenuti, ma riduzione di distanze è una piccola rivoluzione copernicana. (...) Comprendere la comunicazione come prossimità, e non come trasmissione (che può avvenire più tranquillamente a distanza) ha profonde implicazioni anche su educazione, formazione, istruzione, catechesi. (...) Terzo: quando le parole e la vita sono in sintonia profonda (...) il comunicatore è autorevole. La testimonianza, ovvero la parola incarnata, porta calore e bellezza su tutte le strade, anche quelle digitali".

Infine la Professoressa Giaccardi presentando qualche riflessione sulla parabola del buon samaritano che per il Papa "è anche una parabola del comunicatore", ha ricordato che il buon samaritano "non è un tecnico, uno specialista" e che "Non bastano il sapere, o il prestigio sociale a renderci capaci di comunicare, tantomeno umani: un monito per la 'chiesa dei funzionari' ma anche per i giornalisti (e gli intellettuali) e il loro mondo non certo immune dall'autoreferenzialità".

"I giornalisti ma anche gli accademici - ha concluso la Professoressa Giaccardi - devono decidere da che parte stare: il mondo è ferito e si possono mostrare per 'diritto di cronaca' queste ferite con pretesa di neutralità, di obiettività, passando subito oltre. O peggio, possono essere i briganti che malmenano la realtà, la distorcono, non si curano delle conseguenze delle loro azioni e delle loro parole pur di trarre un vantaggio personale. Oppure possono essere il samaritano, che guarda con benevolenza il ferito, lo accarezza, cerca di aiutarlo come può, e mette in moto altri, una catena contagiosa, sulla base della propria testimonianza".

MESSAGGIO DEL PAPA PER LA XLVIII GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

Città del Vaticano, 23 gennaio 2014 (VIS). "Comunicazione al servizio di un'autentica cultura dell'incontro" è il titolo del Messaggio di Papa Francesco per la XLVIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, unica giornata mondiale fissata dal Concilio Vaticano II (Inter Mirifica, 1963), che si celebra la domenica precedente la festa di Pentecoste (1° giugno nel 2014). Il Messaggio è datato 24 gennaio, festa di San Francesco di Sales, Patrono della stampa cattolica. Di seguito riportiamo il testo integrale del documento.

"Cari fratelli e sorelle,

oggi viviamo in un mondo che sta diventando sempre più 'piccolo' e dove, quindi, sembrerebbe essere facile farsi prossimi gli uni agli altri. Gli sviluppi dei trasporti e delle tecnologie di comunicazione ci stanno avvicinando, connettendoci sempre di più, e la globalizzazione ci fa interdipendenti. Tuttavia all’interno dell’umanità permangono divisioni, a volte molto marcate. A livello globale vediamo la scandalosa distanza tra il lusso dei più ricchi e la miseria dei più poveri. Spesso basta andare in giro per le strade di una città per vedere il contrasto tra la gente che vive sui marciapiedi e le luci sfavillanti dei negozi. Ci siamo talmente abituati a tutto ciò che non ci colpisce più. Il mondo soffre di molteplici forme di esclusione, emarginazione e povertà; come pure di conflitti in cui si mescolano cause economiche, politiche, ideologiche e, purtroppo, anche religiose.

In questo mondo, i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno serio per una vita più dignitosa. Comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini e a conoscerci meglio tra di noi, ad essere più uniti. I muri che ci dividono possono essere superati solamente se siamo pronti ad ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri. Abbiamo bisogno di comporre le differenze attraverso forme di dialogo che ci permettano di crescere nella comprensione e nel rispetto. La cultura dell’incontro richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri. I media possono aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi. In particolare internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio.

Esistono però aspetti problematici: la velocità dell’informazione supera la nostra capacità di riflessione e giudizio e non permette un’espressione di sé misurata e corretta. La varietà delle opinioni espresse può essere percepita come ricchezza, ma è anche possibile chiudersi in una sfera di informazioni che corrispondono solo alle nostre attese e alle nostre idee, o anche a determinati interessi politici ed economici. L’ambiente comunicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci. Il desiderio di connessione digitale può finire per isolarci dal nostro prossimo, da chi ci sta più vicino. Senza dimenticare che chi, per diversi motivi, non ha accesso ai media sociali, rischia di essere escluso.

Questi limiti sono reali, tuttavia non giustificano un rifiuto dei media sociali; piuttosto ci ricordano che la comunicazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica. Dunque, che cosa ci aiuta nell’ambiente digitale a crescere in umanità e nella comprensione reciproca? Ad esempio, dobbiamo recuperare un certo senso di lentezza e di calma. Questo richiede tempo e capacità di fare silenzio per ascoltare. Abbiamo anche bisogno di essere pazienti se vogliamo capire chi è diverso da noi: la persona esprime pienamente se stessa non quando è semplicemente tollerata, ma quando sa di essere davvero accolta. Se siamo veramente desiderosi di ascoltare gli altri, allora impareremo a guardare il mondo con occhi diversi e ad apprezzare l’esperienza umana come si manifesta nelle varie culture e tradizioni. Ma sapremo anche meglio apprezzare i grandi valori ispirati dal Cristianesimo, ad esempio la visione dell’uomo come persona, il matrimonio e la famiglia, la distinzione tra sfera religiosa e sfera politica, i principi di solidarietà e sussidiarietà, e altri.

Come allora la comunicazione può essere a servizio di un’autentica cultura dell’incontro? E per noi discepoli del Signore, che cosa significa incontrare una persona secondo il Vangelo? Come è possibile, nonostante tutti i nostri limiti e peccati, essere veramente vicini gli uni agli altri? Queste domande si riassumono in quella che un giorno uno scriba, cioè un comunicatore, rivolse a Gesù: 'E chi è mio prossimo?' (Lc 10,29). Questa domanda ci aiuta a capire la comunicazione in termini di prossimità. Potremmo tradurla così: come si manifesta la 'prossimità' nell’uso dei mezzi di comunicazione e nel nuovo ambiente creato dalle tecnologie digitali? Trovo una risposta nella parabola del buon samaritano, che è anche una parabola del comunicatore. Chi comunica, infatti, si fa prossimo. E il buon samaritano non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada. Gesù inverte la prospettiva: non si tratta di riconoscere l’altro come un mio simile, ma della mia capacità di farmi simile all’altro. Comunicare significa quindi prendere consapevolezza di essere umani, figli di Dio. Mi piace definire questo potere della comunicazione come 'prossimità'.

Quando la comunicazione ha il prevalente scopo di indurre al consumo o alla manipolazione delle persone, ci troviamo di fronte a un’aggressione violenta come quella subita dall’uomo percosso dai briganti e abbandonato lungo la strada, come leggiamo nella parabola. In lui il levita e il sacerdote non vedono un loro prossimo, ma un estraneo da cui era meglio tenersi a distanza. A quel tempo, ciò che li condizionava erano le regole della purità rituale. Oggi, noi corriamo il rischio che alcuni media ci condizionino al punto da farci ignorare il nostro prossimo reale.

Non basta passare lungo le 'strade' digitali, cioè semplicemente essere connessi: occorre che la connessione sia accompagnata dall’incontro vero. Non possiamo vivere da soli, rinchiusi in noi stessi. Abbiamo bisogno di amare ed essere amati. Abbiamo bisogno di tenerezza. Non sono le strategie comunicative a garantire la bellezza, la bontà e la verità della comunicazione. Anche il mondo dei media non può essere alieno dalla cura per l’umanità, ed è chiamato ad esprimere tenerezza. La rete digitale può essere un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane. La neutralità dei media è solo apparente: solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento. Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità di un comunicatore. Proprio per questo la testimonianza cristiana, grazie alla rete, può raggiungere le periferie esistenziali.

Lo ripeto spesso: tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima. E le strade sono quelle del mondo dove la gente vive, dove è raggiungibile effettivamente e affettivamente. Tra queste strade ci sono anche quelle digitali, affollate di umanità, spesso ferita: uomini e donne che cercano una salvezza o una speranza. Anche grazie alla rete il messaggio cristiano può viaggiare 'fino ai confini della terra' (At 1,8). Aprire le porte delle chiese significa anche aprirle nell’ambiente digitale, sia perché la gente entri, in qualunque condizione di vita essa si trovi, sia perché il Vangelo possa varcare le soglie del tempio e uscire incontro a tutti. Siamo chiamati a testimoniare una Chiesa che sia casa di tutti. Siamo capaci di comunicare il volto di una Chiesa così? La comunicazione concorre a dare forma alla vocazione missionaria di tutta la Chiesa, e le reti sociali sono oggi uno dei luoghi in cui vivere questa vocazione a riscoprire la bellezza della fede, la bellezza dell’incontro con Cristo. Anche nel contesto della comunicazione serve una Chiesa che riesca a portare calore, ad accendere il cuore.

La testimonianza cristiana non si fa con il bombardamento di messaggi religiosi, ma con la volontà di donare se stessi agli altri 'attraverso la disponibilità a coinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della verità e del senso dell’esistenza umana' (Benedetto XVI, Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 2013). Pensiamo all’episodio dei discepoli di Emmaus. Occorre sapersi inserire nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi, per comprenderne le attese, i dubbi, le speranze, e offrire loro il Vangelo, cioè Gesù Cristo, Dio fatto uomo, morto e risorto per liberarci dal peccato e dalla morte. La sfida richiede profondità, attenzione alla vita, sensibilità spirituale. Dialogare significa essere convinti che l’altro abbia qualcosa di buono da dire, fare spazio al suo punto di vista, alle sue proposte. Dialogare non significa rinunciare alle proprie idee e tradizioni, ma alla pretesa che siano uniche ed assolute.

L’icona del buon samaritano, che fascia le ferite dell’uomo percosso versandovi sopra olio e vino, ci sia di guida. La nostra comunicazione sia olio profumato per il dolore e vino buono per l’allegria. La nostra luminosità non provenga da trucchi o effetti speciali, ma dal nostro farci prossimo di chi incontriamo ferito lungo il cammino, con amore, con tenerezza. Non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale. È importante l’attenzione e la presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione, per dialogare con l’uomo d’oggi e portarlo all’incontro con Cristo: una Chiesa che accompagna il cammino sa mettersi in cammino con tutti. In questo contesto la rivoluzione dei mezzi di comunicazione e dell’informazione è una grande e appassionante sfida, che richiede energie fresche e un’immaginazione nuova per trasmettere agli altri la bellezza di Dio".

ARCIVESCOVO TOMASI: NON C'È SOLUZIONE MILITARE ALLA CRISI SIRIANA

Città del Vaticano, 23 gennaio 2014 (VIS). L'Arcivescovo Silvano, M. Tomasi, C.S., Capo della Delegazione della Santa Sede, è intervenuto mercoledì scorso alla Conferenza Internazionale sulla Siria in corso a Montreux (Svizzera). "Dinanzi all’indicibile sofferenza del popolo siriano - ha affermato il Presule -, un senso di solidarietà e di responsabilità comune ci spinge a impegnarci in un dialogo basato su onestà, fiducia reciproca e passi concreti. Il dialogo è l’unica via per andare avanti".

"Non c’è soluzione militare alla crisi siriana. - ha affermato l'Arcivescovo Tomasi - La Santa Sede è convinta che la violenza non porti da nessuna parte se non alla morte, alla distruzione e alla mancanza di futuro. (...) La Santa Sede rinnova il suo urgente appello alle parti coinvolte per un rispetto pieno e assoluto del diritto umanitario e presenta le seguenti proposte:

"L’immediato e incondizionato cessate il fuoco e la fine delle violenze di ogni genere devono diventare una priorità e l’obiettivo urgente di questi negoziati. Tutte le armi devono essere deposte (...) I soldi investiti nelle armi devono essere reindirizzati verso l’assistenza umanitaria".

"La cessazione delle ostilità deve essere accompagnata da una maggiore assistenza umanitaria e dall’inizio immediato della ricostruzione. (...) Gli sforzi di ricostruzione devono iniziare insieme ai negoziati e devono essere sostenuti dalla generosa solidarietà della comunità internazionale. In questo processo, occorre prestare un’attenzione preferenziale ai giovani, di modo che, attraverso il loro impiego e il loro lavoro, possano diventare protagonisti per un futuro pacifico e creativo del loro Paese".

"La ricostruzione delle comunità esige un dialogo e una riconciliazione sostenuti da una dimensione spirituale. La Santa Sede incoraggia fortemente tutte le fedi e le comunità religiose in Siria a giungere a una maggiore conoscenza reciproca, a una migliore comprensione e al ripristino della fiducia".

"È importante che le potenze regionali e internazionali favoriscano il dialogo costante e che si affrontino i problemi regionali. La pace in Siria potrebbe diventare un catalizzatore della pace in altre parti della regione e un modello di quella pace di cui c’è così urgentemente bisogno".

"Al di là delle tragedie della crisi attuale, possono presentarsi nuove opportunità e soluzioni originali per la Siria e i suoi vicini". Nessuno deve essere "costretto a lasciare il proprio paese a causa dell’intolleranza e dell’incapacità di accettare le differenze. Di fatto, l’uguaglianza assicurata dalla comune cittadinanza può consentire all’individuo di esprimere, da solo e in comunità con altri, i valori fondamentali che tutte le persone considerano indispensabili per sostenere la loro identità interiore".

L'Arcivescovo Tomasi ha concluso il suo intervento ricordando che: "Da quando è iniziata la crisi siriana, la Santa Sede ne ha seguito gli sviluppi con profonda preoccupazione e ha costantemente chiesto a tutte le parti coinvolte d’impegnarsi a prevenire la violenza e a fornire assistenza umanitaria alle vittime".

L'Osservatore della Santa Sede ha ricordato infine anche le numerose occasioni nelle quali il Santo Padre ha fatto sentire la sua voce "per ricordare alla gente la futilità della violenza, invitando a una risoluzione negoziata dei problemi, auspicando una partecipazione giusta ed equa di tutti nella vita della società" ed ha citato la convocazione della Giornata di preghiera e di digiuno per la pace in Siria e in Medio Oriente che ha ricevuto in tutto il mondo una risposta straordinariamente positiva. "La cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace”.

UDIENZE

Città del Vaticano, 23 gennaio 2014 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza:

- Il Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale emerito di Sua Santità per la Diocesi di Roma.

- L'Arcivescovo Celestino Migliore, Nunzio Apostolico in Polonia.

- L'Arcivescovo Miguel Maury Buendía, Nunzio Apostolico in Kazakhstan, Kyrgyzstan e Tadjikistan.

- L'Arcivescovo Héctor Rubén Aguer, di La Plata (Argentina).

- Il Vescovo Eduardo María Taussig, di San Rafael (Argentina).

- L'Arcivescovo Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi.

- Il Vescovo Adolfo Armando Uriona, di Añatuya (Argentina).

Ieri il Santo Padre ha ricevuto in udienza il Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio.

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 23 gennaio 2014 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- Il Monsignor Antonio Bartolacci, Prelato Uditore del Tribunale della Rota Romana, finora Capo della Cancelleria del medesimo Tribunale.

- Padre Manuel Saturino da Costa Gomes, S.C.I., Prelato Uditore del Tribunale della Rota Romana, finora Docente di Diritto Canonico presso la Facoltà di Teologia e Direttore dell'Istituto Superiore di Diritto Canonico nella Universidade Católica Portuguesa, Giudice del Tribunale Patriarcale di Lisboa.

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