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venerdì 10 ottobre 2008

OTTAVA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 10 OTT. 2008 (VIS). Questa mattina ha avuto luogo l'Ottava Congregazione Generale della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, in presenza del Santo Padre. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Gorge Pell, Arcivescovo di Sydney (Australia).

  Di seguito riportiamo estratti di alcuni interventi dei Padri Sinodali.

CARDINALE VINKO PULIJIC, ARCIVESCOVO DI VRHBOSNA, SARAJEVO, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (BOSNIA ED ERZEGOVINA). "Sostengo con tutto il cuore il pensiero che 'il servizio dei laici richiede competenze diversificate, che esigono una formazione biblica specifica'. (...) In tale contesto l' 'Instrumentum' ricorda che 'la catechesi nelle famiglie, con l'approfondimento di qualche pagina biblica e la preparazione della liturgia domenicale è un mezzo privilegiato per l'incontro con Dio che ci parla'. (...) Nei Paesi che sono usciti recentemente dal regime socialista, la Chiesa ha bisogno di fedeli laici che vivano intensamente il Vangelo di Cristo nella famiglia e nella società, e che riprendano la loro parte nella missione della comunità ecclesiastica. La preparazione famigliare per il Giorno del Signore potrebbe essere un vero 'kairos' per loro".

VESCOVO EMMANUEL FÉLÉMOU, DI KANKAN (GUINEA). "Per rivelare il suo progetto d'amore e far conoscere la sua volontà ultima, Dio ci ha parlato attraverso suo Figlio. L'efficacia di questa Parola rivelata in Gesù Cristo risiede nella potenza divina che libera i popoli dalla loro imperfezione nella conoscenza di Dio, dalla loro paura e dai loro errori, dalle loro incertezze e dai loro tentennamenti.

L'amore di Dio è percepito dalle classi africane come compimento della loro attesa. Così, in questa Rivelazione, che è pienezza, Eschaton di ogni Rivelazione divina, la vicinanza di Gesù Cristo e la trasformazione positiva di ogni cultura mediante la sua Parola restano un punto d'attrazione e di convinzione dei nostri popoli a lasciar purificare le proprie culture, in particolare la propria visione della volontà di Dio, della verità in tutto il suo splendore: se l'unico Dio era conosciuto nelle nostre culture, mancava tuttavia quella chiarezza e quella perfezione in cui l'amore non si deve più vivere solamente con i propri fratelli di sangue, ma con tutti, quella chiarezza e quella perfezione in cui si perdona il nemico invece di avvelenarlo, quando occorre mostrare il proprio potere. Non voglio dire che non esistesse il perdono, ma che questa realtà aveva bisogno della Parola del Cristo, della sua conoscenza e del suo esempio, per potergli dare questo volto unico".

SUA BEATITUDINE FOUAD TWAL, PATRIARCA DI GERUSALEMME DEI LATINI (GERUSALEMME). "Il conflitto israelo-palestinese comporta delle difficoltà di lettura e di comprensione di certi passi della Bibbia. Infatti, in generale, i cristiani arabi spesso hanno difficoltà a leggere l'Antico Testamento, non a causa della Parola di Dio in sé, ma a causa delle interpretazioni politiche e ideologiche. Due principi ci mettono al riparo dalle interpretazioni politiche e ideologiche:  1. Leggere e interpretare la Parola alla luce di Cristo. Gesù ha detto: 'Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento' (Mt 5, 17). Cristo ha ripreso e ricapitolato in Lui tutte le categorie dell'Antico Testamento per dare loro uno slancio nuovo e un significato nuovo (li ha 'compiuti'). È in Lui e attraverso di Lui che l'Antico Testamento viene letto e compreso. 2. Il secondo principio d'interpretazione è la Chiesa. Qualsiasi interpretazione al di fuori della Chiesa è un'interpretazione pericolosa. Per concludere, vorrei cogliere l'occasione della presenza del Santo Padre e di tutti i Padri Sinodali per lanciare un appello a favore della Terra Santa e chiedere più preghiere, più solidarietà e più pellegrinaggi per aiutarci ad essere i testimoni di Cristo, Messia, Salvatore 'a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra'".

ARCIVESCOVO CHARLES MAUNG BO, S.D.B., DI YANGON (MYANMAR). "Il mandato evangelico di 'dare da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi' si è imposto con forza dopo il recente passaggio del terribile ciclone Nargis. Quasi 150.000 persone sono morte e due milioni sono diventati profughi nel loro paese. La nazione ha vissuto un lutto. Con l'aiuto del Signore abbiamo riportato la vita in molte comunità. Le chiese sono diventate campi profughi. In questi campi abbiamo celebrato una liturgia unica: quella di annunciare la Parola attraverso il nostro accompagnamento e di condividere il pane attraverso l'assistenza. Il mondo è diventato il nostro altare e abbiamo spezzato il pane della fratellanza umana con le folle sconvolte. Il Vangelo predicato è stato il nutrimento dato agli affamati che ha prodotto la vita e la luce che abbiamo dato negli ultimi cinque mesi".

ARCIVESCOVO JESÚS PÉREZ RODRIGUEZ, O.F.M., DI SUCRE (BOLIVIA). "La catechesi della comunità deve curare, nella prassi, alcune chiavi di lettura che la aiutino, da un lato, a rispettare il testo sacro e, dall'altro, a interpretarlo correttamente per la vita delle persone e dei popoli. La relazione primaria fra Bibbia e catechesi deve essere intesa e accettata come fonte e non come una risorsa didattica o un semplice supporto ai contenuti. È molto importante distinguere la catechesi in generale dalla catechesi biblica in particolare. È necessario che il testo biblico arrivi a tutti, a cominciare dai bambini. La Chiesa boliviana si vede impossibilitata a ciò. Per questa ragione chiede alle Chiese con maggiori mezzi economici di aiutare, coloro che hanno meno possibilità, nell'acquisto della Sacra Scrittura. Allo stesso tempo pensiamo che si potrebbe fissare una Giornata Mondiale della Bibbia; già sono molti i paesi che hanno non solo il giorno della Bibbia, ma anche il mese della Bibbia".

VESCOVO MIGUEL ANGEL SEBASTIÁN MARTINEZ, M.C.C.I., DI LAI (CIAD). "Vi parlo a nome della Conferenza Episcopale del Ciad. Questo paese, al centro dell'Africa, è stato evangelizzato da pochi anni. (...) I cristiani si riuniscono la domenica, ma molti di loro solamente per la celebrazione della Parola, perché non abbiamo abbastanza sacerdoti. Nel nostro paese viviamo delle situazioni sociali e politiche molto conflittuali, dovute, soprattutto, a una guerra interminabile di oltre quarant'anni. Siamo convinti che la Parola di Dio sia una parola di Pace, una parola che annuncia la Pace e che invoca la Pace, che chiama al perdono, alla riconciliazione e alla giustizia. L'ascolto e la preghiera della Parola di Dio sono essenziali nella vita e nella missione della nostra Chiesa. Ciò è per noi una sfida! La Parola di Dio ci illumina e ci incoraggia a impegnarci per la promozione dell'uomo e della donna nel Ciad".
SE/OTTAVA CONGREGAZIONE/...                     VIS 20081010 (1070)


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